L’INFINITO DI SA PALA LARGA

di Antonello Gregorini

Una associazione visiva-percettiva avuta l’altro giorno, davanti a un tatuaggio sul braccio di una mamma, la quale aveva associato il simbolo alle iniziali delle figlie.
L’argomentazione non ha nessuna pretesa di scientificità ma suggerisce una analogia fra simboli. Sottopongo la mia suggestione ai lettori.
Il simbolo dell’infinito che utilizziamo oggi fu utilizzato per la prima volta dal matematico inglese John Wallis, nel 1655. Indica una quantità senza fine.
Nella dottrina Scientology questo simbolo rappresenta l’ottava dinamica, la spinta verso una esistenza eterna.
Essa è anche definita come “l’essere supremo o creatore”. Nell’antica Grecia il simbolo era conosciuto come lemniscata, nastro”.
Stesso concetto espresso dal simbolo del Ouroboros, il serpente che si morde la coda, rappresentazione della continuità e dell’eterno ritorno.
Le sue origini risalgono all’antico Egitto, ma è presente in diverse culture, dove rappresenta il ciclo infinito della vita e la fertilità.
A Sa Pala Larga, la ben nota Domus de Janas di Bonorva, con la doppia spirale dipinta in ocra sulla parete della tomba, il significato del simbolo esprimeva lo stesso concetto: un auspicio di continuità e rigenerazione infinita.