In cerca delle “Colonne d’Ercole”

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di Giorgio Valdès

A proposito di “Colonne d’Ercole”, argomento controverso ed ampiamente dibattuto, ho voluto estrarre, tra i tanti, tre pareri estremamente qualificati, riportati nel testo di Sergio Frau denominato “Atlantika’”, auspicando che possano rappresentare uno spunto di riflessione, atteso che tali pareri non sono espressi da dilettanti o come si usa dire in certi ambienti negazionisti da “fantarcheologi”, ma sicuramente da uomini di scienza, professionisti di settore.

Scrive Giovanni Lilliu, il “Sardus Pater” della nostra Civiltà nuragica e Accademico dei Lincei: “…io sono d’accordo, dalla parte archeologica, col giornalista Sergio Frau, nel collocare le colonne tra Capo Bon e Lilibeo, o, se posso dirlo, tra la collina di Byrsa a Cartagine e l’isola di Mozia in Sicilia, avamposti strategici del mondo punico alla frontiera col mondo dei Greci…I Cartaginesi fondarono un impero nei mari d’Occidente, calando una saracinesca contro chiunque volesse violarli.”

Mi permetto di aggiungere una piccola considerazione: In un articolo pubblicato tempo fa dall’ufficio stampa della Rai si leggeva quanto segue: “Nel 366 a.C. il filosofo Platone viene invitato a Siracusa per partecipare alla costruzione di un governo ideale, e forse è proprio in Sicilia che, a contatto con i fenici, inventa il mito di Atlantide. Un’ipotesi affascinante sostenuta dai dialoghi platonici Timeo e Crizia, e dalla visita alla città fenicia di Mozia”. Ma il fatto che Platone si fosse recato a Mozia, dovrebbe comunque far riflettere. Difatti il filosofo soggiornava a Siracusa, dall’altra parte dell’isola, e a quei tempi un tragitto “coast to coast” sino a Marsala, poco più a sud dell’isola di Mozia -che sulle strade attuali oggi si percorre in auto in quasi cinque ore-, a quei tempi sarebbe stato lungo, faticoso e denso di pericoli. Salvo che il filosofo ateniese non avesse un motivo più che valido per affrontarlo.

Questo scrive invece l’archeologo belga naturalizzato italiano, Louis Godart, professore di civiltà egee, consulente di vari nostri Presidenti della Repubblica e Accademico dei Lincei: “Da anni si parla, anche a sproposito, della ‘colonizzazione minoica e micenea’ nei mari del Mediterraneo occidentale…e anche se esistono dei reperti egei a ovest del Canale di Sicilia, non vi è la minima traccia di un insediamento minoico o miceneo nel Mediterraneo occidentale…Il commercio palaziale, minoico prima e miceneo poi, si svolgeva esclusivamente nel Mediterraneo orientale”.

Infine riporto alcuni brani di un intervento di Salvatore Arca, dirigente dell’Istituto Geografico Militare e Direttore della scuola Superiore di Scienze Geografiche, che in un suo articolo pubblicato nel 2004 sulla rivista “Universo”, concordando sostanzialmente con Sergio Frau sulla collocazione delle “Colonne” ai lati del Canale di Sicilia, scrive quanto segue: “Le Colonne d’Ercole, che idealmente segnavano il confine fra il mondo conosciuto e l’ignoto, non sono sempre state collocate sullo Stretto di Gibilterra, ma prima di una rivoluzionaria sistemazione delle conoscenze geografiche, avvenuta in epoca ellenistica, erano saldamente arroccate sul Canale di Sicilia…Nel Mediterraneo lo scenario geopolitico mutò radicalmente quando Roma, uscita vittoriosa dalla prima guerra punica, piegò la potenza cartaginese e conseguentemente abbatté le barriere, che fino ad allora avevano riservato ai punici il controllo del bacino occidentale di quello che sarebbe diventato il ‘Mare Nostrum’ romano. Le Colonne d’Ercole migrarono quindi verso lo stretto di Gibilterra, allorché Eratostene raccolse lo scibile geografico del tempo nella sua celebre opera ‘Geographicà”: in questa, attingendo alla inesauribile fonte di informazioni che era la biblioteca di Alessandria, della quale fu bibliotecario sotto Tolomeo Evergete, concepì una nuova visione globale dell’ecumene. L’innovativa sistemazione delle conoscenze geografiche, da lui delineata, corrispondeva ad una esigenza concreta dei geografi dell’epoca ellenistica, in quanto il mondo conosciuto si era considerevolmente ingrandito rispetto a quello dei greci del periodo classico. Se ad occidente ciò era avvenuto in seguito al ridimensionamento della potenza cartaginese, ad oriente fu l’epopea di Alessandro il Grande che ampliò gli orizzonti geografici del mondo ellenistico: egli, con le sue truppe ed i suoi geometri, era giunto sino alla regione dell’attuale Afghanistan. Comunque lo spostamento ad occidente delle Colonne d’Ercole, delle quali parla per la prima volta Pindaro nel 476 a.C., generò non poca confusione nella lettura delle opere di Omero, Esiodo, Erodoto, Aristotele, Platone e via dicendo, che avevano considerato le Colonne collocate nel Canale di Sicilia, secondo le conoscenze geografiche proprio dei loro tempi.”

In allegato. La mappa del mondo secondo Eratostene (267-194 a.C. circa)