Studi israeliani sui commerci tra Sardegna e area Levantina.

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Di Valeria Putzu

Negli ultimi anni ci sono state una serie di interessanti ricerche israeliane che hanno cambiato completamente il panorama sui commerci tra la Sardegna e l’area Levantina nell’età del bronzo.

Un primo testo di Lipiński[1] investiga la localizzazione della Tarshish biblica. Parte dalla considerazione che la citazione di alcuni degli oggetti indicati come “importati da Tarshish” nel libro dei re (q(w)pym and t(w)kyym= coltelli e rasoi) era stata mal tradotta al greco in epoca alessandrina con “pietre incise e scolpite” o con “scimmie e pavoni”, e questa traduzione sbagliata è stata l’origine di tutta una literatura sulle ipotetiche miniere del re Salomone in Africa. Probabilmente influì anche una confusione tra Tarshish e Ophir, una misteriosa località da cui proveniva l’oro e il cui porto per raggiungerla era localizzato nel Mar Rosso (quindi probabilmnte Ofir si trobava sulla costa Africana che dava all’Oceano Indiano). In realtà le fonti antiche parlano di Tarshish unicamente come origine dell’argento che arrivava a Israele, non dell’oro.

Nei Salmi 72.10 invece si indica espressamente Tarshish come localizzata all’estremo occidente. Anche nel libro di Giona, e nel punto del libro di Isaia in cui si profetizza la distruzione di Tiro, si parla di Tarshish come a Occidente. Ci sono inoltre una serie di testi che parlano di Tarshish come un isola: nei Salmi 72 si parla di “Tarshish e isole”. Un testo del VII sec. trovato a Esarhaddon parla di Tarshish come “un isola a Occidente”. Ci sono anche due iscrizioni assiro-Babilonesi con un testo probabilmente identico (entrambe sono danneggiate): la prima (K18096) é un frammento di tavoletta trovato a Ninive e ora conservata al British Museum, l’altra (EŞ6262) é una tavoletta di alabastro, anch’essa frammentaria, trovata ad Assur che ora si trova al Museo Archeologico di Istambul. Il testo é questo:

gi-mir KUR-šú a-bel áš-pur MAN. MEš šá MURUB₄ tam-tim DÙ-šú-nu TAKUR.ia-da-na-na KUR.ia-man a-di KUR.tar-si-si a-na GÌR.II-iaik-nu-šú

Tutti i re delle terre circondate dal mare, dal paese di Iadanana (Cipro) e Iaman (?), fino alla lontana Tarshish, si inchinano ai miei piedi.

Nel testo si fa una disquisizione sulla parola “šá MURUB” (qablu in fenicio) che indicherebbe una isola grande e lontana dalla costa, mentre per un isoletta vicino alla costa si usava il termine (ha)-gadir (or qadir) (da cui deriva Gadir, il nome antico di Cadice, che indica appunto un’isoletta o promontorio al lato della costa).

Tutte queste iscrizioni portano gli studiosi israeliani a escludere la localizzazione di Tartesso nella Penisola Iberica, oppure nell’isoletta di Cadice e a considerare molto piú probabile una sua localizzazione in Sardegna.

Un secondo testo di Christine M. Thompson e Sheldon Skaggs[2], oltre riassumere gli articoli di cui si parla sopra, parla degli studi effettuati su vari reperti in argento, facenti parte di sei depositi metallici rinvenuti nel territorio corrispondente al sud della Fenicia, a Akko, Dor, EinHofez e Tell Keisan in contesti databili tra il 1200 e l’800 A.C.

Su questi reperti sono state fatte le analisi agli isotopi del piombo e la spettrometria di massa a ionizzazione termica  (TIMS) per indagare in modo specifico i commerci d’argento pre-coloniali. Di questi reperti é stato possibile risalire con un alto livello di coincidenza alla miniere di origine in 48 casi, di questi in 25 casi la miniera di origine é sarda. Quindi nella maggioranza dei casi i reperti d’argento dell’Età del Bronzo del sud della Fenicia provenivano da miniere sarde e in particolare provenivano da Iglesiente, Barbagia, Sarrabus, Lanusei. Altri reperti venivano dal sud della Penisola Iberica (Cadice, Huelva e Ossa Morena), dal sud della Francia (Massif Central e Mont Lozère), dalla Grecia (Laurion) e dalla Turchia (la zona del Tauro).

Questo studio ha dato risultati inaspettati per gli archeologi locali. Si credeva che nel XII sec. A.C., con la caduta delle culture di Micene e Cipro, distrutte dalle invasioni dei Popoli del Mare, dato che allora i Fenici ancora non navigavano in Occidente, avrebbero trovato scarsi depositi d’argento e che la maggior parte dei reperti di tali depositi e soprattutto di quelli piú antichi provenisse da zone limitrofe o perlomeno con una navigazione piú breve, come l’Anatolia e la Grecia, mentre  ci si aspettava che la fornitura d’argento nella Fenicia aumentasse solo con l’inizio della colonizzazone vera e propria (VIII sec. A.C.) e che solo da questo periodo prevalessero i reperti dell’Occidente Mediterraneo, invece ci si é ritrovati con la condizione esattamente opposta. Nel periodo in cui ancora non c’é nessuna prova di navigazione fenicia, dal XII Sec. A.C. abbiamo un incremento esponenziale dei depositi di argento, con la maggior parte dei reperti provenienti dall’Occidente Mediterraneo. Provengono da siti sicuramente precedenti alla colonizzazione fenicia 12 dei 25 reperti con percentuali di isotopi del piombo perfettamente coincidenti con le miniere sarde, in particolare due dal sito di Tell Keisa dell’XI sec., uno da Tell Dor del XI-X sec., sei da Ein Hofez del X-IX sec. e tre da Acco del X-VIII sec.

Questi risultati inaspettati portano gli autori anche a mettere in dubbio l’assunto principale della loro ricerca (investigare i contatti commerciali Fenici dell’epoca della “precolonizzazione”), chiedendosi se in realtà l’argento di questi depositi non potesse essere portato da qualcun’altro. “Il potenziale di questi materiali di suggerire collegamenti con la tribú dei Popoli del Mare conosciuta come gli Sherden, e di riflettere il tipo di connessioni tra la Sardegna e l’Iberia, ricordato nella leggenda di Norace, deve essere discusso alla luce dell’analisi piú dettagliata dei nostri esempi”. D’altra parte le fonti bibliche piú antiche narrano che l’argento veniva portato a Hiram di Tiro “dalle navi di Tarshish” (Libro dei re), non dice affatto che le “navi di Tiro” andassero a prendere l’argento a Tarshish, come invece troviamo nelle fonti bibliche piú recenti come il libro di Giona (si crede che Giona fosse vissuto tra l’VIII e il VII sec. quindi in piena epoca della colonizzazione Fenicia).

Un terzo articolo[3] sulla provenienza dei reperti di piombo nell’Est del Mediterraneo tra l’Età del Bronzo e l’Età del Ferro conferma e amplia le conclusioni delle due ricerche anteriori, scoprendo che, come nel caso anteriore dell’argento, anche il piombo proveniente dalla Sardegna circolava nei mercati del Levante già dalla Tarda età del Bronzo[4] ed era piú comune nel Sud Est del Mediterraneo che nelle zone del Nord Est (mnord della Fenicia, Ugarit, Impero Ittita). Si parla degli studi dell’articolo precedente sui depositi di argento, affermando che non sia unanimemente riconosciuto che il commercio dell’argento nella Tarda età del Bronzo si debba ai Fenici[5].

Vari reperti in piombo rinvenuti a Timna erano interpretati come originari da Timna stessa, senza considerare il fatto che a Timna c’erano miniere di rame, non di piombo. Gli isotopi del piombo conicidono con miniere sarde, anche se negli ultimi anni si é voluta vedere una certa corrispondenza con miniere anatoliche. Provenivano dalla Sardegna una figurina metallica, un frammento d’asta e un piombo da pesca trovati a Beth Sean. Anche il piombo dei lingotti trovati un una serie di relitti (Kfar Sami e Hahotrim  per esempio) coincide con quello delle miniere sarde, oltre a vari frammenti metallici trovati a Qantir/ Pi Ramses (la capitale costruita da Ramses, dove alloggiava la guarda del corpo del faraone costituita dagli Sherdan). Gli scambi con la Sardegna erano oltretutto reciproci, perché in un deposito nuragico sono stati trovati reperti fatti con rame proveniente dal Sinai. Il piombo sardo raggiungeva Cipro, il sud della Fenicia e l’Egitto, ma non Ugarit né l’impero Ittita, in pratica ricalcando il percorse delle truppe Sherdan assoldate dai Faraoni egiziani. Il testo sottolinea un paradosso: l’improvvisa caduta delle civiltà Micenea e Cipriota, che si credevano le responsabili del commercio internazionale, non porta alcuna diminuzione dei traffici e non c’é alcun reinizio dei traffici con l’affermarsi dei Fenici.

Mi permetto di sottolineare alcuni aspetti di queste ricerche: il fatto che i traffici perdurino potrebbe essere indicativo del fatto che tali traffici non erano effettuati da una delle civiltà a cui erano attribuiti in precedenza (Micenei o Ciprioti), perché in questo caso avrebbero dovuto interrompersi con l’improvviso declino di tali civiltà. Inoltre il fatto che non ci siano prove di commerci fenici prima del VIII sec. A.C. nelle zone da cui provenivano i metalli (piombo dalla Sardegna, argento da Sardegna, Penisola Iberica e Sud della Francia) e il fatto che solo alcune aree del Sud della Fenicia e non il Nord siano interessate dai traffici, cioé solo quelle aree in cui sono noti stanziamenti dei Popoli del Mare, potrebbe indicare che neppure i Fenici erano i responsabili di questi traffici. Quindi la scoperta della provenienza occidentale di questi reperti non puó servire per anticipare la data ufficiale della navigazione Fenicia (come pretenderebbero alcuni), ma, molto piú probabilmente, porta a indicare che questi commerci non erano gestiti dai Fenici, ma piú probabilmente dai Popoli del Mare e in particolare dagli Sherdan/Sardi.

Akko
Ein Hofez 2
Ein Hofez 3
Ein Hofez3
Ein Hofez
Ein Hofez
Tel Dor
Tell Keisan
Mappa dei siti di argento

 

[1]Lipiński, E. 2004 Itineraria Phoenicia, Studia Phoenicia XVIII, Leuven: Peeters.

[2]Christine M. Thompson andSheldonSkaggsKing Solomon’sSilver? Southern PhoenicianHacksilberHoardsandtheLocation of Tarshish https://intarch.ac.uk/journal/issue35/thompson_toc.htm

 

 

[3]Omri Yagel, Erez Ben-Yosef. A comment on the circulation of lead in the Levant during the Late Bronze and Early Iron Ages. https://papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm?abstract_id=4107082&fbclid=IwAR0-EwYku4TXHG0uXzYj10IGnsxx1hDK9hLLoH1cfP6OKpqqtXU-udkWpiI

[4] “We provide further support to the notion that lead from Sardinia was 12 circulating in Eastern Mediterranean markets and reached the Levant already during 13 the Late Bronze Age.”

[5] “Although the affiliation of the Phoenician with this potential trade was not unanimously accepted, there seem to be a general agreement on the chronology and western origins of the silver.