In esclusiva Nurnet: la storia del recupero dell’arciere nuragico di Sant’Antioco raccontata dal protagonista

di Antonello Gregorini

Intervista al luogotenente Roberto Lai, padre dell’arciere di Sant’Antioco ed eroe appassionato per la tutela del patrimonio archeologico Sardo e Italiano.

 

Dopo la vicenda del bracciale nuragico inviatoci da anonimo, all’interno dellla campagna mediatica a favore della restituzione e per l’emersione del tesoro nascosto, conservato in casa da molti cittadini, spesso loro malgrado; abbiamo chiesto un parere su l’argomento alla persona più rappresentativa della guerra contro il commercio di reperti archeologici, culturali e storici.
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Roberto Lai, è nato a Sant’Antioco (C.I.) nel 1962, già in servizio presso il Reparto Operativo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Roma, di carriera ultratrentennale nello Speciale Reparto è noto per aver recuperato decina di migliaia di reperti archeologici in giro per il mondo. Laureato in Scienza dell’amministrazione giudiziaria è stato Luogotenente nell’Arma dei Carabinieri. Per la sua attività in difesa del patrimonio culturale ha ottenuto numerosi attestati e riconoscimenti, tra i quali spiccano: medaglia per l’eccellenza del servizio militare di II grado conferita dal Ministero degli Interni della Federazione Russa; medaglia d’argento quale Benemerito dell’Arte della Scuola. E’ Cittadino Onorario dei Comuni di: Guidonia Montecelio (RM), Nocara (CS), Mentana (RM); decorato con Croce pro Ecclesia et Pontifice. È stato nominato “motu proprio” Cavaliere al merito della Repubblica italiana dal Presidente Giorgio Napolitano. E’ Cavaliere dell’Ordine di S.Silvestro Papa, S.Gregorio Magno e dei S.S. Maurizio e Lazzaro. Ha ottenuto encomi solenni, elogi e compiacimenti dalla scala gerarchica, dalla magistratura e da personalità politico e religiose, per aver condotto operazioni di servizio riferite a gravi eventi criminosi che hanno reso possibile il rimpatrio d’importanti opere d’arte già esposte presso importanti musei internazionali, con risonanza mediatica a livello mondiale.

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E’ appassionato di storia e tradizioni della propria terra natale, ha condotto nel corso degli anni un’intensa attività di ricerca che l’ha portato a riscoprire le tracce lasciate nel tempo da S. Antioco Martire. Ha curato la ristampa del libro “Le Meraviglie di S.Antioco” di Padre Filippo Pili.

Ha pubblicato: “S.Antioco da primo evangelizzatore di Sulci a glorioso protomartire patrono della Sardegna”; la “Relazione sull’inventio dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna S. Antioco nella sua propria chiesa di Sulci”, ha ideato e curato i fumetti “Antioco il santo venuto dal mare” e “All’inseguimento della Triade Capitolina”.

È curatore degli “Annali di Storia e Archeologia Sulcitana”, rivista scientifica distribuita in tutto il territorio nazionale e nelle più importanti biblioteche e circoli di lettura internazionali giunta alla IX edizione. Ha ideato il Premio d’arte contemporanea “Arciere Isola di Sant’Antioco”, è curatore della mostra d’Arte itinerante “Antioco il santo venuto dal mare”.

È Presidente dell’Associazione Culturale Arciere.

L’Amministrazione Comunale di Sant’Antioco gli ha conferito la medaglia d’oro quale Ambasciatore della cultura per aver creato progetti di riscoperta sull’identità storico culturale locale. In occasione della 46^ giornata d’Europa è stato proclamato in Campidoglio “Personalità Europea 2016”.

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Foto di Mariano Uccheddu

Da questi link possono essere tratti ulteriori approfondimenti sui meriti professionali di Roberto Lai
http://www.inliberta.it/roberto-lai-art-detective-un-sardo-con-la-passione-delle-sue-radici-e-gli-alamari-dellarte/

http://laspiapress.com/chi-e-roberto-lai-il-segugio-con-gli-alamari-appassionato-darte/

http://laspiapress.com/il-vaso-piu-bello-del-mondo-recuperato-da-roberto-lai-meglio-di-sherlock-holmes-per-il-recupero-delle-opere-darte-rubate/

http://tottusinpari.blog.tiscali.it/2013/10/08/giustizia-e-missione-sono-la-sua-missione-roberto-lai-un-antiochense-conosciuto-nel-mondo-che-da-lustro-al-suo-paese-dorigine/

Pur avendo girato il mondo per la tua professione che tipo di legame hai con la Sardegna e in particolare con la sua Storia e Archeologia?

 

Il mio legame con la Sardegna è indissolubile un cordone ombelicale mai reciso, nonostante un’assenza di oltre 35 anni. Sono fermamente convinto che le radici e l’identità sono sacri valori che cerco di trasmettere anche ai miei figli che sono nati a Roma.

Gli stessi principi li ho portati in giro per il mondo soprattutto in America Latina dove in diverse occasioni ho tenuto corsi sulla tutela del Patrimonio Culturale.

Professionalmente ho sempre avuto rapporti lavorativi con la Sardegna, sia quando il Reparto Operativo di Roma tra le sue competenze aveva la Sardegna sia con l’avvento del Nucleo di Sassari, oggi abbiamo un Nucleo TPC con Sede a Cagliari, con una sede propria in via dei Salinieri, composto da grandi professionisti.

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Pensi che la Storia e l’Archeologia sarde abbiano il giusto risalto in ambito scolastico, oppure nella valorizzazione del paesaggio ?

 

Penso che in Sardegna si debba rivedere il programma di studio nel settore storico artistico, se i libri di storia ignorano la nostra Storia  è il caso che la “ nostra” Storia la riscriviamo e magari dopo la andiamo ad insegnare a quegli storici che per troppi anni hanno ignorato la culla della civiltà del mediterraneo “ La Sardegna”.

Le scuole sono importantissime per la divulgazione della nostra identità, come Associazione Culturale Arciere, al primo posto abbiamo messo i giovani ed è per questo motivo che ho curato la stampa di due fumetti “ Antioco il Santo venuto dal mare” e all’inseguimento della Triade Capitolina, a breve uscirà un volume sempre in riduzione a fumetto che narra del rocambolesco recupero dell’Arciere Sulcitano.

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Cosa pensi si possa fare per migliorare questi aspetti?

 

Investire in cultura, dare quindi la sveglia alla classe politica che intende solo apparire e non essere, bisogna ripartire dalle nostre ricchezze storico, culturali, ambientali, paesaggistiche. Tutto il resto è aria fritta.
Vuoi raccontarci in sintesi la vicenda dell’arciere di Sant’Antioco.


Fortunatamente, ogni tanto le nostre pagine di storia “tornano”: è il caso del “Arciere” rientrato in patria dopo averlo individuato in una vecchia foto polaroid che lo ritraeva.

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Per comprendere come il trafficante internazionale possa avere avuto nella sua disponibilità la foto del bronzetto nuragico (pubblicato nel bollettino delle acquisizioni del museo americano nel 1991, volume 78, n. 3), è opportuno fare una panoramica generale sul traffico di reperti archeologici che ha riguardato l’area sarda. I primi elementi che hanno permesso di capire le varie triangolazioni tra la Sardegna e l’estero sono emersi dall’analisi dell’agenda sequestrata ad un defunto trafficante di archeologia sarda, P.M., indiscusso protagonista della ricettazione di arte nuragica. Il trafficante Sardo era in contatto sia con i tombaroli ed i trafficanti locali, ma soprattutto con importanti commercianti d’arte internazionali. Dopo aver perso la vita in modo accidentale, gli furono trovati (in una tasca della giacca), circa 100 milioni di lire, frutto di una vendita andata a buon fine.
A seguito della sua morte, l’area sarda divenne appetibile per il trafficante internazionale che, in virtù del suo soggiorno nell’isola durato per molti anni, ne approfittò per inserirsi nell’ambiente sardo del traffico illegale di reperti archeologici. Come avvenivano i furti?  una tecnica “geniale”:

Gli innumerevoli scavi clandestini perpetrati nell’isola di Sant’Antioco hanno messo in luce le tecniche usate dagli scavatori clandestini sardi per aggredire i siti archeologici e poiché i siti nuragici spesso versano nel più completo stato di abbandono (e sono situati in zone impervie), in talune circostanze è accaduto che i clandestini, non curanti delle disastrose conseguenze, abbiano appiccato incendi nell’area antistante al complesso nuragico localizzato, al fine di agevolare la ricerca e la depredazione del pozzo sacro, ove si possono spesso trovare i preziosi “bronzetti”. L’esportazione dei reperti d’illecita provenienza, trasportati all’estero insieme con prodotti alimentari di produzione locale di lunga conservazione, è stata favorita anche dagli emigranti delle grandi città svizzere, tedesche, inglesi e in misura minore, francesi. Queste tecniche sono emerse dall’analisi delle conversazioni telefoniche, nelle quali, per ragioni di sicurezza, spesso era usato un linguaggio criptato.

L’analisi della documentazione sequestrata al trafficante ha permesso di individuare un nucleo cospicuo di materiali in bronzo, tutti provenienti dall’ambito culturale e territoriale della Sardegna nuragica come: bronzetti a figura umana e animale, pendagli a “pendolo”, pugnali con elsa a gamma, vasetti miniaturistici a canestrello, “bottoni” con funzione ornamentale, spilloni del tipo con capocchia complessa costolata. Particolare interesse rivestono i documenti autografi dei fornitori che, tra il 1987 e il 1991, hanno procurato al trafficante un’imponente mole di reperti sardi, in particolare delle lettere con le quali gli scavatori clandestini sardi dettavano delle regole precise su come chiamare convenzionalmente i reperti all’atto della richiesta d’acquisto.

L’indagine nasce quindi a Basilea (durante una perquisizione operata nell’abitazione di un noto trafficante di reperti archeologici), grazie al rinvenimento di una vecchia polaroid ritraente appunto il prezioso bronzetto.

 

La curiosità più grande era data dalla singolare coincidenza: anche l’arciere proveniva dalla mia amata terra.

In questo contesto dunque, venne portato alla luce il nostro reperto, che giungerà dapprima in Svizzera e attraverserà poi l’Oceano Atlantico fino agli Stati Uniti d’America e, più precisamente, nell’Ohio, uno Stato situato nella parte orientale dell’America del Nord.

Tra le sue città più note vi è Cleveland, dove il bronzetto conobbe la sua ultima tappa prima del rientro nella terra d’origine. Qui venne acquisito in maniera irregolare nell’anno 1991 dal noto Museum of Art, ove non solo fu esposto con la più che eccellente compagnia di opere di artisti del calibro di Caravaggio, Cèzanne, Degas, Monet, Picasso, Renoir e tanti altri, ma divenne l’emblema del museo stesso.

 

Noi siamo convinti che la normativa attuale non consenta la riemersione dell’enorme patrimonio archeologico che anche noi sardi, spesso nostro malgrado, custodiamo nelle case, a volte nascosti in cantina. Cosa pensi si possa migliorare delle norme attuali e come ?

Qui entriamo in un campo molto delicato, la normativa sul possesso dei beni culturali è chiarissima i reperti vanno denunciati alle competenti Autorità, io sarei favorevole ad una sanatoria per portare alla luce il sommerso metterei in circolazione i beni con mostre itineranti, farei prestiti ai grandi musei internazionali per evitare le illecite acquisizioni. Insomma le idee sono tante, ma le commissioni che dovrebbero studiare la risoluzione della problematica hanno evidentemente altre priorità.

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In primavera consegneremo i quattro bronzetti acquistati presso una casa d’aste inglese al museo di Carloforte. Ci sarebbe gradito, per l’occasione, averti con noi.

Ti ringrazio per l’invito, io vivo a Roma ma vengo spesso in Sardegna, spero di poterci essere. Nel mese di maggio presenterò a Sant’Antioco i nuovi Annali di Storia e Archeologia Sulcitana in riduzione a fumetto che narrano appunto del recupero dell’Arciere, speriamo di vederci anche in questa occasione.

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Grazie Roberto, da tutti noi di Nurnet e, penso di poter dire anche, dai sardi