Kaftor/Keftiou e i Filistei

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di Giorgio Valdès

Esistono diverse rappresentazioni, in particolare nei bassorilievi egizi di Medinet Habu, di guerrieri dotati di elmo cornuto affiancati ad altri con capo piumato. I primi vengono identificati con gli Shardana, mentre i secondi, generalmente, con i Peleset, a loro volta assimilati ai Filistei.

Accettata -come ragionevole in quanto corroborata da studi e rimandi bibliografici puntuali- la teoria del professor Giovanni Ugas sull’identità tra Shardana e Sardi Nuragici, occorre in primo luogo domandarsi il motivo della vicinanza iconografica con i Peleset, che lascia supporre una sorta di alleanza tra le due etnie “guerriere”.

Le perplessità derivano in primo luogo dal fatto che Giovanni Garbini, orientalista e semitista italiano, nel suo libro “I Filistei”, affermava che questo popolo provenisse da Kaftor, terra che a suo giudizio si identificava con l’attuale isola di Creta. Kaftor che gli egizi citavano con il nome di Keftiou.

Atteso che Sardegna e Creta non si trovano a breve distanza, ma rispettivamente nel Mediterraneo occidentale ed orientale, un’alleanza sarebbe apparsa alquanto problematica.

Sta di fatto che il professor Garbini in merito alla scoperta, nel sito di S’Arcu ‘e is Forros di Villagrande Strisaili, di un’anfora con scritte “filistee e fenicie”, affermava “l’importanza eccezionale dell’iscrizione, costituita anche dal contesto archeologico (XII-VII sec. a.C.), che non soltanto fornisce una datazione precisa, ma offre un quadro generale di una presenza orientale anche nella Sardegna interna non sporadica e probabilmente continuativa, come si può dedurre dalla presenza di uno scarabeo egittizzante e del cosiddetto ‘segno di Tanit’, un simbolo fenicio che si rivela pertanto molto più antico di quanto si riteneva finora. L’insieme dei dati archeologici ed epigrafici di S’Arcu ‘e is Forros getta una nuova luce su diversi altri siti della Sardegna, come Sant’Imbenia, presso Alghero, e il nuraghe Nurdòle nel Nuorese, che presentano contesti analoghi; si viene così delineando un quadro storico-culturale della Sardegna piuttosto inaspettato, con una presenza levantina diffusa su tutta l’isola fin dal XIII sec. a.C. e interessata particolarmente alla ricerca e alla lavorazione dei metalli. I coloni fenici che s’insediarono nella costa sud-occidentale erano stati preceduti da altri Fenici che si erano affiancati ai Filistei e che come questi vivevano nei nuraghi accanto alla popolazione locale…”.  (“Archeologia Viva” – settembre/ottobre 2012.)

Garbini sosteneva quindi un’antica presenza filistea in Sardegna (a parte quella fenicia, in merito alla quale abbiamo espresso diverse considerazioni in precedenti post) in convivenza con le popolazioni locali.

Sempre Garbini scriveva inoltre che uno dei siti prescelti dai Filistei per la ricerca del ferro fosse quello di Macompsisa (odierna Macomer). Affermava inoltre che il termine sardo “Gadara” (in territorio di Irgoli- nota di chi scrive) fosse “squisitamente filisteo, derivando dalla radice –GDR-=muro”.

Per inciso, anche nel villaggio di Serra Orrios, a Dorgali, si sono rinvenute tracce filistee.

La presenza filistea in Sardegna è stata a sua volta confermata dal professor Paolo Bernardini, quando scriveva che “Da Neapolis, in territorio di Guspini, proviene inoltre un vaso di cultura filistea”, e che “Un altro popolo di esperti metallurghi, specializzati nella ricerca e nella lavorazione del ferro, è presente tra i naviganti che approdano in Sardegna tra il XII e l’XI secolo: sono i Filistei (Peleset), antichi popoli del mare, abitanti in quella porzione della fascia costiera vicino-orientale che da questa gente prende appunto il nome di Palestina”.

Tanto premesso, sorprende che mentre in Sardegna esistono concrete tracce di Filistei, queste tracce non sussistono minimamente nella loro supposta terra di origine, che come affermato da Garbini doveva essere Creta.

Ma Kaftor/Keftiou è effettivamente identificabile con Creta?

Sulla possibilità, più che concreta, che il paese di Keftiou, non s’identificasse con quest’isola egea, bensì con una terra situata nell’estremo occidente marino, tra le isole del “Grande Verde”, Berni e Chiappelli, nel libro “Haou-Nebout, i Popoli del Mare”, riportano interessanti riferimenti tratti dagli scritti dell’egittologo francese Jean Vercoutter (1911-2000), tra i quali un brano della “Stele Poetica” di Tothmose III in cui è scritto “ho fatto sì che tu calpestassi i paesi dell’Ovest, Keftiou e Isy….”, e un altro ripreso da un testo che accompagna le raffigurazioni presenti sulla tomba del nobile Amenemheb (XVII dinastia – 1550/1291 a.C.), dove sono citati “i re del paese Keftiou e Menous”. Brani che fanno supporre un’ubicazione occidentale di Keftiou e che Minous (questo era probabilmente l’antica denominazione dell’attuale Creta, governata da Minosse e spot delle vicende del Minotauro) fosse invece una sua colonia, sita nel Mediterraneo orientale.

Sempre Vercoutter annota nei suoi scritti che “Keftiou dovrà dunque essere considerata come una regione naturale, o una civilizzazione, tanto importante e caratterizzata come quella dei Mitanni e della Mesopotamia, e, se la nostra analisi dei documenti è corretta, questa civilizzazione o questa regione, dovrà essere situata nel lontano Ovest”.

Osserva inoltre che Keftiou doveva considerarsi come” un paese ricco di materie preziose, sia perché possedeva delle miniere, che servì da intermediario fra le regioni minerarie e l’Egitto, e ancora che ebbe numerosi e abili artigiani metallurgici” esportando “sia i prodotti metallurgici finiti che la materia prima.”  (Berni e Longhena: “Una Nuova Preistoria Umana”).

Peraltro, “Keftiou era considerato dagli Egizi un paese dove avviene l’estrazione dei preziosi, anzi ci parlano di una pietra: il memno, non bene identificata, che non si estraeva in nessun altro luogo. A Creta non vi è mai stata estrazione di alcun metallo, e tanto meno di pietre preziose” (Berni e Longhena: “Una Nuova Preistoria Umana”).

Tra le pietre semi-preziose provenienti da Keftiou, si annoverava anche una pietra sconosciuta che secondo alcuni poteva essere l’ambra. Ma a questo proposito il grande egittologo Alan Gardiner, nel suo libro “La civiltà egizia”, così scriveva: “Può darsi che la cosiddetta ambra non fosse una resina lavorata, ma il bel minerale brillante detto ossidiana…Già nei tempi preistorici il commercio era molto più esteso di quanto oggi non si possa immaginare”.

In definitiva, esistono concrete possibilità che Kaftor, terra d’origine dei filistei, fosse ubicata nel Mediterraneo occidentale, mentre Creta/Minous fosse una sorta di sua “succursale orientale”.

Se ciò fosse appurato sarebbe più credibile l’alleanza tra i sardi nuragici e i Peleset/Filistei.

Ma dov’era ubicata questa presunta terra occidentale patria dei Filistei?

Il mistero permane, anche se qualche indizio può rinvenirsi nelle ricerche a suo tempo pubblicate su Science Avance e riprese da Ethnopedia (cfr. link a margine), dove si parlava dell’ipotizzata origine europea dei Filistei, con una notevole percentuale di loro probabile provenienza dalla nostra regione.

Argomento particolarmente intrigante, che auspichiamo possa essere approfondito, prima o poi, dagli esperti della materia.

Le foto del sito nuragico di S’Arcu ‘e is Forros, a Villagrande Strisaili, sono di Valentino Selis. Quelle del villaggio di Serra Orrios, a Dorgali, sono di Andrea Mura-Nuragando Sardegna.

 

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