La grotta dei Colombi

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di Giorgio Valdès

A Cagliari, la frequentazione del promontorio di S.Elia si fa risalire al neolitico recente (VI-V millennio a.C.), con i primi ritrovamenti di indizi di vita preistorica nella Grotta di S.Elia, come la collana in conchiglia e osso rinvenuta nel corso degli scavi realizzati da Enrico Atzeni, e nelle Stazioni all’aperto della Sella del Diavolo o Marina Piccola (A.Taramelli). Al neolitico medio (IV millennio a.C.) risale invece il ritrovamento di un vaso biansato presso la grotta del Bagno Penale. Il posizionamento della grotta è sulla parete settentrionale sottostante l’attuale faro di S.Elìa, affiancato alla così detta “torre dei segnali” o “torre de armas”, il cui impianto originale risale all’anno 1638. La presenza umana è quindi attestata nelle domus de janas di S.Bartolomeo, oggi praticamente distrutte, nella Stazione del Poetto e nella Grotta di Colombi, attualmente raggiungibile esclusivamente via mare.

A proposito della Grotta dei Colombi, in una pubblicazione del 1990, curata dal Comune di Cagliari e riferita a “Sant’Elia”, si legge che il primo colpo di pistola che il 6 Luglio 1795 “stese al suolo cadavere” l’intendente generale Gerolamo Pitzolo, partì dalla mano di un certo Dais, di professione barbiere, che uccise anche il generale delle armi Gavino Paliaccio, marchese della Planargia. Dais, una volta tramontata la stella di Giovanni Maria Angioy (del quale il Manno affermava fosse uno scagnozzo) e “dilapidato ormai da tempo il compenso ricevuto per gli assassinii del Pitzolo e del Paliaccio, viveva di espedienti accompagnandosi a comitive poco raccomandabili con le quali ostentava le sue antiche gesta. Durante una gita alla Grotta dei Colombi, mentre soffocava in mare alcuni uccelli catturati per il pranzo, fu improvvisamente immobilizzato da alcuni compagni rivelatisi amici del generale Pitzolo che, legatolo, lo immersero nei flutti a più riprese come fosse un colombo da affogare, finché la vita lo abbandonò. Il cadavere fu lasciato preda delle onde. Da quel giorno per diversi anni la Grotta dei Colombi non fu più frequentata, perché si diceva che dall’acqua che penetrava dall’antro si levasse lo spettro ululante del Dais.” (g.v.)

Negli allegati: la collana in conchiglia e osso e il vaso biansato citati nel post; la Grotta dei Colombi, aperta a filo acqua sulla parete sud-ovest del promontorio di “Bruncu ‘e Porcu”, in uno scatto di chi scrive e in una bella foto di Bibi Pinna; La Sella del Diavolo vista dalla spiaggia del Poetto in una foto di Arianna Giuntini; il mare su cui si specchia il promontorio di Bruncu ‘e Porcu (foto dello scrivente).