Nuraghi per far ghiaia delle strade

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Di Antonello Gregorini (nella foto di copertina Sa Omu Eccia, Uras 

Mi raccontava un’anziano impresario, appaltatore di opere di ingegneria civile, che ai suoi tempi le strade sarde venivano pagate a sviluppo lineare per la ricarica della ghiaia sulla massicciata.

Un suo importante collega, dal nome ben noto, acquistò un piccolo frantoio mobile per poter far cava "di filiera corta", nel senso che prelevava le grandi rocce esistenti lungo il tracciato o nelle immediate vicinanze.

L’industria era pertanto facile, frantoio lungo strada, piccoli camion ed escavotori prelevavano ogni emergerza rocciosi facilmente amovibile e trasportabile nel raggio di qualche centinaio di metri. 

E così "ci passara de tottu", nuraghi o tombe dei giganti compresi … La Sardegna era anche questo. Quale cava più comoda, infatti di un ammasso artificiale di conci a volte già ben squadrati e pronti per entrare nella tramoggia del frantoio?

E così, forse, possiamo farci un’idea della ragione per cui i grandi nuraghi lungo le strade più importanti siano spesso atterrati, così come il nuraghe Fenu visto ieri nel filmato postato, lungo la ferrovia da San Gavino a Pabillonis; Sa Omu Eccia di Uras, lungo la s.s.131; S’Uraki di San Vero Milis; e chissà quanti altri che potrebbero essere segnalati dal pubblico di Nurnet o dagli anziani della Sardegna

 

nell’immagine il Nuraghe S’Uraki in San Vero Milis