Nurnet e i sette vizi – l’Avarizia

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di Nicola Manca Ho volutamente lasciato alla fine questo vizio, in un’idea gerarchica dove alla base si trova l’invidia, malattia endemica di una Sardegna sempre più inerme e all’apice l’avarizia, conseguenza di una deviazione dell’appartenenza alla propria terra. Rappresenta un vizio generativo, che secondo Gregorio Magno non esaurisce la sua forza nelle sensazioni della carne – come capita con gola e lussuria, ma terminando nelle percezioni dell’anima, fa nascere sette figlie: la durezza di cuore che trattiene dal dare ai bisognosi, l’ansia irrequieta nel ricercare nuova ricchezza, la violenza, l’inganno, lo spergiuro, la frode e il tradimento. Le figlie dell’avarizia sono tutti mezzi per arrivare ad accumulare altra ricchezza in un circolo infinito. Penso che questo vizio trovi la sua manifestazione nell’isola in due eccessi che rappresentano lo stesso principio con segno diametralmente opposto: l’estrema avarizia e l’estrema generosità. L’isolamento nel quale si è vissuto porta a un attaccamento alla propria terra che, sebbene appartenga alla comunità, psicologicamente la si appartiene – come un effetto dotazione. Se n’è gelosi e si pretende di deciderne le sorti. Altre volte, senza particolare motivo o forse per questioni epidermiche si è estremamente conviviali e desiderosi di condividerne le bellezze. Una soluzione sarebbe scegliere una via di mezzo. Nurnet invece, che è estremamente romantica in alcune sue scelte, e volendo dare un esempio lo fa al massimo delle sue potenzialità, ha deciso di donare quanto possiede senza alcun tipo di remora. Non ha senso tenere tutto per sé: non lo ha per la fondazione e nemmeno per l’obbiettivo che ci si è preposti. Il geoportale e tutti gli studi che da esso seguiranno né è l’esempio calzante. Per costruirlo abbiamo impiegato risorse, abbiamo ricevuto risorse da parte del CRS4 e l’abbiamo condiviso. Le caratteristiche dello strumento sono l’essere “opensource” e “opendata”. Vogliamo condividerlo per renderlo uno strumento partecipato ma soprattutto uno strumento utile. Abbiamo chiamato a raccolta tutti i sardi affinché ci dessero il loro contributo e anche loro hanno speso risorse per portare avanti il lavoro. È meraviglioso questo scambio reciproco che ci fa crescere all’unisono. Abbiamo scritto alle cooperative che gestiscono i nuraghi nell’ambito del progetto AlgoNur che rappresenta un’estensione del geoportale: abbiamo trovato porte aperte e disponibilità. Hanno condiviso con noi i loro dati e ci hanno teso la mano. Tutto quanto prodotto dalla fondazione verrà restituito in formato ovviamente open affinché un altro tassello per la crescita di questa terra venga apposto e sfruttato a dovere nel tentativo di modifica di percezione della magnificenza che è stata la civiltà nuragica. Stiamo continuando a lavorare e anche la campagna di raccolta fondi per la costruzione di un centro studi sulla civiltà nuragica sta mettendo in luce come alla generosità la gente risponda con altrettanta generosità. Di contro anche la fondazione ha ricevuto offerte di collaborazione, sintomo che anche altri siano desiderosi di condividere i loro spazi con noi, senza esserne gelosi. Osservare l’avarizia, avendo la prova di come sia meraviglioso esserne distante e poter gioire insieme del fatto che con la partecipazione e la condivisione si stia creando qualcosa di unico per la Sardegna, è stata la degna conclusione della serie sui vizi capitali. La strada è lunga ma ormai le basi sono sempre più solide.

Concludo con un motto di un personaggio poliedrico a me caro, che rappresenta l’estrema sintesi di questo concetto karmico di generosità: “hoc habeo quodcumque dedi” [io ho ciò che ho donato, GDA]