NURNET, Utopia Nuragica. NFT, blockchain e forme innovative, private e liberali, di finanziamento dei Beni Culturali.

di Antonello Gregorini

Proprio oggi è stata data notizia dell’iniziativa lanciata dall’organizzazione no profit “Friends of Notre Dame de Paris”, riguardante la proposta di adozione di un “grotesque” per finanziarne il restauro. Adozione che si riferisce alle caratteristiche statue “mostruose” che ornano la cattedrale.  Prendo spunto da qui per formulare un progetto che possa portare risorse private al progetto di riconoscimento e valorizzazione della Civiltà Sarda e del Patrimonio archeologico della Sardegna.

Premessa

Da qualche anno si è sviluppato, non solo nel pubblico sardo, un movimento volontario che mira a far emergere il valore del paesaggio storico e archeologico della Sardegna.

La sua forza è misurabile nella quantità di gruppi social, iniziative culturali, eventi pubblici, incremento dei finanziamenti pubblici, attenzione dei media locali e nazionali, di cui è riportabile una ricca rassegna.

Nurnet otto anni fa proponeva una campagna di adozione dei nuraghi appunto per migliorare le prestazioni della Sardegna sia in termini di capitale sociale e umano, sia in termini economici.

Nurnet ha ormai quasi otto anni di vita, altre organizzazioni anche di più, ma la nascita di iniziative su questo tema, e non solo, è all’ordine del giorno.

Fra queste varie iniziative spiccano quelle, dell’ultimo anno, che mirano al riconoscimento del valore universale del paesaggio archeologico da parte comunità internazionale attraverso l’Unesco.

Infatti, di recente, sono state presentate alla Commissione Nazionale Italiana Unesco ben due progetti per l’inserimento delle testimonianze archeologiche preistoriche e protostoriche della Sardegna nella Lista dei Patrimoni dell’Umanità.

Fra questi, quello di maggior rilevanza, partecipazione pubblica e civica, è la richiesta di riconoscimento dei Monumenti della Civiltà Nuragica di cui è proponente l’APS “la Sardegna verso l’Unesco”.

La spinta data dall’associazione ha portato in pochi mesi ad ottenere l’adesione all’unanimità del Consiglio Regionale, della Giunta e delle rispettive  presidenze; della quasi totalità dei consigli comunali della Sardegna; nonché il partenariato di agenzie regionali di ricerca quali il CRS4 e il Distretto Aerospaziale;  il patrocinio e i contributi della Fondazione di Sardegna e del Banco di Sardegna; la condivisione e l’intesa con gli atenei sardi di Cagliari e Sassari; il supporto di gran parte delle categorie dell’industria, del commercio, del FAI, Fondo per l’Ambiente Italiano; di Monumenti Aperti e varie altre associazioni attive nel territorio e tessuto sociale isolano.

I progetti che l’Associazione e i suoi Partner intendono portare avanti sono molteplici e particolarmente onerosi.

Mentre è stato possibile contare sul volontariato per quanto sin qui realizzato, non sarà possibile sviluppare, senza risorse finanziarie significative, il Dossier Unesco, il censimento del patrimonio, le ricognizioni, la creazione degli archivi dei dati e delle immagini.

Sarà necessario, inoltre, dare un sostegno a progettazione, sviluppo, promozione e mantenimento di appositi itinerari tematici.

Il presente documento espone un progetto, integrativo delle altre iniziative volte alla ricerca di risorse finanziarie, che mira all’utilizzo delle più recenti tecniche di adozione, certificazione, scambio di opere immateriali e prodotti d’arte, dell’intrattenimento o di comunicazione nel mondo digitale, in grado di individuare e reperire ulteriori risorse finalizzate all’attuazione dei progetti “verso l’Unesco” e, in generale, alla promozione del paesaggio e delle culture sarde.

Inoltre, chi scrive ritiene che le innovazioni in esso declinate possano costituire un utile indirizzo per il finanziamento dei Beni Culturali, non solo sardi ma di livello italiano e mondiale.

 

I procedimenti per il riconoscimento e la nomina nella Lista del Patrimonio dell’Umanità Unesco.

Porto qui un esempio di progetto, a me caro, che potrebbe, a mio avviso trovare ulteriore sviluppo utilizzando le tecniche qui proposte.

Il 30 settembre 2020 l’Associazione “la Sardegna verso l’Unesco” ha presentato l’istanza per l’inserimento de I MONUMENTI DELLA CIVILTÀ NURAGICA DELLA SARDEGNA nella TENTATIVE LIST dei beni richiedenti la nomina quale Patrimonio Culturale dell’Umanità nella Lista UNESCO.

Il procedimento attivo e di dialogo con gli uffici del Ministero è tutt’ora in corso. Presumibilmente porterà alla individuazione di una rete di monumenti rappresentanti tutte le tipologie più significative dell’architettura nuragica.

Dopo il riconoscimento di questa struttura di base sarà a carico della Regione, degli Enti Locali e dei portatori di interessi, pubblici e privati, il coinvolgimento della maggiore estensione possibile del paesaggio sardo, tramite diversi target di turismo sostenibile, con preminente menzione per quello esperienziale e culturale, validi per costituire un organismo più ampio su cui innescare anche lo sviluppo, il presidio e l’integrazione, a sostentamento economico del territorio isolano, ma delle zone interne in particolare.

Sull’insieme e l’importanza universale della ci­viltà nuragica, dell’archeologia e del patrimonio archeologico della Sardegna, in generale, si è ormai aperta una visione illuminante e condivisa, che di certo dà ampia ragione a coloro che, in passato, con forza e sincero trasporto segnalavano tale rilevanza.

 

La necessità di sviluppare forme di finanziamento innovative, afferenti anche al risparmio privato e alla beneficienza dei cittadini.

Le associazioni interessate a questi progetti di valorizzazione hanno finanziato le prime spese attraverso le quote associative. Nel contempo redigono degli studi di fattibilità, riportanti i bilanci delle risorse necessarie, che configurano gli studi e le infrastrutture, materiali e immateriali, da realizzare per dare concretezza al progetto.

Queste stessi progetti, pubblicamente proposti, hanno determinato l’accesso a contribuzioni liberali a favore delle associazioni per le spese di costituzione, comunicazione e promozione iniziale. Gli investimenti fatti, pur di non grande entità in rapporto alla dimensione e importanza del progetto, hanno portato una visibilità di ordine nazionale, dal momento che sono stati diverse decine i passaggi sui telegiornali nazionali e regionali, riviste televisive e cartacee, oltre ai contatti diretti con le entità del territorio e i singoli cittadini.

Le associazioni hanno inoltre in corso “dialoghi” con le principali istituzioni per ottenere delle risorse, provenienti dalla pubblica fiscalità, orientate allo sviluppo del progetto.

Tutto ciò non sarà di certo sufficiente per far fronte agli ingenti investimenti necessari che, per definizione e vastità del patrimonio interessato, potrebbero dirsi mai sufficienti.

Per questo motivo sono all’ordine del giorno gli approfondimenti sulle nuove tecniche di finanziamento, adottate dal mercato dei capitali privati, dei progetti rivolti all’arte e alla cultura.

 

Le adozioni a distanza di un monumento. Esperienze pregresse.

Il concetto di “adozione a distanza” qui utilizzato indica quelle forme in cui una entità terza, non vicina fisicamente all’entità adottata, né proprietaria o portatrice di interessi e diritti reali sul bene individuato, stimolata da una organizzazione promotrice la cura del bene, decide di impegnarsi nel compiere azioni a favore del miglioramento della condizione dello stesso bene.

L’adozione a distanza, nel senso più noto e diffuso, indica l’adozione di un essere vivente, quali bambini, anziani o disabili, malati, comunque appartenenti a categorie sofferenti e che necessitano di aiuto. Queste campagne di miglioramento e promozione sociale sono normalmente portate avanti da associazioni onlus.

È meno diretta l’associazione del concetto di “adozione a distanza” alla cura di un monumento, di un bene culturale immateriale o, del caso, di una qualsiasi impresa, anche artistica o economica (crowfunding), che abbia fini comunitari di miglioramento della condizione dell’entità oggetto di adozione e cura.

L’esempio odierno di Notre Dame de Paris è la prova che qualcosa si muove anche in quest’ambito.

La nostra fattispecie sarda individua i beni del paesaggio archeologico preistorico e protostorico della Sardegna quali elementi che necessitano cura, adozione e miglioramento della loro conoscenza e della loro stessa identità a livello globale.

Estendendo il concetto di bene archeologico, del paesaggio sardo, con caratteristiche di eccezionalità, autenticità, unicità, alla identità stessa della Sardegna, vediamo come, con una appropriata comunicazione, sia possibile far percepire l’azione di adozione come estesa all’Isola, alle sue necessità di recupero dell’identità storica perduta, al miglioramento delle prestazioni sociali ed economiche che ad essa possono connettersi.

Questo sentimento può essere la molla scatenante l’azione di adozione, l’impegno, l’empatia verso un’impresa che, in senso culturale e per certi versi politici, può definirsi eroica e storica.

 

Forme moderne di finanziamento dell’arte, dello sport e di opere di intrattenimento.

Di seguito sarà sviluppato un percorso logico che, dalle descrizioni delle tecniche, delle più recenti esperienze, ancora all’apice delle cronache di costume di questo periodo, porterà a delineare i cardini del progetto che si sta proponendo.

“In qualche modo noi assegniamo valore alle cose così, se tutti vogliono quella determinata cosa, allora ha un valore” (Beeple, artista digitale. Autore dell’immagine venduta per 69 milioni di euro da Christie’s). “Everydays: the first 5000 days”, opera dell’artista digitale beeple: un collage di 5000 singole opere realizzate ogni giorno dall’artista tra il 2007e il 2021, venduto, per la precisione, come NFT: cioè come opera d’arte certificata in quanto autentica e unica, ma esistente solo in formato digitale. «Sono, nella loro estrema essenza, delle prove di proprietà, che puntano verso un certo file e dicono “questa cosa è tua”» come li ha definiti lo stesso Beeple.

“Torna utile, a questo proposito, l’esempio di NBA Top Shot. In quel caso più che con l’arte il paragone più semplice è quello con le carte da collezione, o con le figurine. Su NBA Top Shot gli utenti comprano (e in certi casi rivendono) video in edizione limitata, con una certa tiratura che ne indica la rarità e che quindi ne determina il prezzo.

Come spesso succede con le cose di internet, prima dell’arte e prima dello sport nella storia degli NFT ci furono degli elementi più banali, dei gatti. La loro prima applicazione di una certa portata fu nel gioco CryptoKitties, che permetteva di comprare, allevare ed eventualmente vendere gattini digitali, alcuni dei quali per cifre superiori ai 150mila dollari. Come suggerisce il nome del gioco, la compravendita di quei felini digitali avveniva attraverso criptovalute.

Nel mercato musicale italiano l’acronimo NFT è stato reso popolare da Morgan, che ha messo all’asta il suo inedito Premessa della Premessa. Ma se dobbiamo individuare un primato l’hanno preceduto di qualche giorno i Belladonna, gruppo rock molto attivo nelle colonne sonore di film e trailer con il loro brano New Future Travelogue.”(il Post)

Sostanzialmente, attraverso le blockchain, si mettono in vendita delle opere virtuali, brani musicali immagini che rappresentino un diritto anche solo e semplicemente affettivo.

Nel mondo dell’industria della ristorazione qualche grosso gruppo ha fatto il primo passo: proprio di recente, la catena di fast food Taco Bell ha annunciato su Twitter la vendita di Gif e immagini a tema taco caricati sulla piattaforma NFT Rarible, subito andate a ruba.

Il ricavato delle vendite sarà utilizzato con finalità sociali dalla Taco Bell Foundation, e nel frattempo il gruppo già pensa di “produrre” nuovi token.

SIAE e Algorand hanno creato una piattaforma open, basata su tecnologia blockchain, che permette di gestire in maniera trasparente ed efficiente i diritti degli autori. I diritti d’autore per la prima volta vengono rappresentati come asset digitali.

Le blockchain. Le cripto valute. Tecnologia ed esperienze.

Non è facile per un comune cittadino capire bene cosa siano, come funzionino, a quali funzioni assolvano, dove tendano, a quale realtà sottostanno o, meglio, quale realtà vadano creando le Blockchain. Tutto virtuale: sembra incredibile che qualcuno possa mettere fondi in questa “catena”, tuttavia funziona e sta funzionando a favore di creativi dell’arte, del digitale e della finanza che la utilizzano.

Una blockchain certifica l’unicità del bene e della proprietà. Per stare alla nostra fattispecie, quindi, anche l’azione di solidarietà, condivisione o adozione di ciò che è rappresentato dai dati contenuti nel file trattato. Andiamo verso un mondo in cui le persone si intrattengono con scambi immateriali che rappresentano e certificano, attraverso la blockchain, la loro identità culturale.

La tecnologia blockchain è più nota per aver dato supporto tecnologico al Bitcoin.  Essa rappresenta il registro di queste transazioni: una catena di blocchi fra loro collegati. Un registro distribuito: non sta solo in un computer ma in tutti quelli che compongono i nodi della rete. E su tutti quei computer è possibile visualizzare le informazioni di questo registro. Tutti possono vederle e nessuno può falsificarle». La blockchain è una rete che garantisce l’esistenza di un evento, di una entità.

 

I <non fungible token> .  Gli NFT

In relazione agli NFT, una blockchain come quella più nota, per esempio, di Ethereum, permette di creare qualcosa di simile a dei contratti, in cui dire, per esempio, chi è l’autore dell’opera digitale, chi ne è l’acquirente e possessore, in cui è sempre possibile sapere chi possiede qualcosa, chi lo ha comprato e poi rivenduto in passato, e a quale prezzo, che l’autore prenderà una certa percentuale su ogni futura vendita di quello specifico NFT .

In questi mercati a rete esistono anche gli utenti che entrano solo con scopi speculativi, così come accade sui mercati finanziari e dei bitcoin, dove un titolo viene trattato per i suoi valori percepiti e non per la stretta analisi tecnico-finanziaria.

Tutto ciò ha enormi implicazioni filosofiche, morali, sociali, economiche e finanziarie che non abbiamo la pretesa di sviluppare in questa breve presentazione.

Il punto è che gli NFT sono scambiabili a prezzi variabili, di modo che stanno creando un vero e proprio mercato globale, ricco e crescente.

In esso, secondo la nostra visione, dovrebbe essere possibile inserirsi con un programma di finanziamento delle attività dell’Associazione, del Dossier Unesco, e del Paesaggio Ambientale e Culturale della Sardegna.

 

Applicazione della tecnologia blockchain e delle esperienze NFT ai Beni Culturali.

Anche il paesaggio, nello specifico quello culturale, un suo elemento, rappresentato in una immagine, grafica o fotografica, potrebbe diventare una collezione di NFT.

Pare svilupparsi un mondo fino a qualche tempo fa inimmaginabile. Un mondo dove i beni e i servizi sono ormai prodotti in eccedenza, a costi di molto inferiori al passato, da macchine e calcolatori. Il lavoro umano viene meno e si sviluppa una società di ampi strati di disoccupazione (secondo l’accezione sin qui corrente) con eccedenza di prodotti materiali.

Molti potrebbero essere attratti inizialmente dall’idea di offrire piccole cifre per avere certificata una adozione, per esempio alla Sardegna e la sua identità. Ma se la cosa diventasse virale, allora, altri si avvicinerebbero con il solo scopo di speculare, esattamente come avviene per i bitcoin, anch’essi certificati dalle blockchain.

“Lato artista o proponente, dunque, i vantaggi sono evidenti. Disintermediazione, diffusione alternativa delle proprie opere, fonti di reddito aggiuntive rispetto a quelle “tradizionali” (utili soprattutto in periodi di stop agli spettacoli dal vivo, per esempio). “

Ma lato utente? Cosa dovrebbe spingere a operare una transazione che in molti casi rimane un fatto puramente virtuale, specie se quel contenuto è già fruibile da tutti come nel caso di un meme o di un tweet?

Questo è appunto l’elemento su cui si gioca “la scommessa” imprenditoriale. La capacità di comunicare l’empatia che un bene culturale trasferisce a chi, con anima sensibile e civica, vi entra in contatto.

“Se c’è chi compra (e lo fa alle cifre che abbiamo visto), vuol dire che esiste un mercato”, praticabile e senza particolari difficoltà all’accesso.

Nella nostra fattispecie il bene proposto per l’adozione ha un valore culturale e paesaggistico fortissimo, ma per chi è affezionato alle sorti di quel territorio, e di tutto ciò che rappresenta, alla sua Identità, esso ha un valore che in taluni casi è inestimabile.

 

Idea progettuale. Applicazione della tecnica NFT nel progetto “La Sardegna verso l’Unesco”.

Non risulta esistere, per quanto di nostra conoscenza, una esperienza al mondo analoga al progetto che qui si sta proponendo: l’utilizzo della tecnologia NFT e delle Blockchain per finanziare un progetto di cura e valorizzazione di un bene culturale, probabile Patrimonio dell’Umanità.

Le affinità di quanto proposto con le esperienze di successo, in parte richiamate, riguardano la detenzione di un titolo sull’oggetto immateriale che si vuole promuovere e finanziare: un bene immateriale, esposto in forma digitale con tecniche grafiche e artistiche, che garantirebbe anche l’azione di adozione del progetto di valorizzazione.

L’emittente il NFT garantirebbe, quale non profit e Associazione di Promozione Sociale, che tutti i profitti maturati dalla vendita degli NFT andranno a favore del patrimonio archeologico della Sardegna e progetti di valorizzazione a esso collegati.

La novità, rispetto alle esperienze note, potrebbe riscontrarsi nel fatto che qui si propone l’acquisto della detenzione di una immagine che richiama il bene, non il bene, naturalmente, per legge costituzionale “proprietà dello Stato Italiano”. Il NFT avrebbe una componente affettiva, identitaria, etnica o politica, legata al territorio sardo, una nazione elencabile fra quelle deboli che nella storia non hanno avuto la forza e la fortuna dalla loro parte. Il NFT rappresenta la partecipazione a un progetto di promozione sociale di un intero territorio.

I potenziali acquirenti potrebbero quindi essere gli stessi sardi residenti in Sardegna ma anche la vastità dei sardi in giro per il mondo, ormai da generazioni, che hanno conservato un legame quanto meno affettivo con la terra d’origine.

L’associazione “la Sardegna verso l’Unesco”, portata qui solo a titolo di mero esempio progettuale pur  forte e attuale, ha sviluppato una rete di partner, tra i quali vi è anche la Regione Sardegna. Questa entità politica ha, per norma statutaria, una qualche competenza sui beni culturali, pur non essendosi mai scritta, quindi confermata, la norma attuativa delle evocazioni statutarie.

La Regione ha tuttavia competenza nel campo della valorizzazione dei beni culturali del proprio territorio e, infatti, su questi impegna notevoli risorse del proprio bilancio annuale per sostenerne il mantenimento, gli studi, gli scavi, la gestione e la valorizzazione di diverse decine di monumenti e siti.

E’ possibile che, in virtù delle leggi esistenti, le soprintendenze e il MIC possano contestare o chiedere un tributo forfetario preventivo o su quanto si riuscirà a ricavare dalla campagna, tuttavia il Diritto in questo campo non è chiarissimo e ben definito, in quanto esiste una distinzione fra beni culturali inseriti in un paesaggio e beni culturali interni ad un museo e in esso conservati.

L’utilizzo di immagini del paesaggio, archeologico o di altra natura, non è soggetto a corresponsione di “royalities”.

 

Partner.  E’ quindi strategica la partecipazione al progetto di:

  • La Regione Sardegna, attraverso la stessa Presidenza e/o gli assessorati competenti. Tuttavia, sarà fondamentale che siano confermati i partenariati manifestatisi in questi recenti mesi a favore di “la Sardegna verso l’Unesco”.
  • L’Associazione “la Sardegna verso l’Unesco” potrebbe essere il trade d’union tra il mondo istituzionale e il volontariato popolare.
  • Un gruppo di creativi disposti a partecipare con le loro opere all’impesa.
  • Un partner tecnico informatico, per esempio la stessa Università Cagliaritana con il suo gruppo blockchain.unica.it, interno alla facoltà di Matematica.
  • Infine è necessaria la partecipazione di un partner tecnico economico-finanziario che sviluppi la parte amministrativa.

 

Quale produzione artistica o altro “contenuto” proporre per l’adozione

I casi di successo NFT storici hanno riguardato elementi apparentemente banali, quali i cryptokitties? Il gioco di Ethereum e gattini. Tuttavia oggi l’utilizzo di questa tecnica è utilizzato da diversi soggetti appartenenti a i più svariati ambiti.

Chi acquista un NFT non entra in possesso del copyright, né dell’esclusività sull’opera, che resta visibile a chiunque, ma può fregiarsi del titolo di detentore della «verifiably real thing» (“l’autentico oggetto verificabile”), dice il sito di Ethereum. Qualunque cosa può venire associata a un NFT. Qualcuno ha pagato 587.000 dollari per la gif “originale” del Nyan Cat, ma «determinare se quell’opera sia arte o meno spetta all’osservatore» scrive il New York Times.”

Ma esistono esempi di importanti opere d’arte per il cui titolo di “l’autentico oggetto verificabile” sono stati investiti o spesi ingenti somme.

Il contenuto del nostro caso non è un’opera d’arte ma “l’azione di adozione” di un bene e di una campagna dagli evidenti benefici comunitari per un territorio e una intera popolazione, garantita dalla Regione che si affianca all’entità privata dell’Associazione di Promozione Sociale, Non Profit, “la Sardegna verso l’Unesco”.

Sarà pertanto necessario produrre e dare evidenza a un contenuto grafico che abbia significato, sia riconoscibile, in rapporto all’azione di adozione e al beneficio ottenuto.

Il prodotto digitale potrebbe essere sviluppato in varie forme:

  • Una foto dell’elemento inserita nel suo paesaggio, modificata secondo lo stile dell’artista offerente.
  • Un’opera grafica digitale rappresentante quell’oggetto o un monumento.

Questi esempi valgono per l’ambito paesaggistico archeologico ma si potrebbe ipotizzare l’implementazione di una linea riferibile alle tradizioni e alla cultura popolare, quali per esempio:

  • Le musiche tradizionali e i suoi strumenti.
  • I “costumi” delle tradizioni, diversi per ogni paese, stilizzati secondo uno stile unico (cfr. i lavori di Mara Damiani, per esempio).
  • I simboli della religiosità o del carnevale, anche questi diversi per ogni paese.
  • I pani o altri eventi della cultura eno-gastronomica, sempre simboleggiati graficamente.