Recentemente alcuni programmi televisivi di ampia diffusione riguardanti argomenti di Storia ed Archeologia della Sardegna hanno suscitato aspre polemiche e in diversi interventi si è sostenuto che i testi, non sottoposti a peer-review (revisione tra pari), anche se opera di insigni studiosi (in particolare “Shardana e Sardegna” del Prof. Giovanni Ugas) non siano “scientificamente” validi. Per correttezza ed amore della verità vogliamo qui chiarire quanto scorretta sia questa affermazione.
La peer-review è una prassi consolidata in tutti i campi della conoscenza che permette di aumentare significativamente l’attendibilità dei dati, in particolare di quelli ottenuti sperimentalmente. I revisori (scelti anonimamente tra cultori della stessa materia) valutano le premesse di una ricerca, il rigore metodologico, la qualità e rilevanza dei risultati e la coerenza delle conclusioni con le premesse ed i risultati ottenuti. Non sono ovviamente tenuti a verificare i risultati di un esperimento, e quindi non ne certificano la veridicità in assoluto. Nella valutazione è particolarmente apprezzata l’originalità e la rilevanza dei risultati. La peer-review si applica in tutti i periodici (riviste scientifiche) considerate attendibili (ad esempio nei concorsi accademici) ed i progetti di ricerca. I periodici/riviste sono in particolare valutati in base a indici bibliometrici basati sul “successo” dei dati pubblicati, che si ottiene considerando diversi parametri, tra cui il numero di citazioni ottenute (che ne determina un impact-factor) [1]. Pubblicare su riviste ad elevato IF è difficile e contribuisce significativamente nella valutazione scientifica di un ricercatore (H-index). Nelle discipline scientifiche (Fisica, Chimica, Biologia, Medicina, etc.) la peer-review è prevalentemente internazionale e gli articoli sono in lingua inglese (che ha sostituito il latino usato in passato per le dissertazioni scientifiche a livello internazionale). Gli articoli in lingua madre (Italiano, Francese, Tedesco, Spagnolo, etc.) sono considerate di valore modesto, finalizzate a diffusioni localistiche, didattiche e di aggiornamento. In campo “umanistico” la globalizzazione è meno diffusa, e sono ancora numerose le riviste di ambito nazionale, anche per la specificità dei temi trattati (si pensi ad articoli in campo legale). Per quanto riguarda la Storia e l’Archeologia la situazione è più articolata e convivono riviste internazionali, che trattano di risultati e scoperte in lingua inglese (ma relative a tutte le aree geografiche), e numerose testate nazionali relative a dissertazioni e risultati di interesse locale (evidentemente non sempre), o che utilizzano anche la lingua inglese (specialmente per le qualificatissime missioni Italiane all’estero). Ovviamente, la pubblicazione in riviste internazionali ad elevato H-index (tra cui alcune “generaliste” molto prestigiose (ad es. Science, Nature, PNAS, etc.) è molto più importante e di prestigio [2]. Le riviste specificamente dedicate all’Archeologia, anche a livello internazionale, non hanno H-index elevati, a causa del ristretto numero di studiosi che pubblicano, con conseguente limite delle citazioni [3]. Ciò non toglie che per ricercatori particolarmente inseriti in contesti di ricerca multidisciplinari (sempre più rilevanti in tutti i campi delle scienze) sia possibile utilizzare per le proprie pubblicazioni testate molto diffuse e prestigiose [4]. La rilevanza delle pubblicazioni in lingua Italiana resta comunque molto marginale a livello internazionale. Nella peer-review “globalizzata”, cioè con reviewers scelti a livello internazionale, l’indipendenza dei giudizi è evidentemente maggiore di quella fornita da cultori appartenenti a ristretti circoli accademici. Una maggiore produzione scientifica a livello internazionale potrebbe incrementare notevolmente l’interesse per la nostra preistoria.
La estrema estensione e dispersione delle informazioni scientifiche descritte negli articoli pubblicati sui periodici e riviste scientifiche (che si riferiscono nella maggior parte dei casi a singoli risultati o scoperte descritti in dettaglio) rendono necessarie delle “sintesi” che accorpino in modo efficace l’avanzamento delle conoscenze sugli argomenti di maggiore interesse, rendendo possibile la trasmissione del sapere a scopo didattico e/o di approfondimento di tematiche particolarmente complesse. Per queste finalità il mondo scientifico ed accademico produce progressivamente delle sintesi, di diverso spessore e specifica tipologia, in forma di TESTI / LIBRI. Per definizione e prassi, questi testi sono liberamente realizzati e NON sono sottoposti a nessuna revisione tra pari (peer-review). Da sottolineare che tutti i testi/libri utilizzati in tutte le Università Italiane e del Mondo sono scritti da Ricercatori e Docenti senza essere soggetti a peer-review, ma sono evidentemente considerati “scientifici” in quanto base delle conoscenze di tutti i laureati in tutte le discipline. Gli Studenti utilizzano prevalentemente come fonti del sapere testi non sottoposti a peer-review.
Sulla base di quanto sopra suggeriamo a quanti cercano di sminuire l’opera di insigni studiosi di evitare argomenti di cui evidentemente hanno poca dimestichezza. M.C.
1. https://www.scimagojr.com/journalrank.php
2. https://www.nature.com/search?q=archeology
3. https://www.scimagojr.com/journalrank.php?category=1204
4. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed?linkname=pubmed_pubmed&from_uid=28177087