Per una più corretta storiografia della Sardegna I SARDI SONO SEMPRE STATI SPECIFICAMENTE SARDI

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Per una più corretta storiografia della Sardegna
I SARDI SONO SEMPRE STATI SPECIFICAMENTE SARD.
Nell’Età Nuragica “si costituisce una struttura unificata, omogenea e a sé stante, con una propria originale visione della vita e del mondo cui consegue una specifica organizzazione politica, economica e sociale. È stata questa la vera, grande e unica civiltà dei Sardi i quali, durante il lungo passare del tempo e le vicende storiche di questo periodo, raggiunsero la massima maturazione civile e l’indipendenza poi perduta e non più riconquistata a dispetto delle naturali aspirazioni.” Cosi Giovanni Lilliu, 1984, I SARDI, La Sardegna dal Paleolitico all’Età romana.
Immagino che si possa discutere sul fatto che quasi due millenni dopo la Sardegna vide un altro periodo di indipendenza, pur influenzata da altre potenze dell’epoca, sotto i giudicati, con istituzioni politiche, lingua e “Ius proprium”.
Ma non è questo il punto.
Abbiamo discusso su queste pagine della correttezza delle denominazioni classicamente date ai periodi storici della Sardegna. Ci siamo concentrati, coerentemente ai nostri temi, sulle cronologie del nuragico e siamo stati contestati (Carrera), addiritura, per aver usato le tabelle definite da alcuni dei maggiori archeologi del nuragico, Lilliu, Ugas, Zucca, Melis.
Abbiamo formalmente chiesto la verifica, con eventuale revisione, del testo nelle pagine di Sardegna Cultura, tenute dalla Regione Sarda.
Abbiamo ripercorso, in grande sintesi, parte della letteratura, di ordine scientifico, riguardante  il cosiddetto Tempo dei Fenici, visto che sono in revisione alcuni concetti chiave, per cui non si può parlare di “pre-colonizzazione e colonizzazione” ma solo, eventualmente di ibridazione culturale, secondo categorie antropologicamente più corrette.
Abbiamo anche ascoltato, sempre in grande sintesi, chi, appassionato e studioso, sostiene che questa dizione di “Nazione e Popolo Fenicio” è una costruzione storiografica non corretta, soprattutto in rapporto agli scavi e i reperti di quel periodo della Sardegna.

Se è vero che il Nuragico possa avere avuto continuità sino all’avvento e alla occupazione violenta da parte dei Punici e che, pertanto, da lì cambino classicamente le denominazioni cronologiche; a noi sembra tuttavia vero che il senso di Nazione Sarda, pervadente lo spirito di chi sull’Isola ha vissuto e vive, non sia mai venuto meno e che meriti riconoscimento anche nei termini e nelle categorie in uso.
In questo senso l’affermazione “Sardigna non est Italia”, spesso usata sui social e scritta su vari muri della Sardegna, avrebbe potuto aver valore anche al tempo dei Punici, Romani, Bizantini, Genovesi, Pisani, Spagnoli, Savoiardi e sino ai nostri giorni.
Non ci si fraintenda. Non è in discussione, per quanto ci riguarda, l’appartenenza allo Stato sovra ordinante le nostre istituzioni, è in discussione la visione e le categorie che hanno marcato la  storiografia di questa martoriata isola.
Come ciò sia potuto accadere è scritto nei vari testi di Storia della Sardegna, nelle esegesi della “questione sarda”, scollegata e diversa dalla pur grave questione dell’Italia del Mezzogiorno.
A questi rimandiamo.
Ciò che ci sembra giusto chiedere, e chiediamo, è una profonda riflessione su questi temi, da parte di tutti, in particolare da parte di chi ha responsabilità politiche, ma anche solo intellettuali e capacità storiografiche.
Una delle azioni che concretamente darebbe un segno a questo nuovo percorso identitario può essere il riconoscimento, Statutario e per Legge, dei Beni Identitari della Nazione Sarda e il loro trasferimento alle competenze legislative della Regione, con la nascita di una specifica soprintendenza indipendente o, se preferite, autonoma.
Infatti, se la storiografia sin qui vista si è evoluta con le deficenze descritte, questo è potuto accadere anche a causa delle imposizioni dei prefetti, spesso Continentali, per i quali, a memoria “come ai bambini si insegna a non far la cacca nei pannolini, ai Sardi andrebbero insegnate le giuste categorie storiche”. Da qui i tentativi, a volte riusciti, di sostituzione dei nomi, dei toponimi, delle credenze, e infine della Storia.
Pensiamo e crediamo che si debba aprire questa vertenza, pacifica, con le armi della ragione e del buon senso, per vedere riconosciuta al meglio la nostra identità di Sardi.
Lo dobbiamo a noi stessi, ma anche agli sconfitti. Tra questi ci fu certamente Lilliu, il quale da consigliere regionale tentò di far approvare una legge che riconoscesse le competenze in materia di Beni Culturali, senza però riuscirvi e aver alcun successo. Immaginiamo la sua frustrazione, umana e intellettuale.
I TEMPI SONO CAMBIATI E SAREBBERO A NOSTRO AVVISO MATURI