La fantarcheologia dei funzionari di soprintendenza, Atlantide, Shardana e Sardegna.

di redazione

Il 25 Ottobre, organizzato dalla Associazione Sassarese di Filosofia e Scienza, si é tenuto a Sassari (nei locali offerti dall’Associazione Costituente per Sassari) un convegno dal titolo “Atlantide, Shardana e altri miti della Storia della Sardegna: fantasia o realtà”. Non ne avevamo dato annuncio per evitare, con i commenti necessariamente critici che oggi ci sentiamo in dovere di esprimere, un’istigazione a contestazioni magari spiacevoli, delle quali allora saremmo stati indicati i mandanti.
Le critiche erano giustificate, in anticipo, dalla locandina, che fin dal titolo del convegno e da quelli delle relazioni annunciava l’ennesima operazione di “mistificazione pedagogica”, poi puntualmente confermata.
L’archeologo Rubens D’Oriano, funzionario della Soprintendenza in pensione, ha prodotto una nuova replica nella tournée che da anni lo vede impegnato a “bastonare” con metodo tutti gli studiosi indipendenti, accomunandoli nel solito grande fascio che, sulla scorta delle teorie più strampalate, giunge a farli deridere tutti, indistintamente.
In mezzo agli UFO, ai terrapiattisti, alla fine del mondo del calendario Maia, addirittura alle scie chimiche e ai No-Vax, passano:
non solo i sostenitori di una lingua prelatina, parlata (anche) in Sardegna, che avrebbe influenzato i popoli italici;
non solo quanti trovano comunque sensato studiare quale possa essere la civiltà preistorica che abbia ispirato nei posteri il mito di Atlantide;
non solo tutte le istituzioni regionali e tutti i comuni della Sardegna, rei di aver sostenuto dall’inizio la candidatura a patrimonio UNESCO di tutti i nuraghi per poi vederla ripiegare, onde divenire ammissibile alla stessa UNESCO, scorciata a poco più di 30 siti (grande vergogna…);
non solo quanti si impegnano a rilevare, alla luce delle più recenti verifiche archeologiche, che tante attribuzioni per default ai Fenici in Sardegna, formulate negli scorsi decenni, non vadano trovando riscontri e restino piuttosto in bilico tra Nuragici e Punici;
e non solo gli studiosi di epigrafi prefenice in Sardegna, che sostengono un uso della scrittura tra i Nuragici (a Sassari sono stati risparmiati, almeno, gli archeoastronomi); ma passano anche quanti si spendono sulla tesi dell’identificazione tra Nuragici e Shardana, schiera che vede da un paio di secoli un folto numero di notevoli archeologi, fino al Prof. Giovanni Ugas, che in questo stesso mese ha aggiornato in un convegno a Cagliari le evidenze raccolte, portando a schierarsi dalla sua, con due colleghi dell’Università di Haifa, anche il Prof. Raimondo Zucca.
Tutte queste categorie, naturalmente, non sono state presentate come sopra, ma all’insegna di slogan che li inquadrano come invasati fanatici.
A rinforzare l’autorevolezza di D’Oriano, e a sottolineare ancor più come la sua azione non sia solo quella del battitore libero, ma sia benedetta e avallata dalle Soprintendenze (che al suddetto convegno di Cagliari non hanno portato neanche un saluto), la sua relazione (Fantarcheologia sarda: perché?) è stata accompagnata da quella dell’archeologo, funzionario della Soprintendenza, Stefano Giuliani (Fantarcheologia sarda: i cavalli di battaglia); Giuliani è direttore delle aree archeologiche di Tharros, Porto Torres e Monte d’Accoddi e del Museo di Nuoro; presentarlo con tutti i suoi incarichi accresceva la considerazione da portare a D’Oriano, visto che il più giovane Giuliani guardava a lui, rispettosamente, come a un Maestro.

Ringraziamo qui il Presidente dell’Associazione Sassarese di Filosofia e Scienza, il dott. Mario Oppes, che contattato in anticipo ha riconosciuto come nel programma, a dispetto degli intenti dell’associazione, mancasse in realtà una voce per almeno una parvenza di confronto, e ha quindi inserito l’intervento di un nostro socio. L’intervento, tra le relazioni e la discussione, ha portato i relatori a chiarire come non avessero inteso sostenere che gli Shardana non possono essere i Nuragici (tra le slide dell’intervento di Giuliani era passata la copertina del libro “Shardana e Sardegna” del Prof. Ugas, senza che questi venisse nominato, mentre si diceva “solo un archeologo, oggi, sostiene questa tesi”); al riguardo ritengono non vi siano prove sufficienti, e che sia perciò “sbagliato, su questa insufficienza di basi, sentirsi gli eredi di quanti avrebbero colonizzato il Mediterraneo e oltre (tutto da dimostrare), tanto più in quanto fino a ieri si guardava ai presunti colonizzatori (gli altri) in modo totalmente negativo (strada che porterebbe a derive nazionaliste e suprematiste)”. Questa, ci sentiamo di chiosare, la pezza diplomatica (più o meno degna, giudichi ognuno) posta sull’argomento di fatto scientemente già sorvolato/occultato.

Ricordiamo D’Oriano sullo stesso tema (gli Shardana in Sardegna) a Siamanna (09/12/2022), che sfidava il pubblico a citare un reperto nuragico in Egitto (nessuno rispose dal pubblico, nemmeno qualcuno dei colleghi presenti, quando almeno la ceramica nuragica da Marsa Matruh era già nota).
Quindi proviamo a entrare più seriamente nell’argomento fantarcheologia.
La definizione di fantarcheologo sarebbe “chi propugna ipotesi archeologiche prive di fondamento, trascurando le prove scientifiche”. I relatori del convegno di Sassari, dunque, direbbero che non ci sono prove sufficienti del fatto che i Nuragici siano gli “Sherdan” di cui parlano i testi egizi: in quanto (come si diceva fino a pochi anni fa) non esisterebbero reperti sardi in Egitto? In quanto (come oggi si potrebbe avanzare) ne esisterebbero troppo pochi?

Considerando che l’Egitto dei faraoni arrivava fino alla frontiera con gli Ittiti e comprendeva anche Cipro, crediamo di fare cosa utile ricordando l’elenco dei reperti nuragici che sono stati rinvenuti negli ultimi anni in quei territori (mappa nella foto 1), con relativa bibliografia o citazioni di eminenti archeologi (non solo sardi).
Ora, che alcuni membri della Soprintendenza facciano di tutto per ignorare o squalificare queste prove scientifiche (con tanto di analisi mineralogiche o agli isotopi del piombo), non farebbe proprio di loro, a ben vedere, gli unici reali fantarcheologi?

Si aggiunga che lo stesso Prof. Ugas, come quasi tutti i nostri lettori sapranno, è autore del libro “C’era una volta Atlantide (l’identità geografica e storica dell’isola di Platone)”, 2022, che ospita un’introduzione dello stesso Prof. Zucca (e avanza la tesi che l’identità geografica sia in Africa). Quest’opera naturalmente non è stata citata, nemmeno se ne è mostrata, di sfuggita, la copertina. Il pubblico non già edotto dei temi trattati che assiste alle repliche della tournée di D’Oriano se ne va perciò con l’idea, ben servita dal calderone di argomenti, ci sia un povero archeologo isolato, vittima anche lui dell’ondata montante di ignoranza social, ascientifica, che crede babbo Natale fosse nuragico (il pubblico, D’Oriano ne sarà soddisfatto, ne ride con sussiego).
Vorremmo dire al dott. D’Oriano (tra gli altri) che sarebbe ora di aggiornare il copione, non solo per rispetto nei confronti dei colleghi, del pubblico e della scienza, ma anche per il rispetto di se stesso.
Per parte nostra, intanto, non possiamo che impegnarci a trasmettere al pubblico e ai futuri organizzatori di conferenze questi anticorpi.

 

EGITTO:
Ceramica a Marsa Matruh (foto 2)
Metalli a Pi Ramses (4 frammenti)

ISRAELE:
Ceramica a el Ahwatt, (foto 3)
vari in bronzo, piombo e argento in Israele:
Cesarea (4 lingotti in piombo), (foto 4)
el Ahwatt (3 orecchini in rame), (foto 5)
Dor (6 frammenti), (foto 6)
Akko (un totale di 136 frammenti) 6, (foto 7)
Timna (2 aste e un anello)2,
Tell Rehov (asta e peso di rete da pesca) 2,
Tell Jatt (una spada e un pugnale)
Beth-Shean (frammento di statuina)2,
Ein-Hofez (un totale di 158 frammenti)6 (foto 8-9-10)
Kfar Samir South (4 piombi)2

SIRIA: Ceramica a Ugarit (scodella);
Tell Atchana (anello in bronzo)2.

CIPRO: ceramica a Hala Sultan Tekke (5 scodelle), (foto 11)
Pyla Kokkinokremos (4 olle nuragiche tra cui una riparata con piombo sardo); (foto 12 e 13)
vari piombi e bronzi da Hala Sultan Tekke (6 bronzi e 6 piombi),
Pyla Kokkinokremos (3 piombi)11,
Kition (4 piombi) 11,
Nitovikla (pala in bronzo) 11,
Maa-Paleokastro (3 piombi) 11.

 

Figura 13. Pyla Kokkinokremos 2
Figura 12. Pila Kokkinokremos 3
Figura 11. Hala Sultan Tekke 2
Figura 10. Ein Hofez 3
Figura 9. Ein Hofez 2
Figura 8. Ein Hofez 1
Figura 7. Akko
Figura 6. Tel Dor
Figura 5. El Ahwat
Figura 4. Cesarea 2
Figura 3 Israele-El Ahwatt-confronti
Figura 2. Marsa Matruh
Figura 1. mappa Bronzi