Perduti e Abbandonati

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di Cinzia Olias

“Sia benedetto questo luogo Più benedetta ancora questa torre Un potere arrogante e sanguinario Sorse da quella razza Esprimendola, dominandola, Sorse come queste mura da queste Casupole battute dalle intemperie – Per dileggio ho innalzato Un emblema possente, e lo canto, rima dopo rima, a irrisione di un’epoca che è semimorta in cima”. – W. B. Yeats –

C’è un fascino estremo nei tanti luoghi abbandonati, isolati, perduti. La nostra isola è ricca di queste testimonianze storiche, sconosciute ai più, ma mai comunque, dimenticate. Siamo quasi felici che esse siano così appartate e trascurate; ciò le rende cariche di misteri e di scoperte, come se fossimo solo noi a sapere della loro esistenza. Raggiungere questi particolari siti, costa spesso non poca fatica ma, una volta arrivati, un dolce, piccolo piacere, s’impossessa della nostra anima. La sensazione che siano là da sempre, in attesa solo dell’abbraccio del nostro sguardo, provoca un’emozione simile alla perfetta gioia, come l’incontro con un vecchio amico. La mente si riempie della loro essenza, appaiono piano, all’improvviso, restii a farsi trovare, a farsi ammirare, perché amati, finora, soltanto da tenaci radici ed erbacce invadenti. Violati dal tempo ma ancora stupiti del loro stesso peso, questi possenti e alteri monumenti di pietra, restano in attesa di un triste destino o di una rinascita inaspettata. Alcuni, rimasti vittime di un tragico declino, nascondono i loro segreti nella profondità della terra. Altri, maestosi e fieri come pochi, innalzano ancora al cielo lo sguardo di pietra, austero e grato, come quello di un guerriero sopravvissuto. Siamo sedotti da una malia che ci riporta a qualcosa che amavamo, un’antica, intensa sensazione, viva dentro il nostro primordiale spirito. Un’emozione quasi estinta, che abbiamo ignorato per lungo tempo. Essa ci indica la strada, attraverso la verità e la bellezza, verso un’identità che credevamo perduta. Questa strada aspettava solo noi, Aspettava i nostri passi per essere liberata dalle sterpaglie e dall’oblio. Pronta ad accogliere le impronte di nuovi viaggiatori. Gli unici capaci di sentire il mutamento del vento che soffia.

Nell’immagine: panorama dalla necropoli di Elighe Entosu di Usini