Eh si, avete ragione: regalare qualcosa, per sua stessa definizione, non prevede nessun compenso. Eppure, credo di avere alcuni buoni argomenti per screditare questo dualismo regalo/no lucro pur mantenendo il carattere di estrema generosità del gesto.
Durante questi tempi, che tristemente ci rendono protagonisti, ho assistito sempre di più, da spettatore incredulo, al perseguimento dell’utile fine a se stesso, dell’annichilimento del vicino per il nostro profitto personale. Ormai ci si stupisce di gesti di altruismo e benevolenza. Ormai ci si stupisce della normalità. Ecco perché Nurnet, nel suo modo di agire attira l’interesse delle persone.
Quando si arriva a un livello di pochezza interiore tanto basso, ci si interroga sui come e sui perché della vita, e sulle possibili soluzioni. Volendo autoescludere il ruolo di saggio risolutore di morbi, che più si confà al Santo Efisio, riporto qui una breve riflessione fatta negli ultimi mesi e che la Fondazione di cui faccio parte mi ha permesso di maturare che, spero, possiate condividere in toto o in parte.
Partirò in questo excursus con alcune semplificazioni. Ipotizzo infatti che nel mondo – qui circoscritto alla Sardegna – vi siano molte persone diverse fra loro. Fra queste persone, tutte dotate di proprie attitudini e mansioni che sanno svolgere più o meno bene, vi sono alcuni che hanno risorse materiali (siano esse impianti, denaro o simili) e altre che hanno risorse intellettuali (idee, conoscenze, specializzazioni). Infine tutte possono lavorare. Nel nostro mondo, per produrre qualcosa, metto insieme le risorse materiali che servono a rendere reali le idee, il lavoro, frullo tutto e ottengo un prodotto che posso commercializzare.
Dalla vendita di questo prodotto ottengo un ricavo che, sottratto il costo, mi da un guadagno, sul quale pago inevitabilmente le tasse. Ecco un’altra semplificazione: nel nostro mondo siamo onesti. Ipotizzo che pagherò una tassa fissa pari a tot% rispetto al guadagno. Quindi è lecito credere che maggiore è il guadagno, maggiore siano le tasse (T).
L’ultima semplificazione di questa argomentazione è che il governo non possa spendere (G) più di quanto incassi (T). Può spendere al massimo uguale, se non ci sono esigenze anche meno e destinare la differenza fra quanto incassato e quanto speso al futuro guadagnando un tasso d’interesse.
Quindi G=T
Detto ciò, ritengo che su 1,5 milioni di sardi, ce ne siano diversi che possano avere buone idee imprenditoriali e che per mancanza di risorse materiali non possano metterle a frutto. Fino a questo momento, finché l’idea buona non viene messa in pratica, in Sardegna si produce Y, frutto del mix fra le attuali risorse, le idee e il lavoro, e di conseguenza le tasse, che saranno una quota di Y eliminati i costi, si tramuteranno in spesa pubblica G. La spesa pubblica ci aiuta a investire in cultura e valorizzazione del patrimonio, a riparare la 131 per comunicare più celermente fra Cagliari e Oristano, fra Portotorres e Cagliari ecc. La spesa pubblica ci aiuta inoltre a garantire incentivi ai giovani. Ci permette di sostenere, ahimé, la cassa integrazione guardando a programmi e soluzioni per eliminare il problema anziché rattopparlo in eterno. In sostanza migliora la vita di tutti con un guadagno vero e proprio nel nostro bilancio familiare. Maggiori sono i guadagni e più le persone possono comprare, e chi vende guadagna di più e comprerà di più, il tutto senza dimenticare che su ogni guadagno una piccola parte va via in tasse. Se usate bene, questo aumento di tasse permette all’amministrazione di spendere di più migliorando ancora le infrastrutture, rendendo le imprese più competitive sul mercato e così via.
Ma l’idea buona, se venisse messa in pratica, permetterebbe di produrre Y più qualcos’altro, che darebbe nuova linfa alla catena di cui parlo sopra. A parità di altre condizioni, producendo Y + y(idea) > Y, anche le tasse saranno calcolate su Y + y(idea) e quindi saranno maggiori delle tasse pagate dai cittadini quando l’idea ancora non era diventata reale.
Il pensatore però, vorrà la paternità della sua idea e guadagnare dalla sua intuizione. E’ lecito. Potrebbe avere avuto l’idea e anche le risorse e sarebbe una storia a lieto fine. Però, in questo mondo, lui non ha le risorse per realizzarla mentre qualcun altro si. Se, a causa dell’avidità, quest’idea non venisse realizzata, la Sardegna continuerebbe a produrre Y, incassare T e spendere G. Ma, riconoscendo il proprio limite nel poterla realizzare le strade da percorrere sarebbero due.
1) Cercare di vendere la propria idea che, unita al lavoro e alle risorse, farebbe aumentare la produzione Sarda e di conseguenza le tasse e quindi la spesa pubblica. Questo comporterebbe un aumento del proprio reddito individuale e un aumento del reddito di tutti i Sardi che potrebbero spendere meno per recarsi a lavoro a causa dell’impiego delle risorse per migliorare l’efficienza del trasporto pubblico, oppure ricevere un contributo per iscrivere il figlio all’università, o ancora molto altro (sono solo esempi, è importante che sia chiaro il concetto). Questo rappresenterebbe un miglioramento delle condizioni di tutti e rappresenterebbe la soluzione preferita dal venditore.
2) REGALARE la propria idea che, unita al lavoro e alle risorse, farebbe aumentare ugualmente la produzione Sarda e di conseguenza le tasse e quindi la spesa pubblica. Certo, non vi sarebbe un aumento netto del reddito individuale del pensatore, ma questo, facendo parte della comunità alla quale ha regalato un’idea, godrebbe dei vantaggi di una maggiore spesa pubblica per rispondere ai bisogni suoi e dei suoi concittadini. Questa rappresenta una soluzione meno preferita dal pensatore rispetto alla prima ma comunque migliorativa della condizione di partenza.
In sostanza, qualora io non avessi una vigna, ma avessi idea di come aumentarne la produttività, perché non provare a vendere la mia idea e poi, qualora non riuscissi, regalarla alla comunità? In questo modo, ecco dimostrato come la generosità aiuterebbe tutti, e un regalo diventerebbe, oltre che onorevole farlo, anche un aumento del proprio reddito e dei servizi fruibili. Senza dimenticare, inoltre, che un giorno, quello a cui l’idea potrebbe essere regalata, potresti essere proprio tu…
Partendo da questa idea dal taglio economico, Nurnet ha scelto di seguire la seconda strada e da settembre a oggi, a fronte di ciò che abbiamo dato in prima battuta, abbiamo ricevuto moltissimo da una comunità che, anch’essa ha preferito la strada della generosità.
HOC HABEO QUODCUMQUE DEDI [Ho ciò che ho donato] [chiedo scusa ai “non addetti ai lavori” se ho usato qualche simbolo proprio dell’economia. Al contempo chiedo scusa agli “addetti ai lavori” per non aver espresso il pensiero con una trattazione rigorosa ma, come prima cosa, l’obbiettivo è la fruibilità e che il concetto sia alla portata di tutti, e come seconda cosa, confido nella vostra preparazione nel riuscire a trasformare queste righe in semplici equazioni matematiche].