Ruinas e il Gennargentu

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di Giorgio Valdès

Giovanni Lilliu aveva definito il villaggio nuragico di Ruinas, situato a quota 1.197 s.l.m. sui Monti del Gennargentu di Arzana, come il più alto della Sardegna. In realtà esiste un altro nuraghe, l’Ura ‘e Sole di Desulo che con i suoi 1.331 metri s.l.m dovrebbe detenere questo record, fermo restando che il suo stato di conservazione è pessimo. Il sito del Comune di Arzana riporta le considerazioni di Orazio Ferreli, scrittore e studioso “innamorato della sua terra” che così descrive il villaggio di Ruinas (sa Idda ‘e Ruinas): ”Si estende un vasto campo di rovine, nel quale si scorgono nettamente gli avanzi di circa 200 costruzioni circolari e s’intravedono i resti di altre 20, mentre molte si suppongono nascoste da cumuli di macerie che si vedono qua o là. Il nuraghe domina il villaggio, le cui costruzioni, tutte di pianta circolare sono sparse senz’ordine per tutto il territorio. Senza dubbio è questo il villaggio nuragico più esteso che abbia potuto rilevare durante la mia campagna di esplorazione archeologica”. Sempre sul sito del Comune si legge che nell’area del Ruinas sono censite le rovine di Bidda Silisè, Cortes de Maceddu, Adana, che si sostiene fossero state abbandonate intorno al 1400, in seguito ad una pestilenza e che i suoi abitanti, fossero stati accolti da Arzana, in cambio delle loro terre. Oggi i paesi sono interamente distrutti tranne il nuraghe della parte alta del villaggio, chiamato dai pastori arzanesi Sa Presoni è Molato, e qualche altra traccia residua. Anticamente doveva essere un grosso centro, al quale facevano capo tutti i pastori della zona e doveva essere provvisto anche di fontane e pozzi, perché l’acqua sgorga da varie parti in modo naturale. Per tornare a noi, “sa Idda ‘e Ruinas” incuriosisce, oltre che per la quota e per la lunghissima frequentazione delle sue strutture, anche per altre ragioni. Una di queste è sicuramente la dimensione dell’abitato che circondava il nuraghe, composto da non meno di 220 capanne circolari se non da un numero decisamente superiore. In un articolo pubblicato recentemente su questo portale Nurnet e titolato “La Reggia del Popolo mai vinto”, l’archeologa Giuseppina Tanda, a proposito del villaggio nuragico “Costa” o “Sa Reggia” di Foresta Burgos, stimava fosse composto da un centinaio di capanne (40 individuate) e popolato da circa 400/500 persone. Utilizzando un parametro analogo può quindi asserirsi che il villaggio di Ruinas fosse abitato da non meno di 1200 persone. Potrebbe quindi sostenersi che più che un villaggio si trattasse di una città, ed anche piuttosto popolosa se si pensa che attualmente ci sono oltre 40 Comuni sardi con una popolazione inferiore alla metà di quella di Ruinas. La dimensione di questo insediamento e la prossimità al monte Arzanadolu, sono inoltre uno stimolo per la fantasia, perché Ruinas dista pochi chilometri da quest’ultimo monte, il cui nome richiama parecchio quello di Argantonio, primo re storico di Tartesso. Il fatto curioso è che Rufo Festo Avieno (IV secolo d.C.), parlando di Argantonio, riferisce che egli aveva assegnato il suo nome a un monte che stava alle spalle del suo regno e che tale monte era “in qualche modo legato all’estrazione dell’argento” (Gennargentu?). Si tratta sicuramente di coincidenze, ma pensare che Tartesso, la biblica terra dei metalli, fosse ubicata nella nostra isola, magari dalle parti del monte Arzanadolu e del Gennargentu, è sicuramente un bel sogno che rinfranca l’animo.

Nella foto di Panoramio: il nuraghe Ruinas