di Giorgio Valdès
Il 31 luglio 2020, nella sezione Cultura dell’Unione Sarda, era comparso un articolo che trattava del ritrovamento, a Cipro, di cinque scodelline di età nuragica, due delle quali portavano direttamente al Nuraghe Arrubiu di Orroli, in quanto solo in corrispondenza di questo nuraghe era stato “rinvenuto il tipo di impasto usato per le ciotole di Cipro, costituite da una miscela d’argilla particolare”. E’ noto che gli studi e gli scavi concernenti questo straordinario monumento sono da tempo condotti dagli archeologi guidati da Mauro Perra; ma per acquisire maggiori dettagli sulla vicenda, si rimanda al citato articolo del quotidiano sardo, di cui al primo link emarginato.
Dallo stesso articolo abbiamo estratto questo brano particolarmente significativo:
“Il Mediterraneo nell’età del bronzo è un continente liquido nel quale i popoli che abitano le sue sponde si conoscono e si frequentano per scambiare prodotti, materie prime e idee sul loro mondo. La Sardegna, e il nuraghe Arrubiu di Orroli in particolare, partecipano a questo fervore di contatti alla pari con le altre comunità, sentendosi protagonisti di un periodo di floridezza economica e culturale che non a caso è stato definito come il primo fenomeno di vera e propria globalizzazione”, spiega Mauro Perra. “Siamo fra il XIV ed il XII secolo avanti Cristo, quando la civiltà nuragica vive il suo momento di maggior prosperità che si manifesta nelle opere grandiose come i nuraghi, le tombe di giganti e i santuari, ma anche nelle testimonianze di oggetti che provengono d’oltremare. Mentre fino a pochi decenni fa la presenza di reperti “esotici” e di pregio in contesti nuragici veniva identificata sulla base di approcci che possiamo definire intuitivi, oggi, grazie all’ausilio di scienze come la geologia, la fisica e la chimica, questi oggetti ci indicano con esattezza la loro provenienza”.
Altri importanti “marcatori” dei contatti tra la Sardegna e Cipro, in quei tempi remoti, sono sicuramente i lingotti “a pelle di bue” (ox-hide ingots), rinvenuti in abbondanza soprattutto in Sardegna; al proposito dei quali così scriveva, nel 1988, Giovanni Lilliu: “Quale che sia stata la vicenda, è certo che gli ox-hide ingots in Sardegna sono in tale quantità e così diffusi da sembrare di casa”.
Per avere contezza dell’aspetto di tali lingotti, ciascuno dei quali pesava circa 30 kg, si allega copia di una pagina del libro del canonico Giovanni Spano “Catalogo della raccolta archeologica sarda” (1860), con riprodotto uno dei lingotti a pelle di bue rinvenuti a Nuragus, e la foto dello stesso lingotto conservato nel Museo Archeologico di Cagliari.
Sempre tra gli allegati è riprodotta una tavola tratta dal libro “L’alba dei Nuraghi” di Giovanni Ugas, in cui sono presumibilmente ritratti: i “principi Shardana” rispettivamente con lingotto a “pelle di bue” e con spada in spalla, portati in dono a Rekhmira, visir del faraone Tuthmosi III; il faraone Amenothep II mentre trafigge un lingotto; un re riprodotto su vaso cretese con spada e “smanicato” simile alla “best’e peddi” padronale sarda e alla “mastruca” dei Sardi Pelliti. Quindi: la mappa con la distribuzione mediterranea dei lingotti ox-hide e il nuraghe Arrubiu di Orroli nelle foto di Andrea Mura-Nuragando Sardegna e Sergio Melis
Per maggiori approfondimenti sui rapporti intercorrenti in età nuragica tra la Sardegna e Cipro, si rimanda infine all’articolo di Serena Sabatini e Fulvia Lo Schiavo, concernente “lo sfruttamento e il commercio di metalli della tarda età del Bronzo tra le due isole”, nella libera traduzione effettuata da Nurnet per la conseguente pubblicazione sul proprio sito (cfr. secondo link a margine).