Shardana dei mari

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di Giorgio Valdès

A proposito di un recente post pubblicato sulla nostra pagina FB, in cui Il signor Mohamed, amministratore del Gruppo “Storia Egizia”, sosteneva l’identità Shardana=Sardegna -come peraltro asserito dal professor Giovanni Ugas- mi sono permesso di ricordare che il celebre egittologo inglese Sir Alan Gardiner scriveva, riferendosi a Ramesse II, che “proprio all’inizio del (suo) regno e per la prima volta in testi egizi, troviamo un accenno agli Sherden, pirati che più tardi diedero il nome alla Sardegna, ma che a quell’epoca è probabile abitassero in tutt’altra parte del Mediterraneo….” (Alan Gardiner ”La Civiltà Egizia” pag. 235 e 236)

A parte le altre considerazioni riportate nel mio commento, osservavo che se Alan Gardiner fosse vissuto nel periodo attuale, quando finalmente si sta parlando diffusamente della grande Civiltà Nuragica testimoniata da diverse migliaia di ritrovamenti, probabilmente avrebbe avuto contezza dell’importanza della Sardegna già ai tempi di Ramesse II, se non prima, e avrebbe forse rivisto le sue posizioni sulla provenienza degli Sherden.

Applicando la teoria del rasoio di Occam, considerato che la materia è soggetta ad ipotesi, in carenza di certezze, direi che la maggior parte degli indizi (soprattutto quelli individuati dal professor Giovanni Ugas), avvalorino la teoria del nostro amico egiziano. A questo proposito, oggi, con il susseguirsi dei ritrovamenti, abbiamo il convincimento che il periodo “nuragico” abbia sicuramente espresso una civiltà grandiosa, per quanto sia difficile stabilire il periodo esatto in cui essa abbia avuto inizio e quando ci sia stato il suo apice (a leggere gli scritti dei vari addetti di settore le datazioni differiscono e non di poco). Ma visto che a torto o a ragione il richiamo alla “scienza” emerge di continuo, mi permetto di proporre il seguente passo di un articolo di Maria Grazia Celuzza, archeologa, docente universitaria e direttrice del Museo archeologico e d’Arte della Maremma, che tra i suoi lavori annovera anche un saggio sull’”archeometria”. Nel suo articolo la professoressa Celuzza affermava testualmente che “le date relative all’Europa e ad altre regioni vengono infatti spostate all’indietro, mentre rimangono stabili quelle relative all’Egitto e al Vicino Oriente, basate su una cronologia storica disponibile dal 3000 a.C. in poi” e che quindi, al di fuori delle aree egizie e del vicino Oriente per le quali abbiamo riferimenti cronologici sufficientemente certi, “tutti i quadri cronologici costruiti sulla base del C14 vanno retrocessi di diversi secoli, spezzando i collegamenti cronologici tradizionali. L’effetto più drammatico è il crollo delle teorie diffusioniste che sostenevano l’arrivo di tutte le innovazioni culturali in Europa da Oriente…”.

Se la professoressa Celuzza non ha preso una cantonata, tutto lascia pensare che all’inizio del regno di Ramesse II, la Sardegna già costituisse una realtà nel mondo allora conosciuto, esercitando tra l’altro un predominio sui mari, di cui sono buoni testimoni gli innumerevoli nuraghi costieri posti a presidio dei porti e degli approdi. Non possiamo peraltro dimenticarci che l’arte della navigazione era nota ai sardi almeno dal V/VI millennio a.C, quando i nostri progenitori trasportavano minerali ed oggetti di ossidiana sino alle coste dell’attuale Toscana e dell’Iberia. Se mi è consentita una battuta, sicuramente la capacità d’andare per mare si sarebbe inevitabilmente evoluta nei millenni successivi e quindi, in periodo nuragico, se le nostre marinerie non avessero ancora brevettato il motore fuoribordo, poco ci sarebbe mancato.

Lo sviluppo della cantieristica navale, in periodo nuragico, fa tra l’altro capo agli studi ed alla modellistica predisposta dall’amico Gerolamo Exana, che sarà con noi a Castiadas, il 5 giugno prossimo, in occasione della Festa della Civiltà Sarda.

Perché allora pensare che gli Sherden “abitassero in tutt’altra parte del Mediterraneo?” Non è più ragionevole ritenere una loro provenienza dalla nostra isola?

E sempre a questo proposito mi piace richiamare il brano finale di un libro dedicato proprio a Ramesse II, quando l’autore, Christian Jacq, scrittore ed egittologo francese (Parigi 1947), descrive una scena in cui sulle spiagge d’Egitto sbarca un drappello di uomini armati, con a capo un feroce guerriero che stermina i soldati egizi che tentavano di impedirne l’approdo.  Ramses II riesce comunque a sconfiggere i nuovi arrivati, ma vuole comunque conoscere questa “furia umana” per arruolarlo come sua personale guardia scelta. Così viene a sapere che il suo nome è “Serramanna”.

Certo, la storia e il nome sono frutto di fantasia, ma essendo Jacq un egittologo, è ragionevole che si sia documentato ed abbia riflettuto sulla provenienza di quel guerriero, traendo le dovute conclusioni. g.v.

In allegato, i nuraghi di Castiadas a presidio della costa: “S’Ollastinu” (ph. Archeo Sarrabus e Francesca Cossu); Sa Omu ‘e s’Orcu (ph. Andrea Mura-Nuragando Sardegna); Gibe Truttiri (ph. Marco Cocco); Sa Proca (ph. Archeo Sarrabus). Modellini di navi nuragiche realizzate da Gerolamo Exana (ph. Arianna Giuntini). Fotogramma tratto dal film “I Dieci Comandamenti” di Cecil DeMille (1956), con sullo sfondo un guerriero Shardana, guardia scelta del faraone.