Shardana, Filistei e Fenici

di Giorgio Valdès

Nell’edizione di Settembre/Ottobre di Archeologia Viva, è riportato un lungo articolo di Maria Ausilia Fadda sui ritrovamenti di S’Arcu ‘e is Forros di Villagrande Strisaili, titolato “Nuragici, Filistei e Fenici tra i monti della Sardegna”.

L’articolo propone anche un contributo di Giovanni Garbini, accademico dei Lincei, che scrive: “ si viene così delineando un quadro storico-culturale della Sardegna piuttosto inaspettato, con una presenza levantina diffusa su tutta l’isola fin dal XIII secolo a.C. e interessata particolarmente alla ricerca e alla lavorazione dei metalli”.

Chi fossero questi naviganti che provenivano dall’oriente ce lo spiega subito dopo lo stesso Garbini quando dice “ I coloni fenici che s’insediarono nella costa sud-occidentale erano stati preceduti da altri Fenici che si erano affiancati ai Filistei e che come questi vivevano nei nuraghi accanto alla popolazione locale”.

Garbini afferma quindi che già prima del XIII secolo a.C., più o meno duecento anni prima della devastante invasione dell’oriente effettuata dai Popoli del Mare, in Sardegna già convivevano Nuragici, Filistei e Fenici.

Tuttavia nel libro “Haou-Nebout, i Popoli del Mare” di Berni e Chiappelli, è richiamato il seguente passo di uno scritto di Gerhard Herm riferito a una conferenza tenuta da Dimitri Baramki, curatore del museo archeologico di Beirut. “I protofenici cananei, disse Dimitri Baramki, erano un popolo dotato di tutte le qualità necessarie a una conquista marinara e commerciale del Mediterraneo.

Erano buoni mercanti e discreti organizzatori, possedevano la temerarietà degli antenati beduini e disponevano anche – cosa da non trascurare- di un’insolita forza religiosa; una cosa però mancava loro totalmente – e qui Dimitri alzò l’indice-: quel fondo di sapere nautico e tecnico senza il quale non è possibile la navigazione in alto mare.

Ne disponevano invece -l’indice si tese in avanti-, i misteriosi invasori che aggredirono verso il 1200 a.C. i paesi del Vicino Oriente: i Popoli del Mare.

Arrivò quindi il nocciolo del ragionamento di Baramki. Poiché proprio nell’XI secolo a.C. ebbe luogo quello spettacolare trapasso dal quale i navigatori costieri cananei uscirono dominatori d’alto mare, la conclusione è logica: i Popoli del Mare, devastatori di parte del Libano, si associarono in seguito ai Cananei per lasciarsene, infine, assorbire.

Dal processo di fusione, nel quale i primi portarono le loro capacità marinaresche, sorse la nazione fenicia, o “razza” fenicia, per usare l’espressione di Baramki”. In sintesi Dimitri Baramki, affermava che prima dell’invasione dei Popoli del Mare i fenici non sapevano navigare, circostanza che contrasta con l’assunto di Garbini sulla presenza fenicia in Sardegna già prima del XIII secolo. Come si può non credere a un’autorità come Baramki, direttore di una struttura museale ubicata al centro della presunta patria d’origine dei fenici ?

Se quindi gli stessi Fenici non potevano essere presenti in Sardegna prima dal XIII secolo, proprio perché carenti di capacità marinare e scartata l’ipotesi che fossero stati gli esperti naviganti sardi ad “importarli, a far compagnia ai nuragici del XIII secolo rimarrebbero solo i Filistei, sempre provenienti, secondo Garbini, da oriente.

In realtà i Filistei altro non erano se non quei Pheleseth dal copricapo piumato che appaiono costantemente insieme agli Shardana quanto meno a decorrere dai tempi del faraone Ramesse II (XIX dinastia – 1279/1212 a.C.).

Secondo la Bibbia essi provenivano da Kaftor (Keftiu), isola convenzionalmente identificata con Creta. Ma è credibile che i Nuragici si fossero alleati con una popolazione che risiedeva dall’altra parte del Mediterraneo (levantina come scrive Garbini)? In realtà ci sono ottime ragioni per ritenere che Kaftor fosse una terra posta a Occidente, che aveva come base nel mediterraneo orientale l’attuale Creta, isola che un tempo pare si chiamasse Minous o Mn-Ws (da “Haou-Nebout, i Popoli del Mare”).

Tale ipotesi sarebbe ulteriormente confermata dalle recenti ricerche genetiche che individuano in occidente l’origine dei minoici-cretesi, dotati di una particolare affinità “con le popolazioni dell’età del bronzo dalla Sardegna e della penisola iberica e con i campioni neolitici provenienti dalla Scandinavia e dalla Francia”.