Sulky

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di Giorgio Valdès Riprendo ed integro il contenuto di un precedente post titolato “Il mistero della statua di Sulky”. Sull’Unione Sarda del 18 gennaio 2007 si leggeva del ritrovamento a S.Antioco e più precisamente a Solki, “la città dei fenici e punici”, di una sepoltura che l’articolo definiva “particolare perché arrivata sino a noi incredibilmente intatta, con i resti delle persone sepolte, gli arredi funerari, addirittura il legno dei sarcofagi e, cosa veramente eccezionale, quelle bende che avvolgevano il capo di uno dei defunti, la ‘mummia’ di Solki”. In merito a questo ritrovamento il professor Bartoloni osservava come si trattasse del primo caso “in cui troviamo resti di tessuto in una tomba punica”. Questa notizia è stata ripresa nel 2008 dal professor Bernardini in un articolo apparso sui quaderni di Darwin nell’ottobre 2008, in cui sono illustrati i vari ritrovamenti della stessa necropoli, tra cui due figure scolpite sui pilastri che rappresentano personaggi incedenti che richiamano la tradizione egizia e di cui si è parlato nel post precedentemente citato. Propongo integralmente, perché particolarmente interessanti, alcuni passi dell’articolo di Bernardini: “Nella parete destra si nota una falsa porta, anch’essa contornata da pittura rossa. L’insieme presenta forti elementi di tradizione egizia: alla prestigiosa e raffinata cultura della valle del Nilo riportano infatti sia gli elementi architettonici, come la porta della cella a cornici multiple e il pilastro isolato al centro della stanza, particolare sinora sconosciuto nella necropoli punica di Sulky ma ben diffuso nell’architettura nobile egiziana, sia la decorazione pittorica della cella, con i riquadri e la falsa porta, che l’immagine stessa del personaggio, ben diffusa nella statuaria e nel rilievo di età fenicia e punica. Nella scarsità di testimonianze esistenti sulla pittura e scultura punica nell’area mediterranea il ritrovamento sulcitano si impone immediatamente per la sua eccezionalità e l’altissimo e l’altissimo livello documentario; esso fa giustizia, inoltre, di un precedente ritrovamento, avvenuto sempre nella necropoli di Sulky, di un rilievo egittizzante di personaggio incedente, che però non conserva va più tracce di pittura e che fu inoltre inopinatamente strappato dalla sua camera funeraria e sottoposto a un infelicissimo e ‘barbaro’ restauro”. In un altro passo del suo articolo il professor Bernardini osserva inoltre che “nella nicchia in parete che si affianca al feretro un’altra offerta rituale richiama, di nuovo, la tradizione e l’escatologia egizie: si tratta di cadaverini composti di due pernici accompagnati da una serie di uova di volatile; altre uova, il cui significato di rinascita e rigenerazione è indubbio, si trovano sparse sul pavimento della camera. Nel sepolcro n.7 un membro della ‘aristocrazia’ punica di Sulky è stato tumulato utilizzando una ‘scenografia della morte’ in cui architettura, pittura, iconografia e ritualità suggeriscono il riferimento costante alla tradizione culturale egiziana la quale è certamente ripresa per sottolineare il rango sociale e politico del defunto. Il dato, ormai ben conosciuto, della abbondante circolazione di motivi decorativi e iconografici egiziani nella produzione artigianale fenicia e punica, si colora in questo sepolcro di un fatto ideologico preciso: si tratta di un modo più profondo di vivere e concepire la ‘memoria d’Egitto’, legato in modo intimo alla celebrazione del prestigio e della dignità sociali degli uomini ‘potenti’ che governano le città della Fenicia d’Occidente.”

Le immagini, tratte dalla rivista “Quaderni di Darwin”, si riferiscono rispettivamente ai vasi di corredo che emergono dal disfacimento delle casse lignee e alla decorazione dipinta sulle pareti della camera funeraria n. 7, con il feretro sistemato lungo la parete di fondo della cella.