UNA POLITICA PER IL PATRIMONIO ARCHEOLOGICO DELLA SARDEGNA

 

LO STATO DELL’ARTE

 

Le tipologie dei beni culturali caratteristici della Sardegna rappresentano un fenomeno unico e continuo nei millenni che hanno preceduto il periodo Punico/Romano.

Di questo periodo esistono più di 10.000 monumenti archeologici: 7.000 sono nuraghi (torri megalitiche), tombe dei giganti e pozzi sacri, costruiti nell’età del bronzo nuragica; oltre 4.000 sono costituiti da domus de janas, menhir o dolmen, circoli funerari, villaggi, sino al cosiddetto ziqqurat di Monte d’Accoddi, che risalgono ad un periodo precedente (5000-2000 a.C.).

Negli anni recenti, in rapporto a questa unicità paesaggistica e culturale, è cresciuta, nella popolazione regionale sarda, una particolare dimensione identitaria che può essere riflessa anche nelle aspirazioni e nella sfera giuridica dell’autonomia.

Sono innumerevoli le iniziative “dal basso”, volontarie, social, con numeri crescenti degli appassionati escursionisti, fotografi e narratori, le cui azioni sono volte al recupero della conoscenza del paesaggio archeologico.

In parallelo sono nate delle iniziative dal carattere istituzionale, Fondazioni e Associazioni, supportate da mandati e ingenti finanziamenti pubblici, che mirano  alla valorizzazione della rete dei siti preistorici, nuragici e, di alcune specificità territoriali quali, per esempio, i Giganti e il Sinis.

La Regione Sardegna tramite lo Statuto dell’autonomia e la sua azione amministrativa può dare un contributo enorme a quanto sta accadendo nella società civile, alle potenzialità che da queste aspirazioni potrebbero determinarsi e alle necessità di tutela e valorizzazione. Occorre pertanto effettuare quelle riforme normative e amministrative che consentano un rafforzamento dei processi di protezione e valorizzazione del patrimonio archeologico legato all’identità del Popolo e della Nazione Sarda.

 

LA PROPOSTA

 

  1. I BENI ARCHEOLOGICI NELLO STATUTO. E’ importante aprire una nuova conversazione costituzionale intorno allo Statuto e ridiscuterlo, in particolare individuando degli elementi idonei a fondare la specialità. La lingua, la storia e la cultura del popolo sardo, tra cui la civiltà nuragica, una delle prime civiltà europee, sono attualmente assenti. E’ noto, infatti, che la specialità nel 1948 significava soltanto Piano di Rinascita (art. 13 Statuto), in quanto allora lo Statuto fu orientato alla necessità di far uscire la Sardegna dalle condizioni di povertà e arretratezza in cui versava. Tuttavia, oggi, i cittadini sardi hanno recuperato consapevolezza e orgoglio verso la loro identità. Oggi specialità significa lingua, cultura, territorio, patrimonio archeologico. La Sardegna è speciale come regione, in Italia, proprio per questi elementi.

 

  1. CENSIMENTO DEI BENI ARCHEOLOGICI DELLA SARDEGNA.

Se le iniziative in corso sono meritorie, per quanto sin qui affermato, è tuttavia vero che 67 siti Patrimonio dell’Umanità UNESCO, o le statue dei Giganti che viaggiano per l’Europa e il Mondo, non risolvono il problema della tutela, della manutenzione, dell’accessibilità, valorizzazione e fruizione dell’enormità di questo paesaggio culturale.

Gli oltre diecimila siti del patrimonio archeologico della Preistoria e Protostoria sarda non sono mai stati formalmente censiti e specificamente tutelati. Chiunque può misurare l’enorme differenza fra il numero dei siti fruibili, quelli realmente posti sotto tutela, per i quali è curato il contrasto del degrado, dell’aggressione vegetale e naturale, rispetto a quelli “dimenticati”, sommersi da detriti o demoliti dalla vegetazione, “bonificati per spietramenti”, finiti in ghiaia, muretti  a secco, o spesso neanche raggiungibili dall’occasionale visitatore.

Le campagne dello Stato e della Regione devono volgere al coinvolgimento totale delle popolazioni locali e a forme spinte e innovative, anche più liberali, di presidio del patrimonio archeologico.

Una azione fondamentale è la realizzazione di un censimento partecipato, scientifico e certificato, che utilizzi le tecnologie digitali di mappatura e memorizzazione dell’esistente.

. Sulla scorta di questo strumento di maggiore conoscenza sarà possibile programmare meglio manutenzione e valorizzazione.

 

  1. FORESTAS CUSTODE DEI BENI ARCHEOLOGICI.

Riguardo la manutenzione e la difesa dall’aggressione vegetale e naturale, oltre che quella artificiale e umana, la Regione, con atto legislativo proprio, dovrebbe individuare le proprie agenzie di tutela e salvaguardia territoriale, quale, per esempio, FORESTAS, quali responsabili dello “sfalciamento” e liberazione dei siti, la loro accessibilità, secondo procedure preordinate e standardizzate, di modo che non venga ulteriormente meno la consistenza e la qualità dei monumenti.

 

  1. POLITICHE INTEGRATE.

La nuova politica archeologica regionale non è soltanto funzionale ad un rilancio delle ragioni della specialità e ad una doverosa protezione del patrimonio archeologico per le generazioni future. Il concetto di “politiche integrate”, cioè pensate insieme, mostra le potenzialità di questa scelta politica. Le attività di valorizzazione e promozione del patrimonio storico e artistico, una più profonda qualificazione del paesaggio, possono rappresentare un rilevante fattore di sviluppo per i territori e le comunità, in particolare per le aree interne, soggette a fenomeni di spopolamento. Avere un parco archeologico regionale, presentare ai turisti la Sardegna come l’isola dell’archeologia nuragica e pre-nuragica, aiuterebbe il turismo, lo sviluppo, l’economia.