Un unicum nel Mediterraneo: ti sembrerà di essere proiettato in un luogo enigmatico e sorprendente, che evoca suggestioni e interrogativi. Nelle campagne di Oschiri, a metà strada tra Sassari e Olbia, tra silenzio surreale e natura incantata, spicca un un banco di granito lungo circa dieci metri, sul quale sono state scolpite con precisa sequenza una serie di incisioni geometriche. La ‘tavola’ di pietra è stata definita ‘altare rupestre’ perché si trova di fronte alla chiesa di santo Stefano, che dà nome al sito. Vicino, sparse in un boschetto di macchia mediterranea, vedrai una necropoli con otto domus de Janas, mentre attorno sono disseminate rocce adattate a nicchie, tra le quali faticherai a distinguere mano dell’uomo e della natura. Sull’ampia parete granitica dell’altare sono stati incisi motivi di varie forme, combinati tra di loro: incavi triangolari, quadrangolari e semicircolari, attorno decine di coppelle e croci. Tra necropoli e altare sono individuabili altre quattro rocce istoriate, intrise di fascino e sacralità: una con tre nicchie quadrangolari e coppelle sopra e sotto; un’altra con due incavi triangolari e un bancone, usato forse per offerte votive o rito dell’incubazione; una nicchia rettangolare, assimilabile a una tomba a tafone; infine una ‘meridiana’ costituita da un incavo circolare, sormontato da uno scalino e circondato da coppelle. Molte incisioni sono state ‘cristianizzate’ dalla giustapposizione della croce, che serviva a cancellare la presenza di antichi dei pagani.
La datazione è incerta. (Sardegna Turismo)
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Tutta l'area compresa tra la necropoli a domus de janas e la chiesa di Santo Stefano è ricca di rocce tafonate adattate a nicchie e nicchioni, in cui spesso è difficle riconoscere l'azione della natura o quella dell'uomo. In particolare intorno alla chiesa sono individuabili cinque siti con rocce istoriate.
Tutta l'area compresa tra la necropoli a domus de janas e la chiesa di Santo Stefano è ricca di rocce tafonate adattate a nicchie e nicchioni, in cui spesso è difficle riconoscere l'azione della natura o quella dell'uomo. In particolare intorno alla chiesa sono individuabili cinque siti con rocce istoriate.
Tutta l'area compresa tra la necropoli a domus de janas e la chiesa di Santo Stefano è ricca di rocce tafonate adattate a nicchie e nicchioni, in cui spesso è difficle riconoscere l'azione della natura o quella dell'uomo. In particolare intorno alla chiesa sono individuabili cinque siti con rocce istoriate.
Un unicum nel Mediterraneo: ti sembrerà di essere proiettato in un luogo enigmatico e sorprendente, che evoca suggestioni e interrogativi. Nelle campagne di Oschiri, a metà strada tra Sassari e Olbia, tra silenzio surreale e natura incantata, spicca un un banco di granito lungo circa dieci metri, sul quale sono state scolpite con precisa sequenza una serie di incisioni geometriche. La ‘tavola’ di pietra è stata definita ‘altare rupestre’ perché si trova di fronte alla chiesa di santo Stefano, che dà nome al sito. Vicino, sparse in un boschetto di macchia mediterranea, vedrai una necropoli con otto domus de Janas, mentre attorno sono disseminate rocce adattate a nicchie, tra le quali faticherai a distinguere mano dell’uomo e della natura. Sull’ampia parete granitica dell’altare sono stati incisi motivi di varie forme, combinati tra di loro: incavi triangolari, quadrangolari e semicircolari, attorno decine di coppelle e croci. Tra necropoli e altare sono individuabili altre quattro rocce istoriate, intrise di fascino e sacralità: una con tre nicchie quadrangolari e coppelle sopra e sotto; un’altra con due incavi triangolari e un bancone, usato forse per offerte votive o rito dell’incubazione; una nicchia rettangolare, assimilabile a una tomba a tafone; infine una ‘meridiana’ costituita da un incavo circolare, sormontato da uno scalino e circondato da coppelle. Molte incisioni sono state ‘cristianizzate’ dalla giustapposizione della croce, che serviva a cancellare la presenza di antichi dei pagani.
La datazione è incerta. (Sardegna Turismo)
Il complesso nuragico risale al 1500 a.C. circa, il suo crollo è stato datato al IX secolo a.C. per cause ancora non certe e rimase disabitato fino al 100 a.C. quando arrivarono i Romani. È l'unico nuraghe premeditato presente in Sardegna, nonché uno tra i maggiori, costituito da una torre centrale circondata da altre cinque torri attorno alle quali si trova un antemurale (cinta esterna), con ulteriori sette torri che compongono un'altra cinta muraria difensiva, la quale racchiude diversi cortili intorno al bastione. È presente poi una seconda cortina muraria esterna con cinque torri ed una terza cortina con altre tre torri, non raccordate con quelle precedenti. Il numero totale delle torri è ventuno. Complessivamente copriva una superficie superiore a 5000 m².
Il complesso nuragico risale al 1500 a.C. circa, il suo crollo è stato datato al IX secolo a.C. per cause ancora non certe e rimase disabitato fino al 100 a.C. quando arrivarono i Romani. È l'unico nuraghe premeditato presente in Sardegna, nonché uno tra i maggiori, costituito da una torre centrale circondata da altre cinque torri attorno alle quali si trova un antemurale (cinta esterna), con ulteriori sette torri che compongono un'altra cinta muraria difensiva, la quale racchiude diversi cortili intorno al bastione. È presente poi una seconda cortina muraria esterna con cinque torri ed una terza cortina con altre tre torri, non raccordate con quelle precedenti. Il numero totale delle torri è ventuno. Complessivamente copriva una superficie superiore a 5000 m².
Il complesso nuragico risale al 1500 a.C. circa, il suo crollo è stato datato al IX secolo a.C. per cause ancora non certe e rimase disabitato fino al 100 a.C. quando arrivarono i Romani. È l'unico nuraghe premeditato presente in Sardegna, nonché uno tra i maggiori, costituito da una torre centrale circondata da altre cinque torri attorno alle quali si trova un antemurale (cinta esterna), con ulteriori sette torri che compongono un'altra cinta muraria difensiva, la quale racchiude diversi cortili intorno al bastione. È presente poi una seconda cortina muraria esterna con cinque torri ed una terza cortina con altre tre torri, non raccordate con quelle precedenti. Il numero totale delle torri è ventuno. Complessivamente copriva una superficie superiore a 5000 m².
La costruzione fu edificata in due fasi. Nella prima, risalente al periodo della cultura di Bonnanaro, venne costruita la tomba ad allée couverte - una sorta di dolmen allungato -, successivamente, attorno al 1600 a.C., fu trasformata in tomba di Giganti con esedra e stele, delle quali potrai ammirare alcune tracce.
La costruzione fu edificata in due fasi. Nella prima, risalente al periodo della cultura di Bonnanaro, venne costruita la tomba ad allée couverte - una sorta di dolmen allungato -, successivamente, attorno al 1600 a.C., fu trasformata in tomba di Giganti con esedra e stele, delle quali potrai ammirare alcune tracce.
La costruzione fu edificata in due fasi. Nella prima, risalente al periodo della cultura di Bonnanaro, venne costruita la tomba ad allée couverte - una sorta di dolmen allungato -, successivamente, attorno al 1600 a.C., fu trasformata in tomba di Giganti con esedra e stele, delle quali potrai ammirare alcune tracce.
Il complesso, sito sulla cima del monte Colbu che domina la piana di Olbia, è costituito da un nuraghe e una muraglia.
Il nuraghe, circondato dalla muraglia che originariamente doveva superare i 5 metri di altezza e che presenta due ingressi (uno a nord e uno a sud), è di tipo monotorre. Nel corridoio di ingresso è presente una piccola nicchia e parte del vano scala che conduceva alla terrazza del piano superiore. La camera centrale, dove è presente un piccolo pozzo, aveva una copertura a thòlos.