I menhir (dal bretone men, pietra e hir, lungo) sono monumenti litici di varia altezza infissi verticalmente nel terreno. Si distinguono essenzialmente in aniconici ed antropomorfi. I primi sono pietre naturali appena sbozzate, a forma di parallelepipedo o di prisma -tendente a restringersi alla sommità, a volte appuntita, a volte tronca-, oppure ogivale con sezione piano convessa. I secondi, invece, sono lavorati in modo da delineare la figura umana. Nell’età dei metalli, questi monoliti assumeranno la forma di vere e proprie statue-menhir. Un folto gruppo di esse presenta, sul prospetto, petroglifi probabilmente connessi al concetto di rigenerazione della vita e comunque oggetto di differenti interpretazioni.
I betili, termine dal significato di “casa della vita”, sono statue stilizzate in pietra risalenti al periodo nuragico. I più antichi si caratterizzano per un volume generalmente conico, con accenno a forme antropomorfiche che consentono spesso di distinguere i “maschili” dai “femminili”. La funzione rituale assegnata ai betili, generalmente sistemati lungo l’arco dell’esedra delle tombe dei giganti, o nei pressi di essa o su appositi conci a dentelli, era probabilmente quella di vigilare sulla incolumità della tomba e sulla pace dei morti. Piccoli betili, prossimi al portello di base delle stesse tombe di giganti, venivano forse utilizzati per simulare l’accoppiamento sessuale connesso ai concetti di fecondità e di procreazione.