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Dea Madre

Idolo femminile
Marmo, 17,8 cm
Sardegna, località sconosciuta.
Cultura di Ozieri, seconda metà del III millennio a.C – inizio del II millennio a.C.
Testa con naso lungo, di forma rotonda appiattita su collo alto; spalle appuntite e volte in su: le braccia sono appoggiate ad angolo al corpo, elaborate in un solo pezzo. Le mani non compaiono, la parte posteriore del corpo è a forma di sacco. I seni sono in evidenza sul corpo chealtrimenti è piatto e completamente stilizzato. La parte posteriore presenta una scanalatura a segnalare la spina dorsale, i glutei sono accennati. Sul collo, poco più sopra della linea delle spalle e sul dietro, sono state effettuate due incavature vicine, il cui significato non è chiaro. Le incavature ricordano le doppie trapanature di alcuni bronzi del primo periodo di Plastiras (Tessaglia).
Idoli di tipologia simile sono stati trovati a Porto Ferro ed a Monte d’Accodi. (E.Atzeni, , “La dea madre nelle culture prenuragiche. Studi sardi 24”, 1975-77, tavole 36 e seguenti.)
Stato di conservazione: superficie giallastra, leggermente deteriorata e con presenza di calcificazioni e di radici. La testa ha calcificazioni brunastre e macchie rosse. L’idolo ha il collo spezzato, per il resto è in uno stato di conservazione eccellente.
Letteratura: SKK (Sardische Kunst und Kultur, catalogo esposizione di Karlsruhe 1980) Nr. 7,

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Prov:
Autore:
Coppa tripode con decorazione a incisione

Coppa tripode con decorazione a incisione
Terracotta, a 12,2 cm diametro 29 cm
Nuraxinieddu (Oristano), da una tomba a fossa.
Eneolitico, Cultura dei Vasi Campaniformi
Questa coppa venne acquistata da una collezione privata di Oristano.
La coppa poggia su tre piedi robusti, rivolti all’infuori, leggermente concavi. È completamente decorata con motivi a incisione con incrostazioni bianche. La decorazione consiste in tre strisce con fregi a zigzag, ad ogni striscia seguono due linee.
La coppa venne rinvenuta insieme al vaso della Cultura dei Vasi Campaniformi nr. 8.
Per la Cultura dei Vasi Campaniformi vedi la pagina 21 di questo catalogo e il catalogo SKK, da pagina 38, ill. 25; Lilliu “La civiltà dei Sardi dal neolitico all’età dei nuraghi” 82 segg. Il. 16, tav. 16.
Stato di conservazione: ricostruita con i frammenti ritrovati, senza pezzi mancanti. Il bordo è sbeccato in un punto. Terracotta grigio-bruna sul nerastro, levigata.
Letteratura: SKK (Sardische Kunst und Kultur, catalogo esposizione di Karlsruhe 1980) Nr. 72.

Comune:
Prov:
Autore:
Vaso Campaniforme

Vaso campaniforme
Terracotta, a 10 cm diametro 10,6 cm
Nuraxinieddu (Oristano), da una tomba a fossa.
Eneolitico, Cultura dei Vasi Campaniformi
Questo vaso di tipica forma campaniforme è decorato con strisce e linee nella caratteristica tecnica della rotellina. Semplici linee si alternano a nastri ritorti ed a strisce con decoro a zigzag.
La decorazione è incrostata di materiale bianco.
Il vaso fu rinvenuto nello stesso luogo della coppa nr. 7 ed acquistato da una collezione privata di Oristano.
Per la Cultura dei Vasi Campaniformi vedi la pagina 21 di questo catalogo e il catalogo SKK, da pagina 38, ill. 25; Lilliu “La civiltà dei Sardi dal neolitico all’età dei nuraghi” 82 segg. Il. 16, tav. 16.
Il test della termoluminescenza nel laboratorio di ricerca Rathgen di Berlino di J. Riederer ha confermato l’origine antica del vaso.
Stato di conservazione: Completamente integro. Terracotta bruno scuro, levigata.
Letteratura: SKK (Sardische Kunst und Kultur, catalogo esposizione di Karlsruhe 1980) Nr. 73.

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Prov:
Autore:
Dea Madre

Idolo femminile a forma di croce.
Marmo, 14,9 cm
Sardegna, località sconosciuta.
Cultura di Ozieri, seconda metà del III millennio a.C.
Idolo piatto con testa ovale schiacciata e naso lungo e diritto; collo robusto, torso squadrato senza braccia, seni rotondi. Parte inferiore affusolata e senza accenno di gambe. La parte posteriore è spianata fino ai glutei che sono leggermente curvati.
L’origine di questo tipo di dea madre, che nella sua forma più perfetta si può ammirare nel grande idolo di Senorbì, forse un poco più tardi, è inimmaginabile senza presupporre contatti con le isole Cicladi, vedi pag. 12. Per altri esempi di questa tipologia vedere E. Atzeni, “La dea madre nelle culture prenuragiche. Studi sardi 24”, 1975-77, tavola 33.
Stato di conservazione: integro. Superficie antica finemente levigata, la parte posteriore ha incrostazioni minerali e fibre di radici.
Letteratura: SKK (Sardische Kunst und Kultur, catalogo esposizione di Karlsruhe 1980) Nr. 6

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Prov:
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Maschera

Maschera della Collezione Pomerance, Catalogo del 1966
Per quanto è di mia conoscenza esiste solo un altro esempio nell’arte antica e cioè nella Pomerance Collection, New York (Catalogo del 1966, Nr. 46), purtroppo senza indicazione del luogo di provenienza. Questa maschera maschile con le corna e le orecchie forate viene per ora e probabilmente giustamente indicata come Luristan, X sec. a.C.
Con questo si aggiunge un altro rimarcabile esempio ai paralleli tra i bronzi sardi e quelli del Luristan descritti da Lilliu (G. Lilliu, Sculture della Sardegna nuragica, 1966, pag. 27), vedi anche le didascalie di questo catalogo per i numeri 48 e 85.”

Comune:
Prov:
Autore:
Maschera maschile

Maschera maschile
Bronzo. a 17,8 cm, l 8cm
Sardegna, località sconosciuta.
Periodo Nuragico, VII sec. a.C.
Questo severo volto maschile con particolari ben studiati ha orbite profonde e perforate, in cui gli occhi mancanti in origine dovevano essere di pietra o vetro. La maschera è aperta nella parte posteriore per 4,5 cm. Le orecchie presentano 3 fori ai bordi, il setto nasale ha un foro nella parte finale, evidentemente la predisposizione per un gioiello andato perduto.
Dalla fronte alta e diritta si erge nel mezzo e ai lati un “corno” ricurvo. Questo fa pensare ad una rappresentazione divina se non demoniaca dell’oggetto.
Tra i bronzi sardi questa maschera è singolare. La sua forma fa pensare che fosse destinata alla parte superiore di uno scettro. Per quanto è di mia conoscenza esiste solo un altro esempio nell’arte antica e cioè nella Pomerance Collection, New York (Catalogo del 1966, Nr. 46), purtroppo senza indicazione del luogo di provenienza. Questa maschera maschile con le corna e le orecchie forate viene per ora e probabilmente giustamente indicata come Luristan, X sec. a.C.
Con questo si aggiunge un altro rimarcabile esempio ai paralleli tra i bronzi sardi e quelli del Luristan descritti da Lilliu (G. Lilliu, Sculture della Sardegna nuragica, 1966, pag. 27), vedi anche le didascalie di questo catalogo per i numeri 48 e 85.
I valori dell’analisi dei metalli eseguiti nel laboratorio di analisi Rathgen a Berlino (J.Riederer) corrispondono ai valori tipici dei bronzi sardi.
Stato di conservazione: integro ad eccezione di piccole parti mancanti alla pinna del naso ed al bordo inferiore nella parte posteriore della maschera.
Patina levigata nero-verdastra con alcune incrostazioni sabbiose.
Letteratura: SKK (Kunst und Kultur Sardiniens, 1980) Nr. 145

Comune:
Prov:
Autore:
Maschera maschile

Maschera maschile
Bronzo. a 17,8 cm, l 8cm
Sardegna, località sconosciuta.
Periodo Nuragico, VII sec. a.C.
Questo severo volto maschile con particolari ben studiati ha orbite profonde e perforate, in cui gli occhi mancanti in origine dovevano essere di pietra o vetro. La maschera è aperta nella parte posteriore per 4,5 cm. Le orecchie presentano 3 fori ai bordi, il setto nasale ha un foro nella parte finale, evidentemente la predisposizione per un gioiello andato perduto.
Dalla fronte alta e diritta si erge nel mezzo e ai lati un “corno” ricurvo. Questo fa pensare ad una rappresentazione divina se non demoniaca dell’oggetto.
Tra i bronzi sardi questa maschera è singolare. La sua forma fa pensare che fosse destinata alla parte superiore di uno scettro. Per quanto è di mia conoscenza esiste solo un altro esempio nell’arte antica e cioè nella Pomerance Collection, New York (Catalogo del 1966, Nr. 46), purtroppo senza indicazione del luogo di provenienza. Questa maschera maschile con le corna e le orecchie forate viene per ora e probabilmente giustamente indicata come Luristan, X sec. a.C.
Con questo si aggiunge un altro rimarcabile esempio ai paralleli tra i bronzi sardi e quelli del Luristan descritti da Lilliu (G. Lilliu, Sculture della Sardegna nuragica, 1966, pag. 27), vedi anche le didascalie di questo catalogo per i numeri 48 e 85.
I valori dell’analisi dei metalli eseguiti nel laboratorio di analisi Rathgen a Berlino (J.Riederer) corrispondono ai valori tipici dei bronzi sardi.
Stato di conservazione: integro ad eccezione di piccole parti mancanti alla pinna del naso ed al bordo inferiore nella parte posteriore della maschera.
Patina levigata nero-verdastra con alcune incrostazioni sabbiose.
Letteratura: SKK (Kunst und Kultur Sardiniens, 1980) Nr. 145

Comune:
Prov:
Autore:
Maschera maschile

Maschera maschile
Bronzo. a 17,8 cm, l 8cm
Sardegna, località sconosciuta.
Periodo Nuragico, VII sec. a.C.
Questo severo volto maschile con particolari ben studiati ha orbite profonde e perforate, in cui gli occhi mancanti in origine dovevano essere di pietra o vetro. La maschera è aperta nella parte posteriore per 4,5 cm. Le orecchie presentano 3 fori ai bordi, il setto nasale ha un foro nella parte finale, evidentemente la predisposizione per un gioiello andato perduto.
Dalla fronte alta e diritta si erge nel mezzo e ai lati un “corno” ricurvo. Questo fa pensare ad una rappresentazione divina se non demoniaca dell’oggetto.
Tra i bronzi sardi questa maschera è singolare. La sua forma fa pensare che fosse destinata alla parte superiore di uno scettro. Per quanto è di mia conoscenza esiste solo un altro esempio nell’arte antica e cioè nella Pomerance Collection, New York (Catalogo del 1966, Nr. 46), purtroppo senza indicazione del luogo di provenienza. Questa maschera maschile con le corna e le orecchie forate viene per ora e probabilmente giustamente indicata come Luristan, X sec. a.C.
Con questo si aggiunge un altro rimarcabile esempio ai paralleli tra i bronzi sardi e quelli del Luristan descritti da Lilliu (G. Lilliu, Sculture della Sardegna nuragica, 1966, pag. 27), vedi anche le didascalie di questo catalogo per i numeri 48 e 85.
I valori dell’analisi dei metalli eseguiti nel laboratorio di analisi Rathgen a Berlino (J.Riederer) corrispondono ai valori tipici dei bronzi sardi.
Stato di conservazione: integro ad eccezione di piccole parti mancanti alla pinna del naso ed al bordo inferiore nella parte posteriore della maschera.
Patina levigata nero-verdastra con alcune incrostazioni sabbiose.
Letteratura: SKK (Kunst und Kultur Sardiniens, 1980) Nr. 145Maschera maschile
Bronzo. a 17,8 cm, l 8cm
Sardegna, località sconosciuta.
Periodo Nuragico, VII sec. a.C.
Questo severo volto maschile con particolari ben studiati ha orbite profonde e perforate, in cui gli occhi mancanti in origine dovevano essere di pietra o vetro. La maschera è aperta nella parte posteriore per 4,5 cm. Le orecchie presentano 3 fori ai bordi, il setto nasale ha un foro nella parte finale, evidentemente la predisposizione per un gioiello andato perduto.
Dalla fronte alta e diritta si erge nel mezzo e ai lati un “corno” ricurvo. Questo fa pensare ad una rappresentazione divina se non demoniaca dell’oggetto.
Tra i bronzi sardi questa maschera è singolare. La sua forma fa pensare che fosse destinata alla parte superiore di uno scettro. Per quanto è di mia conoscenza esiste solo un altro esempio nell’arte antica e cioè nella Pomerance Collection, New York (Catalogo del 1966, Nr. 46), purtroppo senza indicazione del luogo di provenienza. Questa maschera maschile con le corna e le orecchie forate viene per ora e probabilmente giustamente indicata come Luristan, X sec. a.C.
Con questo si aggiunge un altro rimarcabile esempio ai paralleli tra i bronzi sardi e quelli del Luristan descritti da Lilliu (G. Lilliu, Sculture della Sardegna nuragica, 1966, pag. 27), vedi anche le didascalie di questo catalogo per i numeri 48 e 85.
I valori dell’analisi dei metalli eseguiti nel laboratorio di analisi Rathgen a Berlino (J.Riederer) corrispondono ai valori tipici dei bronzi sardi.
Stato di conservazione: integro ad eccezione di piccole parti mancanti alla pinna del naso ed al bordo inferiore nella parte posteriore della maschera.
Patina levigata nero-verdastra con alcune incrostazioni sabbiose.
Letteratura: SKK (Kunst und Kultur Sardiniens, 1980) Nr. 145

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Prov:
Autore:
Pendente a forma di testa di animale

Pendente a forma di testa di animale
Bronzo. a 4,4 cm, l 5 cm
Sardegna, località sconosciuta.
IX – VI sec. a.C.
La protome è stata fusa a tubo con una apertura grande nel muso ed una relativamente piccola, circondata da un anello nella parte posteriore. Non si può determinare con esattezza a quale animale apparterrebbe la testa, sono presenti sia corna che zanne e diversi nastri sono avvolti intorno in più direzioni (per il sacrificio?); anche le corna sono circondate da nastri alla base ; sulla testa emergono tre linguette.
La funzione dell’oggetto non è chiarita: potrebbe essere stata usata come pendente, amuleto ma anche come sbocco di una conduttura d’acqua.
Tra i bronzi sardi manca per ora un esempio simile. Il mufflone perforato nr. 43 ricorda con la sua grande apertura sul muso l’impostazione di questa protome.
Una protome simile di una collezione di Basilea (SKK nr. 278) è stata trovata nel Luristan, secondo l’informazione datami a voce dal commerciante. Questa asserzione appare quanto mai credibile dopo che un esempio simile fu messo all’asta alcuni anni fa a New York con l’indicazione “Iran” (Sotheby Parke Bennet, asta del 8/10-12/12/1979, nr. 139).
Poichè i bronzi del Luristan sono serviti più volte come modello ai fonditori di bronzo sardi (vedere il testo dei reperti nr. 36 e 85), anche qui potrebbe essere stato il caso. In ogni modo questa protome per ora unica in Sardegna, non è pensabile senza un’impulso orientale.
La conformità di questo e del citato bronzo di Basilea, che nei valori dell’analisi dell’istituto di ricerca Rathgen di Berlino (J.Riederer),hanno dato risultati per tutti e due tipici nella lega dei metalli (vedi SKK, Tabella ill. 118, nr. 61 e 63), deporrebbe a favore della presupposizione di Lilliu secondo la quale per un certo periodo i fonditori di bronzo del Luristan siano stati attivi in Sardegna.
Stato di conservazione: la zanna destra spezzata, altrimenti ben conservato ad eccetto di smussamenti alle corna ed al muso. Patina verde-nerastra con alcuni punti rossi di ossidazione.
Letteratura: SKK (Kunst und Kultur Sardiniens, 1980) Nr. 277

Comune:
Prov:
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Protome (Luristan) ma con bronzo analogo ai bronzetti sardi

Bronzo, a 7,6 cm, l 9,6 cm
Presumibilmente ritrovato in Luristan (Iran)
Luristan, inizio del I mill. a.C.
Basilea, Antikenmuseum, precedentemente collezione R.Hess.
Questa testa di animale ha una forma tubolare che si restringe verso il muso, ha grandi corna rivolte in dentro e zanne ripiegate verso il bordo del muso. La fronte è ornata di striscie di pelle borchiate di metallo, che attraversando la fronte bordano gli occhi; un altro elemento scende dalla fronte e si allarga verso il basso. Otto ciuffi di peli (?) si erigono al centro sopra la fronte. Il muso rotondo è scavato in profondità per 2 cm. La parte posteriore della protome è chiusa ed è completata da una stanghetta.
Un pendente simile proveniente dall’Iran, che pur con divergenze stilistiche ripete tutte le caratteristiche del reperto di Basilea, è apparso da poco sul mercato d’arte (Sotheby Parke Bernet, December 13th , 1979, nr. 139). Sembra evidente che questa tipologia iraniana, eseguita nella zona del Luristan, è servita da modello per il pezzo precedente proveniente dalla Sardegna.
È degno di nota il fatto che i valori dell’analisi dei metalli fatti nell’istituto di ricerca Rathgen a Berlino(J.Riederer) Tabella ill. 118, Nr. 63, non solo corrispondano ai valori del pezzo sardo, ma risultano coincidenti con la lega tipica dei bronzi sardi.
J. Riederer mi ha scritto questo:”Tutti e due i pezzi sono così simili nei particolari che non potrei escludere una provenienza comune”.
Stato di conservazione: il corno sinistro incrinato, altrimenti intatto. Patina verde scuro con punti di ossidazione rosso-bruno.
Non pubblicato

Comune:
Prov:
Autore:
Pastori barbuti

26 e 27 Pastori barbuti con bastone e fiaccola(?)
27 Bronzo, VII-VI sec. a.C. a 12 cm, con condotto di colata 13,2 cm
Sardegna, località sconosciuta.
Cultura nuragica VII-VI sec. a.C.
Il pastore barbuto, In piedi con le gambe leggermente divaricate tiene nella sinistra un grosso bastone, e nella destra – come un’offerta – qualcosa che potrebbe rappresentare un fiore o una fiaccola (confrontare con le fiaccole votive di Lilliu (G.Lilliu, Sculture della Sardegna nuragica, 1966, nr.367). Sulla spalla sinistra è poggiata una mantella che termina a punta. Il pastore è vestito a quanto pare solo con un gonnellino corto e con un berretto piatto, che presenta un avvallamento cruciforme.
La raffigurazione è maturata ed orientata all’attento studio dell’uomo. Questa statuetta fu trovata insieme alla seguente ed è stata eseguita dallo stesso maestro fonditore. Tutte e due le statuette sono da ricondurre al gruppo barbaricino (vedere anche da pagg. 37).
I valori dell’analisi dei metalli dell’istituto di ricerca Rathgen di Berlino (J.Riederer) corrispondono alla lega tipica dei bronzi sardi.
Stato di conservazione: indenne,è conservato il condotto di colata a forcella.
Letteratura: SKK (Kunst und Kultur Sardiniens, 1980) Nr. 120
26 Bronzo, a 12 cm, con condotto di colata 13 cm
Sardegna, località sconosciuta
Periodo nuragico, VII – VI sec. a.C.
Abbigliato esattamente come il pastore precedente. Questo però tiene il bastone nella mano destra mentre con la mano sinistra, sproporzionatamente grande, trattiene contro il torace la mantella ripiegata su se stessa e appoggiata sulla spalla La parte inferiore delle gambe è protetta da gambali.
Sembra che questo pastore sia stato rappresentato come più anziano di quello precedente. Questi due bronzetti, che sono stati trovati nella stessa località e eseguiti dallo stesso maestro fonditore, potrebbero essere l’effige votiva di due fratelli oppure di un padre e figlio.
I valori dell’analisi dei metalli dell’istituto di ricerca Rathgen di Berlino (J.Riederer) corrispondono alla lega tipica dei bronzi sardi.
Stato di conservazione: indenne a parte la mancante parte superiore del bastone. Condotto di colata con l’armatura in piombo originale, patina leggermente incrostata e ruvida .
Letteratura: SKK (Kunst und Kultur Sardiniens, 1980) Nr. 121

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Guerriero ornato di corna e arco

Il guerriero in piedi a gambe larghe, solleva la mano in segno di saluto o di preghiera.
Veste una doppia tunica ed un elmo piatto con alte corna. Il collo è protetto da un collare a spirale, le gambe da gambali rinforzati da elementi in metallo, lo stomaco da una piastra metallica rettangolare appesa ad una larga fascia a vu che scende dalle spalle ed infine l’avambraccio sinistro da un largo manicotto decorato con archi di metallo. Il guerriero appoggia il suo arco alla spalla sinistra; la faretra, con la spada fissata a lato ed un ulteriore passante per un’altra arma (pugnale?) pende dal dorso. Occhi grandi, arrotondati e discoidali dominano il volto sottile e finemente disegnato.
La statuetta fa parte del gruppo di guerrieri che per le loro caratteristiche sono riportati ad una fase antica. I guerrieri di Abini le sono stilisticamente affini (G. Lilliu, Sculture della Sardegna nuragica, 1966, nr. 86, 98 e 259), così come un altro arciere (G.Lilliu, op.cit. nr.30) e paiono provenire dallo stesso laboratorio.
I valori dell’analisi dei metalli dell’istituto di ricerca Rathgen di Berlino (J.Riederer) corrispondono alla lega tipica dei bronzi sardi.
Stato di conservazione:mancano le ultime parti delle corna dell’elmo, la parte superiore dell’arco ed il piede destro. È presente il condotto di colata a forcella. Patina verde levigata.
Letteratura: SKK (Kunst und Kultur Sardiniens, 1980) Nr. 93

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