IL PAESAGGIO NURAGICO: LO STATO DELLA RICERCA, ALCUNI STUDI RECENTI

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Abstract a cura della redazione dell’articolo *
Lo studio del paesaggio in ambito protostorico è un fenomeno recente, riferibile agli ultimi quarant’anni.
I principali stimoli sono riferibili all’esame delle caratteristiche geografiche dei siti scelti per gli insediamenti dei gruppi umani pre- e protostorici, alle relazioni tra comunità e l’ecosistema antico nel quale erano inseriti, ai rapporti tra i diversi centri abitati, all’articolazione socio-politica dell’assetto territoriale.
Il rapporto con il territorio delle società arcaiche doveva essere ben diverso da quello attuale.
 
Senza una attenta ricostruzione delle condizioni paleo-ambientali i fenomeni determinanti l’insediamento non possono essere compresi e, almeno sino a pochi anni fa, era rilevante la scarsità di ricerche con un taglio interdisciplinare.
 
“Durante gli anni settanta, si è manifestato un notevole interesse per la struttura economica e sociale delle comunità preistoriche e protostoriche. In alcuni ambienti l’interesse per questi aspetti ha rappresentato anche una reazione a strategie di ricerca, che privilegiavano lo studio dei materiali.
Nel caso di società della tarda preistoria spesso il singolo insediamento può venire considerato solo un elemento nell’ambito di una rete di abitati, di cui si ipotizza il carattere di organizzazione territoriale più vasta, eventualmente organizzata gerarchicamente.
Il paesaggio sardo è ancora oggi fortemente caratterizzato dalla considerevole sopravvivenza dei nuraghi.
Maurice Le Lannou nel 1941 scrive:
“Molto più intimamente incorporati al paesaggio geografico che le dimore dell’uomo contemporaneo, i nuraghi sono veramente, nella solitudine incolta delle campagne sarde, il segno più forte e più impressionante della presenza umana”.
Possiamo cercare di esaminare più nel dettaglio un’area particolarmente esemplificativa come quella relativa all’altipiano basaltico di Abbasanta…
Punto privilegiato appare indiscutibilmente l’orlo del pianoro basaltico, sia in corrispondenza del fronte principale davanti alla valle del fiume Tirso, sia in lungo le incisioni secondarie percorse dai loro affluenti.
La tendenza della distribuzione all’interno dell’altipiano appare sia quella del raggruppamento in piccoli clusters, da tre a sette nuraghi, sia quella della disposizione in allineamenti di diversa entità numerica.
Il paesaggi fortemente antropizzato quale appare nel corso della fase di edificazione delle torri nuragiche sembra subire una significativa attenuazione a partire dal Bronzo finale, in coincidenza della costruzione di villaggi, che sorgono vicino ai preesistenti nuraghi o a distanza da essi.
Se si prendono in considerazione i villaggi di grandi dimensioni, si nota che la loro distribuzione, orientata verso due aree distinte, sembra direttamente ricollegabile alla presenza nel territorio di alcuni edifici di culto, quali pozzi e fonti sacre.
 
* “IL PAESAGGIO NURAGICO: LO STATO DELLA RICERCA, ALCUNI STUDI RECENTI” (Anna Depalmas, UNISS)
(edito dall’Associazione di Cultura Popolare GUILCIER REAL-Angelo Saba- Atti del convegno 12-genn-2008. Il Paesaggio Nuragico)
Nell’immagine il Nuraghe Muraoddine di Ghilarza (autore Alessandro Pilia)