Interconnessione tra nuraghi

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di Giorgio Valdès

In alcuni altri precedenti post avevamo scritto in merito al sistema di allineamento dei nuraghi, che si ripete nella quasi totalità del territorio regionale. Per essere più espliciti, un’ipotetica linea retta che unisce due nuraghi, nella quasi totalità dei casi ne intercetta almeno un terzo se non diversi altri.

A questo proposito, l’antropologa Dolores Turchi, nel suo libro “Lo sciamanesimo in Sardegna”, scriveva che il professor Giuseppe Ferraro, esperto in tradizioni popolari e folklore (1846-1907) supponeva che da un nuraghe all’altro si trasmettessero messaggi particolari.

Sempre la Turchi, osservava che <<d’altra parte la cosa è possibile perché da un nuraghe in genere se ne vedevano altri due” e che “esempi di comunicazioni verbali da un nuraghe all’altro ne esistono tanti>>.

Scriveva inoltre che << Una di queste riguarda il nuraghe di Sumboe, presso Ghilarza. Si dice che un uomo avesse gridato al compagno, che stava un po’ distante, di voler andare al nuraghe di Sumboe. Udendo ciò una fata uscì dal nuraghe di Trubeli e gli disse: “Si chi andas a Sunboe, nara a tia Balloe chi sa fizza est morta oe. Oe non m’aperit chiza ca l’est morta sa fiza”. (Se tu vai a Sumboe di’ a zio Balloe (Salvatore) che oggi è morta la figlia. Oggi non riesco a sollevare le ciglia (aprire gli occhi) perché è morta sua figlia”.

Anche il paese di Cabras rammenta un messaggio di morte che viene inviato da un nuraghe all’altro: “De s’uraghe de Sianeddu a s’uraghe de Zianneddu: naraddi a s ‘omai Orca ca sa fiza sua est morta”. (Dal nuraghe di Sianeddu a quello di Zianneddu: riferisci a comare Orca che sua figlia è morta).>>

Prosegue la Turchi considerando che << Nel centro dell’Africa (Congo) comunicano ancora oggi da un luogo all’altro col tamburo. Non è escluso che anche in Sardegna vi fossero segni o suoni particolari per comunicare rapidamente anche a grandi distanze, quando il messaggio non veniva affidato a dei passanti.

C’è da notare che in quest’ultimo messaggio l’abitatrice del nuraghe è chiamata comare Orca (da Orcus divinità degli inferi). Questo pone la jana-fata-orca in diretta comunicazione col mondo dei defunti, dandole chiare connotazioni sciamaniche. Non a caso molti nuraghi vengono chiamati Sa domo ‘e s’Orcu come pure molte tombe di giganti>>.

In merito a quest’ultima considerazione, mi permetto di esprimere un parere da semplice appassionato.

Ritengo che la parola Orco possa essere una contrazione di Forco (Porcu?), re mitologico di Sardegna e Corsica, che abbiamo citato in precedenti post, tra cui quello indicato nel link emarginato. Sa domo ‘e s’Orcu “potrebbe” quindi significare la casa o la reggia di Forco.

Dedico questo breve post all’amico Lucio Pascarelli, con cui abbiamo piacevolmente discusso sulle ragioni degli allineamenti nuragici e sui probabili sistemi di comunicazione inter-nuragici (a parte la scontata accensione di fuochi e/o segnali di fumo). g.v.

https://www.nurnet.net/blog/un-po-per-gioco/

In allegato: l’allineamento e la densità dei nuraghi del Sinis; il nuraghe Sianeddu di Cabras, ricoperto dalla vegetazione (ph. Alessandro Pilia); il nuraghe Trubeli di Tadasuni (ph. Judogy65); il nuraghe Sumboe di Ghilarza (ph. Andrea Mura-Nuragando Sardegna); il nuraghe Sa domu ‘e s’Orcu di Sarroch (ph. Marco Cocco e Francesca Cossu); la tomba di giganti Sa domu ‘e s’Orku di Siddi (ph. Diversamente Sardi e Bibi Pinna); il nuraghe Sa domu ‘e s’Orcu di Dolianova (ph. Andrea Mura-Nuragando Sardegna e Lorenzo Muntoni).