23) ARCIERE CON ARCO (A DOPPIO FLETTENTE) POGGIATO A TERRA
Nome: Arciere con arco poggiato a terra
Professione: Arciere
Altezza: 10,8 cm
Vestiario e aspetto: viso allungato con naso importante, elmetto a piccola calotta ornata con giro di grandi borchie e pennacchio frontale, la testa sembra rasata; il guerriero indossa una doppia tunica attillata e corta che rientra sui fianchi; sul petto una grande placca paracolpi di forma quadrata pendente dalle “bretelle” a lato del collo; sul dorso una “faretra” che ricorda le “faretrine votive” (di cui abbiamo parlato ieri ?).
Con la mano sinistra dotata di guanto e parabraccio regge un lungo arco a doppio flettente, con la mano destra porge il tipico saluto devozionale; le gambe sono prive di schinieri, i piedi nudi.
Luogo di ritrovamento: Sardegna, loc. sconosciuta
Residenza attuale: Museo Archeologico di Cagliari
Segni particolari: simile all’arciere di Urzulei già descritto
Curiositá: arco lungo e pesante per lunghe gittate dalla forma riconoscibile solo nella civiltà nuragica. Secondo alcuni l’assenza di schinieri di protezione e le caratteristiche dell’arco (pesante e difficile da tendere ma capace di mandare la freccia molto lontano) suggeriscono l’ipotesi che questi arcieri non fossero utilizzati in campo aperto.
fotografie di G. Exana
#immagini: 112
23) ARCIERE CON ARCO (A DOPPIO FLETTENTE) POGGIATO A TERRA
Nome: Arciere con arco poggiato a terra
Professione: Arciere
Altezza: 10,8 cm
Vestiario e aspetto: viso allungato con naso importante, elmetto a piccola calotta ornata con giro di grandi borchie e pennacchio frontale, la testa sembra rasata; il guerriero indossa una doppia tunica attillata e corta che rientra sui fianchi; sul petto una grande placca paracolpi di forma quadrata pendente dalle “bretelle” a lato del collo; sul dorso una “faretra” che ricorda le “faretrine votive” (di cui abbiamo parlato ieri ?).
Con la mano sinistra dotata di guanto e parabraccio regge un lungo arco a doppio flettente, con la mano destra porge il tipico saluto devozionale; le gambe sono prive di schinieri, i piedi nudi.
Luogo di ritrovamento: Sardegna, loc. sconosciuta
Residenza attuale: Museo Archeologico di Cagliari
Segni particolari: simile all’arciere di Urzulei già descritto
Curiositá: arco lungo e pesante per lunghe gittate dalla forma riconoscibile solo nella civiltà nuragica. Secondo alcuni l’assenza di schinieri di protezione e le caratteristiche dell’arco (pesante e difficile da tendere ma capace di mandare la freccia molto lontano) suggeriscono l’ipotesi che questi arcieri non fossero utilizzati in campo aperto.
fotografie di G. Exana
Il guerriero riprodotto, per equipaggiamento e uniforme, appare inquadrabile nella tipologia di guerrieri pesanti, soldati cioè con ridotte possibilità di movimento causate dall’armatura (Cabriolu 2009 – Bronzetti: attribuzione difficile in Lacanas n° 41 V/2009 Ed. Domusdejanaseditore p.36 ) un micidiale potenziale offensivo dovuto alle armi in dotazione. Il milite stante, analizzato stilisticamente, sembra appartenere al gruppo figurato relativo alla produzione di Teti, raggruppamento già conosciuto e descritto sin dagli anni ’60 dal Prof. Giovanni Lilliu. Le caratteristiche principali che identificano tale “corrente stilistica” sono individuabili nel viso di forma semiconica dove un copricapo fornito di un vistoso paranaso interviene a formare il tipico schema a T rinvenuto in pezzi provenienti da diverse località quali ad esempio Urzulei oppure Alà dei Sardi.
146) MADRE CON BAMBINO
Nome: madre con bambino
Dimensioni: altezza 13,1 cm
Luogo di provenienza: probabilmente Lodé (Siniscola)
Residenza Attuale: Ginevra -Svizzera (CH), collezione ORTIZ
Aspetto e vestiario: la madre offerente è raffigurata stante. Con il braccio sinistro piegato, sorregge il bambino nella cavità del gomito e con la mano aperta offre una ciotola alla divinità. Con il braccio e la mano destra, estesi in avanti, porge il saluto devozionale.
Il bambino è seduto nell’incavo del braccio e si regge con il braccio destro appoggiandosi al collo e alla spalla della madre; la mano sinistra scende sulle ginocchia.
La donna indossa
– una doppia tunica: una lunga veste leggera forse di lino e sopra una tunica più corta, avvolta attorno al corpo. La sottoveste lascia intravedere le pieghe rappresentate da linee verticali (molto simile alla lunghe gonne con pieghe volute in senso orario, Su frangiu, ancora oggi in uso nei costumi tradizionali).
– un mantello molto spesso indossato sulle spalle, lungo quasi fino ai piedi nudi.
Segni particolari: patina grigio-verde, varie incrostazioni. Tracce sotto i piedi della colata plumbea che fissava la statuetta sul blocco di calcare
Curiosità:
Jürgen Thimme [Kunst und Kultur Sardiniens, no. 139, pp. 117, 392.] confronta questa figurina con altre tre raffigurazioni di madre e figlio che chiedono l’aiuto alla divinità, ma generalizza concludendo che il gesto e la ciotola sacrificale del presente esempio lo inducono a ritenere che tutte queste rappresentazioni dell’arte nuragica rappresentino una madre con un figlio MALATO.
Effettivamente “due di queste rappresentazioni di madri con bambini furono ritrovate al santuario di Santa Vittoria a Serri, sito probabilmente visitato dai malati in cerca di guarigione, come anche attestato da una statuetta trovata in loco di offerente con stampella.
Ci sono però notevoli differenze tra i quattro bronzetti (di madri con figlio).
Nel caso dei due di Santa Vittoria, il bambino appare malato, la testa si appoggia sul braccio della madre, mentre lo avvolge come in una culla, con la mano che termina sulla coscia del bambino. Tuttavia il terzo esempio (“la Madre dell’Ucciso” di Urzulei ) – che raffigura una madre seduta su uno sgabello con il figlio in braccio – è diverso. Il figlio non è un bambino, è già un giovane e indossa un berretto utilizzato di solito dai capotribù e sul petto mostra il pugnale ad elsa gammata, chiare indicazioni del suo rango: secondo Lilliu forse si trattava di un giovane aristocratico. Potrebbe quindi rappresentare il figlio morto, dal momento che il gruppo è stato trovato in una grotta sacra associata al culto alle divinità ctonie e può rappresentare un voto alla Dea Madre, un’intercessione a favore della vita (del giovane) dopo la morte. L’avambraccio destro della madre è rotto e mancante, ma era sicuramente proteso in avanti in una posizione simile a quella della nostra statuetta, in un gesto di offerta.
È da notare che questo quarto bronzetto è unico e ci ricorda le Vergini romaniche con Bambino della regione Auvergne della Francia, anche se queste ultime sono di solito sedute e il braccio destro del Bambino viene sollevato piuttosto che posto sopra la spalla della madre . Quello che è simile è l’aspetto sano del bambino, la testa alta.
Quindi preferiamo l’ipotesi che questa statuetta sia una rappresentazione di una madre che chiede una grazia/porge un’offerta, ma è incerto se il gesto sia fatto per ringraziare per la guarigione del figlio malato o se sia una richiesta per il suo futuro o per qualche altro scopo, come il ritorno sicuro del marito da una spedizione guerriera”.
Testo virgolettato e fotografia dal web – fonte catalogo “Kunst und Kultur Sardiniens”, 1980
NOTA:
La statuetta, insieme ad altri innumerevoli bronzetti nuragici di inestimabile valore storico e culturale, si trova a Ginevra nella famosa collezione di George Ortiz Patiño… Questo signore oggi deceduto, noto come “Il Re dello stagno”, ricchissimo proprietario di miniere di stagno in Bolivia, era in possesso della più grande collezione di bronzetti nuragici al mondo!
Cosa ne sarà ora della sua immensa collezione non lo sappiamo…ci auguriamo che gli eredi la preservino e decidano in futuro di custodirla ed esporla in un museo aperto al pubblico! 🙂
…e mentre noi schediamo, Andrea Loddo sta abilmente lavorando per riportare in vita questo stupendo bronzetto (in fotografia, suo modellino in cera persa) 😉
Ringraziamo Roberto Lai per le preziose informazioni riportate in nota.