Santa Vittoria costituisce uno dei più importanti complessi cultuali della Sardegna nuragica. Esteso per più di 3 ettari, è difeso a S/S-O dal dirupo naturale e a N-O da una muraglia che segue il margine roccioso. Il santuario presenta quattro gruppi principali di edifici: i due templi e la “capanna del sacerdote”, il “recinto delle feste”, il gruppo del recinto del “doppio betilo” e il gruppo est-sud-est
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Santa Vittoria costituisce uno dei più importanti complessi cultuali della Sardegna nuragica. Esteso per più di 3 ettari, è difeso a S/S-O dal dirupo naturale e a N-O da una muraglia che segue il margine roccioso. Il santuario presenta quattro gruppi principali di edifici: i due templi e la “capanna del sacerdote”, il “recinto delle feste”, il gruppo del recinto del “doppio betilo” e il gruppo est-sud-est
Il tempio a pozzo è il luogo più importante di tutto il santuario, tale da essere riconosciuto per primo e subito oggetto di scavi. Datato al IX secolo a.C. dall’archeologo Anati nel 1985[2], il sito venne costruito con la tecnica ciclopica, la medesima utilizzata per i nuraghi, ma al contrario di questi con pietre molto curate e non sbozzate. . Nell’antichità il tempio era coperto.
Il tempio a pozzo è il luogo più importante di tutto il santuario, tale da essere riconosciuto per primo e subito oggetto di scavi. Datato al IX secolo a.C. dall’archeologo Anati nel 1985[2], il sito venne costruito con la tecnica ciclopica, la medesima utilizzata per i nuraghi, ma al contrario di questi con pietre molto curate e non sbozzate. . Nell’antichità il tempio era coperto.
Il tempio a pozzo è il luogo più importante di tutto il santuario, tale da essere riconosciuto per primo e subito oggetto di scavi. Datato al IX secolo a.C. dall’archeologo Anati nel 1985[2], il sito venne costruito con la tecnica ciclopica, la medesima utilizzata per i nuraghi, ma al contrario di questi con pietre molto curate e non sbozzate. . Nell’antichità il tempio era coperto.
Santa Vittoria costituisce uno dei più importanti complessi cultuali della Sardegna nuragica. Esteso per più di 3 ettari, è difeso a S/S-O dal dirupo naturale e a N-O da una muraglia che segue il margine roccioso. Il santuario presenta quattro gruppi principali di edifici: i due templi e la “capanna del sacerdote”, il “recinto delle feste”, il gruppo del recinto del “doppio betilo” e il gruppo est-sud-est
Santa Vittoria costituisce uno dei più importanti complessi cultuali della Sardegna nuragica. Esteso per più di 3 ettari, è difeso a S/S-O dal dirupo naturale e a N-O da una muraglia che segue il margine roccioso. Il santuario presenta quattro gruppi principali di edifici: i due templi e la “capanna del sacerdote”, il “recinto delle feste”, il gruppo del recinto del “doppio betilo” e il gruppo est-sud-est
la costruzione è vasta e articolata. L’area delimitata in rosso è quella più alta e ben racchiusa fra muri, tipicamente nuragici, spessi sino a due metri e mezzo. Tutt’attorno si intuisce, però, l’esistenza di altri muri che definivano una superficie ben più ampia, con terrazzamenti a scalare verso l’impluvio a nord. L’edificio dominava la valle, oggi totalmente costruita, che prende il nome dalla chiesetta di Santa Barbara.
la costruzione è vasta e articolata. L’area delimitata in rosso è quella più alta e ben racchiusa fra muri, tipicamente nuragici, spessi sino a due metri e mezzo. Tutt’attorno si intuisce, però, l’esistenza di altri muri che definivano una superficie ben più ampia, con terrazzamenti a scalare verso l’impluvio a nord. L’edificio dominava la valle, oggi totalmente costruita, che prende il nome dalla chiesetta di Santa Barbara.
la costruzione è vasta e articolata. L’area delimitata in rosso è quella più alta e ben racchiusa fra muri, tipicamente nuragici, spessi sino a due metri e mezzo. Tutt’attorno si intuisce, però, l’esistenza di altri muri che definivano una superficie ben più ampia, con terrazzamenti a scalare verso l’impluvio a nord. L’edificio dominava la valle, oggi totalmente costruita, che prende il nome dalla chiesetta di Santa Barbara.
la costruzione è vasta e articolata. L’area delimitata in rosso è quella più alta e ben racchiusa fra muri, tipicamente nuragici, spessi sino a due metri e mezzo. Tutt’attorno si intuisce, però, l’esistenza di altri muri che definivano una superficie ben più ampia, con terrazzamenti a scalare verso l’impluvio a nord. L’edificio dominava la valle, oggi totalmente costruita, che prende il nome dalla chiesetta di Santa Barbara.
L’intero complesso superiore si sviluppa su un asse nordovest-sudest calcolato intorno ai 53 m ed un asse est-ovest di circa 20 – 25 m. La cinta muraria esterna si può seguire solo per la sua porzione orientale e per un piccolo tratto meridionale: si tratta di un’opera imponente con un largo spessore murario che andava a chiudere le lacune del bastione naturale di roccia già esistente