Tafoni granitici presumibilmente utilizzati in età preistorica come ripari sotto roccia,
Prov: Olbia-Tempio
Autore: Romano Stangherlin
Codice Geo: NUR11620
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#immagini: 1666
Tafoni granitici presumibilmente utilizzati in età preistorica come ripari sotto roccia,
Tafoni granitici presumibilmente utilizzati in età preistorica come ripari sotto roccia,
Tafoni granitici presumibilmente utilizzati in età preistorica come ripari sotto roccia,
Tafoni granitici presumibilmente utilizzati in età preistorica come ripari sotto roccia,
Capanna di epoca nuragica portata alla luce da lavori di scavo archeologico e ricostruita con legno e frasche. La Capanna è così chiamata poiché si presume fosse un luogo di ritrovo con funzioni politiche. Al suo interno vi è un focolare centrale, circondato da 40 sedili di pietra e 2 bacili. Un altro bacile è situato nel corridoio d’entrata. Nell’area antistante si possono rilevare altre 7 capanne crollate, che formavano il villaggio. (Il Borghista)
La punta piú settentrionale del monte che sovrasta Luogosanto si chiama Monti Ruju, “monte rosso”, per via del colore che fino a pochi decenni fa gli dava la terra trattenuta dalla struttura di un nuraghe. Oggi del monumento restano soltanto sette filari di pietre addossate al monolite della cima, ma il luogo è comunque di grande fascino per il bel sentiero che lo collega alla Capanna delle Riunioni e per lo spettacolo vertiginoso offerto dalla vista delle valli di Crisciuleddu e Lu Sfussatu e di buona parte della Gallura nord-occidentale, dal Monte Limbara alle Bocche di Bonifacio. (Ufficio turistico Luogosanto)
La punta piú settentrionale del monte che sovrasta Luogosanto si chiama Monti Ruju, “monte rosso”, per via del colore che fino a pochi decenni fa gli dava la terra trattenuta dalla struttura di un nuraghe. Oggi del monumento restano soltanto sette filari di pietre addossate al monolite della cima, ma il luogo è comunque di grande fascino per il bel sentiero che lo collega alla Capanna delle Riunioni e per lo spettacolo vertiginoso offerto dalla vista delle valli di Crisciuleddu e Lu Sfussatu e di buona parte della Gallura nord-occidentale, dal Monte Limbara alle Bocche di Bonifacio. (Ufficio turistico Luogosanto)
Capanna di epoca nuragica portata alla luce da lavori di scavo archeologico e ricostruita con legno e frasche. La Capanna è così chiamata poiché si presume fosse un luogo di ritrovo con funzioni politiche. Al suo interno vi è un focolare centrale, circondato da 40 sedili di pietra e 2 bacili. Un altro bacile è situato nel corridoio d’entrata. Nell’area antistante si possono rilevare altre 7 capanne crollate, che formavano il villaggio. (Il Borghista)
Capanna di epoca nuragica portata alla luce da lavori di scavo archeologico e ricostruita con legno e frasche. La Capanna è così chiamata poiché si presume fosse un luogo di ritrovo con funzioni politiche. Al suo interno vi è un focolare centrale, circondato da 40 sedili di pietra e 2 bacili. Un altro bacile è situato nel corridoio d’entrata. Nell’area antistante si possono rilevare altre 7 capanne crollate, che formavano il villaggio. (Il Borghista)
Capanna di epoca nuragica portata alla luce da lavori di scavo archeologico e ricostruita con legno e frasche. La Capanna è così chiamata poiché si presume fosse un luogo di ritrovo con funzioni politiche. Al suo interno vi è un focolare centrale, circondato da 40 sedili di pietra e 2 bacili. Un altro bacile è situato nel corridoio d’entrata. Nell’area antistante si possono rilevare altre 7 capanne crollate, che formavano il villaggio. (Il Borghista)
Capanna di epoca nuragica portata alla luce da lavori di scavo archeologico e ricostruita con legno e frasche. La Capanna è così chiamata poiché si presume fosse un luogo di ritrovo con funzioni politiche. Al suo interno vi è un focolare centrale, circondato da 40 sedili di pietra e 2 bacili. Un altro bacile è situato nel corridoio d’entrata. Nell’area antistante si possono rilevare altre 7 capanne crollate, che formavano il villaggio. (Il Borghista)
Capanna di epoca nuragica portata alla luce da lavori di scavo archeologico e ricostruita con legno e frasche. La Capanna è così chiamata poiché si presume fosse un luogo di ritrovo con funzioni politiche. Al suo interno vi è un focolare centrale, circondato da 40 sedili di pietra e 2 bacili. Un altro bacile è situato nel corridoio d’entrata. Nell’area antistante si possono rilevare altre 7 capanne crollate, che formavano il villaggio. (Il Borghista)