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Idolo femminile.

Idolo femminile.
Terracotta, 12,9 cm
Sardegna, località sconosciuta.
Neolitico, IV-III millennio a.C.

Quest’idolo di tipologia finora sconosciuta, con braccia corte ripiegate sul torso e con gambe troncate, è grezzamente modellato. La calotta cranica è separata dalla fronte mediante un profondo incavo. Il viso, che è modellato tutt’uno con il collo, presenta occhi piccoli e tondi, irregolarmente inseriti, un lungo naso e una bocca incavata e quasi quadrata. La parte posteriore si presenta sagomata sommariamente ma lascia riconoscere i glutei. Non si può più riconoscere se le braccia, raccolte sotto i seni piccoli e alti, reggessero qualcosa. Le orecchie e la vulva sono segnate con incavi profondi circa un centimetro.
Le parti del corpo non proporzionate e la modellatura molto primitiva portano a una datazione del Neolitico Medio. Per gli idoli di terracotta prenuragici vedere E.Atzeni, “La dea madre nelle culture prenuragiche. Studi sardi 24”, 1975-77, pg. 50 e seguenti.
Il test della termoluminescenza effettuato nel laboratorio di ricerca Rathgen di J. Riederer a Berlino conferma l’origine antica della terracotta.
Stato di conservazione: arto inferiore destro spezzato di sbieco, braccio sinistro danneggiato; sgretolamento della parte destra del volto e del naso. Terracotta rosso-bruna.

Comune:
Prov:
Autore:
Dea Madre

Idolo femminile
Marmo, 17,8 cm
Sardegna, località sconosciuta.
Cultura di Ozieri, seconda metà del III millennio a.C – inizio del II millennio a.C.
Testa con naso lungo, di forma rotonda appiattita su collo alto; spalle appuntite e volte in su: le braccia sono appoggiate ad angolo al corpo, elaborate in un solo pezzo. Le mani non compaiono, la parte posteriore del corpo è a forma di sacco. I seni sono in evidenza sul corpo chealtrimenti è piatto e completamente stilizzato. La parte posteriore presenta una scanalatura a segnalare la spina dorsale, i glutei sono accennati. Sul collo, poco più sopra della linea delle spalle e sul dietro, sono state effettuate due incavature vicine, il cui significato non è chiaro. Le incavature ricordano le doppie trapanature di alcuni bronzi del primo periodo di Plastiras (Tessaglia).
Idoli di tipologia simile sono stati trovati a Porto Ferro ed a Monte d’Accodi. (E.Atzeni, , “La dea madre nelle culture prenuragiche. Studi sardi 24”, 1975-77, tavole 36 e seguenti.)
Stato di conservazione: superficie giallastra, leggermente deteriorata e con presenza di calcificazioni e di radici. La testa ha calcificazioni brunastre e macchie rosse. L’idolo ha il collo spezzato, per il resto è in uno stato di conservazione eccellente.
Letteratura: SKK (Sardische Kunst und Kultur, catalogo esposizione di Karlsruhe 1980) Nr. 7,

Comune:
Prov:
Autore:
Dea Madre

Idolo femminile
Marmo, 17,8 cm
Sardegna, località sconosciuta.
Cultura di Ozieri, seconda metà del III millennio a.C – inizio del II millennio a.C.
Testa con naso lungo, di forma rotonda appiattita su collo alto; spalle appuntite e volte in su: le braccia sono appoggiate ad angolo al corpo, elaborate in un solo pezzo. Le mani non compaiono, la parte posteriore del corpo è a forma di sacco. I seni sono in evidenza sul corpo chealtrimenti è piatto e completamente stilizzato. La parte posteriore presenta una scanalatura a segnalare la spina dorsale, i glutei sono accennati. Sul collo, poco più sopra della linea delle spalle e sul dietro, sono state effettuate due incavature vicine, il cui significato non è chiaro. Le incavature ricordano le doppie trapanature di alcuni bronzi del primo periodo di Plastiras (Tessaglia).
Idoli di tipologia simile sono stati trovati a Porto Ferro ed a Monte d’Accodi. (E.Atzeni, , “La dea madre nelle culture prenuragiche. Studi sardi 24”, 1975-77, tavole 36 e seguenti.)
Stato di conservazione: superficie giallastra, leggermente deteriorata e con presenza di calcificazioni e di radici. La testa ha calcificazioni brunastre e macchie rosse. L’idolo ha il collo spezzato, per il resto è in uno stato di conservazione eccellente.
Letteratura: SKK (Sardische Kunst und Kultur, catalogo esposizione di Karlsruhe 1980) Nr. 7,

Comune:
Prov:
Autore:
Coppa tripode con decorazione a incisione

Coppa tripode con decorazione a incisione
Terracotta, a 12,2 cm diametro 29 cm
Nuraxinieddu (Oristano), da una tomba a fossa.
Eneolitico, Cultura dei Vasi Campaniformi
Questa coppa venne acquistata da una collezione privata di Oristano.
La coppa poggia su tre piedi robusti, rivolti all’infuori, leggermente concavi. È completamente decorata con motivi a incisione con incrostazioni bianche. La decorazione consiste in tre strisce con fregi a zigzag, ad ogni striscia seguono due linee.
La coppa venne rinvenuta insieme al vaso della Cultura dei Vasi Campaniformi nr. 8.
Per la Cultura dei Vasi Campaniformi vedi la pagina 21 di questo catalogo e il catalogo SKK, da pagina 38, ill. 25; Lilliu “La civiltà dei Sardi dal neolitico all’età dei nuraghi” 82 segg. Il. 16, tav. 16.
Stato di conservazione: ricostruita con i frammenti ritrovati, senza pezzi mancanti. Il bordo è sbeccato in un punto. Terracotta grigio-bruna sul nerastro, levigata.
Letteratura: SKK (Sardische Kunst und Kultur, catalogo esposizione di Karlsruhe 1980) Nr. 72.

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Prov:
Autore:
Dea Madre

Idolo femminile a forma di croce.
Marmo, 14,9 cm
Sardegna, località sconosciuta.
Cultura di Ozieri, seconda metà del III millennio a.C.
Idolo piatto con testa ovale schiacciata e naso lungo e diritto; collo robusto, torso squadrato senza braccia, seni rotondi. Parte inferiore affusolata e senza accenno di gambe. La parte posteriore è spianata fino ai glutei che sono leggermente curvati.
L’origine di questo tipo di dea madre, che nella sua forma più perfetta si può ammirare nel grande idolo di Senorbì, forse un poco più tardi, è inimmaginabile senza presupporre contatti con le isole Cicladi, vedi pag. 12. Per altri esempi di questa tipologia vedere E. Atzeni, “La dea madre nelle culture prenuragiche. Studi sardi 24”, 1975-77, tavola 33.
Stato di conservazione: integro. Superficie antica finemente levigata, la parte posteriore ha incrostazioni minerali e fibre di radici.
Letteratura: SKK (Sardische Kunst und Kultur, catalogo esposizione di Karlsruhe 1980) Nr. 6

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Prov:
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Maschera maschile

Maschera maschile
Bronzo. a 17,8 cm, l 8cm
Sardegna, località sconosciuta.
Periodo Nuragico, VII sec. a.C.
Questo severo volto maschile con particolari ben studiati ha orbite profonde e perforate, in cui gli occhi mancanti in origine dovevano essere di pietra o vetro. La maschera è aperta nella parte posteriore per 4,5 cm. Le orecchie presentano 3 fori ai bordi, il setto nasale ha un foro nella parte finale, evidentemente la predisposizione per un gioiello andato perduto.
Dalla fronte alta e diritta si erge nel mezzo e ai lati un “corno” ricurvo. Questo fa pensare ad una rappresentazione divina se non demoniaca dell’oggetto.
Tra i bronzi sardi questa maschera è singolare. La sua forma fa pensare che fosse destinata alla parte superiore di uno scettro. Per quanto è di mia conoscenza esiste solo un altro esempio nell’arte antica e cioè nella Pomerance Collection, New York (Catalogo del 1966, Nr. 46), purtroppo senza indicazione del luogo di provenienza. Questa maschera maschile con le corna e le orecchie forate viene per ora e probabilmente giustamente indicata come Luristan, X sec. a.C.
Con questo si aggiunge un altro rimarcabile esempio ai paralleli tra i bronzi sardi e quelli del Luristan descritti da Lilliu (G. Lilliu, Sculture della Sardegna nuragica, 1966, pag. 27), vedi anche le didascalie di questo catalogo per i numeri 48 e 85.
I valori dell’analisi dei metalli eseguiti nel laboratorio di analisi Rathgen a Berlino (J.Riederer) corrispondono ai valori tipici dei bronzi sardi.
Stato di conservazione: integro ad eccezione di piccole parti mancanti alla pinna del naso ed al bordo inferiore nella parte posteriore della maschera.
Patina levigata nero-verdastra con alcune incrostazioni sabbiose.
Letteratura: SKK (Kunst und Kultur Sardiniens, 1980) Nr. 145

Comune:
Prov:
Autore:
Maschera maschile

Maschera maschile
Bronzo. a 17,8 cm, l 8cm
Sardegna, località sconosciuta.
Periodo Nuragico, VII sec. a.C.
Questo severo volto maschile con particolari ben studiati ha orbite profonde e perforate, in cui gli occhi mancanti in origine dovevano essere di pietra o vetro. La maschera è aperta nella parte posteriore per 4,5 cm. Le orecchie presentano 3 fori ai bordi, il setto nasale ha un foro nella parte finale, evidentemente la predisposizione per un gioiello andato perduto.
Dalla fronte alta e diritta si erge nel mezzo e ai lati un “corno” ricurvo. Questo fa pensare ad una rappresentazione divina se non demoniaca dell’oggetto.
Tra i bronzi sardi questa maschera è singolare. La sua forma fa pensare che fosse destinata alla parte superiore di uno scettro. Per quanto è di mia conoscenza esiste solo un altro esempio nell’arte antica e cioè nella Pomerance Collection, New York (Catalogo del 1966, Nr. 46), purtroppo senza indicazione del luogo di provenienza. Questa maschera maschile con le corna e le orecchie forate viene per ora e probabilmente giustamente indicata come Luristan, X sec. a.C.
Con questo si aggiunge un altro rimarcabile esempio ai paralleli tra i bronzi sardi e quelli del Luristan descritti da Lilliu (G. Lilliu, Sculture della Sardegna nuragica, 1966, pag. 27), vedi anche le didascalie di questo catalogo per i numeri 48 e 85.
I valori dell’analisi dei metalli eseguiti nel laboratorio di analisi Rathgen a Berlino (J.Riederer) corrispondono ai valori tipici dei bronzi sardi.
Stato di conservazione: integro ad eccezione di piccole parti mancanti alla pinna del naso ed al bordo inferiore nella parte posteriore della maschera.
Patina levigata nero-verdastra con alcune incrostazioni sabbiose.
Letteratura: SKK (Kunst und Kultur Sardiniens, 1980) Nr. 145

Comune:
Prov:
Autore:
Maschera maschile

Maschera maschile
Bronzo. a 17,8 cm, l 8cm
Sardegna, località sconosciuta.
Periodo Nuragico, VII sec. a.C.
Questo severo volto maschile con particolari ben studiati ha orbite profonde e perforate, in cui gli occhi mancanti in origine dovevano essere di pietra o vetro. La maschera è aperta nella parte posteriore per 4,5 cm. Le orecchie presentano 3 fori ai bordi, il setto nasale ha un foro nella parte finale, evidentemente la predisposizione per un gioiello andato perduto.
Dalla fronte alta e diritta si erge nel mezzo e ai lati un “corno” ricurvo. Questo fa pensare ad una rappresentazione divina se non demoniaca dell’oggetto.
Tra i bronzi sardi questa maschera è singolare. La sua forma fa pensare che fosse destinata alla parte superiore di uno scettro. Per quanto è di mia conoscenza esiste solo un altro esempio nell’arte antica e cioè nella Pomerance Collection, New York (Catalogo del 1966, Nr. 46), purtroppo senza indicazione del luogo di provenienza. Questa maschera maschile con le corna e le orecchie forate viene per ora e probabilmente giustamente indicata come Luristan, X sec. a.C.
Con questo si aggiunge un altro rimarcabile esempio ai paralleli tra i bronzi sardi e quelli del Luristan descritti da Lilliu (G. Lilliu, Sculture della Sardegna nuragica, 1966, pag. 27), vedi anche le didascalie di questo catalogo per i numeri 48 e 85.
I valori dell’analisi dei metalli eseguiti nel laboratorio di analisi Rathgen a Berlino (J.Riederer) corrispondono ai valori tipici dei bronzi sardi.
Stato di conservazione: integro ad eccezione di piccole parti mancanti alla pinna del naso ed al bordo inferiore nella parte posteriore della maschera.
Patina levigata nero-verdastra con alcune incrostazioni sabbiose.
Letteratura: SKK (Kunst und Kultur Sardiniens, 1980) Nr. 145Maschera maschile
Bronzo. a 17,8 cm, l 8cm
Sardegna, località sconosciuta.
Periodo Nuragico, VII sec. a.C.
Questo severo volto maschile con particolari ben studiati ha orbite profonde e perforate, in cui gli occhi mancanti in origine dovevano essere di pietra o vetro. La maschera è aperta nella parte posteriore per 4,5 cm. Le orecchie presentano 3 fori ai bordi, il setto nasale ha un foro nella parte finale, evidentemente la predisposizione per un gioiello andato perduto.
Dalla fronte alta e diritta si erge nel mezzo e ai lati un “corno” ricurvo. Questo fa pensare ad una rappresentazione divina se non demoniaca dell’oggetto.
Tra i bronzi sardi questa maschera è singolare. La sua forma fa pensare che fosse destinata alla parte superiore di uno scettro. Per quanto è di mia conoscenza esiste solo un altro esempio nell’arte antica e cioè nella Pomerance Collection, New York (Catalogo del 1966, Nr. 46), purtroppo senza indicazione del luogo di provenienza. Questa maschera maschile con le corna e le orecchie forate viene per ora e probabilmente giustamente indicata come Luristan, X sec. a.C.
Con questo si aggiunge un altro rimarcabile esempio ai paralleli tra i bronzi sardi e quelli del Luristan descritti da Lilliu (G. Lilliu, Sculture della Sardegna nuragica, 1966, pag. 27), vedi anche le didascalie di questo catalogo per i numeri 48 e 85.
I valori dell’analisi dei metalli eseguiti nel laboratorio di analisi Rathgen a Berlino (J.Riederer) corrispondono ai valori tipici dei bronzi sardi.
Stato di conservazione: integro ad eccezione di piccole parti mancanti alla pinna del naso ed al bordo inferiore nella parte posteriore della maschera.
Patina levigata nero-verdastra con alcune incrostazioni sabbiose.
Letteratura: SKK (Kunst und Kultur Sardiniens, 1980) Nr. 145

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Prov:
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Pendente a forma di testa di animale

Pendente a forma di testa di animale
Bronzo. a 4,4 cm, l 5 cm
Sardegna, località sconosciuta.
IX – VI sec. a.C.
La protome è stata fusa a tubo con una apertura grande nel muso ed una relativamente piccola, circondata da un anello nella parte posteriore. Non si può determinare con esattezza a quale animale apparterrebbe la testa, sono presenti sia corna che zanne e diversi nastri sono avvolti intorno in più direzioni (per il sacrificio?); anche le corna sono circondate da nastri alla base ; sulla testa emergono tre linguette.
La funzione dell’oggetto non è chiarita: potrebbe essere stata usata come pendente, amuleto ma anche come sbocco di una conduttura d’acqua.
Tra i bronzi sardi manca per ora un esempio simile. Il mufflone perforato nr. 43 ricorda con la sua grande apertura sul muso l’impostazione di questa protome.
Una protome simile di una collezione di Basilea (SKK nr. 278) è stata trovata nel Luristan, secondo l’informazione datami a voce dal commerciante. Questa asserzione appare quanto mai credibile dopo che un esempio simile fu messo all’asta alcuni anni fa a New York con l’indicazione “Iran” (Sotheby Parke Bennet, asta del 8/10-12/12/1979, nr. 139).
Poichè i bronzi del Luristan sono serviti più volte come modello ai fonditori di bronzo sardi (vedere il testo dei reperti nr. 36 e 85), anche qui potrebbe essere stato il caso. In ogni modo questa protome per ora unica in Sardegna, non è pensabile senza un’impulso orientale.
La conformità di questo e del citato bronzo di Basilea, che nei valori dell’analisi dell’istituto di ricerca Rathgen di Berlino (J.Riederer),hanno dato risultati per tutti e due tipici nella lega dei metalli (vedi SKK, Tabella ill. 118, nr. 61 e 63), deporrebbe a favore della presupposizione di Lilliu secondo la quale per un certo periodo i fonditori di bronzo del Luristan siano stati attivi in Sardegna.
Stato di conservazione: la zanna destra spezzata, altrimenti ben conservato ad eccetto di smussamenti alle corna ed al muso. Patina verde-nerastra con alcuni punti rossi di ossidazione.
Letteratura: SKK (Kunst und Kultur Sardiniens, 1980) Nr. 277

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Prov:
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Pastori barbuti

26 e 27 Pastori barbuti con bastone e fiaccola(?)
27 Bronzo, VII-VI sec. a.C. a 12 cm, con condotto di colata 13,2 cm
Sardegna, località sconosciuta.
Cultura nuragica VII-VI sec. a.C.
Il pastore barbuto, In piedi con le gambe leggermente divaricate tiene nella sinistra un grosso bastone, e nella destra – come un’offerta – qualcosa che potrebbe rappresentare un fiore o una fiaccola (confrontare con le fiaccole votive di Lilliu (G.Lilliu, Sculture della Sardegna nuragica, 1966, nr.367). Sulla spalla sinistra è poggiata una mantella che termina a punta. Il pastore è vestito a quanto pare solo con un gonnellino corto e con un berretto piatto, che presenta un avvallamento cruciforme.
La raffigurazione è maturata ed orientata all’attento studio dell’uomo. Questa statuetta fu trovata insieme alla seguente ed è stata eseguita dallo stesso maestro fonditore. Tutte e due le statuette sono da ricondurre al gruppo barbaricino (vedere anche da pagg. 37).
I valori dell’analisi dei metalli dell’istituto di ricerca Rathgen di Berlino (J.Riederer) corrispondono alla lega tipica dei bronzi sardi.
Stato di conservazione: indenne,è conservato il condotto di colata a forcella.
Letteratura: SKK (Kunst und Kultur Sardiniens, 1980) Nr. 120
26 Bronzo, a 12 cm, con condotto di colata 13 cm
Sardegna, località sconosciuta
Periodo nuragico, VII – VI sec. a.C.
Abbigliato esattamente come il pastore precedente. Questo però tiene il bastone nella mano destra mentre con la mano sinistra, sproporzionatamente grande, trattiene contro il torace la mantella ripiegata su se stessa e appoggiata sulla spalla La parte inferiore delle gambe è protetta da gambali.
Sembra che questo pastore sia stato rappresentato come più anziano di quello precedente. Questi due bronzetti, che sono stati trovati nella stessa località e eseguiti dallo stesso maestro fonditore, potrebbero essere l’effige votiva di due fratelli oppure di un padre e figlio.
I valori dell’analisi dei metalli dell’istituto di ricerca Rathgen di Berlino (J.Riederer) corrispondono alla lega tipica dei bronzi sardi.
Stato di conservazione: indenne a parte la mancante parte superiore del bastone. Condotto di colata con l’armatura in piombo originale, patina leggermente incrostata e ruvida .
Letteratura: SKK (Kunst und Kultur Sardiniens, 1980) Nr. 121

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Prov:
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Guerriero con elmo ornato di corna e spada votiva

Guerriero con elmo ornato di corna e spada votiva
21 Guerriero con elmo ornato di corna e con spada votiva
Bronzo, a 19,1 cm, con condotto di colata 20,6 cm
Sardegna, località sconosciuta.
Cultura nuragica VIII sec. a.C.
Guerriero in piedi a gambe larghe con la mano destra sollevata in segno di saluto o di preghiera.
Porta un copricapo ad elmetto piatto con la parte centrale levata a formare una mezzaluna (vedere catalogo pag.41) e lunghe corna ricurve, veste una doppia tunica: le gambe sono protette da gambali rinforzati da elementi in metallo, il collo da un collare di filo di metallo elicoidale. Davanti al petto, fissato ad una larga fascia, porta un pugnale con elsa caudata. Il guerriero regge la lunga spada votiva sulla spalla sinistra; lo scudo rotondo con una grande borchia ed a campi incisi con tratteggi pende dalla schiena trattenuto per mezzo di un passante alla spada. È conosciuta tutta una serie di guerrieri sardi di bronzo portanti spade votive, che non potevano essere idonee al combattimento (G. Lilliu, Sculture della Sardegna nuragica, 1966 nr. 82-94). Vedere anche pag.41 del catalogo. Sul volto finemente disegnato campeggiano occhi e naso su una piccola bocca.
La statuetta fa parte come il nr. 20 del gruppo di guerrieri che per le loro caratteristiche sono riportati ad una fase antica ed è stata, osservando i tratti morbidi della modellatura, creata probabilmente più tardi dell’arciere precedente e dei suoi esempi simili.
I valori dell’analisi dei metalli dell’istituto di ricerca Rathgen di Berlino (J.Riederer) corrispondono alla lega tipica dei bronzi sardi.
Stato di conservazione: integro. Patina verde opaca, evidentemente lavorata con getto di sabbia.
Letteratura: SKK (Kunst und Kultur Sardiniens, 1980) Nr. 91

Comune:
Prov:
Autore:
Guerriero con elmo ornato di corna e spada votiva

Guerriero con elmo ornato di corna e spada votiva
21 Guerriero con elmo ornato di corna e con spada votiva
Bronzo, a 19,1 cm, con condotto di colata 20,6 cm
Sardegna, località sconosciuta.
Cultura nuragica VIII sec. a.C.
Guerriero in piedi a gambe larghe con la mano destra sollevata in segno di saluto o di preghiera.
Porta un copricapo ad elmetto piatto con la parte centrale levata a formare una mezzaluna (vedere catalogo pag.41) e lunghe corna ricurve, veste una doppia tunica: le gambe sono protette da gambali rinforzati da elementi in metallo, il collo da un collare di filo di metallo elicoidale. Davanti al petto, fissato ad una larga fascia, porta un pugnale con elsa caudata. Il guerriero regge la lunga spada votiva sulla spalla sinistra; lo scudo rotondo con una grande borchia ed a campi incisi con tratteggi pende dalla schiena trattenuto per mezzo di un passante alla spada. È conosciuta tutta una serie di guerrieri sardi di bronzo portanti spade votive, che non potevano essere idonee al combattimento (G. Lilliu, Sculture della Sardegna nuragica, 1966 nr. 82-94). Vedere anche pag.41 del catalogo. Sul volto finemente disegnato campeggiano occhi e naso su una piccola bocca.
La statuetta fa parte come il nr. 20 del gruppo di guerrieri che per le loro caratteristiche sono riportati ad una fase antica ed è stata, osservando i tratti morbidi della modellatura, creata probabilmente più tardi dell’arciere precedente e dei suoi esempi simili.
I valori dell’analisi dei metalli dell’istituto di ricerca Rathgen di Berlino (J.Riederer) corrispondono alla lega tipica dei bronzi sardi.
Stato di conservazione: integro. Patina verde opaca, evidentemente lavorata con getto di sabbia.
Letteratura: SKK (Kunst und Kultur Sardiniens, 1980) Nr. 91

Comune:
Prov:
Autore: