PER UN MODELLO DI SVILUPPO FONDATO SULLA BELLEZZA, SUL BENESSERE E SULL’ IDENTITA’

 

Premessa

Il tema del giorno, nel mondo, è la ripresa economica. Occorre reagire alla crisi ed evitare l’approfondirsi del declino in seguito alla lunga sospensione, per pandemia, di gran parte delle attività.

Gli stati nazionali, così come la Comunità Europea e le altre istituzioni sovranazionali, stanno irrorando le economie mondiali, per quanto è possibile, con emissioni di nuova moneta e nuovi investimenti.

Anche la Sardegna deve entrare attivamente in questo processo, senza astenersi dal dibattito politico su quali investimenti portino “buono” sviluppo, in linea con gli indirizzi di sostenibilità ambientale e sociale, contrasto dei cambiamenti climatici, efficientamento della società attraverso la digitalizzazione.

La Sardegna, invece, sembra approcciare questo momento storico non solo in piena crisi economica, ma anche in una profonda quanto rassegnata crisi di idee e progettualità. L’ampia letteratura economica ci legge come una comunità in grandissima difficoltà; e così anche l’ultimo rapporto CRENOS presentato qualche giorno fa.

“Per il rilancio della sua economia, la Sardegna non solo deve rafforzare le infrastrutture di base (di trasporto, energetiche, di rete, sanitarie, scolastiche, ecc.), ma deve investire sempre di più sul miglioramento del suo capitale umano e sociale e sulla qualità delle sue istituzioni. La sensibilità verso produzioni sostenibili è alta, ma senza le infrastrutture necessarie, servizi pubblici avanzati, investimenti privati e mobilità intra e inter-regionale, si rimane ancorati a schemi passati e, con i cambiamenti in atto, questo potrebbe rendere molto problematica l’uscita dall’attuale fase di crisi.”

Il Presidente del Consiglio dei Ministri nella presentazione della riunione degli Stati Generali ha affermato che l’Italia deve ripartire dalla sua BELLEZZA; questo dovrebbe essere il cardine per la costruzione di ogni piano di sviluppo. Questo vorremmo valesse ancor più per la Sardegna, che non ha né il sistema produttivo forte e innovativo dell’Italia del nord, né l’articolata struttura delle città d’arte della penisola, rodate catalizzatrici del turismo internazionale.

La Fondazione Nurnet è nata proprio dall’idea che la Sardegna potesse trarre sviluppo ponendo al centro la propria immagine, quindi la propria identità, presentando coerentemente al mondo anzitutto l’unicità della Antica Civiltà Sarda (ai più nota come Civiltà Nuragica), nella quale affondano le radici storiche e culturali dell’isola.

Questi sette anni di vita sociale, nutrita appunto di relazioni con tutto il territorio, hanno se possibile rafforzato questa convinzione. É per questo che, adesso, quando è richiesto che gli attori sociali offrano le loro idee di sviluppo, muovendo dal settore che ci vede impegnati, formuliamo la nostra proposta.

Esistono teorie economiche con fondamento scientifico per le quali il valore, la ricchezza delle comunità, si consolida attraverso l’informazione. In questa sede, pur consci del valore di tutti gli altri tipi possibili di informazione, ci concentriamo sull’informazione identitaria, sulla memoria storica riflessa nel paesaggio e sulle sue articolate componenti.

Assunti

  • Per essere forti nei mercati del turismo occorre una forte identità, non confondibile e unica.
  • Una forte identità rafforza il capitale umano e sociale, il senso di appartenenza, quindi i buoni comportamenti civici.
  • Dopo un periodo di relativo oscuramento, l’Antica Civiltà Sarda inizia a proporsi all’attenzione mondiale come quella che determinò parte delle sorti delle popolazioni del Mediterraneo nel Bronzo.
  • La “bellezza” del paesaggio sardo è fortemente caratterizzata dall’unicità della sua archeologia; su questa sarà lungimirante investire parte dei capitali che si renderanno disponibili.
  • È tuttavia necessario che gli investimenti in questo settore non si perdano in tanti rivoli, scavi e infrastrutture quali si sono visti nel recente passato realizzati e in breve abbandonati per insostenibilità economica.
  • Questo potrà evitarsi se i progetti saranno articolati a comprendere tutti i fattori che ne potrebbero determinare le sorti; in una parola, se saranno progetti STRATEGICI.
  • Pertanto alla cura del paesaggio dovrà necessariamente essere affiancata la cura della formazione dell’identità dei Sardi, in primis portando nelle scuole la storia sarda che sino a oggi non vi è stata insegnata.
  • In sintesi la Sardegna deve ristrutturare una forte Identità e collegarvi tutte le produzioni subordinate. Il “prodotto Sardegna” deve essere un prodotto identitario ben riconoscibile, quello che non potrà essere se del suo valore non diverranno prima adeguatamente consapevoli gli stessi Sardi.
  • Questa idea di base è in linea con i programmi europei e la Convenzione di Faro, nella quale si propone una visione diversa, meno corporativa, rispetto al passato, in cui il Patrimonio Ereditario è di tutti e ogni cittadino avrà il diritto/dovere di prendersene cura e valorizzarlo secondo le proprie attitudini e credenze.

Schema progetto

Noi pertanto pensiamo che la Regione debba implementare un Piano di Sviluppo secondo il seguente schema.

  • La Sardegna mira organicamente a valorizzarsi come “Museo a Cielo Aperto” e avvia le procedure per ottenere il riconoscimento Unesco di patrimonio dell’Umanità per i lasciti dell’Antica Civiltà Sarda; su questa idea viene costruito il marchio (brand) Sardegna.
  • La Sardegna diventa un grande laboratorio e cantiere identitario, promuove l’insegnamento nelle scuole della propria Storia, del proprio Paesaggio e delle narrazioni a essi correlate.
  • Semplificazione e riordino della normativa di settore nei Beni Culturali, al fine di rendere possibile un presidio di cura e tutela più diffuso e responsabile.
  • Stanziamento di investimenti importanti a favore della creazione di Itinerari della Memoria per un turismo esperienziale e sportivo, che veda coinvolti nella cura e nella valorizzazione del paesaggio archeologico gli enti locali, le istituzioni culturali e scientifiche, le associazioni e le imprese.
  • Realizzazione del censimento digitale dei siti e del paesaggio, da trasferirsi su un sistema informativo territoriale che incroci tutti i dati attinenti il turismo e l’escursionismo (a titolo d’esempio: percorsi e sentieristica, aziende artigianali agricole e alimentari, aziende della ristorazione e dell’accoglienza).
  • Offerta in “opendata” dei dati così costituiti, i cui archivi dovranno mantenersi in continuo aggiornamento (a proposito di progetto strategico e di garanzia degli investimenti a evitare tossici fallimenti).
  • Creazione di un “Sistema di Certificazione Territoriale” degli Itinerari della Memoria attraverso il quale siano fissate le linee di investimento e finanziamento; le voci di tale Sistema (identificabili graficamente a condensare gli obiettivi ottenuti in numero e qualità) peseranno la bontà dello sviluppo e la capacità di implementare i progetti da parte degli Enti Locali beneficianti; e potrebbero essere …
  1. Insegnamento della Storia nelle scuole del comune.
  2. Numero e qualità delle associazioni locali coordinate a favore della cura e valorizzazione del paesaggio identitario e della memoria.
  3. Azioni di tutela e valorizzazione effettuate nel tempo dall’Ente Locale, dalle associazioni, imprese e istituzioni coordinate.
  4. Azioni di abbellimento e arricchimento dei centri abitati in funzione della narrazione identitaria, con opere d’arte ed elementi architettonici.
  5. Azioni di qualificazione della toponomastica pubblica e privata in rapporto al paesaggio ambientale e della memoria storica. Recupero dei toponimi antichi.
  6. Azioni volte alla realizzazione e fruibilità di itinerari del paesaggio e della memoria storica.
  7. Azioni volte alla formazione di (formatori,) guide turistiche e ambientali.
  8. Azioni volte al recupero della Limba (nella variante locale).
  9. Azioni volte all’insegnamento delle lingue straniere.
  10. Azioni di comunicazione digitale degli itinerari ambientali e della memoria storica.

 

Ognuna delle azioni sopra elencate può articolarsi in diverse sotto azioni individuabili nella progettazione locale.

Conclusioni

La presente proposta si concentra, come detto, sull’informazione identitaria, non ambisce perciò a presentarsi come un progetto che tocchi tutti gli aspetti da governare (ci tratteniamo dallo sconfinare per esempio in materia di ambiente e risorse energetiche), ma ci sembrano meritare almeno un cenno per lo stretto legame con l’informazione identitaria azioni da rivolgere a sostegno delle produzioni, non solo “tradizionalistiche”, con filiera sarda, puntando anche a una modernità comunque “identitaria” e, così, a un’identità non imbalsamata ma moderna e dinamica. Come pure darà una marcia in più promuovere nuove filiere non “solo sarde”, ma che vedano la Sardegna protagonista identitariamente riconoscibile insieme a identità diverse e a loro volta riconoscibili, in partenariati di reciproco riconoscimento e valorizzazione, che trovino radici in legami, o in paralleli, storici, o anche che gettino consapevolmente nuovi e inediti ponti.

Naturalmente, oltre alla ristrutturazione della bellezza in Sardegna ha importanza strategica la sua promozione all’esterno, ambito nel quale l’identità dell’isola è stata spesa spesso in forme e linguaggi incongrui.

Se vogliamo offrire un’occasione alle giovani generazioni di oggi e di domani, per evitare quell’emigrazione necessitata dalla ricerca di opportunità di lavoro e realizzazione latitanti sull’isola, dobbiamo favorire l’organizzazione di un ambiente in cui, anche in assenza di eclatanti possibilità di arricchimento personale, sia possibile realizzarsi attraverso l’appartenenza a una comunità che vuole continuare a esistere nel proprio territorio e in continuità dinamica con le proprie tradizioni.

Questa proposta è pertanto rivolta prima di tutto ai giovani sardi, fino ai giovani che da tutto il mondo vorranno investire sulla Sardegna, arricchendola del proprio capitale e delle proprie conoscenze.