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Nuraghe Su Portatzò de Orzaghene

In località Orzanghene nel territorio di Sedilo, in un vasto pianoro, si ergono diversi Nuraghe che circondano una particolare costruzione che viene chiamata “Portatzò” , si tratta per alcuni di un nuraghe incompiuto, del quale è evidente un ingresso architravato che immette ad un circolo megalitico. Tutto intorno a questa costruzione, poggiata su un banco roccioso, sono presenti dei blocchi di varie dimensioni che fanno immaginare ad un cantiere preistorico vero e proprio.
Il nome particolare che viene attribuito a questa struttura è frutto di una interpretazione che lascia intendere come l’ingresso architravato ricordi la maniglia della valigia del maniscalco. La mascalcia è l’arte per eccellenza dei maniscalchi i quali fin da epoche remote si munivano di valigetta contenente gli attrezzi del mestiere tra cui i chiodi, Portatzò altro non è che la valigia porta chiodi. Quella forma particolare che la nuda architrave con i suoi blocchi ciclopici su cui poggia sembra proprio una maniglia. (Francesca Cossu)

Nuraghe Su Portatzò de Orzaghene

In località Orzanghene nel territorio di Sedilo, in un vasto pianoro, si ergono diversi Nuraghe che circondano una particolare costruzione che viene chiamata “Portatzò” , si tratta per alcuni di un nuraghe incompiuto, del quale è evidente un ingresso architravato che immette ad un circolo megalitico. Tutto intorno a questa costruzione, poggiata su un banco roccioso, sono presenti dei blocchi di varie dimensioni che fanno immaginare ad un cantiere preistorico vero e proprio.
Il nome particolare che viene attribuito a questa struttura è frutto di una interpretazione che lascia intendere come l’ingresso architravato ricordi la maniglia della valigia del maniscalco. La mascalcia è l’arte per eccellenza dei maniscalchi i quali fin da epoche remote si munivano di valigetta contenente gli attrezzi del mestiere tra cui i chiodi, Portatzò altro non è che la valigia porta chiodi. Quella forma particolare che la nuda architrave con i suoi blocchi ciclopici su cui poggia sembra proprio una maniglia. (Francesca Cossu)

Nuraghe Su Portatzò de Orzaghene

In località Orzanghene nel territorio di Sedilo, in un vasto pianoro, si ergono diversi Nuraghe che circondano una particolare costruzione che viene chiamata “Portatzò” , si tratta per alcuni di un nuraghe incompiuto, del quale è evidente un ingresso architravato che immette ad un circolo megalitico. Tutto intorno a questa costruzione, poggiata su un banco roccioso, sono presenti dei blocchi di varie dimensioni che fanno immaginare ad un cantiere preistorico vero e proprio.
Il nome particolare che viene attribuito a questa struttura è frutto di una interpretazione che lascia intendere come l’ingresso architravato ricordi la maniglia della valigia del maniscalco. La mascalcia è l’arte per eccellenza dei maniscalchi i quali fin da epoche remote si munivano di valigetta contenente gli attrezzi del mestiere tra cui i chiodi, Portatzò altro non è che la valigia porta chiodi. Quella forma particolare che la nuda architrave con i suoi blocchi ciclopici su cui poggia sembra proprio una maniglia. (Francesca Cossu)

Nuraghe Su Portatzò de Orzaghene

In località Orzanghene nel territorio di Sedilo, in un vasto pianoro, si ergono diversi Nuraghe che circondano una particolare costruzione che viene chiamata “Portatzò” , si tratta per alcuni di un nuraghe incompiuto, del quale è evidente un ingresso architravato che immette ad un circolo megalitico. Tutto intorno a questa costruzione, poggiata su un banco roccioso, sono presenti dei blocchi di varie dimensioni che fanno immaginare ad un cantiere preistorico vero e proprio.
Il nome particolare che viene attribuito a questa struttura è frutto di una interpretazione che lascia intendere come l’ingresso architravato ricordi la maniglia della valigia del maniscalco. La mascalcia è l’arte per eccellenza dei maniscalchi i quali fin da epoche remote si munivano di valigetta contenente gli attrezzi del mestiere tra cui i chiodi, Portatzò altro non è che la valigia porta chiodi. Quella forma particolare che la nuda architrave con i suoi blocchi ciclopici su cui poggia sembra proprio una maniglia. (Francesca Cossu)