Il guerriero in piedi a gambe larghe, solleva la mano in segno di saluto o di preghiera.
Veste una doppia tunica ed un elmo piatto con alte corna. Il collo è protetto da un collare a spirale, le gambe da gambali rinforzati da elementi in metallo, lo stomaco da una piastra metallica rettangolare appesa ad una larga fascia a vu che scende dalle spalle ed infine l’avambraccio sinistro da un largo manicotto decorato con archi di metallo. Il guerriero appoggia il suo arco alla spalla sinistra; la faretra, con la spada fissata a lato ed un ulteriore passante per un’altra arma (pugnale?) pende dal dorso. Occhi grandi, arrotondati e discoidali dominano il volto sottile e finemente disegnato.
La statuetta fa parte del gruppo di guerrieri che per le loro caratteristiche sono riportati ad una fase antica. I guerrieri di Abini le sono stilisticamente affini (G. Lilliu, Sculture della Sardegna nuragica, 1966, nr. 86, 98 e 259), così come un altro arciere (G.Lilliu, op.cit. nr.30) e paiono provenire dallo stesso laboratorio.
I valori dell’analisi dei metalli dell’istituto di ricerca Rathgen di Berlino (J.Riederer) corrispondono alla lega tipica dei bronzi sardi.
Stato di conservazione:mancano le ultime parti delle corna dell’elmo, la parte superiore dell’arco ed il piede destro. È presente il condotto di colata a forcella. Patina verde levigata.
Letteratura: SKK (Kunst und Kultur Sardiniens, 1980) Nr. 93
#immagini: 445
Guerriero con elmo ornato di corna e spada votiva
21 Guerriero con elmo ornato di corna e con spada votiva
Bronzo, a 19,1 cm, con condotto di colata 20,6 cm
Sardegna, località sconosciuta.
Cultura nuragica VIII sec. a.C.
Guerriero in piedi a gambe larghe con la mano destra sollevata in segno di saluto o di preghiera.
Porta un copricapo ad elmetto piatto con la parte centrale levata a formare una mezzaluna (vedere catalogo pag.41) e lunghe corna ricurve, veste una doppia tunica: le gambe sono protette da gambali rinforzati da elementi in metallo, il collo da un collare di filo di metallo elicoidale. Davanti al petto, fissato ad una larga fascia, porta un pugnale con elsa caudata. Il guerriero regge la lunga spada votiva sulla spalla sinistra; lo scudo rotondo con una grande borchia ed a campi incisi con tratteggi pende dalla schiena trattenuto per mezzo di un passante alla spada. È conosciuta tutta una serie di guerrieri sardi di bronzo portanti spade votive, che non potevano essere idonee al combattimento (G. Lilliu, Sculture della Sardegna nuragica, 1966 nr. 82-94). Vedere anche pag.41 del catalogo. Sul volto finemente disegnato campeggiano occhi e naso su una piccola bocca.
La statuetta fa parte come il nr. 20 del gruppo di guerrieri che per le loro caratteristiche sono riportati ad una fase antica ed è stata, osservando i tratti morbidi della modellatura, creata probabilmente più tardi dell’arciere precedente e dei suoi esempi simili.
I valori dell’analisi dei metalli dell’istituto di ricerca Rathgen di Berlino (J.Riederer) corrispondono alla lega tipica dei bronzi sardi.
Stato di conservazione: integro. Patina verde opaca, evidentemente lavorata con getto di sabbia.
Letteratura: SKK (Kunst und Kultur Sardiniens, 1980) Nr. 91
Guerriero con elmo ornato di corna e spada votiva
21 Guerriero con elmo ornato di corna e con spada votiva
Bronzo, a 19,1 cm, con condotto di colata 20,6 cm
Sardegna, località sconosciuta.
Cultura nuragica VIII sec. a.C.
Guerriero in piedi a gambe larghe con la mano destra sollevata in segno di saluto o di preghiera.
Porta un copricapo ad elmetto piatto con la parte centrale levata a formare una mezzaluna (vedere catalogo pag.41) e lunghe corna ricurve, veste una doppia tunica: le gambe sono protette da gambali rinforzati da elementi in metallo, il collo da un collare di filo di metallo elicoidale. Davanti al petto, fissato ad una larga fascia, porta un pugnale con elsa caudata. Il guerriero regge la lunga spada votiva sulla spalla sinistra; lo scudo rotondo con una grande borchia ed a campi incisi con tratteggi pende dalla schiena trattenuto per mezzo di un passante alla spada. È conosciuta tutta una serie di guerrieri sardi di bronzo portanti spade votive, che non potevano essere idonee al combattimento (G. Lilliu, Sculture della Sardegna nuragica, 1966 nr. 82-94). Vedere anche pag.41 del catalogo. Sul volto finemente disegnato campeggiano occhi e naso su una piccola bocca.
La statuetta fa parte come il nr. 20 del gruppo di guerrieri che per le loro caratteristiche sono riportati ad una fase antica ed è stata, osservando i tratti morbidi della modellatura, creata probabilmente più tardi dell’arciere precedente e dei suoi esempi simili.
I valori dell’analisi dei metalli dell’istituto di ricerca Rathgen di Berlino (J.Riederer) corrispondono alla lega tipica dei bronzi sardi.
Stato di conservazione: integro. Patina verde opaca, evidentemente lavorata con getto di sabbia.
Letteratura: SKK (Kunst und Kultur Sardiniens, 1980) Nr. 91
Guerriero con elmo ornato di corna e spada votiva
21 Guerriero con elmo ornato di corna e con spada votiva
Bronzo, a 19,1 cm, con condotto di colata 20,6 cm
Sardegna, località sconosciuta.
Cultura nuragica VIII sec. a.C.
Guerriero in piedi a gambe larghe con la mano destra sollevata in segno di saluto o di preghiera.
Porta un copricapo ad elmetto piatto con la parte centrale levata a formare una mezzaluna (vedere catalogo pag.41) e lunghe corna ricurve, veste una doppia tunica: le gambe sono protette da gambali rinforzati da elementi in metallo, il collo da un collare di filo di metallo elicoidale. Davanti al petto, fissato ad una larga fascia, porta un pugnale con elsa caudata. Il guerriero regge la lunga spada votiva sulla spalla sinistra; lo scudo rotondo con una grande borchia ed a campi incisi con tratteggi pende dalla schiena trattenuto per mezzo di un passante alla spada. È conosciuta tutta una serie di guerrieri sardi di bronzo portanti spade votive, che non potevano essere idonee al combattimento (G. Lilliu, Sculture della Sardegna nuragica, 1966 nr. 82-94). Vedere anche pag.41 del catalogo. Sul volto finemente disegnato campeggiano occhi e naso su una piccola bocca.
La statuetta fa parte come il nr. 20 del gruppo di guerrieri che per le loro caratteristiche sono riportati ad una fase antica ed è stata, osservando i tratti morbidi della modellatura, creata probabilmente più tardi dell’arciere precedente e dei suoi esempi simili.
I valori dell’analisi dei metalli dell’istituto di ricerca Rathgen di Berlino (J.Riederer) corrispondono alla lega tipica dei bronzi sardi.
Stato di conservazione: integro. Patina verde opaca, evidentemente lavorata con getto di sabbia.
Letteratura: SKK (Kunst und Kultur Sardiniens, 1980) Nr. 91
Guerriero con elmo ornato di corna e spada votiva
21 Guerriero con elmo ornato di corna e con spada votiva
Bronzo, a 19,1 cm, con condotto di colata 20,6 cm
Sardegna, località sconosciuta.
Cultura nuragica VIII sec. a.C.
Guerriero in piedi a gambe larghe con la mano destra sollevata in segno di saluto o di preghiera.
Porta un copricapo ad elmetto piatto con la parte centrale levata a formare una mezzaluna (vedere catalogo pag.41) e lunghe corna ricurve, veste una doppia tunica: le gambe sono protette da gambali rinforzati da elementi in metallo, il collo da un collare di filo di metallo elicoidale. Davanti al petto, fissato ad una larga fascia, porta un pugnale con elsa caudata. Il guerriero regge la lunga spada votiva sulla spalla sinistra; lo scudo rotondo con una grande borchia ed a campi incisi con tratteggi pende dalla schiena trattenuto per mezzo di un passante alla spada. È conosciuta tutta una serie di guerrieri sardi di bronzo portanti spade votive, che non potevano essere idonee al combattimento (G. Lilliu, Sculture della Sardegna nuragica, 1966 nr. 82-94). Vedere anche pag.41 del catalogo. Sul volto finemente disegnato campeggiano occhi e naso su una piccola bocca.
La statuetta fa parte come il nr. 20 del gruppo di guerrieri che per le loro caratteristiche sono riportati ad una fase antica ed è stata, osservando i tratti morbidi della modellatura, creata probabilmente più tardi dell’arciere precedente e dei suoi esempi simili.
I valori dell’analisi dei metalli dell’istituto di ricerca Rathgen di Berlino (J.Riederer) corrispondono alla lega tipica dei bronzi sardi.
Stato di conservazione: integro. Patina verde opaca, evidentemente lavorata con getto di sabbia.
Letteratura: SKK (Kunst und Kultur Sardiniens, 1980) Nr. 91
32 Figura di donna orante con mantello
Bronzo, a 11,4 cm, con condotto di colata 15 cm
Sardegna, località sconosciuta.
Cultura nuragica VIII- VII sec. a.C.
32 Figura di donna orante con mantello
Bronzo, a 11,4 cm, con condotto di colata 15 cm
Sardegna, località sconosciuta.
Cultura nuragica VIII- VII sec. a.C.
La donna porge in avanti la destra in un atteggiamento di saluto o di preghiera, sta ritta a gambe unite e probabilmente teneva nella sinistra un’offerta sacrificale ora andata perduta. Sopra tre tuniche a lunghezze scalate con gli orli a piegoline o a frange porta una veste con un risvolto che avvolge diagonalmente il busto(non chiaramente visibile) e lascia scoperta la spalla destra; l’orlo esterno della veste è leggermente scostato dal busto. Le spalle e la parte superiore delle braccia sono coperte da un manto che nella parte posteriore è ornato con due strisce, una larga ed una stretta, con motivo a spina di pesce. Il capo è coperto da un velo. Grandi occhi rotondi e contornati, un naso lungo sottile e diritto su una piccola bocca sono le caratteristiche del viso lungo e affusolato. La mano destra è sproporzionatamente grande.
Una tipologia simile, soprattutto nella configurazione del volto, la troviamo in due sacerdotesse sacrificanti a Cagliari (G.Lilliu, Sculture della Sardegna nuragica, 1966, nr. 73 e 120). Statuette simili, della stessa tematica abbigliamento affine si trovano anche nei musei di Torino e di Roma (G. Lilliu, op.cit. nr. 75,76)
I valori dell’analisi dei metalli dell’istituto di ricerca Rathgen di Berlino (J.Riederer) corrispondono alla lega tipica per i bronzi sardi.
Stato di conservazione: manca l’avambraccio sinistro; tra i piedi avanzi del piombo della montatura originaria. Patina verde levigata, con punti di efflorescenza.
Letteratura: SKK (Kunst und Kultur Sardiniens, 1980) Nr. 138
55. Navicella con protome bovina e parapetto traforato
Bronzo.
l 32 cm, h 17,5 cm, p 11,2
Sardegna, località sconosciuta.
VIII – VII sec. a.C.
Questa navicella di dimensioni insolitamente grandi presenta un parapetto con disegno a zigzag un alto albero che termina con una formazione a vaso e con un anello sovrastato da un uccello, anello che stranamente è orientato in modo obliquo rispetto alla prua, è ornato da una protome bovina fortemente stilizzata. Il parapetto traforato è bordato da pali con testate concave. La protome bovina su un lungo, stretto collo ha un muso lungo muso cilindrico, appena più largo delle corna; queste sono rivolte dritte verso l’alto e coronate da sfere.
La forte, forse un poco grossolana semplificazione della protome sembra indicare una già avanzata età arcaica dell’arte sarda del bronzo. Anche l’albero, che manca nelle più antiche rappresentazioni di navicelle sarde, sembra sostenere questa datazione (vedere catalogo pag. 44).
I valori dell’analisi dei metalli eseguiti nel laboratorio di ricerca Rathgen di Berlino (J. Riederer) corrispondono alla lega tipica per i bronzi sardi.
Stato di conservazione: la parte superiore del corno sinistro è stato aggiunto recentemente. Il muso della protome, i pali del parapetto e l’albero sono deformati. Patina verde ruvida granulosa con efflorescenza.
Letteratura: SKK (Kunst und Kultur Sardiniens, 1980) Nr. 195
Per dimensioni e configurazione questo riccio corrisponde all’unico peso sardo conosciuto che si trova a Cagliari (Zervos, ill. 168 – secondo l’informazione di F. Barreca pesante 2175 g), che tuttavia non ha una rappresentazione figurativa ma la forma di un blocco cubico con un grande manico ad anello nella parte superiore. L’ esecuzione del riccio è di alta qualità, stilizzato ma molto ben studiato con muso a punta, orecchie relativamente grandi , quattro gambette ed una codina mozza sotto la quale è accennato il suo sesso maschile. Gli aculei sono raffigurati da piccoli cerchi fittamente vicini. Al di sotto sono presenti due aperture rotonde, entrambi colme di piombo, una di circa 4 cm di diametro ed un’altra leggermente irregolare di circa 2 cm sotto la testa. Si evince l’impressione che solo la superficie esterna del riccio, di per sé non molto grossa, sia di bronzo. La forma del riccio, chiusa e compatta, viene molto incontro alla funzione di questo bronzo come peso. La figura singolare del manufatto prova la capacità di osservazione e l’ingegnosità dei sardi. Un riccio si trova anche tra gli animali rappresentati sulla navicella sarda trovata a Vetulonia ed esposta a Firenze (ill. 35)
Il riccio fa parte degli animali del mondo antico che furono raffigurati già dagli inizi del neolitico. Il suo emergere dal letargo in primavera, la sua attività preferibilmente notturna e la sua capacità di sterminare insetti nocivi e serpenti potrebbero aver trasmesso anche valori simbolici.
Marija Gimbutas ha associato strettamente il riccio alla Grande Dea (The Gods and Goddesses of Old Europe, 1974, pagg. 179 – confr. Thimme, Kunst und Kultur der Kykladeninseln im 3. Jahrtausend v. Chr. Ausstellungskatalog Karlsruhe 1976).
Il peso del riccio di 3780 si avvicina molto ai 3790 g della norma di peso standard leggermente più elevato di dieci miniere d’argento fenicie (RE suppl III, 1918 col. 611, vedere sotto “pesi”, vedere anche “Der kleine Pauly, 1967, col. 791 vedere sotto “pesi” ).
I valori dell’analisi dei metalli eseguiti nel laboratorio di ricerca Rathgen di Berlino (J. Riederer) corrispondono alla lega tipica per i bronzi sardi.
Stato di conservazione: manico leggermente distorto. Non è chiaro se la seconda apertura irregolare sia dovuta a danneggiamento; piccola parte rotonda mancante vicino al manico, altrimenti in uno stato eccellente di conservazione.
Letteratura: SKK (Kunst und Kultur Sardiniens, 1980) Nr. 170
Jürgen Thimme 1983
Questo reperto si trova oggi alla „Archeologische Staatssammlung” di Monaco di Baviera e questa che segue è la traduzione della didascalia del catalogo del Museo, a cura di Gisela Zahlhaas.
Tardo Bronzo/ inizio Ferro
1000-500 a.C.
Bacino del Mediterraneo orientale
Bronzo, piombo, h 15 cm, peso 6410g
Inv. 1990 517.
L’introduzione e la normativa delle misure e dei pesi è stato di grandissima importanza per le prime culture dell’Asia minore poiché stavano alla base di una amministrazione funzionante per i tributi e per i beni di scambio. Molto presto sono stati creati pesi con forme simboliche, per esempio di animali. Per il nostro esemplare venne scelto il riccio, che nell’antichità era garanzia di affidabilità, vigilanza e costanza, qualità queste di basilare importanza per l’uso di un peso .
Il corpo tondo dell’animale è di bronzo cavo, completamente riempito di piombo ed è completato da un grande anello per essere appeso. L’anello ha tracce evidenti d’uso. Sulla superficie gli aculei sono rappresentati da cerchietti punzonati vicini gli uni agli altri. Il naso a punta, gli occhi piccoli, la codina mozza e le gambette corte caratterizzano l’animale. Le grandi orecchie a punta si ritrovano solo tra i ricci di terra “a grandi orecchie” originari del Mediterraneo orientale e del delta del Nilo.
Il notevole peso di 6410g ci fa pensare di avere davanti una parte di una grande bilancia. Da quale area culturale provenga questo riccio non può essere determinato con esattezza, poiché il peso non può essere attribuito a modelli conosciuti. Tuttavia si può far riferimento alla regione di provenienza naturale di questi animali.
Per dimensioni e configurazione questo riccio corrisponde all’unico peso sardo conosciuto che si trova a Cagliari (Zervos, ill. 168 – secondo l’informazione di F. Barreca pesante 2175 g), che tuttavia non ha una rappresentazione figurativa ma la forma di un blocco cubico con un grande manico ad anello nella parte superiore. L’ esecuzione del riccio è di alta qualità, stilizzato ma molto ben studiato con muso a punta, orecchie relativamente grandi , quattro gambette ed una codina mozza sotto la quale è accennato il suo sesso maschile. Gli aculei sono raffigurati da piccoli cerchi fittamente vicini. Al di sotto sono presenti due aperture rotonde, entrambi colme di piombo, una di circa 4 cm di diametro ed un’altra leggermente irregolare di circa 2 cm sotto la testa. Si evince l’impressione che solo la superficie esterna del riccio, di per sé non molto grossa, sia di bronzo. La forma del riccio, chiusa e compatta, viene molto incontro alla funzione di questo bronzo come peso. La figura singolare del manufatto prova la capacità di osservazione e l’ingegnosità dei sardi. Un riccio si trova anche tra gli animali rappresentati sulla navicella sarda trovata a Vetulonia ed esposta a Firenze (ill. 35)
Il riccio fa parte degli animali del mondo antico che furono raffigurati già dagli inizi del neolitico. Il suo emergere dal letargo in primavera, la sua attività preferibilmente notturna e la sua capacità di sterminare insetti nocivi e serpenti potrebbero aver trasmesso anche valori simbolici.
Marija Gimbutas ha associato strettamente il riccio alla Grande Dea (The Gods and Goddesses of Old Europe, 1974, pagg. 179 – confr. Thimme, Kunst und Kultur der Kykladeninseln im 3. Jahrtausend v. Chr. Ausstellungskatalog Karlsruhe 1976).
Il peso del riccio di 3780 si avvicina molto ai 3790 g della norma di peso standard leggermente più elevato di dieci miniere d’argento fenicie (RE suppl III, 1918 col. 611, vedere sotto “pesi”, vedere anche “Der kleine Pauly, 1967, col. 791 vedere sotto “pesi” ).
I valori dell’analisi dei metalli eseguiti nel laboratorio di ricerca Rathgen di Berlino (J. Riederer) corrispondono alla lega tipica per i bronzi sardi.
Stato di conservazione: manico leggermente distorto. Non è chiaro se la seconda apertura irregolare sia dovuta a danneggiamento; piccola parte rotonda mancante vicino al manico, altrimenti in uno stato eccellente di conservazione.
Letteratura: SKK (Kunst und Kultur Sardiniens, 1980) Nr. 170
Jürgen Thimme 1983
Questo reperto si trova oggi alla „Archeologische Staatssammlung” di Monaco di Baviera e questa che segue è la traduzione della didascalia del catalogo del Museo, a cura di Gisela Zahlhaas.
Tardo Bronzo/ inizio Ferro
1000-500 a.C.
Bacino del Mediterraneo orientale
Bronzo, piombo, h 15 cm, peso 6410g
Inv. 1990 517.
L’introduzione e la normativa delle misure e dei pesi è stato di grandissima importanza per le prime culture dell’Asia minore poiché stavano alla base di una amministrazione funzionante per i tributi e per i beni di scambio. Molto presto sono stati creati pesi con forme simboliche, per esempio di animali. Per il nostro esemplare venne scelto il riccio, che nell’antichità era garanzia di affidabilità, vigilanza e costanza, qualità queste di basilare importanza per l’uso di un peso .
Il corpo tondo dell’animale è di bronzo cavo, completamente riempito di piombo ed è completato da un grande anello per essere appeso. L’anello ha tracce evidenti d’uso. Sulla superficie gli aculei sono rappresentati da cerchietti punzonati vicini gli uni agli altri. Il naso a punta, gli occhi piccoli, la codina mozza e le gambette corte caratterizzano l’animale. Le grandi orecchie a punta si ritrovano solo tra i ricci di terra “a grandi orecchie” originari del Mediterraneo orientale e del delta del Nilo.
Il notevole peso di 6410g ci fa pensare di avere davanti una parte di una grande bilancia. Da quale area culturale provenga questo riccio non può essere determinato con esattezza, poiché il peso non può essere attribuito a modelli conosciuti. Tuttavia si può far riferimento alla regione di provenienza naturale di questi animali.
Per dimensioni e configurazione questo riccio corrisponde all’unico peso sardo conosciuto che si trova a Cagliari (Zervos, ill. 168 – secondo l’informazione di F. Barreca pesante 2175 g), che tuttavia non ha una rappresentazione figurativa ma la forma di un blocco cubico con un grande manico ad anello nella parte superiore. L’ esecuzione del riccio è di alta qualità, stilizzato ma molto ben studiato con muso a punta, orecchie relativamente grandi , quattro gambette ed una codina mozza sotto la quale è accennato il suo sesso maschile. Gli aculei sono raffigurati da piccoli cerchi fittamente vicini. Al di sotto sono presenti due aperture rotonde, entrambi colme di piombo, una di circa 4 cm di diametro ed un’altra leggermente irregolare di circa 2 cm sotto la testa. Si evince l’impressione che solo la superficie esterna del riccio, di per sé non molto grossa, sia di bronzo. La forma del riccio, chiusa e compatta, viene molto incontro alla funzione di questo bronzo come peso. La figura singolare del manufatto prova la capacità di osservazione e l’ingegnosità dei sardi. Un riccio si trova anche tra gli animali rappresentati sulla navicella sarda trovata a Vetulonia ed esposta a Firenze (ill. 35)
Il riccio fa parte degli animali del mondo antico che furono raffigurati già dagli inizi del neolitico. Il suo emergere dal letargo in primavera, la sua attività preferibilmente notturna e la sua capacità di sterminare insetti nocivi e serpenti potrebbero aver trasmesso anche valori simbolici.
Marija Gimbutas ha associato strettamente il riccio alla Grande Dea (The Gods and Goddesses of Old Europe, 1974, pagg. 179 – confr. Thimme, Kunst und Kultur der Kykladeninseln im 3. Jahrtausend v. Chr. Ausstellungskatalog Karlsruhe 1976).
Il peso del riccio di 3780 si avvicina molto ai 3790 g della norma di peso standard leggermente più elevato di dieci miniere d’argento fenicie (RE suppl III, 1918 col. 611, vedere sotto “pesi”, vedere anche “Der kleine Pauly, 1967, col. 791 vedere sotto “pesi” ).
I valori dell’analisi dei metalli eseguiti nel laboratorio di ricerca Rathgen di Berlino (J. Riederer) corrispondono alla lega tipica per i bronzi sardi.
Stato di conservazione: manico leggermente distorto. Non è chiaro se la seconda apertura irregolare sia dovuta a danneggiamento; piccola parte rotonda mancante vicino al manico, altrimenti in uno stato eccellente di conservazione.
Letteratura: SKK (Kunst und Kultur Sardiniens, 1980) Nr. 170
Jürgen Thimme 1983
Questo reperto si trova oggi alla „Archeologische Staatssammlung” di Monaco di Baviera e questa che segue è la traduzione della didascalia del catalogo del Museo, a cura di Gisela Zahlhaas.
Tardo Bronzo/ inizio Ferro
1000-500 a.C.
Bacino del Mediterraneo orientale
Bronzo, piombo, h 15 cm, peso 6410g
Inv. 1990 517.
L’introduzione e la normativa delle misure e dei pesi è stato di grandissima importanza per le prime culture dell’Asia minore poiché stavano alla base di una amministrazione funzionante per i tributi e per i beni di scambio. Molto presto sono stati creati pesi con forme simboliche, per esempio di animali. Per il nostro esemplare venne scelto il riccio, che nell’antichità era garanzia di affidabilità, vigilanza e costanza, qualità queste di basilare importanza per l’uso di un peso .
Il corpo tondo dell’animale è di bronzo cavo, completamente riempito di piombo ed è completato da un grande anello per essere appeso. L’anello ha tracce evidenti d’uso. Sulla superficie gli aculei sono rappresentati da cerchietti punzonati vicini gli uni agli altri. Il naso a punta, gli occhi piccoli, la codina mozza e le gambette corte caratterizzano l’animale. Le grandi orecchie a punta si ritrovano solo tra i ricci di terra “a grandi orecchie” originari del Mediterraneo orientale e del delta del Nilo.
Il notevole peso di 6410g ci fa pensare di avere davanti una parte di una grande bilancia. Da quale area culturale provenga questo riccio non può essere determinato con esattezza, poiché il peso non può essere attribuito a modelli conosciuti. Tuttavia si può far riferimento alla regione di provenienza naturale di questi animali.
19 Guerriero con elmo ornato di corna e con arco
Bronzo, h 22,8 cm, con condotto di colata 25 cm
Sardegna, località sconosciuta.
Cultura nuragica IX-VIII sec. a.C.
Il guerriero, in piedi a gambe divaricate, solleva la mano destra in segno di saluto o di preghiera.
Veste una doppia tunica e porta un elmo piatto con un rialzo a forma di mezzaluna (vedi pag.41 del catalogo) e lunghe corna ricurve la cui cima è decorata da un filo di metallo avvolto a spirale (ne è rimasta solo una). L’arco viene tenuto con la sinistra sulla spalla. Il collo è protetto da un collare decorato, il ventre da una piastra quadrata appesa ad una larga e lunga cinghia a V che scende dalle spalle, i polpacci da gambali rinforzati con elementi di metallo ed infine l’avambraccio sinistro da una lunga fascia fermapolso ornata con una spirale, che tutela anche la mano. L’armatura è completata da una faretra al cui lato è assicurata una spada.
La forma severa a T del viso affilato e forte con naso lungo e diritto sopra una piccola bocca, gli occhi grandi , tondi e sporgenti, così come le linee profonde con cui capelli, collare, faretra, fascia fermapolso e gambali vengono contraddistinti in gradevole contrasto con il resto della superficie levigata, sembrano tipici per un gruppo di bronzi nuragici arcaici. Stilisticamente affini sono un guerriero a Cagliari (G.Lilliu, Sculture della Sardegna nuragica, , 1966, nr.83), un guerriero della Bibliothèque Nationale, Parigi (E. Babelon – J. A. Blanchet, Cat. des bronzes antiques, 1895, nr. 918), così come uno dei tre arcieri del nuraghe Pizzinnu (Maetzke, tav. 6,1) dove fu anche ritrovato uno dei primi tori in bronzo (ved. pag. 44).
I valori dell’analisi dei metalli dell’istituto di ricerca Rathgen di Berlino (J.Riederer) corrispondono alla lega tipica dei bronzi sardi.
Stato di conservazione: la cima del corno destro è ricostruita, il condotto di colata poggia in parte ancora nel fissaggio originale di piombo. Patina verde scuro levigata con punti di ossidazione rosso-bruno.
Letteratura: SKK (Kunst und Kultur Sardiniens, 1980) Nr. 92
Bible Lands Museum Jerusalem