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Domus de Janas di Monte Arista

Le “Domus de janas” sono sepolture ipogeiche (sotterranee) di età prenuragica, sono databili 3500-3000 a.C., articolate in uno o più ambienti e utilizzate fino all’età nuragica. Sul monte Arìsta, nel comune di Cardedu, c’è una necropoli composta da dieci tombe accuratamente realizzate e in ottimo stato di conservazione. Le tombe sono scavate in blocchi di granito isolati tra loro. Gli ipogei sono di due tipi, monocellulari e bicellulari, e hanno uno sviluppo longitudinale. Agugliastra

Domus de Janas di Monte Arista

Le “Domus de janas” sono sepolture ipogeiche (sotterranee) di età prenuragica, sono databili 3500-3000 a.C., articolate in uno o più ambienti e utilizzate fino all’età nuragica. Sul monte Arìsta, nel comune di Cardedu, c’è una necropoli composta da dieci tombe accuratamente realizzate e in ottimo stato di conservazione. Le tombe sono scavate in blocchi di granito isolati tra loro. Gli ipogei sono di due tipi, monocellulari e bicellulari, e hanno uno sviluppo longitudinale. Agugliastra

Domus de janas di S.Andrea Priu

La necropoli ipogeica di Sant’Andrea Priu è un sito archeologico situato sul lato meridionale della fertile piana di Santa Lucia, in comune di Bonorva (provincia di Sassari) da cui dista una decina di chilometri. Il complesso, uno dei più importanti della Sardegna, è composto da una ventina di tombe ipogeiche del tipo a domus de janas, una delle quali con i suoi diciotto vani risulta essere una delle più ampie fra quelle presenti nel bacino del Mediterraneo.

La necropoli occupa il fronte di un affioramento trachitico alto una decina di metri e lungo 180; gli ingressi alle domus si trovano tutti a qualche metro di altezza dal piano di campagna e alcune di esse risultano di difficile accesso a causa del distacco di una parte consistente del fronte roccioso. Al loro interno la fedele riproduzione di particolari architettonici tipici delle coeve abitazioni (travi, travetti, architravi, stipiti, pilastri e zoccolature perimetrali) tendenti a ricreare un ambiente dall’aspetto simile al luogo in cui il defunto aveva trascorso la sua esistenza.

Domus de janas di S.Andrea Priu

La necropoli ipogeica di Sant’Andrea Priu è un sito archeologico situato sul lato meridionale della fertile piana di Santa Lucia, in comune di Bonorva (provincia di Sassari) da cui dista una decina di chilometri. Il complesso, uno dei più importanti della Sardegna, è composto da una ventina di tombe ipogeiche del tipo a domus de janas, una delle quali con i suoi diciotto vani risulta essere una delle più ampie fra quelle presenti nel bacino del Mediterraneo.

La necropoli occupa il fronte di un affioramento trachitico alto una decina di metri e lungo 180; gli ingressi alle domus si trovano tutti a qualche metro di altezza dal piano di campagna e alcune di esse risultano di difficile accesso a causa del distacco di una parte consistente del fronte roccioso. Al loro interno la fedele riproduzione di particolari architettonici tipici delle coeve abitazioni (travi, travetti, architravi, stipiti, pilastri e zoccolature perimetrali) tendenti a ricreare un ambiente dall’aspetto simile al luogo in cui il defunto aveva trascorso la sua esistenza.

Domus de janas di S.Andrea Priu

La necropoli ipogeica di Sant’Andrea Priu è un sito archeologico situato sul lato meridionale della fertile piana di Santa Lucia, in comune di Bonorva (provincia di Sassari) da cui dista una decina di chilometri. Il complesso, uno dei più importanti della Sardegna, è composto da una ventina di tombe ipogeiche del tipo a domus de janas, una delle quali con i suoi diciotto vani risulta essere una delle più ampie fra quelle presenti nel bacino del Mediterraneo.

La necropoli occupa il fronte di un affioramento trachitico alto una decina di metri e lungo 180; gli ingressi alle domus si trovano tutti a qualche metro di altezza dal piano di campagna e alcune di esse risultano di difficile accesso a causa del distacco di una parte consistente del fronte roccioso. Al loro interno la fedele riproduzione di particolari architettonici tipici delle coeve abitazioni (travi, travetti, architravi, stipiti, pilastri e zoccolature perimetrali) tendenti a ricreare un ambiente dall’aspetto simile al luogo in cui il defunto aveva trascorso la sua esistenza.

Domus de janas di S.Andrea Priu

La necropoli ipogeica di Sant’Andrea Priu è un sito archeologico situato sul lato meridionale della fertile piana di Santa Lucia, in comune di Bonorva (provincia di Sassari) da cui dista una decina di chilometri. Il complesso, uno dei più importanti della Sardegna, è composto da una ventina di tombe ipogeiche del tipo a domus de janas, una delle quali con i suoi diciotto vani risulta essere una delle più ampie fra quelle presenti nel bacino del Mediterraneo.

La necropoli occupa il fronte di un affioramento trachitico alto una decina di metri e lungo 180; gli ingressi alle domus si trovano tutti a qualche metro di altezza dal piano di campagna e alcune di esse risultano di difficile accesso a causa del distacco di una parte consistente del fronte roccioso. Al loro interno la fedele riproduzione di particolari architettonici tipici delle coeve abitazioni (travi, travetti, architravi, stipiti, pilastri e zoccolature perimetrali) tendenti a ricreare un ambiente dall’aspetto simile al luogo in cui il defunto aveva trascorso la sua esistenza.

Domus de janas di S.Andrea Priu

La necropoli ipogeica di Sant’Andrea Priu è un sito archeologico situato sul lato meridionale della fertile piana di Santa Lucia, in comune di Bonorva (provincia di Sassari) da cui dista una decina di chilometri. Il complesso, uno dei più importanti della Sardegna, è composto da una ventina di tombe ipogeiche del tipo a domus de janas, una delle quali con i suoi diciotto vani risulta essere una delle più ampie fra quelle presenti nel bacino del Mediterraneo.

La necropoli occupa il fronte di un affioramento trachitico alto una decina di metri e lungo 180; gli ingressi alle domus si trovano tutti a qualche metro di altezza dal piano di campagna e alcune di esse risultano di difficile accesso a causa del distacco di una parte consistente del fronte roccioso. Al loro interno la fedele riproduzione di particolari architettonici tipici delle coeve abitazioni (travi, travetti, architravi, stipiti, pilastri e zoccolature perimetrali) tendenti a ricreare un ambiente dall’aspetto simile al luogo in cui il defunto aveva trascorso la sua esistenza.

Domus de janas di S.Andrea Priu

La necropoli ipogeica di Sant’Andrea Priu è un sito archeologico situato sul lato meridionale della fertile piana di Santa Lucia, in comune di Bonorva (provincia di Sassari) da cui dista una decina di chilometri. Il complesso, uno dei più importanti della Sardegna, è composto da una ventina di tombe ipogeiche del tipo a domus de janas, una delle quali con i suoi diciotto vani risulta essere una delle più ampie fra quelle presenti nel bacino del Mediterraneo.

La necropoli occupa il fronte di un affioramento trachitico alto una decina di metri e lungo 180; gli ingressi alle domus si trovano tutti a qualche metro di altezza dal piano di campagna e alcune di esse risultano di difficile accesso a causa del distacco di una parte consistente del fronte roccioso. Al loro interno la fedele riproduzione di particolari architettonici tipici delle coeve abitazioni (travi, travetti, architravi, stipiti, pilastri e zoccolature perimetrali) tendenti a ricreare un ambiente dall’aspetto simile al luogo in cui il defunto aveva trascorso la sua esistenza.

Domus de janas di S.Andrea Priu

La necropoli ipogeica di Sant’Andrea Priu è un sito archeologico situato sul lato meridionale della fertile piana di Santa Lucia, in comune di Bonorva (provincia di Sassari) da cui dista una decina di chilometri. Il complesso, uno dei più importanti della Sardegna, è composto da una ventina di tombe ipogeiche del tipo a domus de janas, una delle quali con i suoi diciotto vani risulta essere una delle più ampie fra quelle presenti nel bacino del Mediterraneo.

La necropoli occupa il fronte di un affioramento trachitico alto una decina di metri e lungo 180; gli ingressi alle domus si trovano tutti a qualche metro di altezza dal piano di campagna e alcune di esse risultano di difficile accesso a causa del distacco di una parte consistente del fronte roccioso. Al loro interno la fedele riproduzione di particolari architettonici tipici delle coeve abitazioni (travi, travetti, architravi, stipiti, pilastri e zoccolature perimetrali) tendenti a ricreare un ambiente dall’aspetto simile al luogo in cui il defunto aveva trascorso la sua esistenza.

Nuraghe Coa ‘e Serra

Uno dei nuraghi più suggestivi e più facilmente accessibili della piana di Golgo, è quello di “Coa ’e Serra” (che significa, grosso modo, situato “nella parte terminale del crinale della montagna”) che svetta in posizione dominante sulla vallata, a 511 metri di altitudine, nella porzione meridionale dell’altopiano. Arrivarci è molto semplice: si percorre la strada per Golgo fino al punto in cui un cartello in legno indica la svolta per il nuraghe “Coa ’e Serra”; da qui si percorre una strada sterrata per circa un chilometro e mezzo, sino a raggiungere uno piccolo spiazzo da cui si intravede, tra la vegetazione, il bianco torrione calcareo del nuraghe; ancora un centinaio di metri a piedi e si è nel cuore del complesso nuragico. Il nuraghe, che gli archeologi fanno risalire all’età del Bronzo Medio (1500 – 1300 a. C. circa); è composto da un nucleo centrale riferibile al tipo dei cosiddetti “nuraghi a corridoio”, più antichi e strutturalmente diversi da quelli “a tholos” (in quanto la copertura non è a falsa cupola ma piattabandata), nel quale si individuano due ambienti: di questi, uno è a pianta circolare, con un diametro di circa 7 metri, l’altro invece a pianta ovale, dal diametro di circa 8 metri, collegati tra loro tramite un corridoio “coperto a piattabanda” (termine tecnico con cui gli archeologi si riferiscono alle grandi lastre di roccia utilizzate per coprire i lunghi e stretti vani interni dei nuraghi a corridoio). Secondo gli studiosi, a questo primo impianto, considerato il più antico del complesso, furono aggiunti successivamente una torre a pianta circolare di tipo “a tholos” e un altro edificio molto particolare, unito al corpo centrale da un muro lungo oltre 12 metri. La particolarità di questo edificio, che presenta un ambiente interno di forma rettangolare (a cui si accede passando sotto un piccolo ingresso architravato) sta nella forma trapezoidale della pianta esterna. Questa particolare morfologia dell’edifico, che secondo gli archeologi era una sorta di piccolo tempio, fa del nuraghe di “Coa ’e Serra” un “unicum” nell’architettura nuragica. Notevole anche il “finestrino di scarico”, che sovrasta l’ingresso architravato e che secondo alcuni ha la funzione di alleggerire il peso della struttura. Attorno al nuraghe si osservano tratti di mura di cinta, forse residui di un antemurale turrito. Tutt’intorno agli edifici principali si notano, tra la vegetazione, i ruderi di numerose capanne a pianta circolare. Il complesso di “Coa ’e Serra” faceva parte di una rete di nuraghi (tra i quali si distinguono, per posizione strategica, “Genna Sarmentu”, “Loppellài” e “Orgodùri”) che consentiva di controllare tutti gli accessi alla vallata di Golgo.

Nuraghe Coa ‘e Serra

Uno dei nuraghi più suggestivi e più facilmente accessibili della piana di Golgo, è quello di “Coa ’e Serra” (che significa, grosso modo, situato “nella parte terminale del crinale della montagna”) che svetta in posizione dominante sulla vallata, a 511 metri di altitudine, nella porzione meridionale dell’altopiano. Arrivarci è molto semplice: si percorre la strada per Golgo fino al punto in cui un cartello in legno indica la svolta per il nuraghe “Coa ’e Serra”; da qui si percorre una strada sterrata per circa un chilometro e mezzo, sino a raggiungere uno piccolo spiazzo da cui si intravede, tra la vegetazione, il bianco torrione calcareo del nuraghe; ancora un centinaio di metri a piedi e si è nel cuore del complesso nuragico. Il nuraghe, che gli archeologi fanno risalire all’età del Bronzo Medio (1500 – 1300 a. C. circa); è composto da un nucleo centrale riferibile al tipo dei cosiddetti “nuraghi a corridoio”, più antichi e strutturalmente diversi da quelli “a tholos” (in quanto la copertura non è a falsa cupola ma piattabandata), nel quale si individuano due ambienti: di questi, uno è a pianta circolare, con un diametro di circa 7 metri, l’altro invece a pianta ovale, dal diametro di circa 8 metri, collegati tra loro tramite un corridoio “coperto a piattabanda” (termine tecnico con cui gli archeologi si riferiscono alle grandi lastre di roccia utilizzate per coprire i lunghi e stretti vani interni dei nuraghi a corridoio). Secondo gli studiosi, a questo primo impianto, considerato il più antico del complesso, furono aggiunti successivamente una torre a pianta circolare di tipo “a tholos” e un altro edificio molto particolare, unito al corpo centrale da un muro lungo oltre 12 metri. La particolarità di questo edificio, che presenta un ambiente interno di forma rettangolare (a cui si accede passando sotto un piccolo ingresso architravato) sta nella forma trapezoidale della pianta esterna. Questa particolare morfologia dell’edifico, che secondo gli archeologi era una sorta di piccolo tempio, fa del nuraghe di “Coa ’e Serra” un “unicum” nell’architettura nuragica. Notevole anche il “finestrino di scarico”, che sovrasta l’ingresso architravato e che secondo alcuni ha la funzione di alleggerire il peso della struttura. Attorno al nuraghe si osservano tratti di mura di cinta, forse residui di un antemurale turrito. Tutt’intorno agli edifici principali si notano, tra la vegetazione, i ruderi di numerose capanne a pianta circolare. Il complesso di “Coa ’e Serra” faceva parte di una rete di nuraghi (tra i quali si distinguono, per posizione strategica, “Genna Sarmentu”, “Loppellài” e “Orgodùri”) che consentiva di controllare tutti gli accessi alla vallata di Golgo.

Nuraghe Coa ‘e Serra

Uno dei nuraghi più suggestivi e più facilmente accessibili della piana di Golgo, è quello di “Coa ’e Serra” (che significa, grosso modo, situato “nella parte terminale del crinale della montagna”) che svetta in posizione dominante sulla vallata, a 511 metri di altitudine, nella porzione meridionale dell’altopiano. Arrivarci è molto semplice: si percorre la strada per Golgo fino al punto in cui un cartello in legno indica la svolta per il nuraghe “Coa ’e Serra”; da qui si percorre una strada sterrata per circa un chilometro e mezzo, sino a raggiungere uno piccolo spiazzo da cui si intravede, tra la vegetazione, il bianco torrione calcareo del nuraghe; ancora un centinaio di metri a piedi e si è nel cuore del complesso nuragico. Il nuraghe, che gli archeologi fanno risalire all’età del Bronzo Medio (1500 – 1300 a. C. circa); è composto da un nucleo centrale riferibile al tipo dei cosiddetti “nuraghi a corridoio”, più antichi e strutturalmente diversi da quelli “a tholos” (in quanto la copertura non è a falsa cupola ma piattabandata), nel quale si individuano due ambienti: di questi, uno è a pianta circolare, con un diametro di circa 7 metri, l’altro invece a pianta ovale, dal diametro di circa 8 metri, collegati tra loro tramite un corridoio “coperto a piattabanda” (termine tecnico con cui gli archeologi si riferiscono alle grandi lastre di roccia utilizzate per coprire i lunghi e stretti vani interni dei nuraghi a corridoio). Secondo gli studiosi, a questo primo impianto, considerato il più antico del complesso, furono aggiunti successivamente una torre a pianta circolare di tipo “a tholos” e un altro edificio molto particolare, unito al corpo centrale da un muro lungo oltre 12 metri. La particolarità di questo edificio, che presenta un ambiente interno di forma rettangolare (a cui si accede passando sotto un piccolo ingresso architravato) sta nella forma trapezoidale della pianta esterna. Questa particolare morfologia dell’edifico, che secondo gli archeologi era una sorta di piccolo tempio, fa del nuraghe di “Coa ’e Serra” un “unicum” nell’architettura nuragica. Notevole anche il “finestrino di scarico”, che sovrasta l’ingresso architravato e che secondo alcuni ha la funzione di alleggerire il peso della struttura. Attorno al nuraghe si osservano tratti di mura di cinta, forse residui di un antemurale turrito. Tutt’intorno agli edifici principali si notano, tra la vegetazione, i ruderi di numerose capanne a pianta circolare. Il complesso di “Coa ’e Serra” faceva parte di una rete di nuraghi (tra i quali si distinguono, per posizione strategica, “Genna Sarmentu”, “Loppellài” e “Orgodùri”) che consentiva di controllare tutti gli accessi alla vallata di Golgo.