Nel bancone roccioso prossimo alla chiesa campestre di Santu Teru, sono presenti diversi palmenti oltre a quattro sepolture di cui due monocellulari e due non completate.
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Nel bancone roccioso prossimo alla chiesa campestre di Santu Teru, sono presenti diversi palmenti oltre a quattro sepolture di cui due monocellulari e due non completate.
Nel bancone roccioso prossimo alla chiesa campestre di Santu Teru, sono presenti diversi palmenti oltre a quattro sepolture di cui due monocellulari e due non completate.
Nel bancone roccioso prossimo alla chiesa campestre di Santu Teru, sono presenti diversi palmenti oltre a quattro sepolture di cui due monocellulari e due non completate.
Nel bancone roccioso prossimo alla chiesa campestre di Santu Teru, sono presenti diversi palmenti oltre a quattro sepolture di cui due monocellulari e due non completate.
Il nuraghe prende il proprio nome dal termine “pibiri” che significa pepe ed è ubicato in un’altura a controllo della valle del Temo e del percorso che conduce a Bosa.
Il monumento e l’area circostante sono state oggetto di indagini scientifiche agli inizi del 2000 che hanno permesso di evidenziare le emergenze strutturali.
Il corpo principale, edificato in pietra calcarea, è costituito da una torre centrale, e da almeno altre due torri aggiunte raccordate da cortine rettilineee. La torre centrale svetta, rispetto all’interro e ai crolli, di circa 7 metri e presenta un ingresso rivolto a sud-ovest che immette in una camera con volta a tholos perfettamente conservata dotata di tre nicchie disposte a croce.
È visibile la scala elicoidale che consentiva di raggiungere le parti superiori dell’edificio.
Il corpo principale è inglobato all’interno di un antemurale costituito da diverse torri raccordate da muri sia rettilinei che curvilinei.
Un esteso insediamento con edifici a pianta circolare è visibile su tutta l’area circostante a testimoniare che il nuraghe Pibirra insieme agli altri edifici posti nelle adiacenze (nuraghe Suezzones), rappresentano un sistema insediamentale funzionale al controllo del territorio e delle sue risorse.
Il nuraghe prende il proprio nome dal termine “pibiri” che significa pepe ed è ubicato in un’altura a controllo della valle del Temo e del percorso che conduce a Bosa.
Il monumento e l’area circostante sono state oggetto di indagini scientifiche agli inizi del 2000 che hanno permesso di evidenziare le emergenze strutturali.
Il corpo principale, edificato in pietra calcarea, è costituito da una torre centrale, e da almeno altre due torri aggiunte raccordate da cortine rettilineee. La torre centrale svetta, rispetto all’interro e ai crolli, di circa 7 metri e presenta un ingresso rivolto a sud-ovest che immette in una camera con volta a tholos perfettamente conservata dotata di tre nicchie disposte a croce.
È visibile la scala elicoidale che consentiva di raggiungere le parti superiori dell’edificio.
Il corpo principale è inglobato all’interno di un antemurale costituito da diverse torri raccordate da muri sia rettilinei che curvilinei.
Un esteso insediamento con edifici a pianta circolare è visibile su tutta l’area circostante a testimoniare che il nuraghe Pibirra insieme agli altri edifici posti nelle adiacenze (nuraghe Suezzones), rappresentano un sistema insediamentale funzionale al controllo del territorio e delle sue risorse.
Il nuraghe prende il proprio nome dal termine “pibiri” che significa pepe ed è ubicato in un’altura a controllo della valle del Temo e del percorso che conduce a Bosa.
Il monumento e l’area circostante sono state oggetto di indagini scientifiche agli inizi del 2000 che hanno permesso di evidenziare le emergenze strutturali.
Il corpo principale, edificato in pietra calcarea, è costituito da una torre centrale, e da almeno altre due torri aggiunte raccordate da cortine rettilineee. La torre centrale svetta, rispetto all’interro e ai crolli, di circa 7 metri e presenta un ingresso rivolto a sud-ovest che immette in una camera con volta a tholos perfettamente conservata dotata di tre nicchie disposte a croce.
È visibile la scala elicoidale che consentiva di raggiungere le parti superiori dell’edificio.
Il corpo principale è inglobato all’interno di un antemurale costituito da diverse torri raccordate da muri sia rettilinei che curvilinei.
Un esteso insediamento con edifici a pianta circolare è visibile su tutta l’area circostante a testimoniare che il nuraghe Pibirra insieme agli altri edifici posti nelle adiacenze (nuraghe Suezzones), rappresentano un sistema insediamentale funzionale al controllo del territorio e delle sue risorse.
Il nuraghe prende il proprio nome dal termine “pibiri” che significa pepe ed è ubicato in un’altura a controllo della valle del Temo e del percorso che conduce a Bosa.
Il monumento e l’area circostante sono state oggetto di indagini scientifiche agli inizi del 2000 che hanno permesso di evidenziare le emergenze strutturali.
Il corpo principale, edificato in pietra calcarea, è costituito da una torre centrale, e da almeno altre due torri aggiunte raccordate da cortine rettilineee. La torre centrale svetta, rispetto all’interro e ai crolli, di circa 7 metri e presenta un ingresso rivolto a sud-ovest che immette in una camera con volta a tholos perfettamente conservata dotata di tre nicchie disposte a croce.
È visibile la scala elicoidale che consentiva di raggiungere le parti superiori dell’edificio.
Il corpo principale è inglobato all’interno di un antemurale costituito da diverse torri raccordate da muri sia rettilinei che curvilinei.
Un esteso insediamento con edifici a pianta circolare è visibile su tutta l’area circostante a testimoniare che il nuraghe Pibirra insieme agli altri edifici posti nelle adiacenze (nuraghe Suezzones), rappresentano un sistema insediamentale funzionale al controllo del territorio e delle sue risorse.
Il nuraghe prende il proprio nome dal termine “pibiri” che significa pepe ed è ubicato in un’altura a controllo della valle del Temo e del percorso che conduce a Bosa.
Il monumento e l’area circostante sono state oggetto di indagini scientifiche agli inizi del 2000 che hanno permesso di evidenziare le emergenze strutturali.
Il corpo principale, edificato in pietra calcarea, è costituito da una torre centrale, e da almeno altre due torri aggiunte raccordate da cortine rettilineee. La torre centrale svetta, rispetto all’interro e ai crolli, di circa 7 metri e presenta un ingresso rivolto a sud-ovest che immette in una camera con volta a tholos perfettamente conservata dotata di tre nicchie disposte a croce.
È visibile la scala elicoidale che consentiva di raggiungere le parti superiori dell’edificio.
Il corpo principale è inglobato all’interno di un antemurale costituito da diverse torri raccordate da muri sia rettilinei che curvilinei.
Un esteso insediamento con edifici a pianta circolare è visibile su tutta l’area circostante a testimoniare che il nuraghe Pibirra insieme agli altri edifici posti nelle adiacenze (nuraghe Suezzones), rappresentano un sistema insediamentale funzionale al controllo del territorio e delle sue risorse.
Il nuraghe prende il proprio nome dal termine “pibiri” che significa pepe ed è ubicato in un’altura a controllo della valle del Temo e del percorso che conduce a Bosa.
Il monumento e l’area circostante sono state oggetto di indagini scientifiche agli inizi del 2000 che hanno permesso di evidenziare le emergenze strutturali.
Il corpo principale, edificato in pietra calcarea, è costituito da una torre centrale, e da almeno altre due torri aggiunte raccordate da cortine rettilineee. La torre centrale svetta, rispetto all’interro e ai crolli, di circa 7 metri e presenta un ingresso rivolto a sud-ovest che immette in una camera con volta a tholos perfettamente conservata dotata di tre nicchie disposte a croce.
È visibile la scala elicoidale che consentiva di raggiungere le parti superiori dell’edificio.
Il corpo principale è inglobato all’interno di un antemurale costituito da diverse torri raccordate da muri sia rettilinei che curvilinei.
Un esteso insediamento con edifici a pianta circolare è visibile su tutta l’area circostante a testimoniare che il nuraghe Pibirra insieme agli altri edifici posti nelle adiacenze (nuraghe Suezzones), rappresentano un sistema insediamentale funzionale al controllo del territorio e delle sue risorse.
Una volta che “strisciando” ci si è inoltrati all’interno, la tomba si manifesta in tutta la sua bellezza: colonna, protomi in bassorilievo, celle, anticelle, porta dell’aldilà, simboli e segni di una devozione arcaica che ci inebriano anima e spirito.