Nelle vicinanze del nuraghe Arrubiu sono situate due tombe dei giganti, in una delle quali è stata rinvenuta una spada
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Nel parco archeologico sono presenti una necropoli ipogeica, costituita da una quindicina di domus de janas (le case delle fate), le tombe preistoriche scavate nelle pareti rocciose de Sa Carona Arrubia (parete rocciosa rossa) e nei grandi massi erratici di basalto, e qualche nuraghe monotorre.
Nel parco archeologico sono presenti una necropoli ipogeica, costituita da una quindicina di domus de janas (le case delle fate), le tombe preistoriche scavate nelle pareti rocciose de Sa Carona Arrubia (parete rocciosa rossa) e nei grandi massi erratici di basalto, e qualche nuraghe monotorre.
Nel parco archeologico sono presenti una necropoli ipogeica, costituita da una quindicina di domus de janas (le case delle fate), le tombe preistoriche scavate nelle pareti rocciose de Sa Carona Arrubia (parete rocciosa rossa) e nei grandi massi erratici di basalto, e qualche nuraghe monotorre.
Nel parco archeologico sono presenti una necropoli ipogeica, costituita da una quindicina di domus de janas (le case delle fate), le tombe preistoriche scavate nelle pareti rocciose de Sa Carona Arrubia (parete rocciosa rossa) e nei grandi massi erratici di basalto, e qualche nuraghe monotorre.
Il sito archeologico che risale al 3500 circa a.C. è posto in prossimità della strada provinciale che collega il paese barbaricino al capoluogo di Nuoro, ed è costituito da 3 tombe. La prima, isolata, è stata scavata in un blocco di roccia che si eleva alle spalle di una piccola costruzione; le altre due, ravvicinate tra loro, sono invece situate più a sud in un monolite granitico che costeggia la strada. Tutte e tre le domus de Janas sono di tipo semplice senza anticella e presentano una risega nel portello d’accesso.
Il sito archeologico che risale al 3500 circa a.C. è posto in prossimità della strada provinciale che collega il paese barbaricino al capoluogo di Nuoro, ed è costituito da 3 tombe. La prima, isolata, è stata scavata in un blocco di roccia che si eleva alle spalle di una piccola costruzione; le altre due, ravvicinate tra loro, sono invece situate più a sud in un monolite granitico che costeggia la strada. Tutte e tre le domus de Janas sono di tipo semplice senza anticella e presentano una risega nel portello d’accesso.
Il sito archeologico che risale al 3500 circa a.C. è posto in prossimità della strada provinciale che collega il paese barbaricino al capoluogo di Nuoro, ed è costituito da 3 tombe. La prima, isolata, è stata scavata in un blocco di roccia che si eleva alle spalle di una piccola costruzione; le altre due, ravvicinate tra loro, sono invece situate più a sud in un monolite granitico che costeggia la strada. Tutte e tre le domus de Janas sono di tipo semplice senza anticella e presentano una risega nel portello d’accesso.
Il sito archeologico che risale al 3500 circa a.C. è posto in prossimità della strada provinciale che collega il paese barbaricino al capoluogo di Nuoro, ed è costituito da 3 tombe. La prima, isolata, è stata scavata in un blocco di roccia che si eleva alle spalle di una piccola costruzione; le altre due, ravvicinate tra loro, sono invece situate più a sud in un monolite granitico che costeggia la strada. Tutte e tre le domus de Janas sono di tipo semplice senza anticella e presentano una risega nel portello d’accesso.
Il sito archeologico che risale al 3500 circa a.C. è posto in prossimità della strada provinciale che collega il paese barbaricino al capoluogo di Nuoro, ed è costituito da 3 tombe. La prima, isolata, è stata scavata in un blocco di roccia che si eleva alle spalle di una piccola costruzione; le altre due, ravvicinate tra loro, sono invece situate più a sud in un monolite granitico che costeggia la strada. Tutte e tre le domus de Janas sono di tipo semplice senza anticella e presentano una risega nel portello d’accesso.
Le coppelle sono incavi in genere emisferici e di differente diametro, presenti in diverse culture preistoriche e connesse a culti ancestrali tra cui in particolare il culto dei morti.
Può essere annoverata tra le più estese fra quelle conosciute ed è ricca di simbologie particolari architettonici. Ricavata su un plateau roccioso di trachite rossa, essa è costituita da almeno venti ipogei.
Le domus ripropongono assai spesso le planimetrie e alcuni particolari di quelle che furono le dimore dei vivi.
In alcune di esse sono scolpiti petroglifi antropomorfi denominati “capovolti” in quanto si presume rappresentino le anime dei defunti che ritornano alla madre terra.