Del diritto alla Costruzione dell’identità.

di Antonello Gregorini

Da qualche tempo, nelle manifestazioni pubbliche, affianchiamo al nome della Fondazione Nurnet il sotto titolo “La Costruzione dell’Identità”, a sintetizzare la nostra missione.
Va da sé che ci vediamo costretti a ragionare sul significato profondo di questa frase, e di tutte le implicazioni e pericoli che comporta.
L’identità in questione sarebbe quella della Sardegna. Infatti nei dibattiti, sviluppati attorno al progetto originario di Nurnet, sostenevamo che l’unico vero valore aggiunto del nostro marketing territoriale, da offrire sui mercati del turismo e della cultura internazionali, fosse rappresentato della nostra archeologia preistorica, unica, misteriosa e, ancora, parzialmente sconosciuta
Quattro anni di scritti e di attività ci hanno costretti tuttavia ad estendere la riflessione sull’identità del territorio a quella del popolo che lo abita: i Sardi.

In queste pagina abbiamo trattato tante volte l’argomento della storiografia, soprattutto riportando studi e articoli di altri.

Abbiamo infatti maturato la convinzione che la Storia dei Sardi (la Storia di chi ha abitato la Sardegna) e della Sardegna sia stata volutamente oscurata in quanto popolo e territorio sottomesso alle altrui occupazioni, per cui la nostra identità è sempre stata soggetta alla costruzione di identità sovra ordinate e sovra ordinanti.

Ciò non deve sorprendere perché si tratta di fenomeni ordinari, studiati e catalogati, ricorrenti in ogni parte del mondo.
Questa convinzione tuttavia è minoritaria, nonostante sia provata dalle forme di presentazione o spesso dall’inesistenza di una nostra Storia nei percorsi di studio ordinari.
Sono ormai innumerevoli queste testimonianze per cui non le riprenderemo in questa occasione.

Al noto antropologo sociale Sigfried Nadel si deve una frase diventata celebre: «la tribù è un’unità sociale i cui membri affermano di formare un’unità sociale».
Secondo Nadel nemmeno lingua e cultura, possono garantire l’identificazione di un popolo. Un gruppo etnico non può mai essere identificato in modo oggettivo ma in base al loro senso di appartenenza.
Ogni società, in ogni epoca, acquisisce o cede elementi culturali, per cui la purezza originaria è un mito spesso strumentalizzato per fini politici.
Gli antichi greci sostenevano che “l’identità non risiede né nella lingua, né nel territorio, né nella religione, ma nel progetto e nelle attività che conferiscono un senso alla loro identificazione. (Aime 2008)

Ci chiediamo spesso se esista questa volontà, maggioritaria, di darsi un progetto per conferire e trasferire verso l’esterno la propria identità di popolo.
Le tante bandiere dei quattro mori, svolazzanti ai quattro angoli del mondo, nelle più diverse occasioni, sembrerebbero confermare un desiderio di affermazione dell’esistenza di questa identità diversa e unica.

Non si tratta di affermare rivendicazioni di indipendenza ma semplicemente del desiderio di vedere riconosciuto un diritto fondamentale.

In conclusione pensiamo che il progetto di identificazione non possa che partire dallo studio della Lingua e della Storia nelle scuole della Sardegna, premessa di qualsiasi ulteriore processo di Costruzione positiva dell’Identità.

Il resto verrà con il rafforzamento di questa componente sociale e l’impegno di tutti.