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Villaggio nuragico Coi Casu

L’area archeologica di Coi Casu risale nel suo primo impianto all’Età del Bronzo quando in tutta la Sardegna nacque e si sviluppò la splendida Civiltà Nuragica (circa 1600-600 a.C.). L’insediamento era composto da un nuraghe complesso (A) con attorno il villaggio del quale affiorano evidenti ruderi preservati da una rigogliosa macchia di lentisco e olivastro. Il nucleo più importante dell’antico abitato si sviluppava attorno ad una depressione circolare del terreno (D) che nei mesi invernali e primaverili fungeva da piccolo bacino di raccolta dell’acqua piovana. Tra le diverse strutture messe in luce dallo scavo archeologico emerge per importanza un vano (B) destinato alla conservazione di derrate alimentari in grossi recipienti (doli). La ricerca, ancora nelle sue fasi preliminari, deve rispondere a due quesiti fondamentali: che tipo di attività economiche praticava la comunità nuragica di Coi Casu e quali motivazioni spinsero ad un repentino abbandono del sito alle soglie dell’età del Ferro (XI-X secolo a.C.). Dopo un apparente vuoto di alcuni secoli l’insediamento riprese a vivere a partire dall’età tardo-punica (III-II secolo a.C.) sino a quella bizantina (VIVII secolo d.C.) con parziali ristrutturazioni e modifi che di alcuni ambienti.

Villaggio nuragico Coi Casu

L’area archeologica di Coi Casu risale nel suo primo impianto all’Età del Bronzo quando in tutta la Sardegna nacque e si sviluppò la splendida Civiltà Nuragica (circa 1600-600 a.C.). L’insediamento era composto da un nuraghe complesso (A) con attorno il villaggio del quale affiorano evidenti ruderi preservati da una rigogliosa macchia di lentisco e olivastro. Il nucleo più importante dell’antico abitato si sviluppava attorno ad una depressione circolare del terreno (D) che nei mesi invernali e primaverili fungeva da piccolo bacino di raccolta dell’acqua piovana. Tra le diverse strutture messe in luce dallo scavo archeologico emerge per importanza un vano (B) destinato alla conservazione di derrate alimentari in grossi recipienti (doli). La ricerca, ancora nelle sue fasi preliminari, deve rispondere a due quesiti fondamentali: che tipo di attività economiche praticava la comunità nuragica di Coi Casu e quali motivazioni spinsero ad un repentino abbandono del sito alle soglie dell’età del Ferro (XI-X secolo a.C.). Dopo un apparente vuoto di alcuni secoli l’insediamento riprese a vivere a partire dall’età tardo-punica (III-II secolo a.C.) sino a quella bizantina (VIVII secolo d.C.) con parziali ristrutturazioni e modifi che di alcuni ambienti.

Villaggio nuragico Coi Casu

L’area archeologica di Coi Casu risale nel suo primo impianto all’Età del Bronzo quando in tutta la Sardegna nacque e si sviluppò la splendida Civiltà Nuragica (circa 1600-600 a.C.). L’insediamento era composto da un nuraghe complesso (A) con attorno il villaggio del quale affiorano evidenti ruderi preservati da una rigogliosa macchia di lentisco e olivastro. Il nucleo più importante dell’antico abitato si sviluppava attorno ad una depressione circolare del terreno (D) che nei mesi invernali e primaverili fungeva da piccolo bacino di raccolta dell’acqua piovana. Tra le diverse strutture messe in luce dallo scavo archeologico emerge per importanza un vano (B) destinato alla conservazione di derrate alimentari in grossi recipienti (doli). La ricerca, ancora nelle sue fasi preliminari, deve rispondere a due quesiti fondamentali: che tipo di attività economiche praticava la comunità nuragica di Coi Casu e quali motivazioni spinsero ad un repentino abbandono del sito alle soglie dell’età del Ferro (XI-X secolo a.C.). Dopo un apparente vuoto di alcuni secoli l’insediamento riprese a vivere a partire dall’età tardo-punica (III-II secolo a.C.) sino a quella bizantina (VIVII secolo d.C.) con parziali ristrutturazioni e modifi che di alcuni ambienti.

Villaggio nuragico Coi Casu

L’area archeologica di Coi Casu risale nel suo primo impianto all’Età del Bronzo quando in tutta la Sardegna nacque e si sviluppò la splendida Civiltà Nuragica (circa 1600-600 a.C.). L’insediamento era composto da un nuraghe complesso (A) con attorno il villaggio del quale affiorano evidenti ruderi preservati da una rigogliosa macchia di lentisco e olivastro. Il nucleo più importante dell’antico abitato si sviluppava attorno ad una depressione circolare del terreno (D) che nei mesi invernali e primaverili fungeva da piccolo bacino di raccolta dell’acqua piovana. Tra le diverse strutture messe in luce dallo scavo archeologico emerge per importanza un vano (B) destinato alla conservazione di derrate alimentari in grossi recipienti (doli). La ricerca, ancora nelle sue fasi preliminari, deve rispondere a due quesiti fondamentali: che tipo di attività economiche praticava la comunità nuragica di Coi Casu e quali motivazioni spinsero ad un repentino abbandono del sito alle soglie dell’età del Ferro (XI-X secolo a.C.). Dopo un apparente vuoto di alcuni secoli l’insediamento riprese a vivere a partire dall’età tardo-punica (III-II secolo a.C.) sino a quella bizantina (VIVII secolo d.C.) con parziali ristrutturazioni e modifi che di alcuni ambienti.

Villaggio nuragico Coi Casu

L’area archeologica di Coi Casu risale nel suo primo impianto all’Età del Bronzo quando in tutta la Sardegna nacque e si sviluppò la splendida Civiltà Nuragica (circa 1600-600 a.C.). L’insediamento era composto da un nuraghe complesso (A) con attorno il villaggio del quale affiorano evidenti ruderi preservati da una rigogliosa macchia di lentisco e olivastro. Il nucleo più importante dell’antico abitato si sviluppava attorno ad una depressione circolare del terreno (D) che nei mesi invernali e primaverili fungeva da piccolo bacino di raccolta dell’acqua piovana. Tra le diverse strutture messe in luce dallo scavo archeologico emerge per importanza un vano (B) destinato alla conservazione di derrate alimentari in grossi recipienti (doli). La ricerca, ancora nelle sue fasi preliminari, deve rispondere a due quesiti fondamentali: che tipo di attività economiche praticava la comunità nuragica di Coi Casu e quali motivazioni spinsero ad un repentino abbandono del sito alle soglie dell’età del Ferro (XI-X secolo a.C.). Dopo un apparente vuoto di alcuni secoli l’insediamento riprese a vivere a partire dall’età tardo-punica (III-II secolo a.C.) sino a quella bizantina (VIVII secolo d.C.) con parziali ristrutturazioni e modifi che di alcuni ambienti.

Fonte nuragica Mitza Salamu

Questa fonte si trova a pochi passi dal Nuraghe Sa domu ‘e S’Orcu, in una zone ricca di sorgenti e pozzi di diverse età. Dal punto di vista architettonico, l’area sacra sembra richiamare, almeno nelle linee generali, modelli strutturali di età precedente. Già G. Lilliu, in contributo del 1990, notava come “lo schema di pianta a pozzetto rotondo preceduto da lungo atrio rettangolare allarga-o nel mezzo, arieggia a quello ben noto del tempio a pozzo protosardo”.

Fonte nuragica Mitza Salamu

Questa fonte si trova a pochi passi dal Nuraghe Sa domu ‘e S’Orcu, in una zone ricca di sorgenti e pozzi di diverse età. Dal punto di vista architettonico, l’area sacra sembra richiamare, almeno nelle linee generali, modelli strutturali di età precedente. Già G. Lilliu, in contributo del 1990, notava come “lo schema di pianta a pozzetto rotondo preceduto da lungo atrio rettangolare allarga-o nel mezzo, arieggia a quello ben noto del tempio a pozzo protosardo”.

Fonte nuragica Mitza Salamu

Questa fonte si trova a pochi passi dal Nuraghe Sa domu ‘e S’Orcu, in una zone ricca di sorgenti e pozzi di diverse età. Dal punto di vista architettonico, l’area sacra sembra richiamare, almeno nelle linee generali, modelli strutturali di età precedente. Già G. Lilliu, in contributo del 1990, notava come “lo schema di pianta a pozzetto rotondo preceduto da lungo atrio rettangolare allarga-o nel mezzo, arieggia a quello ben noto del tempio a pozzo protosardo”.

Fonte nuragica Mitza Salamu

Questa fonte si trova a pochi passi dal Nuraghe Sa domu ‘e S’Orcu, in una zone ricca di sorgenti e pozzi di diverse età. Dal punto di vista architettonico, l’area sacra sembra richiamare, almeno nelle linee generali, modelli strutturali di età precedente. Già G. Lilliu, in contributo del 1990, notava come “lo schema di pianta a pozzetto rotondo preceduto da lungo atrio rettangolare allarga-o nel mezzo, arieggia a quello ben noto del tempio a pozzo protosardo”.

Fonte nuragica Mitza Salamu

Questa fonte si trova a pochi passi dal Nuraghe Sa domu ‘e S’Orcu, in una zone ricca di sorgenti e pozzi di diverse età. Dal punto di vista architettonico, l’area sacra sembra richiamare, almeno nelle linee generali, modelli strutturali di età precedente. Già G. Lilliu, in contributo del 1990, notava come “lo schema di pianta a pozzetto rotondo preceduto da lungo atrio rettangolare allarga-o nel mezzo, arieggia a quello ben noto del tempio a pozzo protosardo”.

Fonte nuragica Mitza Salamu

Questa fonte si trova a pochi passi dal Nuraghe Sa domu ‘e S’Orcu, in una zone ricca di sorgenti e pozzi di diverse età. Dal punto di vista architettonico, l’area sacra sembra richiamare, almeno nelle linee generali, modelli strutturali di età precedente. Già G. Lilliu, in contributo del 1990, notava come “lo schema di pianta a pozzetto rotondo preceduto da lungo atrio rettangolare allarga-o nel mezzo, arieggia a quello ben noto del tempio a pozzo protosardo”.

Fonte nuragica Mitza Salamu

Questa fonte si trova a pochi passi dal Nuraghe Sa domu ‘e S’Orcu, in una zone ricca di sorgenti e pozzi di diverse età. Dal punto di vista architettonico, l’area sacra sembra richiamare, almeno nelle linee generali, modelli strutturali di età precedente. Già G. Lilliu, in contributo del 1990, notava come “lo schema di pianta a pozzetto rotondo preceduto da lungo atrio rettangolare allarga-o nel mezzo, arieggia a quello ben noto del tempio a pozzo protosardo”.