Il sito archeologico di Bruncu Suergiu si trova nel Parco della Giara. Nascosto dalla vegetazione e difficile da raggiungere. Tracce di viabilità antica, un ampio insediamento con impianti produttivi, strutture di fortificazione caratterizzano il sito. Oltre all’enorme quantità di materiale, un ampia terrazza si affaccia sul Campidano offrendo una vista mozzafiato. Solo il panorama ripaga la lunga e difficoltosa camminata. L’area archeologica, posta sotto tutela è di circa 11 ettari.
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Il sito archeologico di Bruncu Suergiu si trova nel Parco della Giara. Nascosto dalla vegetazione e difficile da raggiungere. Tracce di viabilità antica, un ampio insediamento con impianti produttivi, strutture di fortificazione caratterizzano il sito. Oltre all’enorme quantità di materiale, un ampia terrazza si affaccia sul Campidano offrendo una vista mozzafiato. Solo il panorama ripaga la lunga e difficoltosa camminata. L’area archeologica, posta sotto tutela è di circa 11 ettari.
Il sito archeologico di Bruncu Suergiu si trova nel Parco della Giara. Nascosto dalla vegetazione e difficile da raggiungere. Tracce di viabilità antica, un ampio insediamento con impianti produttivi, strutture di fortificazione caratterizzano il sito. Oltre all’enorme quantità di materiale, un ampia terrazza si affaccia sul Campidano offrendo una vista mozzafiato. Solo il panorama ripaga la lunga e difficoltosa camminata. L’area archeologica, posta sotto tutela è di circa 11 ettari.
Il sito archeologico di Bruncu Suergiu si trova nel Parco della Giara. Nascosto dalla vegetazione e difficile da raggiungere. Tracce di viabilità antica, un ampio insediamento con impianti produttivi, strutture di fortificazione caratterizzano il sito. Oltre all’enorme quantità di materiale, un ampia terrazza si affaccia sul Campidano offrendo una vista mozzafiato. Solo il panorama ripaga la lunga e difficoltosa camminata. L’area archeologica, posta sotto tutela è di circa 11 ettari.
Il sito archeologico di Bruncu Suergiu si trova nel Parco della Giara. Nascosto dalla vegetazione e difficile da raggiungere. Tracce di viabilità antica, un ampio insediamento con impianti produttivi, strutture di fortificazione caratterizzano il sito. Oltre all’enorme quantità di materiale, un ampia terrazza si affaccia sul Campidano offrendo una vista mozzafiato. Solo il panorama ripaga la lunga e difficoltosa camminata. L’area archeologica, posta sotto tutela è di circa 11 ettari.
Nell’ambito dell’architettura funeraria, riveste un particolare interesse la “rotonda”, un tempio nuragico generalmente non collegato ad altri corpi di fabbrica, di evidente destinazione sacra. L’assenza di una fonte o della canna di un pozzo, attribuisce a questi edifici un proprio carattere distintivo dal punto di vista strutturale; il rinvenimento in alcuni di essi di canalette fa supporre lo svolgimento di riti sacri in qualche modo legati allo scorrimento delle acque. Appartiene alla tipologia descritta il tempio Corona Arrubia rinvenuto nel territorio comunale di Genoni, caratterizzato da pianta di forma regolare, copertura a tholos e assenza di vestibolo.Del monumento è rimasto intero l’anello di base, avente un diametro di 11 m, costituito da un paramento murario isodomo in basalto, con due/tre assise conservate, una piccola nicchia e qualche blocco relativo ad una banchina, forse originariamente estesa a tutto il perimetro interno. Restano pochi tratti dell’originario pavimento lastricato ed un corso di piccoli blocchi di basalto sbozzati ma non rifiniti, disposti ancora in opera come dente di fondazione tra l’alzato e le lastre del pavimento. Il materiale ritrovato, per quanto scarso e frammentario, conferma una datazione all’età del Bronzo finale ed un uso cultuale conservatosi anche in età successiva.
Nell’ambito dell’architettura funeraria, riveste un particolare interesse la “rotonda”, un tempio nuragico generalmente non collegato ad altri corpi di fabbrica, di evidente destinazione sacra. L’assenza di una fonte o della canna di un pozzo, attribuisce a questi edifici un proprio carattere distintivo dal punto di vista strutturale; il rinvenimento in alcuni di essi di canalette fa supporre lo svolgimento di riti sacri in qualche modo legati allo scorrimento delle acque. Appartiene alla tipologia descritta il tempio Corona Arrubia rinvenuto nel territorio comunale di Genoni, caratterizzato da pianta di forma regolare, copertura a tholos e assenza di vestibolo.Del monumento è rimasto intero l’anello di base, avente un diametro di 11 m, costituito da un paramento murario isodomo in basalto, con due/tre assise conservate, una piccola nicchia e qualche blocco relativo ad una banchina, forse originariamente estesa a tutto il perimetro interno. Restano pochi tratti dell’originario pavimento lastricato ed un corso di piccoli blocchi di basalto sbozzati ma non rifiniti, disposti ancora in opera come dente di fondazione tra l’alzato e le lastre del pavimento. Il materiale ritrovato, per quanto scarso e frammentario, conferma una datazione all’età del Bronzo finale ed un uso cultuale conservatosi anche in età successiva.
Nell’ambito dell’architettura funeraria, riveste un particolare interesse la “rotonda”, un tempio nuragico generalmente non collegato ad altri corpi di fabbrica, di evidente destinazione sacra. L’assenza di una fonte o della canna di un pozzo, attribuisce a questi edifici un proprio carattere distintivo dal punto di vista strutturale; il rinvenimento in alcuni di essi di canalette fa supporre lo svolgimento di riti sacri in qualche modo legati allo scorrimento delle acque. Appartiene alla tipologia descritta il tempio Corona Arrubia rinvenuto nel territorio comunale di Genoni, caratterizzato da pianta di forma regolare, copertura a tholos e assenza di vestibolo.Del monumento è rimasto intero l’anello di base, avente un diametro di 11 m, costituito da un paramento murario isodomo in basalto, con due/tre assise conservate, una piccola nicchia e qualche blocco relativo ad una banchina, forse originariamente estesa a tutto il perimetro interno. Restano pochi tratti dell’originario pavimento lastricato ed un corso di piccoli blocchi di basalto sbozzati ma non rifiniti, disposti ancora in opera come dente di fondazione tra l’alzato e le lastre del pavimento. Il materiale ritrovato, per quanto scarso e frammentario, conferma una datazione all’età del Bronzo finale ed un uso cultuale conservatosi anche in età successiva.
Si tratta di un vasto villaggio, presumibilmente di Cultura Monte Claro (Cagliari), diffusasi in sardegna intorno alla seconda metà del terzo millennio a. C.. Al centro del poligono causa della bonifica del terreno, resta ben poco dell’opera muraria del Borgo, mentre nei due lati estremi emergono ancora tracce di capanne a pianta rettangolare e circolare.
Si tratta di un vasto villaggio, presumibilmente di Cultura Monte Claro (Cagliari), diffusasi in sardegna intorno alla seconda metà del terzo millennio a. C.. Al centro del poligono causa della bonifica del terreno, resta ben poco dell’opera muraria del Borgo, mentre nei due lati estremi emergono ancora tracce di capanne a pianta rettangolare e circolare.
Si tratta di un vasto villaggio, presumibilmente di Cultura Monte Claro (Cagliari), diffusasi in sardegna intorno alla seconda metà del terzo millennio a. C.. Al centro del poligono causa della bonifica del terreno, resta ben poco dell’opera muraria del Borgo, mentre nei due lati estremi emergono ancora tracce di capanne a pianta rettangolare e circolare.
Si tratta di un vasto villaggio, presumibilmente di Cultura Monte Claro (Cagliari), diffusasi in sardegna intorno alla seconda metà del terzo millennio a. C.. Al centro del poligono causa della bonifica del terreno, resta ben poco dell’opera muraria del Borgo, mentre nei due lati estremi emergono ancora tracce di capanne a pianta rettangolare e circolare.