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SCENA DI CACCIA CON CERVO E CANE

112) SCENA DI CACCIA CON CERVO E CANE
nome: scena di caccia con cervo e cane
dimensioni: da verificare
Descrizione: Gli elementi che costituiscono il bronzetto sono due: un cervo e un cane che danno vita ad una scena di caccia dall’incredibile fascino e suggestione: un cane addestrato (indossa un collare) rappresentato nel momento esatto in cui azzanna alla gola la preda.
Segni particolari: bellissimo e intenso
Luogo di ritrovamento: Esterzili ,Domu de Orgia
Residenza attuale: Museo Archeologico di Nuoro
CURIOSITÁ: questo bronzetto rappresenta una scena “complessa” essendo formato da due elementi. Attraverso i dettagli è possibile avere un’idea delle tecniche ancestrali utilizzate per la caccia e della fauna presente in tempi antichi nel territorio.

Comune: ESTERZILI
Prov:
Autore: Antonello Farina
GUERRIERO ORANTE CON SPADA E SCUDO

46) GUERRIERO ORANTE CON SPADA E SCUDO
Nome: guerriero orante con spada e scudo
Professione: guerriero
Altezza: 39 cm
Vestiario e aspetto: molto simile al guerriero con spada e scudo di UTA, appartiene alla stessa mano artigianale, sicuramente alla stessa bottega.
Il guerriero indossa un elmo con due corti creste e corna; sul collo ha una goliera formata da due anelli sovrapposti e sotto questa una legatura triangolare con due strisce di cuoio riunite ad angolo con una borchia che scende sullo sterno. Gli indumenti sono costituiti da una tunica corta e attillata sino alle cosce e una seconda tunica sovrapposta alla prima e più corta, guarnita all’orlo da due frangette striate; una corta corazza con striature che giunge all’altezza del braccio, spallacci mobili e pieghevoli per facilitare la vestizione e i movimenti delle braccia. La protezione é completata con delle ginocchiere o gambali, i piedi sono nudi.
Con la mano sinistra regge lo scudo tondo con umbone centrale con punta aguzza che, dalla parte interna, mostra tre spadini con elsa a pomo bilobato con le punte sporgenti dall’orlo inferiore. In questo bronzetto non è visibile il guanto alla mano destra presente in altri esemplari, al polso destro però figura chiaramente un bracciale.
Sul dorso del bronzetto sono presenti due anelli orizzontali e paralleli: in questi anelli all’origine era infilata verticalmente un’arma, che possiamo supporre fosse una lunga asta con penna direzionale, presente in altri bronzetti ritrovati a Teti e a Sant’Anna Arresi.
Luogo di ritrovamento: Sulcis (CA), loc. sconosciuta
Residenza attuale: Museo Preistorico-Etnografico “Luigi Pigorini” di Roma
Segni particolari: nella mano destra la spada é spezzata, ridotta soltanto all’elsa.
Curiositá: É tra i bronzetti di più antico rinvenimento in Sardegna in quanto giunse alle collezioni del Museo del Collegio di S. Ignazio ( oggi Kirkeriano) per dono del Cardinale Alessandro Albani poco prima del 1763, data in cui Winckelmann lo citò nella prima edizione del suo libro “Storia dell’Arte”
fotografia dal web
disegno di un guerriero di G. Exana (nel nostro bronzetto manca il pugnale ad elsa gammata indossato solitamente sul petto)
Informazioni tratte da G. Lilliu, “Sculture della Sardegna nuragica”, 1966, ed. ILISSO

Comune:
Prov:
Autore:
DONNA DI TETI CON “CAPPELLO DA STREGA”

Nome: Donna di Teti con “cappello da strega”
Professione: sconosciuta, forse sciamana o guaritrice
Altezza: 11 cm
Aspetto: benedicente ed elegante
Vestiario: copricapo con punta molto alta, mantello con scollo frangiato, tunica lunga e aderente chiusa sul davanti, balza pieghettata, acconciatura accurata con scriminature e quattro trecce
Luogo di ritrovamento: TETI – Abini (NU)
Residenza attuale: Museo Archeologico di Cagliari
Segni particolari: bronzetto con piedi e parte delle mani mancanti
Curiositá: il medesimo cappello realizzato con fibre vegetali intrecciate è utilizzato ancora oggi dalle donne yemenite di etnia Hadramaut e Tihama. Negli anni ’80 e ’90 furono inoltre ritrovate in Cina nella zona desertica del Taklamakan numerose mummie di 4000 anni fa di uomini e donne di ceppo europeo-caucasico con i capelli biondi e rossi e gli occhi chiari. Tra queste, una mummia di donna con trecce bionde, vestita con lunghi abiti in lana rossa e un cappello enorme alto 70 cm del tutto simile nella forma a quello del bronzetto di Teti

Comune:
Prov:
Autore:
NAVICELLA CON PROTOME CERVINA E ANIMALI VARI SULL’ORLO

98) NAVICELLA CON PROTOME CERVINA E ANIMALI VARI SULL’ORLO
Nome: navicella con protome cervina animali vari sull’orlo
Dimensioni: lunghezza 22 cm
Aspetto: é la navicella più nota tra gli esemplari ” protosardi”, ricchissima nella decorazione, interessantissima per la varietà delle figure, importante per la cronologia ed i riflessi culturali.
Lo scafo ha il fondo piatto su cui si notano due peducci situati nel terzo anteriore. Il manico è costituito dalla sbarretta del giogo legato, alle estremità, ad una coppia di buoi, ritti in piedi su ciascun lato dello scafo sopra l’orlo. Al giogo è saldato, nel mezzo, un anello di sospensione.
La sbarretta del giogo è ornata sulla superficie esterna con vari motivi lineari: i margini sono decorati da un disegno a treccia, la mezzeria é identificata da un listello sormontato da una fila di perline con una più grande al centro.
A prua sporge la protome cervina saldata allo scafo con collo lungo rinforzato da anelli concentrici, già visto anche in altre navicelle. La testa del cervo ha struttura cilindrica, gli occhi sono piccoli bulbi, le orecchie sono appena accennate e le corna si levano alte inclinandosi un po’ all’indietro e curvandosi all’interno senza toccarsi e sono fitte di ramificazioni (purtroppo non conservate).
Dietro la protome, nel ponticello di prua, si nota una figura singolare: un insieme di quattro colonnine cilindriche (con terminale modinato a tori di scozia) che, unendosi, fanno da piedistallo a un elemento più grosso che emerge nel mezzo. È interessante il dettaglio che appare sulla parte terminale di elementi minori: sopra la modinatura di due elementi è presente un piccolo volatile (anatrella?), molto simile alle colonnine centrali (alberi) di varie navicelle nuragiche.
Ma la caratteristica peculiare di questa navicella bronzea è sicuramente il complesso ornamento plastico che si svolge, come una sfilata, lungo il perimetro dell’imbarcazione: ovvero la disposizione di “animaletti accalcati sui margini dello scafo e annidati nelle sedi più impensate e irrazionali, come sotto il collo della protome e tra i bronchi del palco cervino”, che cerca di riempire ogni vuoto, ogni spazio.
Gli animali raffigurati con espressione realistica e con atteggiamenti naturali sono i seguenti.
SULLA PROTOME:
– due anatrelle appollaiate, una per parte, sul bronco più alto del palco di corna della protome, con la testina rivolta in avanti
– un roditore, che si arrampica sotto la gola della protome. Ha il muso lungo, le orecchie piccole, la coda a corto salsicciotto e gli occhi a globuletto.
SUL FIANCO SINISTRO:
– un cane, in piedi e rivolto verso prua. Ha orecchie corte e aguzze e il muso appiattito, la coda è girata “a volvolo”, arricciata
– un riccio che guarda a poppa, in atteggiamento di difesa, verso un altro cane che sembra stia abbaiando, pronto ad aggredirlo
– un secondo cane, identico al primo tranne che per la coda girata in verticale a uncino, che sta seduto sulle zampe posteriori
– un bue rivolto a poppa, fermo e placido, ritto in piedi, mangia da un grosso cesto conico, probabilmente fatto di intreccio di canne e vimini, viste le rigature concentriche sovrapposte. Le corna si levano lunate e pomellate, il muso termina in un appiattimento a ventosa o a disco, la coda pende rigidamente fino a terra. Tra le zampe anteriori e la mangiatoia è visibile il resto di un oggetto di ferro, molto ossidato. Secondo Lilliu trattasi di supporto adatto per appendere la navicella, dopo l’uso, in posizione di fianco.
– suino domestico corpulento che mangia, placido e in piedi, da un cesto simile a quello del bue, ma più piccolo. Il corpo del maiale è tozzo e greve, la coda arricciata, la schiena setolosa resa con striature a spina di pesce, le orecchie abbassate e il muso a ventosa appiattito
– un ariete (o muflone maschio) identificabile dalle corna avvolte all’indietro, con la groppa rialzata e con il grosso muso a disco appoggiato al posteriore dell’animale che lo precede (probabilmente un’esemplare femmina che l’animale si appresta a montare)
– muflone femmina (o pecora), in piedi, col dorso discendente in avanti, che fa forza sulle zampe anteriori per reggere il peso dell’esemplare maschio
– animale difficilmente interpretabile: la testa, volta a prua, tocca col muso allungato l’orlo dello scafo a cui aderisce anche il resto del corpo, sino a confondersi con esso. La forma della testa e il taglio aguzzo delle orecchie suggeriscono la rappresentazione di un cane accosciato, disteso allungato sul bordo della nave, come per riposarsi
SUL FIANCO DESTRO (da prua a poppa)
– un cane, del tutto simile a quello presente sul fianco sinistro
– un quadrupede volto a poppa, che mangia da un cesto. É un animale domestico, infatti lo schema del corpo è simile a quello del bue aggiogato che lo precede e farebbe pensare a un torello con le corna giovani, appena pronunciate
– davanti al quadrupede, c’è un volatile (un’anatrella?) identico a quelli raffigurati sulle colonnine del “castello” e tra i rami del palco delle corna della protome cervina
– bue aggiogato, uguale al compagno dell’altro lato, perfettamente simmetrico
– un cane con figura e atteggiamento identico al compagno del lato sinistro che attacca il riccio; in questo caso, il cane abbaia e si appresta ad assaltare il suino da dietro
– suino, simile nella figura d’insieme e nei particolari anatomici al compagno sul lato sinistro, posizionato però in avanti rispetto all’altro esemplare, probabilmente per lasciare posto nella composizione ad altri animali. L’animale a differenza del compagno, non mangia dalla cesta, anzi non mangia affatto, perché è assalito da due cani. Ciò fa pensare che si tratti non di un maiale ma di un cinghiale, dato che la rappresentazione è del tutto simile a una scena di caccia nel momento in cui il cinghiale viene stanato e circondato dai cani
– un altro cane, eretto, che azzanna il muso del suino, trattenendolo
– animale sdraiato e disteso allungato sull’orlo dello scafo, probabilmente anche in questo caso trattasi di un cane
Ringraziamo Andrea Loddo per averci fatto notare che sulle corna dei buoi aggiogati sono presenti quattro sfere con raffigurati tratti umani.
Nel complesso la raffigurazione si basa su temi comuni della vita agreste desunti sia dall’esperienza agricola e di allevamento (giogo, maiale, gruppo di ariete e pecora), sia dall’attività venatoria (protome cervina, cani, scena di caccia con cinghiale).
Pertanto per Lilliu la navicella potrebbe a prima vista ritenersi un esempio di battello da trasporto di lunga navigazione, come le analoghe navicelle nuragiche, date le dimensioni e la forma…..ma non certamente per l’insieme dell’ornato plastico che non ha alcuna relazione con animali trasportati per mare. “A che scopo caricare cane e cinghiali?” si chiede lo studioso.
Luogo di ritrovamento: Colonia di Buriano (Grosseto), antica Vetulonia, dal circolo del Duce, gruppo V
Residenza attuale: Museo Archeologico di Firenze

Comune:
Prov:
Autore:
Arciere

Il guerriero riprodotto, per equipaggiamento e uniforme, appare inquadrabile nella tipologia di guerrieri pesanti, soldati cioè con ridotte possibilità di movimento causate dall’armatura (Cabriolu 2009 – Bronzetti: attribuzione difficile in Lacanas n° 41 V/2009 Ed. Domusdejanaseditore p.36 ) un micidiale potenziale offensivo dovuto alle armi in dotazione. Il milite stante, analizzato stilisticamente, sembra appartenere al gruppo figurato relativo alla produzione di Teti, raggruppamento già conosciuto e descritto sin dagli anni ’60 dal Prof. Giovanni Lilliu. Le caratteristiche principali che identificano tale “corrente stilistica” sono individuabili nel viso di forma semiconica dove un copricapo fornito di un vistoso paranaso interviene a formare il tipico schema a T rinvenuto in pezzi provenienti da diverse località quali ad esempio Urzulei oppure Alà dei Sardi.

Comune:
Prov:
Autore: Marcello Cabriolu
ARCIERE CON ASTA A PENNA DIREZIONALE

129) ARCIERE CON ASTA A PENNA DIREZIONALE
Nome: arciere con asta a penna direzionale
Dimensioni: altezza 28,3 cm
Aspetto e vestiario: L’arciere è raffigurato ritto in piedi, con busto e arco visti di profilo mentre la testa è girata di tre quarti e chinata in avanti, come per voler seguire il lancio della freccia.
Il guerriero impugna l’arco pesante tenendolo con la mano sinistra, mentre con la mano destra regge la freccia e sta per tendere la corda. Il polso destro è protetto da un brassard in cuoio.
L’arciere porta sul capo un elmetto a due corte creste e corna brevi rivolte in avanti e indossa una doppia tunica senza frange. La tunica superiore è aperta sul fianco sinistro ed è trattenuta da un fermaglio. Sopra la tunica, sul petto, è visibile una pezza di stoffa (una sciarpa?) che scende obliquamente da destra verso sinistra e termina in un orlo frangiato (si vedano le striature orizzontali).
Gli altri elementi di protezione che completano il corredo da combattimento del guerriero sono:
– doppia goliera
– gambiere, già viste in molti bronzetti, ma qui sono più lunghe e con guarnizione a frangia nella parte superiore del polpaccio (si vedano brevi incisioni verticali parallele)
– placca rettangolare di protezione portata sul petto
– pugnaletto ad elsa gammata (piastra e pugnaletto coprono in parte la pezza di stoffa frangiata)
Il bagaglio delle armi in dotazione al guerriero è portato sul dorso e appare complesso e pesante:
– vasetto o astuccio conico (per contenere le punte di freccia o il grasso per l’arco)
– faretra (o turcasso – come preferisce chiamarlo Lilliu), custodia per le frecce dell’arco
– spada rinfoderata, con elsa a sbarretta trasversale e pomo bilobato, con estremità inferiore inserita in un anello orizzontale “fuso” con la punta stondata della faretra
– asta o lungo bastone cilindrico affinato verso l’alto e terminante con tre anellini che lo fissano ad una grande penna triangolare, tutta striata
Luogo di ritrovamento: Teti (NU), località Abini
Residenza attuale: Museo Archeologico di Cagliari
Segni particolari: rotta la parte superiore dell’arco pesante e quasi l’intera corda; spuntata la penna dell’asta
Curiosità: Lilliu parla di “turcasso” anziché di faretra.
Etimologia: TURCASSO dal persiano “tīrkash”, composta da tīr = freccia e kashīdan = tirare
Ma la vera particolarità di questo bronzetto è la cosiddetta “asta direzionale”.
Il significato di questo oggetto non è ancora chiaro, questa la possibile ipotesi riportata da Lilliu:
Asta con in sommità “una grande penna triangolare, tutta striata, di lamina metallica o di sottile cuoio o anche di piume stesse, che serviva a imprimere e mantenere la giusta direzione dell’arma nel tragitto, prima di colpire l’oggetto”.
Per Lilliu quindi l’asta era un’arma e la penna serviva per dirigere il lancio.
Altre ipotesi che appaiono convincenti sono le seguenti: asta che serviva ad indicare la posizione esatta dell’arciere al resto dell’esercito oppure serviva per inviare segnalazioni agli altri schieramenti; oppure poteva trattarsi di una “bandierina” che indicava la direzione del vento: dettaglio fondamentale nei lanci lunghi.
Fotografia del bronzetto di G. Exana
Immagini ricostruzioni archeo-sperimentali di Andrea Loddo (gli Ultimi Nuragici)
Descrizione e immagini tratte da G.Lilliu, “Sculture della Sardegna nuragica”, 1966, ed. ILISSO

Comune:
Prov:
Autore:
ARCIERE CON ASTA A PENNA DIREZIONALE

129) ARCIERE CON ASTA A PENNA DIREZIONALE
Nome: arciere con asta a penna direzionale
Dimensioni: altezza 28,3 cm
Aspetto e vestiario: L’arciere è raffigurato ritto in piedi, con busto e arco visti di profilo mentre la testa è girata di tre quarti e chinata in avanti, come per voler seguire il lancio della freccia.
Il guerriero impugna l’arco pesante tenendolo con la mano sinistra, mentre con la mano destra regge la freccia e sta per tendere la corda. Il polso destro è protetto da un brassard in cuoio.
L’arciere porta sul capo un elmetto a due corte creste e corna brevi rivolte in avanti e indossa una doppia tunica senza frange. La tunica superiore è aperta sul fianco sinistro ed è trattenuta da un fermaglio. Sopra la tunica, sul petto, è visibile una pezza di stoffa (una sciarpa?) che scende obliquamente da destra verso sinistra e termina in un orlo frangiato (si vedano le striature orizzontali).
Gli altri elementi di protezione che completano il corredo da combattimento del guerriero sono:
– doppia goliera
– gambiere, già viste in molti bronzetti, ma qui sono più lunghe e con guarnizione a frangia nella parte superiore del polpaccio (si vedano brevi incisioni verticali parallele)
– placca rettangolare di protezione portata sul petto
– pugnaletto ad elsa gammata (piastra e pugnaletto coprono in parte la pezza di stoffa frangiata)
Il bagaglio delle armi in dotazione al guerriero è portato sul dorso e appare complesso e pesante:
– vasetto o astuccio conico (per contenere le punte di freccia o il grasso per l’arco)
– faretra (o turcasso – come preferisce chiamarlo Lilliu), custodia per le frecce dell’arco
– spada rinfoderata, con elsa a sbarretta trasversale e pomo bilobato, con estremità inferiore inserita in un anello orizzontale “fuso” con la punta stondata della faretra
– asta o lungo bastone cilindrico affinato verso l’alto e terminante con tre anellini che lo fissano ad una grande penna triangolare, tutta striata
Luogo di ritrovamento: Teti (NU), località Abini
Residenza attuale: Museo Archeologico di Cagliari
Segni particolari: rotta la parte superiore dell’arco pesante e quasi l’intera corda; spuntata la penna dell’asta
Curiosità: Lilliu parla di “turcasso” anziché di faretra.
Etimologia: TURCASSO dal persiano “tīrkash”, composta da tīr = freccia e kashīdan = tirare
Ma la vera particolarità di questo bronzetto è la cosiddetta “asta direzionale”.
Il significato di questo oggetto non è ancora chiaro, questa la possibile ipotesi riportata da Lilliu:
Asta con in sommità “una grande penna triangolare, tutta striata, di lamina metallica o di sottile cuoio o anche di piume stesse, che serviva a imprimere e mantenere la giusta direzione dell’arma nel tragitto, prima di colpire l’oggetto”.
Per Lilliu quindi l’asta era un’arma e la penna serviva per dirigere il lancio.
Altre ipotesi che appaiono convincenti sono le seguenti: asta che serviva ad indicare la posizione esatta dell’arciere al resto dell’esercito oppure serviva per inviare segnalazioni agli altri schieramenti; oppure poteva trattarsi di una “bandierina” che indicava la direzione del vento: dettaglio fondamentale nei lanci lunghi.
Fotografia del bronzetto di G. Exana
Immagini ricostruzioni archeo-sperimentali di Andrea Loddo (gli Ultimi Nuragici)
Descrizione e immagini tratte da G.Lilliu, “Sculture della Sardegna nuragica”, 1966, ed. ILISSO

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Prov:
Autore:
offerente con attrezzi del mestiere

135) OFFERENTE CON ATTREZZI DEL MESTIERE
Nome: offerente con attrezzi del mestiere
Professione: sconosciuta, forse artigiano
Dimensioni: da verificare
Aspetto e vestiario:
L’uomo è raffigurato frontalmente, in piedi; con la mano sinistra impugna uno strumento con cui regge, sulla spalla, una borsa contenente gli attrezzi del mestiere. Con la mano destra porge il saluto devozionale.
Indossa una doppia tunica corta da cui spiccano le esili gambe leggermente divaricate; sopra la tunica porta un manto gettato sulla spalla sinistra che scende sul retro, decorato sul bordo longitudinale con frange.
L’uomo sfoggia sul petto il consueto pugnaletto ad elsa gammata appeso alla bandoliera passata a tracolla sull’omero destro: spunta al di sotto del manto solo l’elsa.
Sul capo sembra indossare una calottina liscia con orlo circolare in forte rilievo.
Luogo di ritrovamento: Sardegna, località sconosciuta
Residenza attuale: da verificare
Curiosità:
Nella borsa dell’artigiano si vedono alcuni dettagli che fanno ipotizzare che trasportasse gli attrezzi del mestiere. Quali potevano essere?
– forse un’ascia con manico ricurvo, attrezzature da falegname o carpentiere navale … era un maestro d’ascia, costruttore di navi?
– forse attrezzi per la lavorazione della pietra ?
Riportiamo infine il disegno del medesimo bronzetto tratto dall’Atlante del La Marmora: interessante la libera interpretazione in particolare del contenuto della sacca che l’uomo porta sulle spalle. Nel disegno cosa notate di diverso? ?
A noi sembrano disegnati conigli o forse altra cacciagione di offerta quindi presumibilmente La Marmora aveva interpretato l’offerente come cacciatore e non artigiano.
NOTA: il bronzetto in fotografia è stato realizzato da ArcheoArt Lab nel 2014 per il museo archeologico di Ittireddu (argilla polimerica, stucco epossidico e colori acrilici) 🙂
Fotografie e disegni di A. Farina che ringraziamo per la disponibilità.
Informazioni e fotografie del bronzetto riprodotto per archeologia sperimentale di A. Loddo.
Ultima immagine tratta dall’Atlante del La Marmora.

Comune:
Prov:
Autore:
Offerente con attrezzi del mestiere

135) OFFERENTE CON ATTREZZI DEL MESTIERE
Nome: offerente con attrezzi del mestiere
Professione: sconosciuta, forse artigiano
Dimensioni: da verificare
Aspetto e vestiario:
L’uomo è raffigurato frontalmente, in piedi; con la mano sinistra impugna uno strumento con cui regge, sulla spalla, una borsa contenente gli attrezzi del mestiere. Con la mano destra porge il saluto devozionale.
Indossa una doppia tunica corta da cui spiccano le esili gambe leggermente divaricate; sopra la tunica porta un manto gettato sulla spalla sinistra che scende sul retro, decorato sul bordo longitudinale con frange.
L’uomo sfoggia sul petto il consueto pugnaletto ad elsa gammata appeso alla bandoliera passata a tracolla sull’omero destro: spunta al di sotto del manto solo l’elsa.
Sul capo sembra indossare una calottina liscia con orlo circolare in forte rilievo.
Luogo di ritrovamento: Sardegna, località sconosciuta
Residenza attuale: da verificare
Curiosità:
Nella borsa dell’artigiano si vedono alcuni dettagli che fanno ipotizzare che trasportasse gli attrezzi del mestiere. Quali potevano essere?
– forse un’ascia con manico ricurvo, attrezzature da falegname o carpentiere navale … era un maestro d’ascia, costruttore di navi?
– forse attrezzi per la lavorazione della pietra ?
Riportiamo infine il disegno del medesimo bronzetto tratto dall’Atlante del La Marmora: interessante la libera interpretazione in particolare del contenuto della sacca che l’uomo porta sulle spalle. Nel disegno cosa notate di diverso? ?
A noi sembrano disegnati conigli o forse altra cacciagione di offerta quindi presumibilmente La Marmora aveva interpretato l’offerente come cacciatore e non artigiano.
NOTA: il bronzetto in fotografia è stato realizzato da ArcheoArt Lab nel 2014 per il museo archeologico di Ittireddu (argilla polimerica, stucco epossidico e colori acrilici) 🙂
Fotografie e disegni di A. Farina che ringraziamo per la disponibilità.
Informazioni e fotografie del bronzetto riprodotto per archeologia sperimentale di A. Loddo.
Ultima immagine tratta dall’Atlante del La Marmora.

Comune:
Prov:
Autore:
SCENA DI CACCIA CON CACCIATORE, CERVO (o muflone?) E CANE

138) SCENA DI CACCIA CON CACCIATORE, CERVO (o muflone?) E CANE
Nome: scena di caccia di “Cuccurada”
Dimensioni: da verificare
Descrizione: Gli elementi raffigurati nel bronzetto rinvenuto a “Cuccurada” sono tre: un cacciatore, un cervo (o un muflone?) e un cane che danno vita ad una scena di caccia dall’incredibile fascino e suggestione: il cacciatore cerca di bloccare la preda con una lancia mentre il cane la azzanna alla gola.
Segni particolari: bellissimo ?
Luogo di ritrovamento: Mogoro, nuraghe polilobato di Cuccurada.
Residenza attuale: da verificare
Segni particolari: la scena è raffigurata su un bottone
CURIOSITÁ: questo é un “bronzetto” unico nel suo genere innanzitutto perchè, a differenza dei tanti reperti finora recuperati, rappresenta una scena “complessa” essendo formato tra ben tre elementi. Inoltre attraverso i dettagli è possibile ricostruire uno spaccato di vita quotidiana di 3000 anni fa, avere un’idea delle tecniche ancestrali utilizzate durante la caccia e della fauna presente in tempi antichi nel territorio.
Non perdete questo bellissimo filmato esplicativo:
http://notizie.tiscali.it/…/Mogoro-tornano-alla-luce-una-r…/
Informazioni tratte da http://ricerca.gelocal.it/…/lanuovasa…/2001/08/24/SO204.html
Fotografie tratte dal filmato

Comune:
Prov:
Autore:
Arciere

140) ARCIERE CON ARCO A SPALLA (E SPADA)
Nome: arciere con arco a spalla e spada
Dimensioni: altezza residua 18,8 cm
Aspetto e vestiario: L’arciere è raffigurato in piedi, con la mano sinistra impugna l’arco pesante tenendolo appoggiato sulla spalla, con la mano destra impugnava molto probabilmente una spada.
L’arciere porta sul capo un elmetto a due corte creste e corna brevi rivolte in avanti, indossa una doppia tunica coperta nella parte superiore da un corsaletto. Dalle spalle – dice Lilliu – pendono due bande frangiate e sul dorso sono visibili gli anelli orizzontali nei quali probabilmente si infilava la lunga asta direzionale.
La corazza è decorata nella zona superiore con striature orizzontali parallele, nelle due zone sottostanti con incisioni verticali affiancate.
Gli altri elementi di protezione che completano il corredo da combattimento del guerriero sono:
– goliera
– gambiere (già viste in molti bronzetti) divise in due pezzi sul davanti
– un elemento insolito: sotto la goliera si nota un risalto a lingua non diverso da quella borchia cuoriforme del guerriero di Sant’Anna Arresi in cui lo Spano riconosceva una “culla” talismanica…. o forse – dice Lilliu- trattasi di un semplice fermaglio degli spallacci alla corazza
Nel volto notiamo il noto stilismo a T di sopracciglia e naso, gli occhi sono a globetto scontornato, la mascella ha un taglio squadrato e le orecchie a disco (orecchie “enormi, mostruose” dice Lilliu).
Luogo di ritrovamento: Suelli (CA), località sconosciuta
Residenza attuale: Museo Archeologico di Cagliari
Segni particolari: rotta la corda dell’arco, parte delle gambe e la spada sopra l’elsa; piedi mancanti.
Curiosità:
1) non si notano in questo bronzetto due elementi fondamentali che spesso troviamo negli arcieri: placca rettangolare di protezione portata sul petto e il pugnaletto ad elsa gammata
2) Lilliu definisce questa statuina di “rozzissima modellazione”, la si potrebbe ritenere un abbozzo o una prima prova di una figurina da perfezionare (per diventare poi come il guerriero di Sant’Anna Arresi).
3) In questo bronzetto sono visibili gli anelli dove probabilmente era inserita la la cosiddetta “asta direzionale” già vista nel bronzetto schedato sulla nostra pagina col numero 129).
Il significato di questo oggetto non è ancora chiaro, questa la possibile ipotesi riportata da Lilliu:
“Una grande penna triangolare, tutta striata, di lamina metallica o di sottile cuoio o anche di piume stesse che serviva a imprimere e mantenere la giusta direzione dell’arma nel tragitto, prima di colpire l’oggetto”.
Per Lilliu quindi l’asta era un’arma è la penna serviva per dirigere il lancio.
Altre ipotesi che appaiono comunque convincenti sono le seguenti: asta che serviva ad indicare la posizione esatta dell’arciere al resto dell’esercito oppure serviva per inviare segnalazioni agli altri schieramenti.
4) Quando Lilliu schedò e fotografò il bronzetto, esso appariva differente rispetto ad oggi ……. cosa notate di diverso? ?
Fotografie del bronzetto di F. Cannas dalla pagina Fb Archeologia della Sardegna
Descrizione e immagini tratte da G.Lilliu, “Sculture della Sardegna nuragica”, 1966, ed. ILISSO

Comune:
Prov:
Autore:
Spillone

141) SPILLONE CON CAPOCCHIA AD AVVOLGIMENTO SPIRALIFORME
Nome: spillone con capocchia ad avvolgimento spiraliforme
categoria: da verificare
Dimensioni: lunghezza 22 cm.
Aspetto: la verga ha sezione quadrangolare e si allarga verso la parte inferiore per poi restringersi verso la punta. La capocchia massiccia termina con un pomello emisferico, con una scozia sottostante, guarnita da tre rilievi ad anello, che la separa dal toro; sotto la decorazione a toro, la verga è rivestita da un avvolgimento a spirale di filo di bronzo che si allarga verso la base.
Luogo di ritrovamento: Teti (NU), localitá Abini
Residenza attuale: Museo Archeologico di Cagliari
Curiositá:
Numerosi ritrovamenti di spilloni nuragici sono avvenuti sia in contesti cultuali quali il santuario di Abini-Teti, sia all’interno o in prossimità di nuraghi e pozzi sacri. Ad esempio all’interno della fonte sacra rinvenuta nella torre laterale del nuraghe Nurdole è stato recuperato un buon numero di spilloni votivi nuragici infissi nelle intercapedini del parlamento murario.
Alcuni esemplari di spilloni hanno la testa mobile, altri decorata con piccole facce stilizzate.
Ma cosa erano esattamente?
In molti casi gli studiosi li hanno interpretati come grandi fermagli per tenere chiusi i pesanti mantelli (rappresentati in molti bronzetti).
Riportiamo l’interessante ipotesi dell’archeologo Augusto Mulas (riportata nel libro “l’Isola sacra” – ed. Condaghes): alla luce del sistematico rinvenimento di spilloni in contesti rituali e ritenendoli troppo grandi e ingombranti per essere fermagli, e avendo constatato che ancora nella prima metà del 1900 in alcune zone della Sardegna (in particolare a Siniscola) venivano prodotti oggetti molto simili (in metallo, osso o legno) chiamati “su pireddu” (tradotto con “perno” oppure “ugola”) utilizzati per uccidere i maiali mediante infissione nel collo in prossimità dell’ugola… egli ipotizza che gli spilloni nuragici potessero servire per il sacrificio rituale degli animali che venivano offerti alle divinità.
Gli spilloni nuragici difficilmente possono essere considerati semplici fermagli per mantelli, anche perché in alcuni esemplari di faretrine nuragiche (da noi già schedate ? ricordate?) sono raffigurate riproduzioni di spilloni nuragici oltre che pugnali ad elsa gammata, segni di distinzione con, forse, anche un valore cultuale per chi li indossava.
Fotografie di G. Exana e RS Roberto
Descrizione e immagine tratta da G.Lilliu, “Sculture della Sardegna nuragica”, 1966, ed. ILISSO

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Codice Geo: NUR5671
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