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GUERRIERO ORANTE CON SPADA E SCUDO

46) GUERRIERO ORANTE CON SPADA E SCUDO
Nome: guerriero orante con spada e scudo
Professione: guerriero
Altezza: 39 cm
Vestiario e aspetto: molto simile al guerriero con spada e scudo di UTA, appartiene alla stessa mano artigianale, sicuramente alla stessa bottega.
Il guerriero indossa un elmo con due corti creste e corna; sul collo ha una goliera formata da due anelli sovrapposti e sotto questa una legatura triangolare con due strisce di cuoio riunite ad angolo con una borchia che scende sullo sterno. Gli indumenti sono costituiti da una tunica corta e attillata sino alle cosce e una seconda tunica sovrapposta alla prima e più corta, guarnita all’orlo da due frangette striate; una corta corazza con striature che giunge all’altezza del braccio, spallacci mobili e pieghevoli per facilitare la vestizione e i movimenti delle braccia. La protezione é completata con delle ginocchiere o gambali, i piedi sono nudi.
Con la mano sinistra regge lo scudo tondo con umbone centrale con punta aguzza che, dalla parte interna, mostra tre spadini con elsa a pomo bilobato con le punte sporgenti dall’orlo inferiore. In questo bronzetto non è visibile il guanto alla mano destra presente in altri esemplari, al polso destro però figura chiaramente un bracciale.
Sul dorso del bronzetto sono presenti due anelli orizzontali e paralleli: in questi anelli all’origine era infilata verticalmente un’arma, che possiamo supporre fosse una lunga asta con penna direzionale, presente in altri bronzetti ritrovati a Teti e a Sant’Anna Arresi.
Luogo di ritrovamento: Sulcis (CA), loc. sconosciuta
Residenza attuale: Museo Preistorico-Etnografico “Luigi Pigorini” di Roma
Segni particolari: nella mano destra la spada é spezzata, ridotta soltanto all’elsa.
Curiositá: É tra i bronzetti di più antico rinvenimento in Sardegna in quanto giunse alle collezioni del Museo del Collegio di S. Ignazio ( oggi Kirkeriano) per dono del Cardinale Alessandro Albani poco prima del 1763, data in cui Winckelmann lo citò nella prima edizione del suo libro “Storia dell’Arte”
fotografia dal web
disegno di un guerriero di G. Exana (nel nostro bronzetto manca il pugnale ad elsa gammata indossato solitamente sul petto)
Informazioni tratte da G. Lilliu, “Sculture della Sardegna nuragica”, 1966, ed. ILISSO

Comune:
Prov:
Autore:
BOTTONE IN BRONZO CON SCHEMA DI NURAGHE

52) BOTTONE IN BRONZO CON SCHEMA DI NURAGHE
Nome: bottone con capocchia a 5 torrette
Altezza: 5,2 cm.
Diametro di base: 4,3 cm.
Aspetto: l’oggetto, cavo internamente, ha il corpo conico con una capocchia elegantemente sagomata e una barretta cilindrica trasversale per poter essere cucito (se è un bottone) o applicato alla lamina metallica o di altro materiale (se è un’applique). Il corpo è decorato con rigature sovrapposte e motivi a treccia. A metà altezza sono visibili quattro colonnine angolari riunite da un fascia entro ondulato. Le colonnine somigliano a torricelle e sono coronate da una modinatura cilindrica strozzata nel mezzo con una gola che ricorda la finitura dei fusti a torretta nei presunti modellini di nuraghi ritrovati a Olmedo e a Ittireddu.
Lilliu conferma che é possibile che nello schema si sia voluta ricordare la composizione tetragona a torri di un nuraghe quadrilobato.
Luogo di ritrovamento: Usellus (Cagliari), località sconosciuta
Residenza attuale: Museo Archeologico di Sassari
Segni particolari: piccole rotture nel margine di base e due tagli dritti netti sul disco terminale; incisione obliqua, fatta -secondo Lilliu – per saggiare la consistenza metallica alla nascita del corpo conico
Curiositá: si pensa generalmente che si tratti di bottoni di ornamento; tuttavia per alcuni studiosi questi oggetti, ritrovati diffusamente non solo in Sardegna (una ventina di esemplari provenienti in gran parte da Abini-Teti e S.Vittoria-Serri) e in Etruria (Populonia, S. Carbone e Piano delle Granate) ma anche, con fattezze simili di bottone conico, in luoghi lontani (si vedano gli esempi cecoslovacchi della cultura di Hallstatt) potrebbero essere:
– borchie terminali d casco
– guarnizioni di cinturone
Fotografie e disegno di G. Exana
Informazioni tratte da G.Lilliu, Sculture della Sardegna nuragica, 1966, ed. ILISSO

Comune: USELLUS
Prov:
Autore:
MODELLINO DI NURAGHE QUADRILOBATO

57) MODELLINO DI NURAGHE QUADRILOBATO
Nome: modellino di nuraghe quadrilobato con piombatoio
Dimensioni: altezza totale 25,8 cm – senza piedistallo 18,6 cm – larghezza 3,4 x 3 cm.
Aspetto: il piedistallo è composto da 5 bracci, uno interno centrale e dritto e quattro marginali esterni e ricurvi, che poggiano su base discoidale di piombo destinata a incastrare l’oggetto votivo in una basetta, probabilmente di pietra, esposta nel tempio a pozzo da cui deriva l’oggetto. Le colonne imitano chiaramente la forma schematizzata di torri con terrazzino sporgente con mensole.
Luogo di ritrovamento: Olmedo (SS), localitá Camposanto
Residenza attuale: Museo Archeologico di Sassari
Segni particolari: la stessa partitura, a puro titolo decorativo, torna anche negli altarini e capitelli di pietra ritrovati presso i templi a pozzo e nuraghi; la mostra anche la colonna centrale del castello di prua della “barchetta del Duce”.
Curiositá: a Barumini fu ritrovata una colonnetta betilica di calcare con la medesima forma architettonica con terrazzo aggettante su grandi mensoloni; Lilliu trova un riscontro tra la colonnetta e i resti di centinaia di mensole di basalto e marna calcare ben rifinite trovate a Su Nuraxi. Lilliu ipotizza inoltre che il ballatoio aggettante fosse utilizzato come piombatoio (caditoia difensiva)…oggi però è opinione di molti studiosi che i nuraghi non fossero fortezze, pertanto tale destinazione d’uso sarebbe da escludere
Nota (da wikipedia): la “difesa piombante” (possibile se in presenza di piombatoi) consiste nel far cadere sul nemico assediante, e ormai prossimo alle mura difensive, sia liquidi infiammabili o bollenti, sia materiali solidi come grosse palle di pietra (ritrovate a Barumini)
Fotografia di B. Auguadro – Disegno di G. Exana
Descrizione tratta da G.Lilliu, “Sculture della Sardegna nuragica”, 1966, ed. ILISSO

Comune: OLMEDO
Prov:
Autore: Beatrice Auguadro
NAVICELLA CON ANTROPOIDE (una scimmia)

60) NAVICELLA CON ANTROPOIDE (una scimmia)
Nome: “lampada con figurina di antropoide nel piattello e manico a protome bovina” – G. Lilliu
Dimensioni: lunghezza 13,2 cm – altezza 4 cm – larghezza 8,8 cm
Aspetto: la navicella (una lucerna, per Lilliu) ha la forma di una foglia cuoriforme con manico terminante con piccola testa bovina. Nella parte posteriore dell’orlo c’é un minuscolo rilievo a sella, forse la stilizzazione di un volatile o altro animale. Ma la cosa più strabiliante del reperto è la figurina situata nel cavo del recipiente. Sembra un antropoide, una scimmia (forse un macaco) rappresentata a carponi con tutte e quattro le zampe ricurve e poggiate sul fondo; ben visibili e dettagliate le mani e le dita. Ha la testa a capocchia, orecchie a sventola, occhi a globuletto, muso con bocca incisa.
Luogo di ritrovamento: Baunei, localitá sconosciuta
Residenza attuale: Museo Archeologico di Cagliari
Segni particolari: manca circa un terzo del piattello, rotto l’anello dell’appiccagnolo sulla figurina di antropoide.
Curiositá: per Lilliu, come detto, la navicella è una lucerna votiva e per quanto riguarda la figurina centrale propende per l’ipotesi di un tramutamento totale della forma umana in forma bestiale accettando quindi la definizione di lampada votiva con elemento ornamentale con significato magico-apotropaico.
Tuttavia… forse non del tutto convinto da questa sua scelta, Lilliu ci racconta che furono fatte dotte discussioni intorno a questo oggetto e che alcuni zoologi ipotizzarono anche un eventuale ambientamento in Sardegna in tempi remoti di una qualche varietá di scimmia mentre altri studiosi non esclusero la possibilitá che fosse una raffigurazione di quanto visto durante uno dei viaggi per mari lontani da parte di “Sardi nuragici in paesi esotici popolati di scimmie, donde avrebbero portato seco qualche grazioso esemplare”.
Cosa, questa, che era possibile fare … con un’imbarcazione ?
Fotografie di G. Exana
Descrizioni tratte da G.Lilliu, “Sculture della Sardegna nuragica”, 1966, ed. ILISSO

Comune: BAUNEI
Prov:
Autore:
TESTA DI GUERRIERO

61) TESTA DI GUERRIERO

Nome: testo di guerriero
Dimensioni: altezza residua 8 cm.
Aspetto: il bronzetto doveva essere piuttosto grande, sui 24 cm di altezza; é stata ritrovata solo la testa che indossa un elmo con brevi corna, cresta mediana e larga visiera frontale.
Il guerriero ha un volto con taglio longilineo dove si nota lo stilismo dello schema a T di naso e sopracciglia. Il naso è molto pronunciato e grande, come un becco; il mento è squadrato, gli occhi a globetto sono piccoli e le orecchie a sventola. Sulla nuca i capelli sono resi con linee oblique che partono da un’incisione mediana.
Luogo di ritrovamento: San Severo Milis (CA), localitá sconosciuta
Residenza attuale: Museo Archeologico di Sassari
Segni particolari: residuo di bronzetto con superficie molto corrosa e largamente ossidata
Curiositá: stupisce, ogni volta che schediamo un personaggio, notare il dettaglio e la cura con cui i Maestri Fusori rappresentavano l’acconciatura, il volto e – dove visibili – gli indumenti e il corredo (militare o domestico). In questo caso purtroppo ci è stata tramandata dalla Storia solo la testa del bronzetto, ma i dettagli riscontrati sul capo sono comunque utilissimi per confermare la dotazione in uso ai guerrieri dell’epoca.

Fotografia di B. Auguadro
Descrizione tratta da G.Lilliu, “Sculture della Sardegna nuragica”, 1966, ed. ILISSO

Comune: SAN VERO MILIS
Prov:
Autore:
ARCIERE SU SCHEMA BICERVIDE INFISSO SU STOCCO45402977659832789_n

70) ARCIERE SU SCHEMA BICERVIDE INFISSO SU STOCCO
Nome: arciere su schema bicervide infisso su stocco
Dimensioni: altezza totale 113 cm – altezza arciere 14 cm
Aspetto e vestiario: lo schema è infisso sulla punta di uno stocco dalla lunga lama sottile ma elastica e resistente; esso è costituito da una statuina di arciere in piedi su una lastra laminare a duplice protome di cervo. I piedi della statuina sono saldati alla lastra, le gambe sono distanziate in posizione di riposo. La mano destra è alzata nell’atto di devozione e la mano sinistra impugna l’arco appoggiandolo per maggiore comodità alla spalla. Sul capo indossa l’elmo “con le lunghe corna erette, con cresta frontale (un abbozzo di visiera?) e un anello nella parte superiore (ritenuto un appiccagnolo)” dice Lilliu. L’arciere indossa un triplice indumento: due tuniche e un corpetto. La tunica superiore e il corpetto proseguono sul collo in due stretti avvolgimenti di protezione; sempre intorno al collo gira inoltre una sorta di “giustacuore” dal quale pende, sul davanti, la solita piastra protettiva che difendeva lo stomaco dai colpi del nemico. Sul dorso, il consueto gruppo vasetto-faretra-spada (si vedano le precedenti descrizioni di arciere già pubblicate in questa pagina Nurnet “Bronzetti nuragici” ?).
La difesa del guerriero è completata con gambiere che coprono gli stinchi modellati a spigolo: le gambiere mostrano la placca ovale che protegge le tibie e al polpaccio si notano le strette stringhe di pelle, concentriche e sovrapposte, rese con rigature e rilievi alternati.
Sulla testa si notano i capelli – schematizzati – che emergono con frangetta frontale sotto l’elmo e sulla nuca. Il viso è allargato alle tempie e ristretto al mento; il taglio degli occhi, perfettamente rotondo, è contornato dal rilievo delle palpebre. Naso e sopracciglia tratteggiate sono rese con il solito stilismo a T, la bocca è piccola e il mento sfumato nel collo fortemente scolpito.
La protome cervina è formata da due mezzi corpi di cervi con ampio palco di corna che mostrano ciascuno due zampe, modellate a bastoncelli sottili. I colli dei cervi sono lunghissimi e stirati, avvolti da anellini concentrici che sembrano rappresentare una vera legatura.
Luogo di ritrovamento: Teti (NU), località Abini
Residenza attuale: Museo Archeologico di Teti
Segni particolari: nel libro di Lilliu del 1966 il bronzetto é raffigurato con corno sinistro rotto, corda dell’arco e mano destra mancanti; corna della protome cervina di destra e zampa della protome sinistra rotte.
Tuttavia il bronzetto appare oggi con entrambe le corna dell’elmo mancanti… è quindi avvenuto negli anni un ulteriore danneggiamento?
Curiositá: la spada originaria é stata sostituita, durante un restauro negli anni ’60, con altra spada che mostra il tallone immerso nel bolo di piombo che la fissava alla pietra di offerta. Anche la spada originaria sicuramente aveva la piombatura al tallone perchè fra i 73 stocchi ritrovati nel ripostiglio di Abini, 22 conservavano la saldatura plumbea che li fissava – con la punta all’insù – alle tavole d’offerta (pietre che furono rinvenute sul posto, nell’area di un tempio delle acque).
Il significato di questo oggetto non è ancora chiaro, queste sono le possibili ipotesi riportate da Lilliu:
– immagine di una divinità della guerra
– guerriero che volle effigiare se stesso e due cervi sacrificati in onore della divinità
– rappresentazione di ” magia di caccia” (il doppio sostitutivo dei cervi che si intendevano catturare e poi sacrificare, forse come ringraziamento per una vittoria in guerra)
Fotografia del bronzetto di M. Pasqua Meloni dal gruppo “Testimonianze e creatività sulla Sardegna antica”
Descrizione e immagini tratte da G.Lilliu, “Sculture della Sardegna nuragica”, 1966, ed. ILISSO

Comune: TETI
Prov:
Autore:
ARCIERE SAETTANTE IN PIEDI SUL DORSO DEL CAVALLO

73) ARCIERE SAETTANTE IN PIEDI SUL DORSO DEL CAVALLO
Nome: arciere saettante in piedi sul dorso del cavallo
Professione: guerriero cavallerizzo
Dimensioni: altezza 7,2 cm – lunghezza 5,6 cm
Aspetto e vestiario: su un piccolo e rozzo schema di cavallo sorge, dritta nel mezzo del dorso dell’animale, una figura maschile in atto di scoccare la freccia dell’arco impugnato con entrambe le mani.
L’animale è certamente un cavallo per l’aspetto generale e per alcuni segni particolari: la coda grossa e pendente dietro le zampe, la testa con il muso arcuato; il corpo a struttura cilindrica è allungato con zampe ben poggiate a terra. Il cavallo ha la bocca semiaperta perchè vi sta il freno attaccato alle briglie che, curiosamente, anzichè essere tenute in mano dal cavaliere per reggere e guidare il cavallo, sono invece legate al corpo dell’uomo passandogli alle spalle da sotto il collo. Questo era l’unico modo per tenere in equilibrio l’arciere in piedi sul cavallo, dato che il guerriero ha entrambe le mani impegnate con l’arco. Indossa un gonnellino che copre i fianchi lasciando nudo il,resto del corpo; il corpo è modellato in modo rozzo, sommario, le gambe sono fuse col dorso dell’animale e distinte da una solcatura.La testa è un piccolo blocco stretto e allungato, le orecchie a sventola, gli occhi “a pastiglia” e il naso a pilastrino. Sul capo indossa un elmo a calotta semplice.
Luogo di ritrovamento: Sulcis (CA), località Salìu
Residenza attuale: Museo Archeologico di Cagliari
Segni particolari: è un UNICUM non soltanto tra i bronzetti sardi ma anche in tutta la piccola plastica in bronzo mediterranea. Raffigura un arciere a cavallo che colpisce un bersaglio in corsa, in piedi sul destriero in posizione acrobatica. Rotto l’arco e la redine di sinistra.
Curiosità: il personaggio é rappresentato in posizione acrobatica, sicuramente inconsueta come pratica di equitazione. Per Lilliu il bronzetto rappresenta un cavallerizzo equilibrista che si esibisce al tiro al bersaglio con l’arco, in una festa stagionale in uno dei tanti santuari nuragici. A ricordo della festa, e forse della vittoria di un torneo, il personaggio potrebbe aver lasciato nel santuario la sua immagine votiva.
Quindi un cavaliere sardo su cavallo sardo? Un precursore degli abili cavalieri che ancora oggi si esibiscono in Sardegna (pariglie)? ?
Questa ipotesi però lascia dei dubbi in altri studiosi che ritengono che il cavallo fosse un animale sconosciuto ai Protosardi e nella Sardegna prima della venuta dei Cartaginesi.
Lilliu comunque conclude la sua lunga descrizione dicendo che “possiamo credere che in Sardegna la proprietà del cavallo ed il costume del cavalcarlo fossero piuttosto rari e limitati a pochi notabili che esercitavano il potere ….. Il cavallo veniva adoperato in speciali circostanze o per particolari spettacoli in cui l’attrazione era determinata non soltanto dall’abilità prestigiosa e temeraria del cavaliere ma anche dalla preziosa rarità esotica dell’animale”.
Infine un’ultima curiosità: nell’antichità il mito del centauro, metà uomo e metà cavallo, potrebbe aver avuto origine dalla leggendaria abilità di guerrieri a cavallo di popoli allora sconosciuti.
Sappiamo che i primi ad utilizzare l’arco mentre andavano a cavallo furono probabilmente gli Sciti; e che Assiri, Traci, Sarmati e Parti erano molto temuti dai Romani per l’abilità dei loro arcieri di andare al galoppo e contemporaneamente tirare con l’arco frecce all’indietro contro il nemico con estrema precisione e destrezza.
Immagini dei centauri tratte dal web
Descrizione e immagini tratte da G.Lilliu, “Sculture della Sardegna nuragica”, 1966, ed. ILISSO

Comune:
Prov:
Autore:
ORANTE CON MANO RICONDOTTA SULLA SPALLA

78) ORANTE CON MANO RICONDOTTA SULLA SPALLA
Nome: orante con mano ricondotta sulla spalla
Professione: sconosciuta
Dimensioni: altezza residua 9,5 cm
Aspetto e vestiario: per Lilliu è una figura maschile, raffigurata in piedi, le gambe leggermente divaricate. Il braccio destro (ora mancante) era presumibilmente alzato per porgere il saluto devozionale; il braccio sinistro è piegato e tenuto aderente al petto e conduce la mano sinistra, distesa, a toccare la spalla destra.
La testa è rivolta indietro e scoperta; i capelli sono divisi da una scriminatura che va da orecchio a orecchio, sono pettinati lisci alla sommità e raccolti in un nodo a treccia arrotolata presso ciascuna tempia. Alla nuca i capelli sono segnati da incisioni a spina di pesce con sfumatura alta sul collo (che è piuttosto allungato rispetto al corpo). L’acconciatura a crocchia sulle tempie è insolita e singolare, non è presente in nessun altro bronzetto.?
Il corpo è ricoperto da una tunica a balza (o da due tuniche sovrapposte di differente lunghezza) e un mantello che però è tenuto obliquamente sulla spalla sinistra, ben ripiegato e scende da una parte sul ventre, dall’altra sulle anche. La superficie piatta del manto è decorata con fitte rigature orizzontali e parallele, con orlo in rilievo sul lato esterno.
Dalla spalla sinistra, forse da sotto il mantello, scende una pezza di stoffa decorata con grossi bottoni, che copre parzialmente il fianco del braccio sinistro (altro particolare unico e originale).
La testa, piccola e aggraziata, mostra i lineamenti di un viso delicato, quasi fanciullesco. La fronte è alta, il naso piccolo, le arcate sopraccigliari lunghe e marcate. Le palpebre che cerchiano i globuletti degli occhi sono lievemente incise, la bocca appena accennata, il mento minuscolo e sfumato sul collo.
Luogo di ritrovamento: Sardegna, località sconosciuta
Residenza attuale: Museo Archeologico di Cagliari
Segni particolari: braccio destro rotto all’omero; mancanti le gambe fino alle cosce.
Curiosità: il gesto compiuto dall’orante (mano sulla spalla) è una caratteristica peculiare vista solo in questo bronzetto, tanto da renderlo unico.
Per Lilliu il gesto non è rivolto a trattenere il mantello gettato sopra la spalla sinistra, bensì indica sia l’adorazione verso la divinità sia una sorta di patto segreto con quest’ultima, un vero e proprio GIURAMENTO.
Per Lilliu il bronzetto rappresenta un semplice devoto, per Lamarmora invece era un sacerdote.
Descrione e immagine tratte da G.Lilliu, “Sculture della Sardegna nuragica”, 1966, ed. ILISSO

Comune:
Prov:
Autore:
NAVICELLA CON ANIMALI VARI SULL’ORLO

87) NAVICELLA CON ANIMALI VARI SULL’ORLO
Nome: navicella con animali vari sull’orlo
Dimensioni: lunghezza residua 13 cm – altezza 5,5 cm – larghezza 6 cm
Aspetto: la bellissima e interessantissima navicella ha lo scafo col fondo piatto, due peducci nella parte anteriore, l’orlo ribattuto e sporgente ad angolo retto, Il manico a giogo con anello di sospensione.
Sopra l’orlo dello scafo sono raffigurati cinque animali (prima della rottura erano sei), tre da una parte e tre dall’altra, in simmetria.
Non tutti sono chiaramente identificabili, tutti sono posizionati in direzione opposta rispetto a quella della rotta e guardano all’indietro…tutti, tranne uno ? quello posto sull’orlo della fiancata destra che guarda a prua
La posizione degli animali é in piedi, con le zampe anteriori tese in avanti, come per sostenersi meglio in piedi a causa del dondolìo della nave…tutti in piedi, tranne uno ? lo stesso animale di prima è accovacciato e disteso lungo l’orlo come se vi si aggrappasse …timoroso del mare
Sul margine DESTRO dello scafo possiamo vedere, in ordine, da poppa verso prua:
1) un quadrupede col muso appuntito, orecchie corte, occhi a globetto e coda levata a riccio
2) un animale che sopporta il giogo costituito da una sbarretta rettangolare trasversale con nel mezzo l’anello di sospensione dell’oggetto. Dall’altra parte si contrapponeva il compagno (ora perduto) per sostenere l’altra estremità del giogo. Davanti al muso dell’animale si osserva, sopra l’orlo dello scafo, due piccoli rilievi che rappresenterebbero due mucchietti di paglia o altro mangime per l’animale
3) un animale selvatico che non guarda a prua ed è accovacciato….lo abbiamo schedato qualche mese fa… Di lui (o lei) sappiamo che ha la coda lunga, striscia con la parte posteriore del corpo mentre si solleva con il collo e la testa; il muso è corto, gli occhi piccoli e le orecchie brevi e a punta, aguzze e tese all’indietro
Nella fiancata SINISTRA si presentano in ordine:
4) un quadrupede con muso appuntito
5) animale mancante, per rottura. Doveva essere però il compagno del numero 2) perchè sopportava insieme a lui il giogo
6) un animale ben caratterizzato da muso a ventosa, dalla schiena setolosa stilizzata in una cresta dentata e dalla coda di riccio….anche questo animale è già stato schedato mesi fa…
Luogo di ritrovamento: Meana (NU), a c.a. 1 km a ovest del paese. La navicella fu rinvenuta nel 1875, a poca profondità, in un ripostiglio insieme a un pezzo di “aes rude” (bronzo non lavorato utilizzato come “moneta”), una piccola lancia e la metà di uno stocco di bronzo.
Residenza attuale: Museo Archeologico di Cagliari
Segni particolari: rotte la poppa e la prua a cui manca la protome, rotta la parte sinistra del giogo, fori di rottura sotto l’orso nella fiancata dello scafo, slabbrature sull’orlo
Curiositá: avete riconosciuto TUTTI gli animali???
Ecco le risposte secondo Lilliu:
1) un cane
2) un bue. Esso ha il muso “suino” tutto segnato da striature a spina di pesce e le corna sottili erette verticalmente intorno alle quali si avvolge, come un anello, la fune
3) una volpe (forse); è l’animale che non guarda all’indietro come gli altri e che è accovacciato, timoroso del mare ?. Per Lilliu la postura dell’animale ha qualcosa del “rettile” ma per la lunga coda e la struttura generale somiglia a una volpe. Per lo Spano invece sarebbe una martora
4) un cane (come quello della parte opposta, ma senza coda) per Lilliu. Per lo Spano invece era un montone o una pecora
5) un bue, in coppia con il n. 2)
6) un maialino o un cinghiale
Nota dal web: Aes rude (cioè bronzo non lavorato) è un tipo di pre-moneta costituita da pezzi irregolari di bronzo. Tecnicamente non si può parlare di moneta perché non ne ha la forma, mancano segni che ne identifichino in qualche modo il valore e l’autorità che lo emette.
Fotografia di B.Auguadro
Descrizioni e immagini tratte da G.Lilliu, “Sculture della Sardegna nuragica”, 1966, ed. ILISSO

Comune:
Prov:
Autore: Beatrice Auguadro
NAVICELLA CON PROTOME DI MUFLONE (O ARIETE)

91) NAVICELLA CON PROTOME DI MUFLONE (O ARIETE)
Nome: navicella con protome di muflone (o ariete)
Dimensioni: lunghezza 16 cm – altezza 5 cm
Aspetto: lo scafo ha forma ellittica e mostra, oltre al risalto superiore dell’orlo, altri due rilievi longitudinali e paralleli.
Il manico è perfettamente centrato, formato da due ponticelli che sorgono dall’orlo e convergono nel mezzo; esso è decorato sul dorso con un rilievo centrale a forma di spirale contornato da quattro borchie lisce. Altri quattro rilievi a spirale decorano, dalle due parti, i rami a ponticello.
A prua vi è la protome, di cui non si vede il collo perché rivestito da una fasciatura di anelli concentrici in rilievo.
La testa della protome è piccola, quasi in miniatura, col muso rigonfio nel mezzo e a ventosa nella parte terminale; le corna sono rivolte all’indietro.
Luogo di ritrovamento: TULA (SS), località in prossimità dell’abitato
Residenza attuale: Museo Archeologico di Cagliari
Segni particolari: la protome non è bovina, come in molte navicelle nuragiche, bensì di muflone o di ariete
Curiosità:
La navicella, dice Lilliu, fu ritrovata nel 1869 in un ripostiglio di una fonderia e bottega di ramaio nuragico, costituita da sei pozzetti cilindrici a muretto di basalto, entro un mucchio di pietre “ciclopiche” in forma di “tumulo” (sembrerebbe una capanna circolare in grossi massi a secco).
Note generali: per anni le navicelle sono state considerate semplici lucerne…ora per molti studiosi trattasi di navi votive, vere e proprie rappresentazioni delle navi nuragiche utilizzate in epoca lontana; in alcuni esemplari si notano addirittura le cuciture di assemblaggio del fasciame.
Fotografia dal web.
Descrizione della navicella tratte da G.Lilliu, “Sculture della Sardegna nuragica”, 1966, ed. ILISSO

Comune: TULA
Prov:
Autore: