Santa Vittoria costituisce uno dei più importanti complessi cultuali della Sardegna nuragica. Esteso per più di 3 ettari, è difeso a S/S-O dal dirupo naturale e a N-O da una muraglia che segue il margine roccioso. Il santuario presenta quattro gruppi principali di edifici: i due templi e la “capanna del sacerdote”, il “recinto delle feste”, il gruppo del recinto del “doppio betilo” e il gruppo est-sud-est
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Il nuraghe si trova su un altura, a circa 6 Km a Sud-Est di San Vito. Si presenta come un nuraghe complesso parzialmente inglobato in una cresta di roccia in granito. Presenta un bell’ingresso architravato che immette, dopo un breve corridoio coperto con lastre, alla camera interna. Lungo il corridoio si apre a sinistra l’accesso al vano scala e a destra un ingresso a un altro ambiente, entrambi sono ingombri di materiale di crollo.
Il nuraghe si trova su un altura, a circa 6 Km a Sud-Est di San Vito. Si presenta come un nuraghe complesso parzialmente inglobato in una cresta di roccia in granito. Presenta un bell’ingresso architravato che immette, dopo un breve corridoio coperto con lastre, alla camera interna. Lungo il corridoio si apre a sinistra l’accesso al vano scala e a destra un ingresso a un altro ambiente, entrambi sono ingombri di materiale di crollo.
Dal nuraghe è possibile godere di una vista mozzafiato sul sottostante lago Flumendosa.
Escludendo la torre principale, il complesso si presenta ampiamente interrato tanto da rendere problematica la lettura delle parti che lo compongono.Nello spazio intorno al nuraghe si rileva la presenza di alcuni vani circolari, forse resti di un villaggio. Sempre nelle sue prossimità si nota la presenza di quella che potrebbe essere un’area sacrificale, chiamata dai Samatzesi “Sa piscedd’ ‘e su casu” a causa del suo particolare aspetto che ricorda una forma di formaggio.
Escludendo la torre principale, il complesso si presenta ampiamente interrato tanto da rendere problematica la lettura delle parti che lo compongono.Nello spazio intorno al nuraghe si rileva la presenza di alcuni vani circolari, forse resti di un villaggio. Sempre nelle sue prossimità si nota la presenza di quella che potrebbe essere un’area sacrificale, chiamata dai Samatzesi “Sa piscedd’ ‘e su casu” a causa del suo particolare aspetto che ricorda una forma di formaggio.
Escludendo la torre principale, il complesso si presenta ampiamente interrato tanto da rendere problematica la lettura delle parti che lo compongono.Nello spazio intorno al nuraghe si rileva la presenza di alcuni vani circolari, forse resti di un villaggio. Sempre nelle sue prossimità si nota la presenza di quella che potrebbe essere un’area sacrificale, chiamata dai Samatzesi “Sa piscedd’ ‘e su casu” a causa del suo particolare aspetto che ricorda una forma di formaggio.
Escludendo la torre principale, il complesso si presenta ampiamente interrato tanto da rendere problematica la lettura delle parti che lo compongono.Nello spazio intorno al nuraghe si rileva la presenza di alcuni vani circolari, forse resti di un villaggio. Sempre nelle sue prossimità si nota la presenza di quella che potrebbe essere un’area sacrificale, chiamata dai Samatzesi “Sa piscedd’ ‘e su casu” a causa del suo particolare aspetto che ricorda una forma di formaggio.
Escludendo la torre principale, il complesso si presenta ampiamente interrato tanto da rendere problematica la lettura delle parti che lo compongono.Nello spazio intorno al nuraghe si rileva la presenza di alcuni vani circolari, forse resti di un villaggio. Sempre nelle sue prossimità si nota la presenza di quella che potrebbe essere un’area sacrificale, chiamata dai Samatzesi “Sa piscedd’ ‘e su casu” a causa del suo particolare aspetto che ricorda una forma di formaggio.
Escludendo la torre principale, il complesso si presenta ampiamente interrato tanto da rendere problematica la lettura delle parti che lo compongono.Nello spazio intorno al nuraghe si rileva la presenza di alcuni vani circolari, forse resti di un villaggio. Sempre nelle sue prossimità si nota la presenza di quella che potrebbe essere un’area sacrificale, chiamata dai Samatzesi “Sa piscedd’ ‘e su casu” a causa del suo particolare aspetto che ricorda una forma di formaggio.
L’area archeologica comprende diverse capanne nuragiche, la maggior parte delle quali sono state riutilizzate successivamente anche di recente, verosimilmente, per l’allevamento. Per accedere al sito si può alternativamente scegliere di imboccare un sentiero in salita dalla SP10 (circa 150 metri) o una vecchia strada lastricata che transita in un pianoro (in più parti allagato nelle stagioni piovose) per circa 400 metri e che si imbocca dalla strada asfaltata che dalla Sp10 conduce al nuraghe Arrubiu. A poche decine di metri a nord-est dalle capanne nuragiche meglio conservate (la maggior parte infatti versa in uno stato di degrado notevole), si trova un tempio nuragico a pozzo (da cui deriva il toponimo) discretamente conservato.
L’area archeologica comprende diverse capanne nuragiche, la maggior parte delle quali sono state riutilizzate successivamente anche di recente, verosimilmente, per l’allevamento. Per accedere al sito si può alternativamente scegliere di imboccare un sentiero in salita dalla SP10 (circa 150 metri) o una vecchia strada lastricata che transita in un pianoro (in più parti allagato nelle stagioni piovose) per circa 400 metri e che si imbocca dalla strada asfaltata che dalla Sp10 conduce al nuraghe Arrubiu. A poche decine di metri a nord-est dalle capanne nuragiche meglio conservate (la maggior parte infatti versa in uno stato di degrado notevole), si trova un tempio nuragico a pozzo (da cui deriva il toponimo) discretamente conservato.