Il monumento è costituito da una torre centrale alla quale si appoggia, nel quadrante esposto a NO, una seconda torre diroccata. La torre principale, costituita da blocchi di basalto di diverse dimensioni, si conserva per un’altezza massima residua di circa 8 metri. Una scala d’andito conduce al livello superiore. Un esteso villaggio, indiziato in superficie da pietrame e da numerosi reperti ceramici, si estendeva attorno al nuraghe.
#immagini: 345
Il monumento è costituito da una torre centrale alla quale si appoggia, nel quadrante esposto a NO, una seconda torre diroccata. La torre principale, costituita da blocchi di basalto di diverse dimensioni, si conserva per un’altezza massima residua di circa 8 metri. Una scala d’andito conduce al livello superiore. Un esteso villaggio, indiziato in superficie da pietrame e da numerosi reperti ceramici, si estendeva attorno al nuraghe.
Il monumento è costituito da una torre centrale alla quale si appoggia, nel quadrante esposto a NO, una seconda torre diroccata. La torre principale, costituita da blocchi di basalto di diverse dimensioni, si conserva per un’altezza massima residua di circa 8 metri. Una scala d’andito conduce al livello superiore. Un esteso villaggio, indiziato in superficie da pietrame e da numerosi reperti ceramici, si estendeva attorno al nuraghe.
Il monumento è costituito da una torre centrale alla quale si appoggia, nel quadrante esposto a NO, una seconda torre diroccata. La torre principale, costituita da blocchi di basalto di diverse dimensioni, si conserva per un’altezza massima residua di circa 8 metri. Una scala d’andito conduce al livello superiore. Un esteso villaggio, indiziato in superficie da pietrame e da numerosi reperti ceramici, si estendeva attorno al nuraghe.
Il monumento è costituito da una torre centrale alla quale si appoggia, nel quadrante esposto a NO, una seconda torre diroccata. La torre principale, costituita da blocchi di basalto di diverse dimensioni, si conserva per un’altezza massima residua di circa 8 metri. Una scala d’andito conduce al livello superiore. Un esteso villaggio, indiziato in superficie da pietrame e da numerosi reperti ceramici, si estendeva attorno al nuraghe.
Nuraghe monotorre. Il corridoio che porta alla camera circolare, priva di volta, presenta sulla sinistra una scala larga circa 1 metro. Nelle immediate vicinanze è presente un nuraghe che è denominato Lobaos II, visibile nella foto
Nelle vicinanze dell’omonimo nuraghe è visibile una fonte nuragica. Si trova nella spianata di Pedruitta. Appare immediatamente evidente che si tratti di una fonte molto arcaica del mondo nuragico.
Nelle vicinanze dell’omonimo nuraghe è visibile una fonte nuragica. Si trova nella spianata di Pedruitta. Appare immediatamente evidente che si tratti di una fonte molto arcaica del mondo nuragico.
Nelle vicinanze dell’omonimo nuraghe è visibile una fonte nuragica. Si trova nella spianata di Pedruitta. Appare immediatamente evidente che si tratti di una fonte molto arcaica del mondo nuragico.
In prossimità della provinciale 25 per Aidomaggiore si erge il nuraghe a tancato denominato “Sa Jua. Il professor Pittau fa derivare il suo nome dal latino “iuga” a indicare la mandria di bovini. Ma è altrettanto interessante osservare che anche nell’antico Egitto i bovini assumevano il nome di “iwa” (jua), palesemente simile al termine “ju o “juale” con il quale in lingua sarda si indica il giogo.
In prossimità della provinciale 25 per Aidomaggiore si erge il nuraghe a tancato denominato “Sa Jua. Il professor Pittau fa derivare il suo nome dal latino “iuga” a indicare la mandria di bovini. Ma è altrettanto interessante osservare che anche nell’antico Egitto i bovini assumevano il nome di “iwa” (jua), palesemente simile al termine “ju o “juale” con il quale in lingua sarda si indica il giogo.
In prossimità della provinciale 25 per Aidomaggiore si erge il nuraghe a tancato denominato “Sa Jua. Il professor Pittau fa derivare il suo nome dal latino “iuga” a indicare la mandria di bovini. Ma è altrettanto interessante osservare che anche nell’antico Egitto i bovini assumevano il nome di “iwa” (jua), palesemente simile al termine “ju o “juale” con il quale in lingua sarda si indica il giogo.