Si tratta di un monotorre con nicchia, scala d’andito e camera marginata da due nicchie. La torre, a pianta circolare (diam. m 11,60), si conserva per una altezza massima di m 6,00 con 14 filari a NO, mentre sull’ingresso l’elevato risulta di m 5,20 su 11 filari: la parete di SO appare invece in gran parte crollata.
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Posizionata all’ estremità occidentale di un colle roccioso dalle pendici scoscese, questo monumento di piccole dimensioni, si presenta in discreto stato di conservazione, conserva infatti quasi integro il corridoio sepolcrale, del tipo a filari, mentre la copertura è piattabandata. Appena varcato l’ingresso si notano sulla parete a vista di due conci, posizionati uno a destra e l’ altro a sinistra, delle profonde incisioni astiformi dai bordi smussati.
Posizionata all’ estremità occidentale di un colle roccioso dalle pendici scoscese, questo monumento di piccole dimensioni, si presenta in discreto stato di conservazione, conserva infatti quasi integro il corridoio sepolcrale, del tipo a filari, mentre la copertura è piattabandata. Appena varcato l’ingresso si notano sulla parete a vista di due conci, posizionati uno a destra e l’ altro a sinistra, delle profonde incisioni astiformi dai bordi smussati.
Posizionata all’ estremità occidentale di un colle roccioso dalle pendici scoscese, questo monumento di piccole dimensioni, si presenta in discreto stato di conservazione, conserva infatti quasi integro il corridoio sepolcrale, del tipo a filari, mentre la copertura è piattabandata. Appena varcato l’ingresso si notano sulla parete a vista di due conci, posizionati uno a destra e l’ altro a sinistra, delle profonde incisioni astiformi dai bordi smussati.
Spuntano dal terreno, si ergono verso il cielo, immobili come statue di marmo (marmuradas), eterne testimoni di un tempo passato. Mi piace pensare a loro come simboli di speranza e di rinascita in un luogo di morte. G.S.
Spuntano dal terreno, si ergono verso il cielo, immobili come statue di marmo (marmuradas), eterne testimoni di un tempo passato. Mi piace pensare a loro come simboli di speranza e di rinascita in un luogo di morte. G.S.
Spuntano dal terreno, si ergono verso il cielo, immobili come statue di marmo (marmuradas), eterne testimoni di un tempo passato. Mi piace pensare a loro come simboli di speranza e di rinascita in un luogo di morte. G.S.
Spuntano dal terreno, si ergono verso il cielo, immobili come statue di marmo (marmuradas), eterne testimoni di un tempo passato. Mi piace pensare a loro come simboli di speranza e di rinascita in un luogo di morte. G.S.
Spuntano dal terreno, si ergono verso il cielo, immobili come statue di marmo (marmuradas), eterne testimoni di un tempo passato. Mi piace pensare a loro come simboli di speranza e di rinascita in un luogo di morte. G.S.
Spuntano dal terreno, si ergono verso il cielo, immobili come statue di marmo (marmuradas), eterne testimoni di un tempo passato. Mi piace pensare a loro come simboli di speranza e di rinascita in un luogo di morte. G.S.
Spuntano dal terreno, si ergono verso il cielo, immobili come statue di marmo (marmuradas), eterne testimoni di un tempo passato. Mi piace pensare a loro come simboli di speranza e di rinascita in un luogo di morte. G.S.
Il dolmen Sa Perda ‘e S’Altare è il primo dolmen di cui si abbia notizia in Sardegna e fu pubblicato nel 1906 da Taramelli.
È costituito da 7 ortostati di basalto e solo 5 sono tutt’ora nella posizione originale.
La camera funeraria è coperta da un lastrone che ora risulta visibilmente inclinato sul lato destro.
A breve distanza sorgeva l’Allèe Couverte di Sa Tanca ‘e Sa Marchesa, ora demolita da lavori agricoli.
Il suddetto Dolmen era sempre stato attribuito fin dalla sua scoperta al territorio di Birori. Attualmente, invece, a seguito di un’attenta analisi topografica, il monumento appartiene al Comune di Macomer.
Da non confondere con la tomba dei giganti omonima, che si trova nel territorio di Birori e non esattamente nelle vicinanze del dolmen.
(Moravetti)