#immagini: 34531
Tre tombe ipogeiche poste nel versante di un piccolo rilievo (quota m. 244). La prima ha una sola cella di forma ellittica a forno. La seconda si compone di atrio anticella e camera sepolcrale di forma quadrangolare che sulla parete dx presenta una nicchia. Sulla sinistra con una cella rialzata più ampia con due nicchiette e una decorazione in rilievo rappresentante due facce umane. La terza tomba, più a valle rispetto alle altre due, è del tipo più regolare con atrio, anticella e cella.
Posto ai confini con il territorio di Guasila, ai piedi dell’altopiano basaltico di Lasìna, dalla parte occidentale che degrada verso il territorio samatzese. L’edificio è composto da un’unica torre dal diametro esterno di m. 12 e conserva integralmente, per tutta la sua circonferenza, il filare di base. I materiali messi in opera sono di roccia arenaria.
Escludendo la torre principale, il complesso si presenta ampiamente interrato tanto da rendere problematica la lettura delle parti che lo compongono.Nello spazio intorno al nuraghe si rileva la presenza di alcuni vani circolari, forse resti di un villaggio. Sempre nelle sue prossimità si nota la presenza di quella che potrebbe essere un’area sacrificale, chiamata dai Samatzesi “Sa piscedd’ ‘e su casu” a causa del suo particolare aspetto che ricorda una forma di formaggio.
Escludendo la torre principale, il complesso si presenta ampiamente interrato tanto da rendere problematica la lettura delle parti che lo compongono.Nello spazio intorno al nuraghe si rileva la presenza di alcuni vani circolari, forse resti di un villaggio. Sempre nelle sue prossimità si nota la presenza di quella che potrebbe essere un’area sacrificale, chiamata dai Samatzesi “Sa piscedd’ ‘e su casu” a causa del suo particolare aspetto che ricorda una forma di formaggio.
Escludendo la torre principale, il complesso si presenta ampiamente interrato tanto da rendere problematica la lettura delle parti che lo compongono.Nello spazio intorno al nuraghe si rileva la presenza di alcuni vani circolari, forse resti di un villaggio. Sempre nelle sue prossimità si nota la presenza di quella che potrebbe essere un’area sacrificale, chiamata dai Samatzesi “Sa piscedd’ ‘e su casu” a causa del suo particolare aspetto che ricorda una forma di formaggio.
Viene comunemente denominata come “Sa pixedda ‘e casu”
Nelle campagne di Samatzai esistono diversi menhir sparsi. Molti di essi, un tempo eretti, si trovano ora rovesciati ai bordi di sentieri e poderi agricoli; alcuni di essi sono diventati e utilizzati come làcanas o pietre di confine tra un paese e l’altro come quello ancora visibile in cima al colle Bruncu sa Furca, dove forse sorgeva un villaggio preistorico. Questa perda fitta ha un’altezza di m. 1,30, sezione quadrangolare, tondeggiante in cima e senza segni particolari di lavorazione.
Queste cavità naturali sono tra le più grandi e belle della Sardegna: il loro ingresso rettangolare è immerso in una rigogliosa foresta di lecci. Le grotte, facilmente visitabili, secondo l’antica leggenda sono state la dimora di tre janas (le fate) che vennero pietrificate da Dio per aver ucciso un frate. Le pareti della grotta sono ricoperte da colate e drappeggi marmorei. Dal soffitto sembra quasi che sul visitatore incomba una tempesta di stalattiti bianche.
Nuraghe complesso completamente franato