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OFFERENTE CON FOCACCIA, A CAVALLO DEL BUE

96) OFFERENTE CON FOCACCIA, A CAVALLO DEL BUE
Nome: offerente con focaccia, a cavallo del bue
Professione: sconosciuta
Dimensioni: altezza 8 cm – lunghezza 8 cm
Vestiario e aspetto: il bronzetto raffigura un uomo che cavalca un bue e porge l’offerta e il saluto devozionale.
Il bue è ritto in piedi: le zampe anteriori sono più corte e lievemente flesse al ginocchio, le zampe posteriori sono più lunghe e larghe alle cosce e sollevano la groppa. La coda è ritorta sulla schiena, il sesso maschile è ben marcato.
L’animale è piccolo e tranquillo, la testa grossa e squadrata, le corna brevi e ricurve in avanti; sul muso piatto spiccano gli occhi “a grossa pastiglia” e sotto le corna si rilevano le orecchie “a disco”.
L’uomo cavalca a pelo l’animale e le gambe ne stringono i fianchi. La mano destra regge nel palmo una focaccia rotonda con un lieve incavo nella superficie e striature sul contorno; la mano sinistra è alzata per porgere il saluto devozionale. L’offerente indossa solo un corto gonnellino che lascia nude le estremità inferiori e il petto su cui spiccano le mammelle maschili. Nuda anche la testa: la calotta schiacciata che sporge dal profilo della nuca infatti appare a a Lilliu non come un copricapo ma come una folta capigliatura a zazzera.
I tratti fisionomici del viso dell’uomo invece sono alterati, caricaturali, quasi scimmieschi; occhi allungati ed incavati sotto la frangetta frontale, naso adunco, orecchie abbozzate, bocca a taglio largo e profondo.
Luogo di ritrovamento: Nulvi (SS), nuraghe Orku
Residenza attuale: Museo Archeologico di Cagliari
Segni particolari: le corna del bue sono spuntate; il braccio sinistro è rotto al polso
Curiosità: l’animale – dice Lilliu – è raffigurato mentre muggisce festoso con la bocca semiaperta e “il tono di festa è ribadito anche dal sottile collare di cuoio o di tessuto cordonato a colori che gli cinge il collo robusto”.

Comune: NULVI
Prov:
Autore:
OFFERENTE CON FOCACCIA, A CAVALLO DEL BUE

96) OFFERENTE CON FOCACCIA, A CAVALLO DEL BUE
Nome: offerente con focaccia, a cavallo del bue
Professione: sconosciuta
Dimensioni: altezza 8 cm – lunghezza 8 cm
Vestiario e aspetto: il bronzetto raffigura un uomo che cavalca un bue e porge l’offerta e il saluto devozionale.
Il bue è ritto in piedi: le zampe anteriori sono più corte e lievemente flesse al ginocchio, le zampe posteriori sono più lunghe e larghe alle cosce e sollevano la groppa. La coda è ritorta sulla schiena, il sesso maschile è ben marcato.
L’animale è piccolo e tranquillo, la testa grossa e squadrata, le corna brevi e ricurve in avanti; sul muso piatto spiccano gli occhi “a grossa pastiglia” e sotto le corna si rilevano le orecchie “a disco”.
L’uomo cavalca a pelo l’animale e le gambe ne stringono i fianchi. La mano destra regge nel palmo una focaccia rotonda con un lieve incavo nella superficie e striature sul contorno; la mano sinistra è alzata per porgere il saluto devozionale. L’offerente indossa solo un corto gonnellino che lascia nude le estremità inferiori e il petto su cui spiccano le mammelle maschili. Nuda anche la testa: la calotta schiacciata che sporge dal profilo della nuca infatti appare a a Lilliu non come un copricapo ma come una folta capigliatura a zazzera.
I tratti fisionomici del viso dell’uomo invece sono alterati, caricaturali, quasi scimmieschi; occhi allungati ed incavati sotto la frangetta frontale, naso adunco, orecchie abbozzate, bocca a taglio largo e profondo.
Luogo di ritrovamento: Nulvi (SS), nuraghe Orku
Residenza attuale: Museo Archeologico di Cagliari
Segni particolari: le corna del bue sono spuntate; il braccio sinistro è rotto al polso
Curiosità: l’animale – dice Lilliu – è raffigurato mentre muggisce festoso con la bocca semiaperta e “il tono di festa è ribadito anche dal sottile collare di cuoio o di tessuto cordonato a colori che gli cinge il collo robusto”.

Comune: NULVI
Prov:
Autore:
Insegna con protome taurina

113) INSEGNA CON PROTOME TAURINA
Nome: insegna con protome taurina
Dimensioni: da verificare
Descrizione: “reperto bronzeo a forma di protome taurina interpretato dagli studiosi come insegna processionale. Sulla sua base sono impostati due bracci che terminano con due pomelli e su entrambi i lati del reperto è presente una decorazione in rilievo che rappresenta la figura schematica di una faccina umana.”
Luogo di ritrovamento: TERGU (SS); il reperto potrebbe provenire da un’area di culto frequentata tra il Bronzo Finale e il Primo Ferro (XII-VIII sec. a.C.) da localizzare presumibilmente nella zona dove sorge l’attuale chiesa romanica di Santa Maria di Tergu
Residenza attuale: Museo Archeologico di Sassari
Curiosità: “Il reperto trova confronto con il doppiere in bronzo esposto presso il Museo Archeologico di Cagliari e per il quale non si hanno notizie certe sul luogo di rinvenimento: alcuni studiosi ipotizzano che entrambi gli oggetti possano essere riconducibili allo stesso sito.
Inoltre, le corna pomellate sono presenti in altri reperti in bronzo di epoca nuragica: elmi appartenenti a bronzi figurati di guerrieri, protomi bovine di navicelle e raffigurazioni di bovini.”

Comune: TERGU
Prov:
Autore:
MUSICO DI MONTE SIRAI

114) MUSICO DI MONTE SIRAI
Nome: suonatore di lira
Dimensioni: da verificare
Aspetto e vestiario: figura di musico seduto raffigurato mentre suona uno strumento simile alla lira
Luogo di ritrovamento: Monte Sirai, Carbonia
Residenza attuale:Museo Archeologico di Cagliari
Fotografia di RS Roberto, Viaggi nelle Antichità della Sardegna
Per approfondimenti ecco un articolo datato ma interessante

Comune:
Prov:
Autore: RS Roberto
Tendi arco nuragico

115) TENDIARCO (oggetto per tendere l’arco)
Nome: tendiarco
Descrizione tratta da ” Scavi e scoperte 1918-1921″ di Taramelli:
“Oggetto arcuato a forma di ansa terminante ai due capi in due cerchielli,traversalmente disposti; dal cerchiello inferiore si staccano verso l’alto due cornetti,due dei quali spezzati,che si rivolgono indietro,movendo obliquamente dall’ansa; da uno dei due cornetti conservati si stacca una sbarretta che si connette all’orlo del cerchiello: l’estremità superiore degli accennati cornetti è riunita da una decorazione a doppia spirale rozza,ma perfettamente chiara; il dorso dell’ansa è decorato in rilievo da due cordoni ai lati ed al centro da una spina di pesce molto regolare.
Penso che l’oggetto,abbastanza robusto,dovesse venire impugnato con la destra, e rivolto con i brevi cornetti verso l’alto; per mezzo di questi si tendeva la corda dell’arco,mentre la coda della freccia posava sulle alette più lunghe,trattenuta dalle dita dell’arciere,sino allo scatto della corda.
Tale forma di tendiarco non ha nulla a che fare con quei presunti tendiarco ad anelli gemini con punte,che anche lo Strobel cercò invece di definire cavezzoni di cavallo.La decorazione del nostro presunto tendiarco a doppia spirale,ricorda quelle di talune fibule della Beozia, dell’Italia Meridionale e di Hallstatt,che pure essendo una riminiscenza micenea, discendono ad epoca tarda, mostrando la persistenza di tale motivo decorativo.(…..)”
Luogo di ritrovamento: ripostiglio di Monte Sa Idda, Decimoputzu
Residenza attuale: Museo Archeologico di Cagliari

Comune:
Prov:
Autore: RS Roberto
OFFERENTE CON VASO

121) OFFERENTE CON VASO
Nome: l’offerta del vaso
Professione: sconosciuta
Dimensioni: altezza 13,3 cm
Aspetto e vestiario: l’offerente é raffigurato con la mano destra alzata in atto di preghiera, come per porgere il saluto devozionale alla divinità: il pollice è divaricato e le altre dita sono unite e ben rese dalle incisioni presenti sia sul palmo che sul dorso. Con la mano sinistra l’uomo impugna una corda da cui pende un vaso, forse nella realtà di bronzo o terracotta, contenente un liquido d’offerta. Il recipiente è ovale, col fondo stretto e piatto; oltre ai due manici presenta una sporgenza “a tubercolo” che poteva essere un beccuccio a colatoio per versare il liquido oppure una borchia ornamentale molto pronunciata.
Il vaso e la corda sono raffigurati in posizione obliqua, come per rendere il movimento di oscillazione oppure il vaso era – dice Lilliu – “allontanato dal corpo, quasi per suggerire il distacco dall’oggetto che è ormai possesso della divinità”.
L’uomo indossa una tunica aderente, senza maniche e con una piccola scollatura triangolare; dietro, l’orlo inferiore della tunica è prolungato a coda, davanti la veste è rialzata ad angolo, sopra le ginocchia nude. Anche le magre gambe sono nude e i piedi scalzi.
La tunica é chiusa sulla spalla sinistra con un legaccio a fiocco che annoda i due lembi; gli stessi lembi più in basso sull’anca sinistra sono fermati da un bottone prominente. Infine un semplice cordone, chiuso a nodo sul davanti, cinge la vita del devoto.
Sul petto ha il pugnaletto ad elsa gammata riposto in un fodero di cuoio lavorato (lo si deduce dalle scalanature all’orlo) e pendente da una bandoliera di pelle.
L’offerente non é un guerriero, quindi il pugnaletto per Lilliu assume il significato di arma da difesa, forse con valore talismanico.
Il viso è oblungo e pieno, il collo tozzo, gli occhi a mandorla, sopracciglia e naso arcuato sono resi col noto stilismo a T, le orecchie sono a dischetto incavato nel mezzo, bocca stretta e carnosa.
Sul capo sembra indossare un elemento che cinge la nuca e si annoda sopra la fronte (n.d.r.).
Luogo di ritrovamento: Serri, loc. Santa Vittoria, dall’atrio del pozzo sacro – (Il Santuario di Santa Vittoria di Serri Coop Acropoli Nuragica)
Residenza attuale: Museo Archeologico di Cagliari
Segni particolari: rotta la gamba destra sopra al ginocchio
Curiositá:
Per Lilliu il devoto è un pastore o un contadino che “offre olio o latte o forse acqua lustrale del pozzo che ha attinto col vaso durante la cerimonia rituale, alla presenza del sacerdote officiante”.
Proponiamo infine alcune interpretazioni alternative di semplici appassionati circa il MISTERIOSO CONTENUTO del vaso ?
– il contenitore contiene vino da offrire alla divinità
– la posizione obliqua del contenitore farebbe supporre “l’idea del movimento anteroposteriore che si imprime al latte quando si fa il burro in mancanza di tecnologia più avanzata”
Fotografia di RS Roberto dalla pagina Fb “Viaggio nelle antichità della Sardegna”
Immagini e descrizione tratta da G.Lilliu, “Sculture della Sardegna nuragica”, 1966, ed. ILISSO

Comune:
Prov:
Autore: Foto di RS Roberto
MADRE E FIGLIO SU SGABELLO

122) MADRE E FIGLIO SU SGABELLO
Nome: madre e figlio su sgabello o altrimenti nota come ” la grazia”
Professione: madre e figlio
Dimensioni: altezza 10 cm
Aspetto e vestiario: la madre siede, con il figlio sulle ginocchia, su uno sgabello basso e rotondo con cinque appoggi uniti, all’interno, da una traversa a largo anello. É evidentemente uno sgabello di legno semplice e dimesso.
La donna è in atto di adorazione e rende, o chiede, grazie per il figlio ammalato.
Con la mano destra, con pollice divaricato e le altre dita unite ma articolate alle estremità, porge il saluto devozionale. Con il braccio sinistro sostiene e abbraccia sotto l’ascella il corpo del giovinetto e poggia la mano sinistra – grande e tozza con dita ben incise – sulla gamba del fanciullo.
Il figlio siede in braccio alla madre con le gambe cadenti a penzoloni e col capo reclinato sul braccio della madre. Tiene la mano destra alzata e chiusa a pugno, quasi ad implorare l’aiuto della madre affettuosa o forse per rappresentare lo spasmo di un dolore, un attacco improvviso (forse epilessia, si chiede Lilliu?).
La madre indossa una stretta tunica che termina sotto i ginocchi e fino alle caviglie con una balza liscia. Sopra la tunica indossa sulle spalle un manto con l’orlo in rilievo ma senza decorazioni. Sotto la nuca però si nota una ” guarnizione a borsa” che potrebbe essere un cappuccio stilizzato. Il mantello lascia scoperti il braccio destro è il petto della madre e avvolge entrambi chiudendosi come una calda coperta di protezione sull’ammalato.
La donna mostra una semplice e modesta pettinatura con capelli divisi da scriminatura centrale che scendono sullo orecchie con filamenti lisci e spettinati. Il viso, vivo e sofferente, ha forma stirata e ovale con mento acuto, occhi vibranti a globuletto sporgente, naso grosso e bocca con labbra carnose, semiaperte come in atto di invocare una preghiera.
Il viso del figlio, dal profilo camuso, richiama i tratti della madre e appare tormentato, con tratti fisionomici esasperati.
Il corpo del fanciullo maschio è nudo “per ragioni di culto e – crediamo anche – per il principio magico che la forza guaritrice della divinità si sarebbe esercitata più prontamente ed efficacemente a diretto contatto d’un corpo in perfetta nudità” dice Lilliu.
Luogo di ritrovamento: Serri, località Santa Vittoria, ritrovata dentro una massa di ceneri e carbone presso la torre a feritoie
Residenza attuale: Museo Archeologico di Cagliari

Comune:
Prov:
Autore:
MADRE E FIGLIO SU SGABELLO

122) MADRE E FIGLIO SU SGABELLO
Nome: madre e figlio su sgabello o altrimenti nota come ” la grazia”
Professione: madre e figlio
Dimensioni: altezza 10 cm
Aspetto e vestiario: la madre siede, con il figlio sulle ginocchia, su uno sgabello basso e rotondo con cinque appoggi uniti, all’interno, da una traversa a largo anello. É evidentemente uno sgabello di legno semplice e dimesso.
La donna è in atto di adorazione e rende, o chiede, grazie per il figlio ammalato.
Con la mano destra, con pollice divaricato e le altre dita unite ma articolate alle estremità, porge il saluto devozionale. Con il braccio sinistro sostiene e abbraccia sotto l’ascella il corpo del giovinetto e poggia la mano sinistra – grande e tozza con dita ben incise – sulla gamba del fanciullo.
Il figlio siede in braccio alla madre con le gambe cadenti a penzoloni e col capo reclinato sul braccio della madre. Tiene la mano destra alzata e chiusa a pugno, quasi ad implorare l’aiuto della madre affettuosa o forse per rappresentare lo spasmo di un dolore, un attacco improvviso (forse epilessia, si chiede Lilliu?).
La madre indossa una stretta tunica che termina sotto i ginocchi e fino alle caviglie con una balza liscia. Sopra la tunica indossa sulle spalle un manto con l’orlo in rilievo ma senza decorazioni. Sotto la nuca però si nota una ” guarnizione a borsa” che potrebbe essere un cappuccio stilizzato. Il mantello lascia scoperti il braccio destro è il petto della madre e avvolge entrambi chiudendosi come una calda coperta di protezione sull’ammalato.
La donna mostra una semplice e modesta pettinatura con capelli divisi da scriminatura centrale che scendono sullo orecchie con filamenti lisci e spettinati. Il viso, vivo e sofferente, ha forma stirata e ovale con mento acuto, occhi vibranti a globuletto sporgente, naso grosso e bocca con labbra carnose, semiaperte come in atto di invocare una preghiera.
Il viso del figlio, dal profilo camuso, richiama i tratti della madre e appare tormentato, con tratti fisionomici esasperati.
Il corpo del fanciullo maschio è nudo “per ragioni di culto e – crediamo anche – per il principio magico che la forza guaritrice della divinità si sarebbe esercitata più prontamente ed efficacemente a diretto contatto d’un corpo in perfetta nudità” dice Lilliu.
Luogo di ritrovamento: Serri, località Santa Vittoria, ritrovata dentro una massa di ceneri e carbone presso la torre a feritoie
Residenza attuale: Museo Archeologico di Cagliari

Comune:
Prov:
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INSEGNA COMPOSTA DA SPADA CENTRALE VOTIVA SORMONTATA DA PLACCA, PROTOMI DI CERVO E PUGNALE E DUE SPADE LATERALI

80) INSEGNA COMPOSTA DA SPADA CENTRALE VOTIVA SORMONTATA DA PLACCA, PROTOMI DI CERVO E PUGNALE E DUE SPADE LATERALI
Nome: insegna oplolatrica (ovvero di venerazione delle armi)
Dimensioni: altezza del supporto della spada centrale 9 cm – altezza della spada centrale 129 cm – altezza della placca dalla punta del pugnale alla base dei pendagli 20 cm – altezza spade laterali 127 cm
Aspetto: la composizione risulta formata da tre elementi aperti a ventaglio, disposti in simmetria: due spade laterali oblique e una spada centrale dritta che risulta il fulcro dello schema, sia per la postura centrale sia perché sormontata da una lastra bicervide terminante in alto con un pugnaletto.
La grande lastra della spada centrale é l’elemento più vistoso e interessante: ha forma quadrangolare, allargata in alto in una linea sinuosa con schema delle protomi cervine.
Nel mezzo sono ritagliate due piccole aperture rettangolari, fornite di chiusini a maniglia verticale (un elemento di chiusura è andato perduto in una “recente mostra” – dice Lilliu ?).
I chiusini si aprivano e si chiudevano, alternativamente, uno da una faccia e l’altro dalla faccia opposta….un simbolismo ideologico che oggi ci sfugge, ammette Lilliu.
Sotto le minuscole aperture ci sono tre occhielli per parte, da cui scendono altrettanti pendagli con forma di accettine o linguette, già viste nella cultura di Halstatt, quindi forse trattasi non solo di linguette ornamentali.
La lastra si confonde alla sommità con lo schema cervino, a doppia protome contrapposta. Le corte corna delle protomi convergono all’indietro, i colli sono corti e lisci, teste gracili e appuntite, occhi a globetto.
Sulla sommità della spada centrale vi è un pugnale a lunga e larga foglia, infisso in una ghiera.
Luogo di ritrovamento: Padria (SS), località sos Cunzados o Funtana Coberta
Residenza attuale: Museo Archeologico di Cagliari

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Prov:
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OFFERENTE CON FOCACCE

102) OFFERENTE CON FOCACCE
Nome: offerente con focacce
Professione: sconosciuta
Dimensioni: altezza residua 13,4 cm
Aspetto e vestiario: l’offerente è un uomo comune che guarda la divinità e porge il saluto devozionale con la mano destra, sommariamente lavorata; con la mano sinistra regge il bordo di un vassoio contenente focacce e appoggiato sulla spalla sinistra. Il vassoio è rettangolare, forse di legno di castagno e non in metallo o terracotta; ha il bordo in rilievo su tutto il perimetro, è cavo e contiene quattro focacce disposte in modo disordinato, due delle quali sono sovrapposte come se si fossero mosse durante l’offerta per l’inclinazione del vassoio.
L’uomo indossa:
– copricapo a calotta con un lembo alzato nel mezzo, da cui spuntano i capelli, resi con striature verticali
– tunica semplice decorata con balza visibile sul fianco sinistro all’altezza della coscia
– manto striato da incisioni verticali parallele, sottili e fitte che si incrociano stilizzando la trama del tessuto. Il mantello è ripiegato e gettato sulla spalla sinistra, come già visto in altri bronzetti; evidentemente era un indumento comune a persone di varie categorie e di diversa estrazione sociale
– bandoliera a tracolla e pugnaletto ad elsa gammata (in parte nascosto dal mantello)
Il viso, poco leggibile, presenta lineamenti attenuati, occhi a mandorla (molto erosi), bocca fusa col mento, collo tozzo e svasato. Appare comunque evidente lo schema a T di naso e sopracciglia.
Luogo di ritrovamento: Ogliastra, località sconosciuta
Residenza attuale: Museo Archeologico di Cagliari
Segni particolari: piedi mancanti, viso molto degradato, il resto del corpo è integro
Curiositá: Le focacce sono rotonde con un buco nel mezzo, con forma di ciambella: probabilmente erano fatte in farina di grano o d’orzo, cereali in uso all’epoca.
Fotografia del bronzetto di P. Montalbano
Immagini tratte da G. Lilliu, ” Sculture della Sardegna Nuragica”, 1966, ed. ILISSO

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CERVO INFILZATO SU STOCCO

92) CERVO INFILZATO SU STOCCO
Nome: cervo infilzato su stocco
categoria: animale
Dimensioni: lunghezza 14 cm
Aspetto: il cervo è infilzato dalla pancia alla schiena da un lungo stocco con lama a doppia nervatura.il corpo è massiccio ma nel punto in cui viene infilzato é assottigliato e afflosciato, come per rappresentare l’animale trapassato dal ferro e ferito a morte.
La bocca infatti é aperta e la lingua penzola rigida; il corpo é straordinariamente allungato e rilassato, con le zampe a ciondoloni rappresentate cortissime rispetto alla lunga massa, soprattutto le zampe anteriori. Il cervo è maschio (si nota il sesso allungato aderente alla pancia), però Lilliu fa notare che, se non fosse per le corna con palco ramificato, potrebbe sembrare anche un altro animale: la coda infatti è corta e grossa, la testa somiglia a quella di un bovino.
Luogo di ritrovamento: UTA (CA), localitá Monti Arcosu
Residenza attuale: Museo Archeologico di Cagliari
Segni particolari: rotti il corno destro alla radice, il sinistro al di sopra del ramo inferiore
Curiositá: si tratta del sacrificio di un cervo, raffigurato in modo molto realistico; per Lilliu si tratta di un’operazione di magia traspositiva, simile a quella che ha prodotto gli schemi zoomorfi di altri bronzetti ritrovati raffiguranti il sacrificio di un bue e di un muflone.
Fotografia dalla pagina fb UTA archeologica
Descrizione tratta da G.Lilliu, “Sculture della Sardegna nuragica”, 1966, ed. ILISSO

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Prov:
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DONNA DI TETI CON “CAPPELLO DA STREGA”

Nome: Donna di Teti con “cappello da strega”
Professione: sconosciuta, forse sciamana o guaritrice
Altezza: 11 cm
Aspetto: benedicente ed elegante
Vestiario: copricapo con punta molto alta, mantello con scollo frangiato, tunica lunga e aderente chiusa sul davanti, balza pieghettata, acconciatura accurata con scriminature e quattro trecce
Luogo di ritrovamento: TETI – Abini (NU)
Residenza attuale: Museo Archeologico di Cagliari
Segni particolari: bronzetto con piedi e parte delle mani mancanti
Curiositá: il medesimo cappello realizzato con fibre vegetali intrecciate è utilizzato ancora oggi dalle donne yemenite di etnia Hadramaut e Tihama. Negli anni ’80 e ’90 furono inoltre ritrovate in Cina nella zona desertica del Taklamakan numerose mummie di 4000 anni fa di uomini e donne di ceppo europeo-caucasico con i capelli biondi e rossi e gli occhi chiari. Tra queste, una mummia di donna con trecce bionde, vestita con lunghi abiti in lana rossa e un cappello enorme alto 70 cm del tutto simile nella forma a quello del bronzetto di Teti

Comune:
Prov:
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