#immagini: 103
Nuraghe complesso polilobato. Si sviluppa su una serie di piccole alture. Dalla strada provinciale SP3 (Vallermosa_Decimoputzu) risulta visibile soltanto una parte.
Nuraghe complesso polilobato. Si sviluppa su una serie di piccole alture. Dalla strada provinciale SP3 (Vallermosa_Decimoputzu) risulta visibile soltanto una parte.
Nuraghe complesso polilobato. Si sviluppa su una serie di piccole alture. Dalla strada provinciale SP3 (Vallermosa_Decimoputzu) risulta visibile soltanto una parte.
32) TESTA DI GUERRIERO CON COPRICAPO A PIUME
Nome: testa di guerriero con copricapo a piume
Professione: guerriero
Altezza: 6,4 cm
Vestiario e aspetto: copricapo coronato da piume, tratti longilinei e schematici tipici della scultura medionuragica, occhi a globetto, orecchie sproporzionate fra parte alta e parte bassa, capelli a ciocche striate che scendono oblique sulle tempie
Luogo di ritrovamento: Decimoputzu (CA), in cortile di casa privata in centro abitato
Residenza attuale: Museo Archeologico di Cagliari
Segni particolari: all’interno, nel mezzo della corona di penne che sorge da un largo diadema cilindrico, sporge un piccolo perno a cilindro spezzato in sommità. ..forse un appiccagnolo (era un ciondolo? )
Curiositá: il bronzetto fu rinvenuto nel maggio del 1859 nel cortile di una casa privata, insieme a braccialetti di bronzo e stoviglie.
1) Nel rilievo di Medinet-Habu, raffigurante la vittoria di Ramses III sui Popoli del Mare avvenuta in Egitto nel 1178 a. C., vengono rappresentati guerrieri con lo stesso copricapo identificati con i Peleset (Filistei), popolo citato anche nella Bibbia, proveniente forse da Creta e insediato alla fine dell’età del Bronzo in Palestina.
2) Altra rappresentazione di copricapo simile è presente sul disco di Festo, trovato nel luglio 1908 (da una spedizione archeologica italiana 🙂 ) a Festo sull’isola di Creta sotto un muro di un palazzo minoico. È un disco in terracotta del 1700 a. C. e contiene 241 simboli tra cui LA TESTA DI UN UOMO CON ELMO ORNATO DA PENNACCHIO del tutto simile a quella dei Peleset di Medinet-Habu. Il disco è conservato nel Museo Archeologico di Heraklion, Creta
fotografia del bronzetto di D. Cotutiu
Le altre immagini sono state prese dal web
Per approfondimenti: G. Lilliu “Sculture della Sardegna Nuragica” – ed. ILISSO ( pag. 167-168)
115) TENDIARCO (oggetto per tendere l’arco)
Nome: tendiarco
Descrizione tratta da ” Scavi e scoperte 1918-1921″ di Taramelli:
“Oggetto arcuato a forma di ansa terminante ai due capi in due cerchielli,traversalmente disposti; dal cerchiello inferiore si staccano verso l’alto due cornetti,due dei quali spezzati,che si rivolgono indietro,movendo obliquamente dall’ansa; da uno dei due cornetti conservati si stacca una sbarretta che si connette all’orlo del cerchiello: l’estremità superiore degli accennati cornetti è riunita da una decorazione a doppia spirale rozza,ma perfettamente chiara; il dorso dell’ansa è decorato in rilievo da due cordoni ai lati ed al centro da una spina di pesce molto regolare.
Penso che l’oggetto,abbastanza robusto,dovesse venire impugnato con la destra, e rivolto con i brevi cornetti verso l’alto; per mezzo di questi si tendeva la corda dell’arco,mentre la coda della freccia posava sulle alette più lunghe,trattenuta dalle dita dell’arciere,sino allo scatto della corda.
Tale forma di tendiarco non ha nulla a che fare con quei presunti tendiarco ad anelli gemini con punte,che anche lo Strobel cercò invece di definire cavezzoni di cavallo.La decorazione del nostro presunto tendiarco a doppia spirale,ricorda quelle di talune fibule della Beozia, dell’Italia Meridionale e di Hallstatt,che pure essendo una riminiscenza micenea, discendono ad epoca tarda, mostrando la persistenza di tale motivo decorativo.(…..)”
Luogo di ritrovamento: ripostiglio di Monte Sa Idda, Decimoputzu
Residenza attuale: Museo Archeologico di Cagliari
Il ritrovamento del ripostiglio di Monte sa Idda (Decimoputzu), avvenuto verso la fine del 1914, fu definito dal Taramelli “perfettamente casuale”, e a questo proposito il celebre archeologo scriveva che “due pastori di Desulo, certi Francesco Frau e Francesco Pranteddu, miei buoni amici del Gennargentu, che tenevano i loro armenti sul Monte detto di Sa Idda, cioè della Villa, tra Decimoputzu e Siliqua, rinvennero sotto alcuni massi mobili di granito, entro ai resti di un vaso di terracotta, in origine contenuto entro ad un altro vaso più grande, una massa di armi e strumenti di bronzo, uniti a pani e frammenti di pani, scorie e frustoli di oggetti dello stesso metallo…”. Lo schizzo planimetrico della località è tratto dallo scritto del Taramelli, mentre la foto delle spade nuragiche dal libro “La Civiltà Nuragica” di Giovanni Lilliu.
Il ritrovamento del ripostiglio di Monte sa Idda (Decimoputzu), avvenuto verso la fine del 1914, fu definito dal Taramelli “perfettamente casuale”, e a questo proposito il celebre archeologo scriveva che “due pastori di Desulo, certi Francesco Frau e Francesco Pranteddu, miei buoni amici del Gennargentu, che tenevano i loro armenti sul Monte detto di Sa Idda, cioè della Villa, tra Decimoputzu e Siliqua, rinvennero sotto alcuni massi mobili di granito, entro ai resti di un vaso di terracotta, in origine contenuto entro ad un altro vaso più grande, una massa di armi e strumenti di bronzo, uniti a pani e frammenti di pani, scorie e frustoli di oggetti dello stesso metallo…”. Lo schizzo planimetrico della località è tratto dallo scritto del Taramelli, mentre la foto delle spade nuragiche dal libro “La Civiltà Nuragica” di Giovanni Lilliu.
Il ritrovamento del ripostiglio di Monte sa Idda (Decimoputzu), avvenuto verso la fine del 1914, fu definito dal Taramelli “perfettamente casuale”, e a questo proposito il celebre archeologo scriveva che “due pastori di Desulo, certi Francesco Frau e Francesco Pranteddu, miei buoni amici del Gennargentu, che tenevano i loro armenti sul Monte detto di Sa Idda, cioè della Villa, tra Decimoputzu e Siliqua, rinvennero sotto alcuni massi mobili di granito, entro ai resti di un vaso di terracotta, in origine contenuto entro ad un altro vaso più grande, una massa di armi e strumenti di bronzo, uniti a pani e frammenti di pani, scorie e frustoli di oggetti dello stesso metallo…”. Lo schizzo planimetrico della località è tratto dallo scritto del Taramelli, mentre la foto delle spade nuragiche dal libro “La Civiltà Nuragica” di Giovanni Lilliu.
Il ritrovamento del ripostiglio di Monte sa Idda (Decimoputzu), avvenuto verso la fine del 1914, fu definito dal Taramelli “perfettamente casuale”, e a questo proposito il celebre archeologo scriveva che “due pastori di Desulo, certi Francesco Frau e Francesco Pranteddu, miei buoni amici del Gennargentu, che tenevano i loro armenti sul Monte detto di Sa Idda, cioè della Villa, tra Decimoputzu e Siliqua, rinvennero sotto alcuni massi mobili di granito, entro ai resti di un vaso di terracotta, in origine contenuto entro ad un altro vaso più grande, una massa di armi e strumenti di bronzo, uniti a pani e frammenti di pani, scorie e frustoli di oggetti dello stesso metallo…”. Lo schizzo planimetrico della località è tratto dallo scritto del Taramelli, mentre la foto delle spade nuragiche dal libro “La Civiltà Nuragica” di Giovanni Lilliu.