Sul pianoro, a 10 metri a nord del ciglione, a 13 metri a ovest del pozzo di illuminazione dell’ipogeo VI (necropoli di Sant’Andrea Priu), s’innalza una singolare rupe, certamente già interessante -come aspetto – per natura, ma resa ancora di più dall’intervento dell’uomo. È quello che comunemente veniva indicato come “campanile”. Il Taramelli lo riteneva un masso trachitico, sporgente dalla sommità del banco, ritagliato esternamente ed internamente traforato da una cella ipogeica le cui pareti furono sfondate. Non di rado si è pensato ad un monumentale “toro”, una scultura che sarebbe ora mutila della testa, ma – in realtà – non si notano fratture, almeno di dimensioni tali da autorizzare l’accoglimento dell’ipotesi.
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Le domus de janas che compongono questa necropoli, una delle più estese ed importanti della Sardegna, sono scavate sulla parete verticale e sul pianoro di un affioramento trachitico – alto circa 10 m e orientato a S – e consistono in una ventina di sepolture disposte per lo più ad una certa altezza rispetto al livello di campagna. Risalgono presumibilmente al IV-III millennio a.C. ma furono riusate per lungo tempo. In età romana e poi bizantina la ‘tomba del Capo’ fu trasformata in chiesa rupestre, una delle prime nel tempo delle persecuzioni. Più volte intonacata e affrescata con scene del Nuovo Testamento, fu intitolata a sant’Andrea, da cui il nome del sito.
Le domus de janas che compongono questa necropoli, una delle più estese ed importanti della Sardegna, sono scavate sulla parete verticale e sul pianoro di un affioramento trachitico – alto circa 10 m e orientato a S – e consistono in una ventina di sepolture disposte per lo più ad una certa altezza rispetto al livello di campagna. Risalgono presumibilmente al IV-III millennio a.C. ma furono riusate per lungo tempo. In età romana e poi bizantina la ‘tomba del Capo’ fu trasformata in chiesa rupestre, una delle prime nel tempo delle persecuzioni. Più volte intonacata e affrescata con scene del Nuovo Testamento, fu intitolata a sant’Andrea, da cui il nome del sito.
Le domus de janas che compongono questa necropoli, una delle più estese ed importanti della Sardegna, sono scavate sulla parete verticale e sul pianoro di un affioramento trachitico – alto circa 10 m e orientato a S – e consistono in una ventina di sepolture disposte per lo più ad una certa altezza rispetto al livello di campagna. Risalgono presumibilmente al IV-III millennio a.C. ma furono riusate per lungo tempo. In età romana e poi bizantina la ‘tomba del Capo’ fu trasformata in chiesa rupestre, una delle prime nel tempo delle persecuzioni. Più volte intonacata e affrescata con scene del Nuovo Testamento, fu intitolata a sant’Andrea, da cui il nome del sito.
Le domus de janas che compongono questa necropoli, una delle più estese ed importanti della Sardegna, sono scavate sulla parete verticale e sul pianoro di un affioramento trachitico – alto circa 10 m e orientato a S – e consistono in una ventina di sepolture disposte per lo più ad una certa altezza rispetto al livello di campagna. Risalgono presumibilmente al IV-III millennio a.C. ma furono riusate per lungo tempo. In età romana e poi bizantina la ‘tomba del Capo’ fu trasformata in chiesa rupestre, una delle prime nel tempo delle persecuzioni. Più volte intonacata e affrescata con scene del Nuovo Testamento, fu intitolata a sant’Andrea, da cui il nome del sito.
L’area sacra comprende una rotonda con atrio rettangolare fornito di sedile. Al centro della rotonda è stata rinvenuta, durante gli scavi, una vasca trapezoidale in blocchi squadrati, legati da grappe in piombo, che incorpora un modello di nuraghe da cui, verosimilmente, era condotta l’acqua nella vasca ove avvenivano le cerimonie di iniziazione.
Interessante il materiale archeologico rinvenuto durante gli scavi, in particolare un insieme di bronzetti votivi risalenti al periodo che va dal XII al IX sec. a.C., tra cui una navicella, vari pugnali, un’ascia doppia, accompagnata da ceramica nuragica. A questi si aggiunge un’ansa di un contenitore metallico risalente all’VIII sec. a.C., a forma di ferro di cavallo alla cui base sono presenti due elementi a spirale sormontati da due anatrelle decorate con motivi che imitano il piumaggio, mentre nella parte superiore si trovano tre piccole sfere.
L’area sacra comprende una rotonda con atrio rettangolare fornito di sedile. Al centro della rotonda è stata rinvenuta, durante gli scavi, una vasca trapezoidale in blocchi squadrati, legati da grappe in piombo, che incorpora un modello di nuraghe da cui, verosimilmente, era condotta l’acqua nella vasca ove avvenivano le cerimonie di iniziazione.
Interessante il materiale archeologico rinvenuto durante gli scavi, in particolare un insieme di bronzetti votivi risalenti al periodo che va dal XII al IX sec. a.C., tra cui una navicella, vari pugnali, un’ascia doppia, accompagnata da ceramica nuragica. A questi si aggiunge un’ansa di un contenitore metallico risalente all’VIII sec. a.C., a forma di ferro di cavallo alla cui base sono presenti due elementi a spirale sormontati da due anatrelle decorate con motivi che imitano il piumaggio, mentre nella parte superiore si trovano tre piccole sfere.
L’area sacra comprende una rotonda con atrio rettangolare fornito di sedile. Al centro della rotonda è stata rinvenuta, durante gli scavi, una vasca trapezoidale in blocchi squadrati, legati da grappe in piombo, che incorpora un modello di nuraghe da cui, verosimilmente, era condotta l’acqua nella vasca ove avvenivano le cerimonie di iniziazione.
Interessante il materiale archeologico rinvenuto durante gli scavi, in particolare un insieme di bronzetti votivi risalenti al periodo che va dal XII al IX sec. a.C., tra cui una navicella, vari pugnali, un’ascia doppia, accompagnata da ceramica nuragica. A questi si aggiunge un’ansa di un contenitore metallico risalente all’VIII sec. a.C., a forma di ferro di cavallo alla cui base sono presenti due elementi a spirale sormontati da due anatrelle decorate con motivi che imitano il piumaggio, mentre nella parte superiore si trovano tre piccole sfere.
Nuraghe singolare. Più che un nuraghe, si può dire che sia una torretta nuragica, in quanto il monumento è privo di camera. E’ provvisto solo di una scala, ancora in buono stato di conservazione che conduce alla terrazza. L’ingresso conduce in un “aborto” di camera, dove è presente la roccia nuda alla quale il monumento è stato addossato. Si trova nel territorio comunale di Jerzu
Nuraghe singolare. Più che un nuraghe, si può dire che sia una torretta nuragica, in quanto il monumento è privo di camera. E’ provvisto solo di una scala, ancora in buono stato di conservazione che conduce alla terrazza. L’ingresso conduce in un “aborto” di camera, dove è presente la roccia nuda alla quale il monumento è stato addossato. Si trova nel territorio comunale di Jerzu
Nuraghe singolare. Più che un nuraghe, si può dire che sia una torretta nuragica, in quanto il monumento è privo di camera. E’ provvisto solo di una scala, ancora in buono stato di conservazione che conduce alla terrazza. L’ingresso conduce in un “aborto” di camera, dove è presente la roccia nuda alla quale il monumento è stato addossato. Si trova nel territorio comunale di Jerzu
Nuraghe singolare. Più che un nuraghe, si può dire che sia una torretta nuragica, in quanto il monumento è privo di camera. E’ provvisto solo di una scala, ancora in buono stato di conservazione che conduce alla terrazza. L’ingresso conduce in un “aborto” di camera, dove è presente la roccia nuda alla quale il monumento è stato addossato. Si trova nel territorio comunale di Jerzu
























