il parco di Pranu Muttedu rappresenta uno dei più suggestivi siti archeologici della Sardegna interna. L’area del parco si divide in due parti, per un estensione totale di circa 200 mila mq, è interessata da uno dei più importanti compendi monumentali della preistoria sarda. Gli scavi svolti all’inizio degli anni ’80, hanno portato alla luce numerosissimi manufatti di diversa tipologia e fattura, riferibili a comunità stanziali di cultura “Ozieri” risalenti al Neolitico recente (3200 – 2800 a.C). La presenza di numerose tombe e menhir fa pensare ad un utilizzo del sito in funzione di riti sepolcrali e religiosi, collegati al culto degli antenati. Il complesso archeologico Presenta la più alta concentrazione di Menhir che si conosca in Sardegna (circa sessanta, variamente distribuiti in coppie, allineamenti o gruppi).
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il parco di Pranu Muttedu rappresenta uno dei più suggestivi siti archeologici della Sardegna interna. L’area del parco si divide in due parti, per un estensione totale di circa 200 mila mq, è interessata da uno dei più importanti compendi monumentali della preistoria sarda. Gli scavi svolti all’inizio degli anni ’80, hanno portato alla luce numerosissimi manufatti di diversa tipologia e fattura, riferibili a comunità stanziali di cultura “Ozieri” risalenti al Neolitico recente (3200 – 2800 a.C). La presenza di numerose tombe e menhir fa pensare ad un utilizzo del sito in funzione di riti sepolcrali e religiosi, collegati al culto degli antenati. Il complesso archeologico Presenta la più alta concentrazione di Menhir che si conosca in Sardegna (circa sessanta, variamente distribuiti in coppie, allineamenti o gruppi).
il parco di Pranu Muttedu rappresenta uno dei più suggestivi siti archeologici della Sardegna interna. L’area del parco si divide in due parti, per un estensione totale di circa 200 mila mq, è interessata da uno dei più importanti compendi monumentali della preistoria sarda. Gli scavi svolti all’inizio degli anni ’80, hanno portato alla luce numerosissimi manufatti di diversa tipologia e fattura, riferibili a comunità stanziali di cultura “Ozieri” risalenti al Neolitico recente (3200 – 2800 a.C). La presenza di numerose tombe e menhir fa pensare ad un utilizzo del sito in funzione di riti sepolcrali e religiosi, collegati al culto degli antenati. Il complesso archeologico Presenta la più alta concentrazione di Menhir che si conosca in Sardegna (circa sessanta, variamente distribuiti in coppie, allineamenti o gruppi).
il parco di Pranu Muttedu rappresenta uno dei più suggestivi siti archeologici della Sardegna interna. L’area del parco si divide in due parti, per un estensione totale di circa 200 mila mq, è interessata da uno dei più importanti compendi monumentali della preistoria sarda. Gli scavi svolti all’inizio degli anni ’80, hanno portato alla luce numerosissimi manufatti di diversa tipologia e fattura, riferibili a comunità stanziali di cultura “Ozieri” risalenti al Neolitico recente (3200 – 2800 a.C). La presenza di numerose tombe e menhir fa pensare ad un utilizzo del sito in funzione di riti sepolcrali e religiosi, collegati al culto degli antenati. Il complesso archeologico Presenta la più alta concentrazione di Menhir che si conosca in Sardegna (circa sessanta, variamente distribuiti in coppie, allineamenti o gruppi).
il parco di Pranu Muttedu rappresenta uno dei più suggestivi siti archeologici della Sardegna interna. L’area del parco si divide in due parti, per un estensione totale di circa 200 mila mq, è interessata da uno dei più importanti compendi monumentali della preistoria sarda. Gli scavi svolti all’inizio degli anni ’80, hanno portato alla luce numerosissimi manufatti di diversa tipologia e fattura, riferibili a comunità stanziali di cultura “Ozieri” risalenti al Neolitico recente (3200 – 2800 a.C). La presenza di numerose tombe e menhir fa pensare ad un utilizzo del sito in funzione di riti sepolcrali e religiosi, collegati al culto degli antenati. Il complesso archeologico Presenta la più alta concentrazione di Menhir che si conosca in Sardegna (circa sessanta, variamente distribuiti in coppie, allineamenti o gruppi).
il parco di Pranu Muttedu rappresenta uno dei più suggestivi siti archeologici della Sardegna interna. L’area del parco si divide in due parti, per un estensione totale di circa 200 mila mq, è interessata da uno dei più importanti compendi monumentali della preistoria sarda. Gli scavi svolti all’inizio degli anni ’80, hanno portato alla luce numerosissimi manufatti di diversa tipologia e fattura, riferibili a comunità stanziali di cultura “Ozieri” risalenti al Neolitico recente (3200 – 2800 a.C). La presenza di numerose tombe e menhir fa pensare ad un utilizzo del sito in funzione di riti sepolcrali e religiosi, collegati al culto degli antenati. Il complesso archeologico Presenta la più alta concentrazione di Menhir che si conosca in Sardegna (circa sessanta, variamente distribuiti in coppie, allineamenti o gruppi).
il parco di Pranu Muttedu rappresenta uno dei più suggestivi siti archeologici della Sardegna interna. L’area del parco si divide in due parti, per un estensione totale di circa 200 mila mq, è interessata da uno dei più importanti compendi monumentali della preistoria sarda. Gli scavi svolti all’inizio degli anni ’80, hanno portato alla luce numerosissimi manufatti di diversa tipologia e fattura, riferibili a comunità stanziali di cultura “Ozieri” risalenti al Neolitico recente (3200 – 2800 a.C). La presenza di numerose tombe e menhir fa pensare ad un utilizzo del sito in funzione di riti sepolcrali e religiosi, collegati al culto degli antenati. Il complesso archeologico Presenta la più alta concentrazione di Menhir che si conosca in Sardegna (circa sessanta, variamente distribuiti in coppie, allineamenti o gruppi).
Il complesso cultuale è costituito da un “cromlech” affiancato da un allineamento di menhir. Nell’area circostante, ad attestare l’intensa frequentazione del territorio nella preistoria, è presente una necropoli ipogea.
Il “cromlech”, di forma sub-circolare (diam. m 20 x 30), è costituito da grandi massi rotondeggianti di pietre di diversa natura (trachite, granito grigio e bianchissimo quarzo) trasportati anche da notevoli distanze.
Lo affiancano un allineamento di almeno cinque menhir protoantropomorfi.
Dell’allineamento fa parte uno splendido monolite alto due metri, forgiato nella trachite bruna locale, che presenta uno slanciato prospetto a lati rettilinei e paralleli; l’apice – arrotondato – si mostra arcuato.
Un secondo menhir, che residua oggi per un’altezza di 2 metri, in trachite gialla, spezzato al vertice ma di foggia simile al precedente, presenta la superficie frontale interamente ricoperta da 135 coppelle.
Nell’area circostante sono presenti resti di probabili strutture funerarie; una singolare costruzione di pianta subquadrangolare (m 9 x 7,5), delimitata da ortostati, aveva probabilmente una funzione sacra.
Il complesso è ascrivibile al Neolitico finale (3200-2800 a.C., cultura di Ozieri) ed Eneolitico iniziale e medio (2800-2400, culture di Filigosa e Abealzu).
Il complesso cultuale è costituito da un “cromlech” affiancato da un allineamento di menhir. Nell’area circostante, ad attestare l’intensa frequentazione del territorio nella preistoria, è presente una necropoli ipogea.
Il “cromlech”, di forma sub-circolare (diam. m 20 x 30), è costituito da grandi massi rotondeggianti di pietre di diversa natura (trachite, granito grigio e bianchissimo quarzo) trasportati anche da notevoli distanze.
Lo affiancano un allineamento di almeno cinque menhir protoantropomorfi.
Dell’allineamento fa parte uno splendido monolite alto due metri, forgiato nella trachite bruna locale, che presenta uno slanciato prospetto a lati rettilinei e paralleli; l’apice – arrotondato – si mostra arcuato.
Un secondo menhir, che residua oggi per un’altezza di 2 metri, in trachite gialla, spezzato al vertice ma di foggia simile al precedente, presenta la superficie frontale interamente ricoperta da 135 coppelle.
Nell’area circostante sono presenti resti di probabili strutture funerarie; una singolare costruzione di pianta subquadrangolare (m 9 x 7,5), delimitata da ortostati, aveva probabilmente una funzione sacra.
Il complesso è ascrivibile al Neolitico finale (3200-2800 a.C., cultura di Ozieri) ed Eneolitico iniziale e medio (2800-2400, culture di Filigosa e Abealzu).
Il complesso cultuale è costituito da un “cromlech” affiancato da un allineamento di menhir. Nell’area circostante, ad attestare l’intensa frequentazione del territorio nella preistoria, è presente una necropoli ipogea.
Il “cromlech”, di forma sub-circolare (diam. m 20 x 30), è costituito da grandi massi rotondeggianti di pietre di diversa natura (trachite, granito grigio e bianchissimo quarzo) trasportati anche da notevoli distanze.
Lo affiancano un allineamento di almeno cinque menhir protoantropomorfi.
Dell’allineamento fa parte uno splendido monolite alto due metri, forgiato nella trachite bruna locale, che presenta uno slanciato prospetto a lati rettilinei e paralleli; l’apice – arrotondato – si mostra arcuato.
Un secondo menhir, che residua oggi per un’altezza di 2 metri, in trachite gialla, spezzato al vertice ma di foggia simile al precedente, presenta la superficie frontale interamente ricoperta da 135 coppelle.
Nell’area circostante sono presenti resti di probabili strutture funerarie; una singolare costruzione di pianta subquadrangolare (m 9 x 7,5), delimitata da ortostati, aveva probabilmente una funzione sacra.
Il complesso è ascrivibile al Neolitico finale (3200-2800 a.C., cultura di Ozieri) ed Eneolitico iniziale e medio (2800-2400, culture di Filigosa e Abealzu).
Il complesso cultuale è costituito da un “cromlech” affiancato da un allineamento di menhir. Nell’area circostante, ad attestare l’intensa frequentazione del territorio nella preistoria, è presente una necropoli ipogea.
Il “cromlech”, di forma sub-circolare (diam. m 20 x 30), è costituito da grandi massi rotondeggianti di pietre di diversa natura (trachite, granito grigio e bianchissimo quarzo) trasportati anche da notevoli distanze.
Lo affiancano un allineamento di almeno cinque menhir protoantropomorfi.
Dell’allineamento fa parte uno splendido monolite alto due metri, forgiato nella trachite bruna locale, che presenta uno slanciato prospetto a lati rettilinei e paralleli; l’apice – arrotondato – si mostra arcuato.
Un secondo menhir, che residua oggi per un’altezza di 2 metri, in trachite gialla, spezzato al vertice ma di foggia simile al precedente, presenta la superficie frontale interamente ricoperta da 135 coppelle.
Nell’area circostante sono presenti resti di probabili strutture funerarie; una singolare costruzione di pianta subquadrangolare (m 9 x 7,5), delimitata da ortostati, aveva probabilmente una funzione sacra.
Il complesso è ascrivibile al Neolitico finale (3200-2800 a.C., cultura di Ozieri) ed Eneolitico iniziale e medio (2800-2400, culture di Filigosa e Abealzu).
ll circolo, di forma irregolare, si presenta distrutto da lavori agricoli che ne hanno compromesso la forma originaria. Il monumento è formato da circa 40 massi trachitici di varie dimensioni che formano un’ellisse irregolare con asse maggiore di 17 m e asse minore di 15 m. Gli scavi archeologici, hanno portato alla luce un numero imprecisato di accette in pietra levigata che hanno permesso di datare il circolo al Neolitico Recente, inquadrandolo nella Cultura di Ozieri (IV millennio a.C.).
























