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Nuraghe Pabassina

Nel 1988 l’archeologo Giovanni Lilliu, in una lettera all’allora assessore Giovannino Sedda, scriveva: «Il nuraghe pare essere di pianta complessa nel senso che alla primitiva torre rotonda, eminente, si addossavano murature sussidiarie, intervenute successivamente allo scopo di ampliare e meglio munire il fortilizio originario.
Nel punto più alto della collina, poco discosto dal ciglio precipite, si osserva il giro quasi completo della torre maggiore del diametro di circa otto metri; il vano rotondo che si presume costituire l’unico ambiente dello stesso, è ripieno completamente di pietre e di terra.
Della torre si scorgono due filari di pietre trachitiche del posto, da supporre collocati a livello non lontano da quelle di fondazione della fabbrica.
Poco più in basso della medesima torre, a questa aderente, si evidenzia un tronco leggermente curvilineo di muratura che forse cingeva uno spazio aperto (cortile?).
Ancora più in basso, sull’asse del nuraghe, appare parte di un piccolo edificio circolare, di rozzo aspetto, forse resto d’una capanna nuragica.
L’insieme di Sa Pabassina dimostra l’esistenza d’una costruzione d’un certo rilievo di età nuragica evoluta (seconda metà II millennio a.C.), che spicca in confronto agli altri nuraghi dell’isola di San Pietro…>> (Andrea Mura-Nuragando Sardegna)

Nuraghe Pabassina

Nel 1988 l’archeologo Giovanni Lilliu, in una lettera all’allora assessore Giovannino Sedda, scriveva: «Il nuraghe pare essere di pianta complessa nel senso che alla primitiva torre rotonda, eminente, si addossavano murature sussidiarie, intervenute successivamente allo scopo di ampliare e meglio munire il fortilizio originario.
Nel punto più alto della collina, poco discosto dal ciglio precipite, si osserva il giro quasi completo della torre maggiore del diametro di circa otto metri; il vano rotondo che si presume costituire l’unico ambiente dello stesso, è ripieno completamente di pietre e di terra.
Della torre si scorgono due filari di pietre trachitiche del posto, da supporre collocati a livello non lontano da quelle di fondazione della fabbrica.
Poco più in basso della medesima torre, a questa aderente, si evidenzia un tronco leggermente curvilineo di muratura che forse cingeva uno spazio aperto (cortile?).
Ancora più in basso, sull’asse del nuraghe, appare parte di un piccolo edificio circolare, di rozzo aspetto, forse resto d’una capanna nuragica.
L’insieme di Sa Pabassina dimostra l’esistenza d’una costruzione d’un certo rilievo di età nuragica evoluta (seconda metà II millennio a.C.), che spicca in confronto agli altri nuraghi dell’isola di San Pietro…>> (Andrea Mura-Nuragando Sardegna)

Nuraghe Pabassina

Nel 1988 l’archeologo Giovanni Lilliu, in una lettera all’allora assessore Giovannino Sedda, scriveva: «Il nuraghe pare essere di pianta complessa nel senso che alla primitiva torre rotonda, eminente, si addossavano murature sussidiarie, intervenute successivamente allo scopo di ampliare e meglio munire il fortilizio originario.
Nel punto più alto della collina, poco discosto dal ciglio precipite, si osserva il giro quasi completo della torre maggiore del diametro di circa otto metri; il vano rotondo che si presume costituire l’unico ambiente dello stesso, è ripieno completamente di pietre e di terra.
Della torre si scorgono due filari di pietre trachitiche del posto, da supporre collocati a livello non lontano da quelle di fondazione della fabbrica.
Poco più in basso della medesima torre, a questa aderente, si evidenzia un tronco leggermente curvilineo di muratura che forse cingeva uno spazio aperto (cortile?).
Ancora più in basso, sull’asse del nuraghe, appare parte di un piccolo edificio circolare, di rozzo aspetto, forse resto d’una capanna nuragica.
L’insieme di Sa Pabassina dimostra l’esistenza d’una costruzione d’un certo rilievo di età nuragica evoluta (seconda metà II millennio a.C.), che spicca in confronto agli altri nuraghi dell’isola di San Pietro…>> (Andrea Mura-Nuragando Sardegna)

Nuraghe Pabassina

Nel 1988 l’archeologo Giovanni Lilliu, in una lettera all’allora assessore Giovannino Sedda, scriveva: «Il nuraghe pare essere di pianta complessa nel senso che alla primitiva torre rotonda, eminente, si addossavano murature sussidiarie, intervenute successivamente allo scopo di ampliare e meglio munire il fortilizio originario.
Nel punto più alto della collina, poco discosto dal ciglio precipite, si osserva il giro quasi completo della torre maggiore del diametro di circa otto metri; il vano rotondo che si presume costituire l’unico ambiente dello stesso, è ripieno completamente di pietre e di terra.
Della torre si scorgono due filari di pietre trachitiche del posto, da supporre collocati a livello non lontano da quelle di fondazione della fabbrica.
Poco più in basso della medesima torre, a questa aderente, si evidenzia un tronco leggermente curvilineo di muratura che forse cingeva uno spazio aperto (cortile?).
Ancora più in basso, sull’asse del nuraghe, appare parte di un piccolo edificio circolare, di rozzo aspetto, forse resto d’una capanna nuragica.
L’insieme di Sa Pabassina dimostra l’esistenza d’una costruzione d’un certo rilievo di età nuragica evoluta (seconda metà II millennio a.C.), che spicca in confronto agli altri nuraghi dell’isola di San Pietro…>> (Andrea Mura-Nuragando Sardegna)

Nuraghe Pabassina

Nel 1988 l’archeologo Giovanni Lilliu, in una lettera all’allora assessore Giovannino Sedda, scriveva: «Il nuraghe pare essere di pianta complessa nel senso che alla primitiva torre rotonda, eminente, si addossavano murature sussidiarie, intervenute successivamente allo scopo di ampliare e meglio munire il fortilizio originario.
Nel punto più alto della collina, poco discosto dal ciglio precipite, si osserva il giro quasi completo della torre maggiore del diametro di circa otto metri; il vano rotondo che si presume costituire l’unico ambiente dello stesso, è ripieno completamente di pietre e di terra.
Della torre si scorgono due filari di pietre trachitiche del posto, da supporre collocati a livello non lontano da quelle di fondazione della fabbrica.
Poco più in basso della medesima torre, a questa aderente, si evidenzia un tronco leggermente curvilineo di muratura che forse cingeva uno spazio aperto (cortile?).
Ancora più in basso, sull’asse del nuraghe, appare parte di un piccolo edificio circolare, di rozzo aspetto, forse resto d’una capanna nuragica.
L’insieme di Sa Pabassina dimostra l’esistenza d’una costruzione d’un certo rilievo di età nuragica evoluta (seconda metà II millennio a.C.), che spicca in confronto agli altri nuraghi dell’isola di San Pietro…>> (Andrea Mura-Nuragando Sardegna)

Nuraghe Pabassina

Nel 1988 l’archeologo Giovanni Lilliu, in una lettera all’allora assessore Giovannino Sedda, scriveva: «Il nuraghe pare essere di pianta complessa nel senso che alla primitiva torre rotonda, eminente, si addossavano murature sussidiarie, intervenute successivamente allo scopo di ampliare e meglio munire il fortilizio originario.
Nel punto più alto della collina, poco discosto dal ciglio precipite, si osserva il giro quasi completo della torre maggiore del diametro di circa otto metri; il vano rotondo che si presume costituire l’unico ambiente dello stesso, è ripieno completamente di pietre e di terra.
Della torre si scorgono due filari di pietre trachitiche del posto, da supporre collocati a livello non lontano da quelle di fondazione della fabbrica.
Poco più in basso della medesima torre, a questa aderente, si evidenzia un tronco leggermente curvilineo di muratura che forse cingeva uno spazio aperto (cortile?).
Ancora più in basso, sull’asse del nuraghe, appare parte di un piccolo edificio circolare, di rozzo aspetto, forse resto d’una capanna nuragica.
L’insieme di Sa Pabassina dimostra l’esistenza d’una costruzione d’un certo rilievo di età nuragica evoluta (seconda metà II millennio a.C.), che spicca in confronto agli altri nuraghi dell’isola di San Pietro…>> (Andrea Mura-Nuragando Sardegna)

Rotonda nuragica Sa Corona Arrubia

La “rotonda” di Sa Corona Arrubia in territorio di Genoni, conosciuta nella zona anche come “Santa Maria S’Ungroi” è una singolare costruzione sacra di età nuragica è Sa Corona Arrubia-Genoni. Del monumento, menzionato dal Taramelli che lo riteneva un pozzo sacro nuragico, rimane intero l’anello di base costituito di un parametro murario isodomo in basalto con due e in poche parti tre assise conservate, con una piccola nicchia e qualche blocco pertinente ad una banchina.

Rotonda nuragica Sa Corona Arrubia

La “rotonda” di Sa Corona Arrubia in territorio di Genoni, conosciuta nella zona anche come “Santa Maria S’Ungroi” è una singolare costruzione sacra di età nuragica è Sa Corona Arrubia-Genoni. Del monumento, menzionato dal Taramelli che lo riteneva un pozzo sacro nuragico, rimane intero l’anello di base costituito di un parametro murario isodomo in basalto con due e in poche parti tre assise conservate, con una piccola nicchia e qualche blocco pertinente ad una banchina.

Rotonda nuragica Sa Corona Arrubia

La “rotonda” di Sa Corona Arrubia in territorio di Genoni, conosciuta nella zona anche come “Santa Maria S’Ungroi” è una singolare costruzione sacra di età nuragica è Sa Corona Arrubia-Genoni. Del monumento, menzionato dal Taramelli che lo riteneva un pozzo sacro nuragico, rimane intero l’anello di base costituito di un parametro murario isodomo in basalto con due e in poche parti tre assise conservate, con una piccola nicchia e qualche blocco pertinente ad una banchina.

Rotonda nuragica Sa Corona Arrubia

La “rotonda” di Sa Corona Arrubia in territorio di Genoni, conosciuta nella zona anche come “Santa Maria S’Ungroi” è una singolare costruzione sacra di età nuragica è Sa Corona Arrubia-Genoni. Del monumento, menzionato dal Taramelli che lo riteneva un pozzo sacro nuragico, rimane intero l’anello di base costituito di un parametro murario isodomo in basalto con due e in poche parti tre assise conservate, con una piccola nicchia e qualche blocco pertinente ad una banchina.