La necropoli ipogeica di “sa perdra pertunta” meglio conosciuta come “Roccia dell”elefante” è composta da due domus de janas: la prima è posta nella parte alta di un grande masso tracchitico e residuano solamente tracce di tre vani; la seconda tomba, si apre poco sotto, sullo stesso masso, è composta da quattro cellette ed è interessante e molto conosciuta per la presenzadi protomi taurine scolpite sulle pareti del primo vano
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La necropoli ipogeica di “sa perdra pertunta” meglio conosciuta come “Roccia dell”elefante” è composta da due domus de janas: la prima è posta nella parte alta di un grande masso tracchitico e residuano solamente tracce di tre vani; la seconda tomba, si apre poco sotto, sullo stesso masso, è composta da quattro cellette ed è interessante e molto conosciuta per la presenzadi protomi taurine scolpite sulle pareti del primo vano
La necropoli ipogeica di “sa perdra pertunta” meglio conosciuta come “Roccia dell”elefante” è composta da due domus de janas: la prima è posta nella parte alta di un grande masso tracchitico e residuano solamente tracce di tre vani; la seconda tomba, si apre poco sotto, sullo stesso masso, è composta da quattro cellette ed è interessante e molto conosciuta per la presenzadi protomi taurine scolpite sulle pareti del primo vano
Si tratta di quattro tombe di giganti. Le particolarità: la totale assenza, all’ ingresso delle tombe, dell’ esedra l’ assomiglianza ad una chiglia di nave rovesciata che può essere riscontrata o paragonata con dei monumenti sepolcrali chiamati “navetas” tipici della civiltà Talayotica di Minorca e delle isole Baleari. Queste grandi opere sono realizzati in lastre di calcare disposte a filari progressivamente sempre più aggettanti verso l’alto e la copertura era ottenuta mediante una serie di lastre che fungevano da architrave.
Si tratta di quattro tombe di giganti. Le particolarità: la totale assenza, all’ ingresso delle tombe, dell’ esedra l’ assomiglianza ad una chiglia di nave rovesciata che può essere riscontrata o paragonata con dei monumenti sepolcrali chiamati “navetas” tipici della civiltà Talayotica di Minorca e delle isole Baleari. Queste grandi opere sono realizzati in lastre di calcare disposte a filari progressivamente sempre più aggettanti verso l’alto e la copertura era ottenuta mediante una serie di lastre che fungevano da architrave.
Si tratta di quattro tombe di giganti. Le particolarità: la totale assenza, all’ ingresso delle tombe, dell’ esedra l’ assomiglianza ad una chiglia di nave rovesciata che può essere riscontrata o paragonata con dei monumenti sepolcrali chiamati “navetas” tipici della civiltà Talayotica di Minorca e delle isole Baleari. Queste grandi opere sono realizzati in lastre di calcare disposte a filari progressivamente sempre più aggettanti verso l’alto e la copertura era ottenuta mediante una serie di lastre che fungevano da architrave.
Si tratta di quattro tombe di giganti. Le particolarità: la totale assenza, all’ ingresso delle tombe, dell’ esedra l’ assomiglianza ad una chiglia di nave rovesciata che può essere riscontrata o paragonata con dei monumenti sepolcrali chiamati “navetas” tipici della civiltà Talayotica di Minorca e delle isole Baleari. Queste grandi opere sono realizzati in lastre di calcare disposte a filari progressivamente sempre più aggettanti verso l’alto e la copertura era ottenuta mediante una serie di lastre che fungevano da architrave.
la struttura del nuraghe è chiaramente complessa, appare subito la mole compatta su cui primeggia il torrione centrale. A nord-ovest rispetto al nuraghe, ad una 10na di m da questo all’interno del recinto si trova una grande pietra che considerando la forma viene ritenuta una stele proprio la sua presenza al nome del sito e anche del Nuraghe Istelai o luogo delle stele. Tutto attorno sono evidenti i segni dell’antico insediamento umano risalendo dall’epoca pre-nuragica al neolitico.
la struttura del nuraghe è chiaramente complessa, appare subito la mole compatta su cui primeggia il torrione centrale. A nord-ovest rispetto al nuraghe, ad una 10na di m da questo all’interno del recinto si trova una grande pietra che considerando la forma viene ritenuta una stele proprio la sua presenza al nome del sito e anche del Nuraghe Istelai o luogo delle stele. Tutto attorno sono evidenti i segni dell’antico insediamento umano risalendo dall’epoca pre-nuragica al neolitico.
la struttura del nuraghe è chiaramente complessa, appare subito la mole compatta su cui primeggia il torrione centrale. A nord-ovest rispetto al nuraghe, ad una 10na di m da questo all’interno del recinto si trova una grande pietra che considerando la forma viene ritenuta una stele proprio la sua presenza al nome del sito e anche del Nuraghe Istelai o luogo delle stele. Tutto attorno sono evidenti i segni dell’antico insediamento umano risalendo dall’epoca pre-nuragica al neolitico.
la struttura del nuraghe è chiaramente complessa, appare subito la mole compatta su cui primeggia il torrione centrale. A nord-ovest rispetto al nuraghe, ad una 10na di m da questo all’interno del recinto si trova una grande pietra che considerando la forma viene ritenuta una stele proprio la sua presenza al nome del sito e anche del Nuraghe Istelai o luogo delle stele. Tutto attorno sono evidenti i segni dell’antico insediamento umano risalendo dall’epoca pre-nuragica al neolitico.
Il complesso nuragico di Tamùli è un importante sito archeologico risalente all”età del Bronzo medio (1500-1200 a.C.). Il sito era ben noto già nella prima metà dell”Ottocento grazie soprattutto alla descrizione che lo studioso gen. Alberto Della Marmora fece nel suo Voyage en Sardaigne, pubblicato nel 1840. Nell”atlante allegato illustrò compiutamente con numerosi disegni il nuraghe, due delle tre tombe dei giganti presenti, i betili ed alcuni conci presenti sul posto